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Del resto, anche pensare che i leghisti di Novara siano della stessa forza di Daniele Baglione o Eraldo Botta, è obbiettivamente sfidare la sorte

TRIPPA PER I GATTI / 895 - Aduso al cambio di cavallo (di razza), questa volta pare che sia stato sgamato - Ore d'ansia per il Sindaco in pectore del Centrodestra - Il Sagacissimo unico candidato della Lega, accettato dal Ghiottone - Però pare proprio che non se ne parli più - 

Per favorire la comunicazione, la Lega continua ad invitare alle riunioni Romano Lavarino

In tutto questo bailamme (ma il Lettore ha capito benissimo che sarebbe d’uopo ben altro e più sapido fonema) si rischia di lasciare che finiscano in secondo (se va bene) piano gli aspetti umani.

E già questo è uno dei segnali sempre eloquenti ed assai di rado mendaci, dell’imbarbarimento dei costumi e della politica.

Circostanza che occorre, invece, con impegno corale e capace di superare barriere e distinzioni ideologiche, partigianeria, ricerca del particulare, scongiurare.

Giammai dimenticare che la promozione integrale della persona umana  sia da porsi al centro di ogni programma politico, se questo voglia presentarsi come rispettoso della centralità di valori e caratteri non negoziabili, come quelli di umanità della vita.

E ciò postula, a sua volta, un esigente impegno etico, poiché, senza impegno etico, non si dà politica utile al bene comune.

Sicchè, una politica inidonea (perché non voglia, o non possa, oppure non se ne dia pensiero) a perseguire il bene comune, altro non è se non mero esercizio di un potere algido anche quando divampino i fuochi di conflitti ove tutto pare doversi sacrificare, appunto bruciare, sull’ara votiva dell’Idolo.

Ma l’idolo non può abitare che un impero, non certo una democrazia ispirata dai sentimenti dell’uguaglianza tra simili e della solidarietà capace di assicurare a ciascheduno pari opportunità, sovvenendo ai bisogni degli ultimi, dei più fragili, di chi si trovi a sperimentare, ancorchè incolpevole, condizioni di marginalità sociale.

E duole, nel crepuscolo della Giunta del Niente, sostenuta da una maggioranza che pare voler esaurire la propria esperienza politica, la propria parabola amministrativa, il proprio progetto di coalizione, come suol dirsi, a pette e scoregge, scorgere sintomi che autorizzano a concludere proprio questo: nessuno sta pensando o, peggio, nessuno pare curarsi, di quanto, forse, possa soffrire, di quale macerazione interiore forse sopporti, di quali tensioni ne possano tormentare le ore, in questa insidiosa parentesi della vicenda politica vercellese, Massimo Simion, che qualche amico chiama affettuosamente “Il Sagacissimo”, ammirato per come abbia sagacemente propiziato le fortune politiche del Centrodestra nella sua Santhià.

Ma andiamo con ordine.

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Ormai un po’ tutti si sbizzarriscono ad immaginare come potrebbero presentarsi le griglie di partenza per la corsa alla poltrona di Sindaco di Vercelli, nell’ormai prossimo (ma fino ad un certo punto) 2024.

Non intendiamo certo, noi, recare il minimo disturbo a tali esercizi, del tutto leciti.

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Insomma, c’è chi la vuole cotta, chi la vuole cruda.

Come è normale che sia.

Altrettanto normale è che i politici più navigati tengano le carte coperte il più a lungo possibile.

Poi c’è la Lega che, invece, pare avere scelto la strada della trasparenza completa.

Lega casa di vetro.

Se no non si spiega.

Prendiamo, ad esempio, l’idea che sembrano avere avuto, di arruolare tra le proprie fila Maurizio Randazzo.

Come fare a farlo sapere a tutto il Mondo o, almeno, a Paolo Tiramani?

Semplice, basta convocare, per anticipare il lieto evento, una riunione dei Consiglieri ed Assessori Comunali.

Tra questi ci sono, naturalmente, anche Romano Lavarino ed il Sagacissimo.

Alcuni osservatori particolarmente sospettosi credono che, in tempo pressochè reale, Lavarino possa avere informato l’Onorevole Emerito e Simion averne parlato al Ghiottone.

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Ma perché il Sagacissimo dovrebbe essere in ansia?

