In attesa che si inizino gli scrutini delle schede votate nei sette Comuni in cui gli Elettori sono andati (?) alle urne per eleggere Sindaco e Consiglio Comunale, è utile la lettura dei dati relativi proprio alla partecipazione al voto, raffrontati con quelli del 2017 (ultima colonna a destra della slide messa a disposizione dal Ministero dell’Interno).
In questa tornata elettorale, quando i quesiti referendari proposti hanno fatto registrare un’ancor più marcata diserzione dalle urne, è facile cedere alla tentazione di una semplificazione: la gente è lontana dalla politica.
Se anche questa lontananza fosse reale, sarebbe già di per sé un bel problema, come in effetti lo è, perché in questo periodo storico gli Enti Locali tornano ad avere una grande capacità di spesa sulla quale è ancor più necessario, non certo meno importante, un attento controllo sociale.
Però, c’è anche un altro punto di vista.
Non è vero che l’elettore giudichi obsoleto lo strumento referendario.
Non lo ha giudicato quando ha detto un “no” forte e chiaro al tentato colpo di Stato bianco voluto da Matteo Renzi.
Né si è astenuto dal dare un’indicazione altrettanto chiara quando, soltanto due anni fa, ha, invece detto un “sì” (20 – 21 settembre 2020) tonante alla riduzione del numero dei Parlamentari.
Se i cittadini voltano le spalle al sistema quando è ora di eleggere Sindaci e Consiglieri Comunali (il caso limite di Alessandria, dove ha votato solo il 46,7 per cento degli aventi diritto è emblematico) è evidente che non sia più il caso di “parlare” a qualcuno di qualcosa, ma di incominciare ad “ascoltare” le persone.
Dalle 15 saremo in contatto con i nostri Corrispondenti dai Comuni dove si è votato.