Prosegue l’impegno del gruppo consiliare Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) nel monitorare le condizioni degli istituti penitenziari piemontesi.
Con la visita al carcere di Vercelli sono 12 le carceri visitate dalle Consigliere, 11 quelle che la consigliera regionale Giulia Marro ha visitato personalmente dall’inizio del mandato, proseguendo nel percorso che la porterà nelle prossime settimane a completare un ciclo di sopralluoghi in tutte le carceri della regione.
La visita ha rappresentato un’occasione preziosa per osservare da vicino un esempio concreto di come anche una casa di circondariale possa provare ad essere rieducativa, nonostante le inevitabili criticità strutturali che accomunano molti istituti.
A Vercelli, tuttavia, si percepisce un’aria di solidarietà, motivazione e impegno, utili per rendere il lavoro e la vita quotidiana meno gravosi, per quanto possibile.
Un clima positivo risultato del grande impegno del direttore Giovanni Rempiccia, in carica da fine 2023, e del lavoro sinergico delle diverse figure professionali che operano nella struttura, compresa quella del Garante comunale delle persone private di libertà Pietro Luca Oddo.
Un modello di prevenzione e attenzione alla salute
Tra i dati più significativi emerge il fatto che negli ultimi tre anni non si è verificato alcun suicidio. Questo risultato è frutto di un programma strutturato di prevenzione del rischio suicidario, che coinvolge un’équipe multidisciplinare composta da psicologi, psichiatri, criminologi, mediatori culturali, medici e agenti di polizia penitenziaria. L’équipe si riunisce due volte a settimana per discutere i singoli casi e prevenire situazioni critiche.
Significativa anche la presenza di psicologi dedicati al personale penitenziario, un servizio essenziale per affrontare situazioni post-traumatiche, prevenire il burnout e garantire un clima lavorativo sostenibile.
Lavoro, ristrutturazioni e benessere
Nel carcere di Vercelli, circa 120 detenuti su 292 sono impegnati mensilmente in attività lavorative (interne ed esterne), compresa una squadra composta da 8 operai che si occupano di manutenzione ordinaria e di riqualificazione delle sezioni in condizioni più critiche.
Questa iniziativa non solo migliora le condizioni della struttura, ma offre ai detenuti la possibilità di acquisire competenze professionali e un senso di utilità.
Inoltre, il direttore del carcere, architetto di formazione, sta puntando molto sul miglioramento degli spazi, utilizzando colori e interventi architettonici per favorire il benessere di detenuti, agenti e lavoratori.
Tra gli interventi più recenti, la creazione di cabine private per le telefonate, mentre è in programma la ristrutturazione del salone polivalente per eventi culturali organizzati anche in collaborazione con la biblioteca municipale. Importante anche l’attenzione all’efficienza energetica; sebbene ancora in attesa dei fondi necessari per il rinnovo dell’impianto di riscaldamento, la progressiva sostituzione dei vecchi infissi permette di ottimizzare i consumi, segno di un’attenzione non solo all’estetica dell’edificio, ma anche all’ambiente e al diritto delle persone di vivere in un luogo confortevole e caldo.
Un’attenzione speciale alla sezione femminile
La sezione femminile, che ospita 40 detenute, ha rappresentato un interessante spunto di riflessione. La capo area educatrice ha sottolineato come il carcere sia storicamente “un sistema pensato per gli uomini dagli uomini”, mentre le donne rappresentano solo il 4% della popolazione detenuta. Molte di loro portano con sé pesanti carichi emotivi legati alla vita precedente, spesso segnata da violenze e responsabilità familiari e sarebbe importante ripensare ad un sistema che tenga conto di queste specificità.
Dichiarazione della consigliera Marro: “Ieri ho visto qualcosa di straordinario. Tra le opportunità lavorative interne al carcere esiste la squadra MOF, che si occupa della manutenzione ordinaria. Qui la squadra è composta da 8 persone e si vuole arrivare a 12. Stanno contribuendo enormemente a rendere la struttura più vivibile, imparano un mestiere e hanno la possibilità di trascorrere il difficile tempo in carcere, che sembra non passare mai, dandogli di nuovo un senso. Li abbiamo visti all’opera, in tuta da lavoro, immersi nei lavori di ristrutturazione di una delle sezioni. Uno degli operai mi ha detto che sente che qualcuno crede in lui e ha ringraziato il direttore e l’agente di polizia penitenziaria responsabile della squadra. Le mie visite hanno l’obiettivo anche di far sapere ai detenuti, agenti e operatori socio sanitari che ci sono anche delle e dei rappresentanti politici che credono in loro e nella funzione di riabilitazione del carcere. Per questo continuerò a lavorare su questo tema, a visitare gli istituti penitenziari e a raccontare cosa non va ma anche cosa funziona. Perché non possiamo perdere le speranze, lo dobbiamo a chi ci sta provando percorrendo la strada più difficile”.
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Redazione di Vercelli