Per tentare di capirlo, bisogna fare un passo, non solo indietro, ma anche a lato.

Sappiamo che le candidature a Sindaco delle città più importanti, soprattutto dei Capoluoghi di provincia si giocheranno su un “tavolo” regionale (si decide a Torino, forse a Roma in caso di trattative difficili).

Nel 2024 si voterà a Vercelli, Verbania, Biella.

Di Verbania pare persino inutile discutere, perché i bookmakers danno per favorita la coalizione di Centrosinistra.

A Biella, pare che ci sia l’opzione forte di Fratelli d’Italia: sarebbe dovuto restare un segreto, ma evidentemente qualcosa dev’essere sfuggito, al punto che ne sarebbe informato anche un certo On. Giovanni Donzelli.

Perciò:  Biella ai Fratelli  (almeno, a livello di candidatura, poi vada come deve andare), Verbania persa, resta Vercelli.

Non va dimenticato che, con tutta probabilità, nel 2024 si tornerà a votare a suffragio universale anche per l’Amministrazione Provinciale.

Ed è difficile credere che, per la Provincia di Vercelli, il Centrodestra possa presentare altro candidato che non sia l’attuale Presidente, anch’egli in quota Fratelli.

Lo scacchiere vedrebbe, dunque – dicono i rumors del momento – proprio la Lega in condizione di dire qualcosa che potrebbe suonare così: ma guardate, ragazzi cari, voi prendete il Presidente della Provincia, poi il Sindaco (e ridiamo) di Biella, a Verbania restano solo le cotiche per tutti, sicchè noi rivendichiamo il Sindaco di Vercelli.

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Ed è qui che si odono i cachinni ed i lazzi di scherno rivolti, proprio da Fratelli d’Italia, ai compagni (modi di dire) di coalizione della Lega.

Ma fateci il piacere!

Ma che cavolo (vabbè) volete?!

Noi vogliamo Andrea Corsaro.

Non ci credono nemmeno loro, perché del Pirata ne avrebbero abbastanza, ma lo dicono.

E perché i Fratelli direbbero di volere ancora Corsaro, anche se non lo vogliono?

Perché – e qui starebbe la furbata – vorrebbero tenere duro fino all’ultimo, per poi conciliare: vabbè, va’, concediamo che il candidato Sindaco di Vercelli sia un esponente della Lega.

Ma, ad un patto: che sia Massimo Simion.

Bingo!

E questa (dicunt) sarebbe l’astuta strategia messa a punto ormai da qualche settimana.

Insomma, il Sagacissimo potrebbe non essere protagonista di un cambio di casacca vero e proprio, ma piuttosto sarebbe visto come uovo di cuculo meloniano nel nido della Lega. 

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Del resto Simion è uomo che ha la piena fiducia del Ghiottone.

Il suo curriculm politico è tutto permeato di piena fiducia, sempre concessa da ben altri esponenti.

Partito con la piena fiducia di Roberto Rosso, ottenne poi quella di Gianluca Buonanno per essere poi pienamente “fiduciato”     da  Paolo Tiramani.

Ora nella Lega qualcuno mormora: ma secondo noi il Sagacissimo non sa più nemmeno chi sia, Paolo Tiramani, ha giurato eterna fedeltà al nuovo corso leghista gaudenziano.

Forse.

Oppure, ha forse creduto che i leghisti gaudenziani fossero tutti della stessa forza di Daniele Baglione o di Eraldo Botta.

Invece, pare che l’abbiano sgamato e siano consapevoli che il suo cuore pulsi all’unisono con quello del Ghiottone.

Sicchè il cambio di cavallo, questa volta, potrebbe finire male.

Semmai il sagacissimo si fosse ritenuto, mutatis mutandis, l’epigono di un gigante dell’equitazione come Piero D’Inzeo, potrebbe doversi ricredere.

Tempi indimenticabili e forse irripetibili, quando il fratello maggiore di Raimondo D’Inzeo, in occasione di certi Concorsi internazionali, alternava la cavalcatura passando dal suo leggendario The Rock, il grigio pomellato di tante vittorie, al sauro Uruguay.

Sfidava il cronometro balzando da un cavallo (di razza) all’altro, senza nemmeno toccare terra.

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