Riceviamo e pubblichiamo
Nelle ultime settimane, con la rimessa in luce di antiche strutture di epoca romana imperiale in Piazza Solferino a Vercelli, viene a crearsi una grande soddisfazione nel mondo scientifico.
Le strutture murarie in ciottoli di pietra annegati nella calce (tecnica costruttiva detta opus mixtum) erano già state individuate dai fratelli Dario e Daniele Gaviglio del Centro Studi Vercellae negli anni ‘80 e ‘90 a più riprese e le cui sommità vennero rovinate dall’azione delle ruspe negli interventi di posatura di tubazioni per servizi alle utenze.
Negli anni 80 era estremamente difficoltoso persuadere le amministrazioni comunali dell’importanza della preservazione e della valorizzazione di strutture antiche, dal valore storico ed archeologico, ma che mal si prestavano per attività remunerative, commerciali o che interferivano con attività di edilizia (a volte speculative).
Negli anni ’60 vennero abbattute ad esempio larga parte delle strutture dell’Ospedale Vecchio, di epoca antica (Quattrocentesca-Settecentesca).
Alle Amministrazioni vennero consegnati, già negli anni ’80, gli opuscoli relativi agli studi operati sull’Anfiteatro di Vercelli.
All’interno di tali documentazioni erano presenti le carte cittadine con evidenziate le posizioni dei siti di resti archeologici noti al Centro Studi Vercellae.
La versione aggiornata nel 2000 è stata consegnata direttamente a mano al Sindaco Corsaro nel 2004.
In tale carta (che qui alleghiamo) vengono anche riportati numerosi ritrovamenti di resti archeologici in piazza Solferino e vicinanze.
L’elmo miniaturistico di gladiatore in terracotta ora esposto al MAC di Vercelli venne recuperato dai fratelli Gaviglio a poche decine di metri dal sito oggetto dei recenti scavi.
Nel mese precedente l’amministrazione comunale ha costituito un comitato scientifico con lo scopo di studiare il sito.
È stata commissionata ad una società esterna l’analisi del sottosuolo tramite geo-radar.
Ci interroghiamo su quali siano gli obiettivi da parte dell’Amministrazione in merito all’utilizzo del geo-radar in quanto è uno strumento che, analizzando il sottosuolo, non riesce a discriminare se quanto viene rilevato sia moderno o antico.
Infatti, l’utilizzo del georadar in città risulta poco praticabile; l’analisi non riuscirebbe a differenziare un muro romano, da fondamenta di muri moderni, da costruzioni medievali, da tubature degli anni ’70 ecc.
Il georadar si utilizza con discreta efficacia su terreni aperti, non cittadini, dove l’assenza di costruzioni moderne assicura che qualunque cosa venga rilevato nel sottosuolo sia antico.
L’utilizzo in città richiede una approfondita conoscenza della storia e del sottosuolo cittadino permettendo una interpretazione molto più precisa dei risultati strumentali (già di per sé di complicata interpretazione); conoscenze che il Centro Studi Vercellae ha maturato in 50 anni di esperienze e studi approfonditi sul territorio.
Il Centro Studi Vercellae conosce bene il campo d’impiego di strumentazioni elettroniche ai fini d’indagine archeologica e, dati gli elevati costi imputabili all’utilizzo di società esterne per analisi elettroniche (tra le quali l’utilizzo del georadar) senza una adeguata conoscenza del territorio, ci stiamo interrogando: tale denaro speso proviene da fondi pubblici, casse comunali o donazioni? è stato speso in modo efficiente ed obiettivo?
Continue analisi e studi del sottosuolo vercellese sono state compiute negli ultimi 50 anni dal Centro Studi Vercellae.
Negli anni ’80 e ’90 le amministrazioni erano profondamente scettiche riguardo l’importanza storica del sottosuolo vercellese, diversamente da quanto sostenevano i membri del Centro Studi e successivamente dimostrato con numerosi ritrovamenti e segnalazioni ad opera degli stessi.
Oggi vi è una maggiore consapevolezza da parte degli organi istituzionali locali in merito, tuttavia, ogni amministrazione si approccia alla materia come se fossero i primi a prestare attenzione alla ricerca storica, pur essendo di 50 anni in ritardo con le conoscenze rispetto a quanto già pubblicato (ed evidenziato alle stesse Amministrazioni) dal Centro Studi negli anni.
Queste modalità, incentrate sul sensazionalismo di nuove scoperte, tendono ripetutamente ad ignorare le numerose segnalazioni ed attività operate dal Centro Studi negli anni addietro (sui medesimi siti).
Le Amministrazioni ricominciano ogni volta le indagini da zero ed è come riavvolgere il nastro ogni volta indietro di 20-30-40 anni.
Vercelli, 09 maggio 2023
Dario Gaviglio
Gianni Calciati
Redazione di Vercelli