IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele» - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia della Quarta Domenica d'Avvento - «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi"" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Mons. Claudio Doglio.

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Dal Libro del Profeta Isaia, Cap. 7, 10 – 14

In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

Dal Salmo 23

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap. 1, 1 – 7

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

Dal Vangelo Secondo San Matteo, Cap. 1, 18 – 24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Non temere!

(Is 7,10-14; Sal 23; Rm 1,1-7; Mt 1,18-24)

“Non temere”, dice l’angelo del Signore a Giuseppe. Non temere: ecco la parola chiave di questa domenica e di questi ultimi giorni di Avvento.

“Non temere”, ripete spesso la scrittura. Non temere piccolo gregge. Non tremiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare. Non temiamo se tante cose sembrano assurde intorno a noi.

C’è un disegno di Dio che sta prendendo forma nella storia dell’universo.

Giuseppe ragiona da uomo giusto, ragiona però da uomo. L’angelo interviene e lo stimola a ragionare con la mente di Dio.

Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?

Questo Bambino che Giuseppe sa non essere suo, è pur sempre un bambino, una vita sacra a Dio. Allora se  Dio è in questo bambino, cosa posso temere? Cosa potrà essere contro di me?

Giuseppe sogna. Sogna forse che la realtà che sta vivendo sia stata solo un sogno. E invece è il contrario: la realtà è proprio realtà, anche se sembra assurda come un sogno: la sua promessa sposa è incinta, e per di più incinta non di lui, ma di Dio stesso, almeno questo lei ha detto!

Giuseppe annaspa tra sentimenti diversi, ma Dio gli si fa vicino, come si è fatto vicino a Maria.

Giuseppe nell’ascoltare la voce di Dio diventa padre, come Maria all’ascolto dell’angelo del Signore è diventata madre.

Tutti e due hanno paura, si chiedono come possa accadere un fatto così straordinario, ma proprio perché si fidano di Dio più delle loro paure, accettano di entrare nel disegno di Dio con la loro collaborazione.

Maternità e paternità sono qualcosa di prezioso, che va al di là del biologico.

Si diventa padri quando scatta qualcosa nel cuore e accetti come tuo il bambino che la tua sposa porta nel grembo. Paternità di adozione, che è la stessa paternità che Dio dona a ciascuno di noi.

Dio Padre ha generato il Verbo che si è fatto carne, Cristo Gesù. Noi tutti siamo figli nel Figlio, figli adottivi di Dio. E Dio, per noi figli, ha dato la vita, si è speso fino all’ultimo.

Giuseppe è il padre adottivo di Gesù, ma non è meno padre di un padre vero, anzi il suo amore si spoglia della possessività dell’essere tutto “mio”, di essere carne della mia carne, per riconoscere il figlio come un dono di Dio, un dono che va ridonato.

Giuseppe sa che non ha generato lui Gesù, ma sarà lui ha dargli il nome, così gli chiede l’angelo: dare il nome è dare identità al bambino, è tutelarlo, è farlo crescere aiutandolo a capire, scoprire e abbracciare la sua missione.

I figli non sono figli nostri, sono i figli e le figlie della Vita stessa. Noi li riceviamo e non dobbiamo possederli. Come frecce nell’arco siamo pronti a lanciarli verso la vita. Perché sappiamo che trattenerli accanto a noi vorrebbe dire privarli della libertà che li fa crescere, che gli fa trovare la propria, unica, identità.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

 

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