Oltre a quello dedicato alla memoria dell’anniversario dalla nascita di Sant’Agostino d’Ippona (13 novembre) qualche settimana fa rimase un po’ di tempo per alcuni “dubia” avanzati nel
nostro precedente articolo – leggi qui – a proposito della fabbrica dei
pallet, articolo che è, appunto di un mese addietro: allora come oggi raccogliemmo le perplessità di Operatori di questo Mercato.
Si tratta, come sappiamo, della
geniale intuizione industriale regalata a Vercelli da Iren Spa, per il tramite della controllata Asm Vercelli spa.
Intuizione che ha conquistato molti, se non tutti, sia prima, sia dopo il giugno 2019.
Dapprima, elemento caratterizzante del piano industriale di Corso Palestro, quando era Sindaco Maura Forte.
Poi, riguardato come risorsa preziosa anche dall’attuale maggioranza di Centrodestra.
Al punto che le opinioni e prese di posizione dei cittadini (e dei loro rappresentanti in Consiglio Comunale) dubbiosi o contrari al progetto,
venivano bollate come viziate da ignoranza o ottusità – leggi qui –
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Dunque, gli illuminati da una parte e, dall’altra parte… come chiamarli?
Oscurantisti come quelli, sempre insofferenti al moderno, già visti ai tempi del Ballo excelsior?
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Oggi, a sei mesi dall’inaugurazione del geniale progetto coltivato con
tenacia e capacità di persuasione
(forse anche vera a propria “conversione” degli increduli, al tempo)
soprattutto dall’ex Ad di Asm Vercelli, Roberto Conte, ancora dubbi.
Perché al Mercato non è che bastino le invettive del Pirata in sede di inaugurazione per esimersi dall’onere del pensiero.
Ci sono operatori economici che qualche domanda incominciano a porsela.
Peraltro (ed almeno per ora) solo evidenze empiriche.
A distanza di un mese dalle fotografie a corredo del precedente servizio, i bancali di pallet impilati nell’area cortilizia di Via Libano pare non si siano mossi e ad essi, anzi, se ne siano aggiunti altri.
Come se i flussi in uscita, le vendite, non fossero stati particolarmente dinamici.
C’è sempre la pila di prodotti imballati contrassegnati dalla dicitura “da controllare”.
E va bene: un controllo in più non guasta certamente.
Oggi i Lettori ci segnalano un cartello nuovo, su altri bancali che si sono accumulati ai precedenti.
Una scritta rossa su fondo bianco “KO”.
Vorrà forse – a proposito di economia circolare – indicare qualcosa come “chilometri zero”?
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Ma, in fondo, la domanda cui sarebbe facile rispondere, al di là di come sia utilizzato o non utilizzato il piazzale, è semplice: come vanno le vendite dei pallet?
Si vendono?
L’attività va bene?
A queste domande potrebbe avere dato una risposta la riunione di Consiglio di Amministrazione di Asm Vercelli spa in calendario per oggi, 15 dicembre.
Non si chieda a noi se al mattino o al pomeriggio: non è che ci mandino le convocazioni per conoscenza.
Oggi è sempre oggi.
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Di fatto, i cittadini vercellesi si trovano “comproprietari” al 40 per cento, tramite il Comune di Vercelli, di un’azienda che ha “in pancia” uno stabilimento industriale costato, in luogo dei circa 40 previsti, almeno 58 milioni di euro:
Che assicura – a fronte di un investimento di 58 milioni di euro – occupazione a (dicono) 40 Addetti.
E sarebbe l’unico saldo occupazione attivo in Asm Vercelli spa dal 2015 (quando gli occupati erano 200) ad oggi (i 216 dichiarati in Bilancio comprendono l’annessione delle nuove maestranze migrate con l’appalto della raccolta rifiuti in area Covevar: insomma, c’erano già, non sarebbe occupazione aggiuntiva).
Il dato reale si saprà leggendo il Bilancio dell’esercizio 2023.
Si vedrà.
Non ci vuole una memoria da elefante per ricordare i tempi in cui anche l’Inceneritore di Via Asigliano era difeso a spada tratta (anche) perché “dava lavoro”.
L’avventura del revamping costò qualcosa come tre milioni di euro.
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Uno dei misteri di questa mirabile iniziativa imperniata sul valore “aggiunto” dell’economia circolare, capace di folgorare, affascinare e sedurre menti aperte come quelle degli Illuminati di Baviera, pare essere proprio questo.
Cioè: come funziona il rapporto tra costi e ricavi?
Una cosa non facile da sapere, al punto che, in ben due occasioni, una nel corso della riunione della Prima Commissione Consiliare del Comune, l’altra in Consiglio Comunale, l’Assessore al Bilancio e Partecipate (significa alle Aziende, in primis Asm spa) Luigi Michelini affermò di non avere mai visto il piano industriale dell’iniziativa.
Ma amen.
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Dunque: chi fornisce il legno di scarto (intriso di formaldeide) alla fabbrica di Via Libano?
Potrebbe essere la stessa Iren spa o qualche sua società satellite, che lo raccoglie in giro per l’Italia?
Se così fosse, per questo servizio di raccolta, svolto in tutta Italia, Iren potrebbe anche ricevere un compenso.
Iren.
Poi, una volta raccolto il legname di scarto intriso di formaldeide, Iren dovrebbe smaltirlo in qualche modo, magari pagando qualcosa al sito di smaltimento.
Iren.
Invece ora (sempre Iren) ha l’alternativa: lo porta a Vercelli.
Circa 110 mila tonnellate l’anno.
Ben oltre la produzione di scarti legnosi del territorio provinciale, che è di circa 2.600 tonnellate l’anno.
Magari oggi in Consiglio di Amministrazione di Asm Vercelli spa avranno potuto toccare con mano qualche bella notizia: guardate, Signori cari, che Iren a noi il legno lo regala.
Così ci guadagna Iren che non paga lo smaltimento e noi abbiamo la materia prima gratis.
Forse.
Perché se, oltre a tutto il resto, Iren facesse anche pagare ad Asm (quindi, di riflesso, ai vercellesi) il legname di scarto, sarebbe una cosa su cui porre qualche domanda, anche senza essere ottusi o retrogradi.
Ed a quelli del ballo excelsior toccherebbero danze un po’ diverse.
Ma come potremmo saperlo noi?
Del resto, ci vorrebbe poco a dirlo:
guardate, Signori cari, Iren ci porta i rifiuti legnosi e noi non li paghiamo.
E amen.
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Poi c’è il processo di lavorazione.
E va bene, i 40 Addetti fanno tutto per bene.
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Poi, infine, arriva il momento in cui si è tutti contenti: il prodotto si vende.
E chi lo compra?
Per ora il popolo vercellese, anche se detiene il 40 per cento delle Azioni di Asm Vercelli spa, non lo sa.
Né quanto prodotto, né a che prezzo di vendita, né, soprattutto, chi se lo compra.
Si vede il piazzale pieno, con le scritte “da controllare” e “chilometro zero”.
Ma a qualcuno si venderà.
E, come abbiamo imparato alle elementari, ricavo, meno spesa, uguale guadagno.
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E se i Clienti non si trovassero?
A fronte di questo dubbio, la fantasia di un nostro amico, burlone, si inventa questa barzelletta: ma guarda, basterebbe che Iren si comprasse tutto il prodotto lavorato.
Ah, ok.
Economia circolare.
Alla faccia degli ignoranti ottusi.