Questa non l’avrebbe immaginata nemmeno Casco d’Oro, Caterina Caselli, nella indimenticabile (e profetica) canzone (parole di Daniele Pace e scusate se è poco) “Nel 2023”.
Eravamo, per chi c’era, nel 1970.
Per chi non c’era ancora, qualora interessato, potremo raccontare qualcosa e, comunque, ecco qui la canzone.
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Ma – si diceva – con quel fluire e rifluire di date, prima il 2023, poi il 2033, quindi mille anni ancora e così via, pareva una profezia su quanto sta accadendo per la gestione degli acquedotti, in questa parte di Mondo compresa tra le provincie di Vercelli, Biella ed il territorio casalese e valenzano della provincia di Alessandria.
Ma andiamo con ordine.
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Sono passati circa due mesi dall’ultimo aggiornamento sulla battaglia dell’acqua.
Leggi qui la Trippa per i gatti numero 931.
E sembrava fatta.
Ma oggi pare di no.
E vediamo perché.
La soluzione che avrebbe messo un po’ tutti d’accordo sarebbe stata quella di dividere l’ambito (cioè tutto il territorio ove ora operano sia il gestore privato, Asm Vercelli spa, sia quelli pubblici cioè Amc Casale, Amv Valenza, riuniti in Am+; Sii spa, Cordar Valsesia e Cordar Biella) in due sub – ambiti.
Un modo come un altro per dire: Iren resta in Vercelli (tramite Asm spa) e qualche comune del Vercellese (ed è uno dei due sub ambiti), mentre tutti gli altri si riuniscono, dando vita al secondo, grande, sub ambito, che, perciò, resta tutto pubblico.
Tutti d’accordo?
Se anche fossero stati tutti d’accordo (e lo erano), pare proprio che ad una cosa simile non abbia dato l’ok il Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica.
Ministero, peraltro, a guida Forza Italia, con Gilberto Pichetto Fratin.
Dal Mase, infatti, il 14 novembre scorso, arriva una bella lettera che, in sostanza, dice: guardate, Signori cari, che i sub-ambiti non si fanno.
E non è difficile capire il motivo di questo parere: se fossero ammessi, con un precedente del genere si darebbe la stura ad una quantità difficilmente controllabile di sub-ambiti in tutta Italia.
Dunque, tutto da rifare.
E, perciò, ora è inevitabile la proroga.
Il termine del 31 dicembre 2023 per stabilire chi gestirà gli acquedotti di 400 mila abitanti per i prossimi 30 anni è virtualmente già passato.
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Infatti sarebbe stata prevista per domani, 29 novembre, una riunione della Conferenza (in un Comune, sarebbe il Consiglio Comunale) di Ato2 (ora chiamata, e non chiedeteci perché, Egato2).
A proposito di quella riunione, peraltro, un po’ tutti dicevano: ma vedrai che non si voterà nulla, ci sarà un rinvio.
Invece, ad essere rinviata è stata la riunione stessa, all’ultimo momento, con una mail arrivata ai destinatari attorno (non possiamo essere precisissimi) alle 16,10, di oggi, 28 novembre, minuto più, minuto meno.
Riunione sostituita, però, da un altro incontro, questa volta del Comitato Esecutivo della stessa Egato2.
Il Comitato, se la Conferenza è come il Consiglio Comunale, è come una Giunta.
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Cosa dovrà esaminare il Comitato esecutivo?
Dovrà esaminare una relazione di (circa, non possiamo essere più precisi, perché non l’hanno mandata a noi) 16 pagine che il consorzio tra i Gestori pubblici ha presentato (si chiama BCV Acque o qualcosa del genere: è la vecchia Acque2O scarl, presieduta da
Leonardo Gili, per gli amici il Richelieu delle Reti Idriche (acque bianche e nere).
I Gestori da qualche tempo chiedono la proroga.
Perché (dicunt) un vero e proprio piano industriale non lo hanno ancora presentato.
Forse sono troppo occupati a tenere conferenze stampa condotte con facondia magistrale dal Richelieu degli acquedotti.
Ma se, invece, volessero vedersi assegnata la gestione e non procedere ad una gara pubblica di rango europeo, sarebbe magari bene che un piano dei conti lo presentassero.
Per dire, ad esempio: i soldi per fare gli investimenti sugli acquedotti, nei prossimi 30 anni, ce li procuriamo così e cosà.
Queste modalità così e cosà sono forse esposte nelle 16 pagine di cui si è già detto?
Di primo acchito la foliazione parrebbe un po’ misera per contenere la mole di informazioni che occorrono, ma si vedrà.
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Comunque i gestori, non appena venuti a conoscenza del parere (negativo) del Ministero, sulla possibilità di costituire due sub – ambiti e, quindi, di mettere tutti d’accordo (vedremo poi cosa significa nel concreto), con lettere del 14 e 20 novembre, hanno sottoposto all’Egato la questione della proroga ex art. 3.5 della Convenzione di servizio.
