Troppa grazia, Sant’Antonio!
Il giovane Consigliere Comunale di Vercelli, eletto nella Lega (lista 2019) Damiano Maris, dopo 15 mesi di tira e molla decide finalmente di cambiare casacca, transitando dal gruppo Salviniano a quello di Fratelli d’Italia.
Perchè diciamo “troppa grazia”?
Perché la notizia è data prima agli Organi di Informazione (ore 17,33 di oggi, 27 gennaio) che non ai suoi (ex) colleghi leghisti, raggiunti da un laconico wapp soltanto alle 17,51.
Non si può che ringraziare.
Come (forse) i Lettori ricordano, l’ipotesi che giovane meditasse di cambiare partito era stata avanzata da
VercelliOggi.it l’11 ottobre – leggi qui – .
Per una ragione molto semplice: la città è piccola, la gente mormora, se un giovane Consigliere incontra i capataz di altri partiti, le voci non possono che correre.
Tuttavia, il Consigliere preferì ricorrere alle verità clintoniane, mandando una lettera, poi pubblicata con doverosa tempestività, per raccontare
una versione dei fatti che, come suol dirsi, stava su con le bretelle – leggi qui – .
Amen.
Ora si è deciso.
E, pur che sia finita la commedia, non può che essere un bene.
Ma chissà perché ha avvisato i compagni di partito solo dopo i giornali.
Tra il messaggio ai compagni e la lettera ai Organi di Informazione, non sono soltanto le lancette dell’orologio a raccontare cose diverse.
Ci sono anche le parole.
Ai leghisti dice chiaro e tondo (seppure solo alle 17,51):
lascerò il gruppo Lega per passare al gruppo di Fratelli d’Italia.
Come già vi avevo accennato durante quella seduta di Consiglio a partire dalla quale avevo poi ripreso la mia attività (la seduta in cui avreste voluto proporre la mia decadenza, per intenderci) già non nutrivo speranze di sviluppi positivi in Lega, anche per via del fatto che nel tempo non ho potuto che riscontrare un crescente divario valoriale nella a dir poco cangiante linea politica del partito.
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Si viene, così, a sapere che qualcuno, tra i leghisti, avrebbe (mesi fa) voluto proporre la decadenza di Maris (e, che si sappia, non solo la sua) dalla carica di Consigliere, a causa delle molte assenze non giustificate dall’Aula.
Oh pobbacco, oh pobbaco, come escalamava Diego Abatantuono!
Perché i maggiorenti della Lega avrebbero coltivato il proposito di liberarsi di Maris?
Sapran loro.
Ma l’antidoto a tanta severità si era trovato nella stessa compagine padana: pare che sarebbe stato il Sagacissimo Vice Sindaco, Massimo Simion, ad avvisarlo tempestivamente dell’avvicinarsi del pericoloso limite delle tre assenze consecutive, dopo le quali scatta la decadenza.
Vai a sapere, se per buon cuore, oppure perché capace (del resto, è Commercialista) di fare due conti.
Sui quali ci intratteniamo un attimo, lasciando il giovane transfuga alle sue vicende.
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Ora, in Consiglio Comunale di Vercelli, i Consiglieri del partito di Giorgia Meloni sono: lo stesso Maris, Donatella Demichelis e Tullia Babudro, Martina Miazzone, Carlo Riva Vercellotti, Simone Boglietti, Margherita Candeli e Stefano Pasquino.
Salvo errori ed omissioni, sono otto.
Mentre alla Lega ne rimangono (diciamo) otto, da 12 che erano stati eletti nel 2019: Iacoi, Vercellino, Pipitone, Favalli, Stecco, Fortuna, Locca e Lavarino (che è Presidente del Consiglio Comunale).
Ma la Lega ha quattro Assessori (lo stesso Simion, Dante, Ombretta Olivetti e Patrizia Evangelisti).
Mentre Fratelli d’Italia solo due: Mimmo Sabatino e l’On. Emanuele Pozzolo.
Quindi, secondo il manuale Cencelli: la Lega ha otto Consiglieri e quattro Assessori, di cui uno è il Vice Sindaco.
E Fratelli d’Italia che ha, a sua volta, otto Consiglieri, ha solo due Assessori.
Ecchecavoli.
C’è tutto lo spazio, perche uno degli attuali Assessori leghisti possa passare sul carro di FdI, senza rischiare di perdere il posto.
Rischio, peraltro, remotissimo comunque, poiché il Pirata ha subìto una volta un diktat di partito, facendo fuori a sangue freddo un incolpevole Maurizio Tascini per fare posto, in Giunta, a Dante.
Ma non è che possa tutti i momenti tagliare una testa perché glielo dicono i partiti (almeno, questo vorrebbe la logica: però, fatti suoi, tutto sommato).
Dunque, cosa potrebbe accadere?
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Bisogna andare con ordine.
Dopo le recenti vicende interne alla Lega, ci sono vari personaggi che possono (solo che ci riflettano un attimo) ritenere conclusi i rispettivi percorsi nel partito di Matteo Salvini.
Uno è Romano Lavarino, ma l’altro è proprio Massimo Simion.
E se entrambi vorranno almeno tentare di entrare ancora nel prossimo Consiglio Comunale, è assai probabile che dovranno candidarsi in qualche altra formazione politica.
Un listone civico para-meloniano? Direttamente nella lista di partito di FdI?
E chi lo sa?!
Lo scopriremo solo vivendo.
Ma, tornando al punto, se il Sagacissimo volesse – come ha già fatto, del resto, Mimmo Sabatino, ma proveniente dall’aliquota berlusconiana – dire che, da domani, si sente Fratello d’Italia, a livello delle alchimie politiche, lo spazio di sarebbe.
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Come abbiamo visto, di questo ennesimo cambio di casacca, la Lega tutto può dire, tranne che sia una sorpresa.
Rispetto al transito di Babudro e Demichelis, si tratta di una migrazione dalla genesi opposta: quelle se n’erano andate dal Carroccio perché, allora, c’era Paolo Tiramani; Margherita Candeli ed ora Maris, se ne vanno perché Paolo Tiramani non c’è più.
Vai a sapere.
Sorpresa o non sorpresa, certo questo passaggio non potrà che accentuare ulteriormente la tensione nell’ambito della maggioranza che sostiene al Giunta del Niente.
Anzi, è l’asseverazione della tensione che c’è comunque, ormai palpabile.
Foriera, tuttavia di una certa chiarezza: i leghisti che sono sempre stati nella sfera di influenza del Ghiottone stanno, uno ad uno, accasandosi, appunto, nel partito del Ghiottone, dopo avere a lungo svolto il ruolo di quinte colonne in casa leghista.
Gli altri incominciano a tirare le somme: chi sta (davvero) con la Lega?
Tanto che non manca chi, tra le camicie verdi, valuta questo stillicidio come un’altra (una in più) parola scritta sui titoli di coda, rispetto alle ipotesi di una nuova candidatura del Pirata, nel 2024, per un ulteriore mandato di Sindaco.
Cosa che, peraltro, al di là delle dichiarazioni formali, pare non vogliano nemmeno i Fratelli.
Come finirà? Chi vivrà, vedrà.