Non sono ancora le 19 di questa sera, 12 marzo, quando il pullman dell’Agenzia Viviani di Santhià si profila in lontananza, nel buio di una sera già primaverile, a dire che questa attesa è finita.
Le quaranta persone, donne con i loro bambini, 14 in tutto, qualcuno infante, che hanno lasciato i luoghi dell’Ucraina martoriati dalla guerra, sono a Vercelli.
Una parola, prima di tutto: benvenuti.
Una seconda: grazie.
Grazie a chi si è fatto carico di questa missione umanitaria, Carlo Olmo, che racconta come siano andate le cose, qualche flash sui casi umanamente più toccanti di persone che hanno sofferto ciò che la guerra fa soffrire.
La prima tappa a Vercelli è alla “piastra”, la Sede della Medicina Territoriale dell’Asl di Largo Giusti, dove ad accoglierli hanno trovato il Responsabile di settore, il Dottor Germano Giordano, che ha cercato di agevolare in ogni modo i necessari adempimenti sanitari.
Poi i nostri nuovi Ospiti potranno andare a riposare al Modo Hotel, in attesa, per molti di loro, di decidere le future destinazioni nel nostro Paese.
Una missione condotta con un duplice scopo: all’andata, sono stati portati al confine ucraino generi alimentari e tutto ciò che manca. Coperte, medicinali, prodotti igienici.
Al ritorno, il “passaggio” verso la normalità e la serenità possibile.
Ma guardiamo il filmato realizzato pochi minuti fa, per capire qualcosa di più di questa missione umanitaria.
Quello di questa sera è stato un momento bello. Abbiamo visto un filantropo che non ha bisogno di presentazioni, il Dottor Sergio Cavagliano di Caresana, con le lacrime agli occhi.
Impossibile dimenticare quell’arrivo del primo contingente di richiedenti asilo nel nostro Paese, proprio al Castelletto di Caresana, la tenuta che Cavagliano mise da subito a disposizione per l’accoglienza, in quel 22 marzo 2014.