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Al di là di questi pure importanti passaggi amministrativi, cosa si profila, dunque, per il colossale business dell’acqua in questo territorio?
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Al punto in cui siamo, dobbiamo onestamente confessare che non sia facile capirci una mazza: con tutti questi colpi di scena, il risultato è che non pare più così chiaro chi sta con chi e per che cosa.
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Sicchè, non resta che tentare di riassumere.
Capo primo: l’eventualità che prenda tutto Iren pare scongiurata.
Come abbiamo già ricordato in altre occasioni, poco dopo la cessione della maggioranza di Atena Spa (poi Asm Vercelli spa) ad Iren, con il nuovo rapporto societario costituito dal 40 per cento di azioni al Comune di Vercelli ed il 60 alla Multiutility, nel maggio 2016 furono firmati i nuovi “patti parasociali” tra i due Soci; patti che, a proposito di gestione degli acquedotti, erano (sintetizzando al massimo) semplicemente emetici.
In pratica si legittimava l’aspettativa di Iren affinchè la futura Asm Vercelli spa diventasse un mega gestore di quadrante; leggiamone un estratto:
“2.4 Le Linee Guida mirano ai seguenti obiettivi principali:
– partecipazione con buone prospettive alle gare per i servizi pubblici che saranno indette nel Quadrante Piemonte Est;
– integrazione di società attive nella gestione del ciclo idrico nel Quadrante Piemonte Est e partecipazione alle gare per l’aggiudicazione delle concessioni in scadenza;
– integrazione di società multiutility o mono utility operanti nel Quadrante Piemonte Est”.
Ma il testo integrale, sia pure in bozza, è raggiungibile cliccando qui.
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Capo secondo: perché Iren parrebbe ora più attapirata?
Perché avrebbe capito che la stragrande maggioranza dei Comuni non la vuole per i piedi.
Del resto – se qualcuno avesse avuto ancora dubbi – quello che sta capitando a Vercelli ha fatto drizzare a tutti le antenne.
Figuriamoci – ad esempio – se a Casale Monferrato (dove la loro Municipalizzata se la tengono ben stretta) avrebbero mai potuto accettare il massacro di famiglie e Imprese conseguito alle bollette stratosferiche di luce e gas mandate da Atena Trading.
Figuriamoci se avrebbero potuto accettare di vedere la città piena di immondizia in strada ed ora le foglie per terra che (forse) dovrebbero raccogliersi da sole, se gli alberi non vogliono sentirsi dare dell’incivile da qualche clown di turno.
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Capo terzo: però i problemi non finiscono qui.
Perché, se è vero che il territorio non si può dividere in due sub ambiti (lasciando così i vercellesi al loro destino), il cubo di Rubik è di non facile composizione.
Le ipotesi sono, allora, due, forse tre.
La prima, la gara pubblica: si mette a gara tutta la gestione degli acquedotti (non oggi;ormai, diciamo, forse, tre sei mesi, un anno, giusto per fare passare le elezioni comunali a Vercelli).
Una gara, dati gli importi in gioco, di rango europeo, cui possono partecipare solo grandi aziende (tra queste, ovviamente, Iren).
E così, però, Iren (o il vincitore) si prenderebbe tutto e la gestione diventerebbe esclusivamente privata.
Come abbiamo visto, una soluzione che oggi nessuno vuole: o perchè non l’ha mai voluta o perchè si è rassegnato.
La seconda: si opta per una gestione mista.
Ai gestori pubblici il 70 per cento di una costituenda unica Società ed al privato il restante 30 per cento della stessa Società di nuova costituzione avente all’oggetto sociale la gestione di tutte le reti idriche dell’intero territorio interprovinciale.
Anche per individuare questo Socio privato si dovrebbe esperire, ovviamente, una procedura di gara.
Ma ammettiamo che vincesse Iren (potrebbe, peraltro, vincere qualunque altro tra i grandi player nazionali).
A questo punto, Asm e la quota che in Corso Palestro ha il Comune di Vercelli, che fine farebbe?
La terza: non la vediamo ancora, ma dovrà saltare fuori, perché le prime due sono – pressochè all’unanimità – viste come il fumo negli occhi.
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Come finirà?
Ecco, abbiamo iniziato con Caterina Caselli, ora vorremmo concludere come
Checco Zalone in “Amore + IVA”.
Il grande Luca Medici intona:
Se mi chiedono chi è / la ragazza per me / Angela…
poi dirige il microfono verso il pubblico e la sala in coro:
io dico te…
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Ecco a noi, più modestamente, sarebbe di qualche consolazione sapere che, scrivendo il consueto:
come finirà?!
I Lettori in coro dicessero: chi vivrà, vedrà!
Sarebbe qualcosa, abbastanza per legittimare la convinzione di non essere transitati invano in questa Valle di lacrime.