“Dolce tesoro mio, come stai? Anche oggi ti ho cercata al telefono e tu non c’eri, ma lì, nella tua lontananza, ti trattano bene? Mi raccomando: se solo ti sfiorano un capello, tu mandami a dire”.
25 Gennaio 2006- Piccolo Studio di Sant’Andrea.
Un onore avere avuto come ospite nella nostra scuola il grande scrittore Pino Roveredo che ricordiamo con affetto, amicizia e stima.
E’ morto a 69 anni, dopo una lunga malattia, Pino Roveredo, lo scrittore triestino che ha messo “gli ultimi al centro”. Pino ha avuto un’infanzia e una giovinezza difficile.
Aveva vinto il Premio Campiello con “Mandami a dire”.
E’ proprio la Fondazione Campiello che tra i messaggi di cordoglio così lo ricorda: “Con Pino Roveredo perdiamo uno degli scrittori più importanti della letteratura italiana. Un uomo speciale che il Premio Campiello ha avuto l’onore di premiare nel 2005 con il libro Mandami a dire”.
“Roveredo è arrivato alla letteratura dalla vita, una vita che ha conosciuto l’ombra, i gironi dell’autodistruzione nell’alcol, i luoghi canonici dell’emarginazione e autoemarginazione, il sottoproletariato inciso di violenza e la discesa quasi voluta, le perdute scommesse con la solitudine, la corsa a ostacoli presi tutti in faccia” ha scritto Claudio Magris a proposito dei romanzi del grande Roveredo.
L’incontro nella nostra scuola, organizzato con le colleghe Loredana Mattioli e Paola Michelone, aveva suscitato grandi emozioni.
Pino Roveredo aveva presentato il suo capolavoro e gli altri libri in cui aveva dato voce a chi voce non sempre ha.
Pino scriveva per salvare e salvarsi, era un uomo del disagio e ci auguriamo abbia tanti eredi.
Ricordiamo sempre le sue parole che ritraggono la sua vita : “Con la mia scrittura uso lo stile del salvarsi salvando gli altri, perché non bisogna mai dimenticare, perché è un’ottima soluzione alla salute occuparsi anche delle vicende altrui. Io oggi mi occupo non solo degli alcolisti, ma anche di ragazzi con il male di vivere, della tossicodipendenza, mi occupo di ragazzi che escono dal carcere. Non ho grandi medicine con me, non ho grandi soluzioni, ho solamente un paziente ascolto, spesso anche l’ascolto diventa una forma terapeutica”.
Sensibile, attento ascoltatore e osservatore aveva conquistato il Professionale Lanino e il pubblico presente all’evento con la sua capacità comunicativa e con la grandezza della semplicità.
Bellissimi i suoi libri: “Capriole in salita”, il suo romanzo autobiografico, “La città dei cancelli” in cui ha narrato il mondo del carcere e ancora un altro capolavoro “Ballando con Cecilia” in cui ha raccontato la storia di Cecilia rinchiusa per oltre sessant’anni in un ospedale psichiatrico. Il libro ci ha commosso per la forza e la delicatezza della scrittura incisiva, toccante, commovente.
Tanti i libri di Pino tutti di grande impatto emotivo: “Caracreatura”, “Attenti alle rose”, “La melodia del corvo, “Mio padre votava Berlinguer”, “Mastica e sputa”, “Tira la bomba” tutti pubblicati da Bompiani.
Vasta anche la sua produzione teatrale.
Pino Roveredo è stato anche garante dei detenuti del Friuli Venezia Giulia.
Noi gli siamo riconoscenti e lo ricorderemo sempre per il suo impegno sociale e letterario nei confronti degli “ultimi” che nelle sue opere sono “i primi” in un mondo fatto spesso di “capriole in salita”.
Lo ricorderemo per la sua sensibilità e per la sua grande umanità. Con il suo impegno, la sua carica di umanità, la sua scrittura poetica e cruda, àncora di salvezza, ha dato voce e dignità ai sofferenti, agli emarginati, a chi vive con il dolore e nel dolore.
Ricordiamo la sua passione letteraria, le sue passioni e la sua frase : “La passione è il motore di tutto!” e il suo tenero abbraccio “perché la cultura dell’abbraccio è importante e preziosa. Con l’abbraccio ci si salva!”
Grazie caro Pino!
Sabrina Campisi
Redazione di Vercelli