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Particolarmente affettuosa l'accoglienza del suo altrettanto amato successore, il Parroco Don Bruno Capuano

L'ABBRACCIO DEI CAPPUCCINI A MONS. CRISTIANO BODO - Tornato a Vercelli per ricordare i defunti della Parrocchia ed in particolare i suoi genitori, non ha dimenticato Andrea e Sara - INTEGRALE L'OMELIA - LA GALLERY

Dal 2016 nominato Vescovo a Saluzzo - Qui i filmati dell'Ordinazione episcopale e della sua prima Messa nella Diocesi di San Chiaffredo

E’ stato bello, oggi, domenica 6 novembre, partecipare al grande abbraccio con cui i parrocchiani dei Cappuccini hanno accolto il “loro” Don Cristiano.

Da cinque anni è stato chiamato a servire il popolo di Dio in altro modo, partecipando alla Chiesa docente,

Vescovo a Saluzzo, la Diocesi di San Chiaffredo.

Ma per vent’anni è stato il Parroco della Parrocchia cittadina certamente più vicina a quelle dove è nato, cresciuto nella fede ed ha vissuto le prime esperienze pastorali: Stroppiana e Motta dei Conti.

Una parrocchia “esigente”, quella dei Cappuccini, che certamente il giovane Sacerdote seppe conquistarsi per le sue innate doti pastorali.

Uno studioso di grande levatura, quel giovane Parroco, autore di tante pregevoli pubblicazioni, che, tuttavia, ha sempre saputo “essere” davvero, come si è detto tante volte parlando di lui, un “Sacerdote da Oratorio”.

In questo sempre sostenuto con grande dedizione e sapienza proprio da quella

mamma Grazia – leggi qui –

scomparsa l’anno scorso e ( se è lecito tentare di questi paragoni, ma lasciamo che i pensieri scorrano sulla testiera così come arrivano alla mente ) a tanti ha ricordato quell’altra mamma, Margherita, anch’ella attivamente partecipe di una vocazione, coinvolta, operosa, sapiente.

Proprio per ricordare i suoi genitori, Grazia e papà Adriano, oggi Don Cristiano è qui ai Cappuccini, tra la gente che è sempre stata “sua”, come lui è stato dei cappuccinatti.

Per fare memoria e rinnovare l’affidamento al Padre anche dei defunti della Frazione e, tra questi, grandi l’emozione e la commozione nel momento in cui pronuncia i due nomi che in tanti attendevano di udire: Andrea e Sara.

E sappiamo bene chi siano stati questi giovani impegnati nella comunità parrocchiale e non solo, così presto sottratti all’affetto nostro e di tanti.

Don Cristiano è stato dunque accolto con un grande abbraccio, in primis dal suo altrettanto amato successore, Don Bruno Capuano.

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Le foto che corredano questo articolo dicono molto, ma ancora di più dice

l’omelia dettata dal Presule, sulle Letture di questa domenica – leggi qui –  .

Il filmato, che volentieri offriamo anche per dire della nostra modesta partecipazione a questo così lieto evento, ripropone, insieme ad alcuni scampoli della giornata, integrale proprio l’omelia.

Un documento di cui ci permettiamo suggerire la visione e l’ascolto per la ricchezza dei contenuti: tante sono le iridescenze di un’omiletica ricca e, tuttavia, senza fronzoli e crediamo di non tradirne il senso se ne sottolineiamo in particolare due momenti.

Il primo, ci parla di una adesione che certo non sorprende e, tuttavia, pare davvero rimarchevole, con il pensiero di Papa Francesco, epresso ancora in questi giorni, nel corso della visita apostolica in Bahrein, condensato nell’invito a “smilitarizzare i cuori”.

Non soltanto perdonare, non soltanto ripudiare le categorie della vendetta, ma di più: amare i nemici.

Sappiamo che non sia facile: ma questo è l’imperativo cristiano.

Il secondo momento ha messo a tema una esegesi in filigrana del testo biblico. Sia della Prima Lettura, che racconta il sacrificio dei Fratelli Maccabei, sia del Vangelo in cui l’Evangelista San Luca ricorre alla celebre pericope della donna avuta in sposa da sette fratelli, via via morti e quindi – per la Legge del Levirato – ciascuno dei superstiti, tenuti a prendere in moglie la consorte di quello scomparso.

Gesù risolve il tranello teso dai Sadducei ammonendo che le categorie del mondo non sono quelle del Cielo, ma – qui il richiamo di Mons. Bodo – attenzione: il Salvatore non ci dice che la morte cancelli gli affetti.

E’ una separazione, lacerazione, degli affetti terreni. Ma la vita eterna non sarà priva né tantomeno privata della dimensione affettiva come l’abbiamo vissuta nella nostra esperienza immanente.

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Intessuta di riferimenti all’insegnamento di Autori di varia estrazione culturale, l’omelia è davvero un documento che potrà essere utile “ripassare” proprio perché propone una lettura esegetica profonda, non meno che di grande attualità.

Ora vi lasciamo con il video e la gallery.

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