(marilisa frison) – In questo fine settimana di oltre metà gennaio è venuto a parlare di Sinodalità alla nostra Comunità Pastorale n. 12, don Andrea Passera, che ha affrontato una densa nebbia da Novara fino alle porte di Trino, per poi portarci con il suo arrivo il sole.
Alle 9 del mattino di sabato 22 gennaio 2022, rappresentanti del Consiglio Pastorale delle Comunità di Palazzolo, Trino, Tricerro e Robella, si sono ritrovati in San Bartolomeo per il secondo incontro sul cammino sinodale di formazione per proseguire il lavoro comunitario, fortemente voluto dall’Arcivescovo Monsignor Marco Arnolfo. Il primo incontro era avvenuto il 22 Ottobre 2021, sempre a Trino.
Il parroco don Patrizio Maggioni, ha presentato don Andrea, che fa parte dell’Ufficio Catechistico di Vercelli, che ha illustrato vivacemente la sinodalità, esordendo:
“Da quando si è iniziato a parlare di Sinodo, io mi sento sempre chiedere dai Catechisti, dai miei parrocchiani e così via: ma cosa dobbiamo fare per essere sinodali? Cosa dobbiamo fare con il Consiglio Pastorale di Comunità? Cosa dobbiamo fare…?”.
E prosegue:
“Io questa mattina con voi vorrei fare un passo indietro e rispondere alla domanda perché lo dobbiamo fare! E non cosa dobbiamo fare? Quali sono le radici che ci devono muovere.
Partiamo da quattro false immagini della sinodalità: la prima siamo tutti uguali e dobbiamo fare tutti le stesse cose, niente di più sbagliato, siamo tutti figli di Dio, ma ce lo dice anche San Paolo ognuno ha i suoi carismi, ognuno ha i suoi compiti secondo le sue doti.
Seconda falsa immagine, ascoltiamo tutti ma tanto poi decide il parroco, è vero che al parroco aspetta l’ultima parola, ma un parroco serio ascolta tutti e poi decide in base a quanto tutti hanno detto.
Terza falsa immagine, dobbiamo sempre radunarci tutti e ascoltare tutti se no poi si offendono, questa è un’altra immagine falsa che banalizza, non è una par condicio la sinodalità.
Quarta e ultima falsa immagine dobbiamo chiedere aiuto ai laici perché i preti non ci sono più. Non è che siano del tutto sbagliate, ognuna di queste immagini ha in sé un po’ di verità, ma la sinodalità è qualcosa di più profondo, queste che vi ho presentato sono quattro immagini superficiali di sinodalità, non sono esaustive della ricchezza del tema. – prosegue – Perché la Chiesa deve essere sinodale? Perché il primo sinodale è il nostro Dio.
Noi crediamo in un Dio trinitario, che è Padre, Figlio e Spirito Santo, è un Dio che vive in Comunione d’amore l’uno per l’altro. Se io parlo di un Dio che è uno scambio d’amore tra Padre, Figlio e Spirito Santo che vivono l’uno per l’altro, non posso come Chiesa non provare a far risplendere nel mio agire, nel mio operare questo volto di Dio.
Ecco perché la Chiesa non può che essere sinodale. La Chiesa deve essere sinodale.
E noi chi siamo? Siamo chiamati a riscoprirci, ce lo dice Papa Francesco, un unico popolo in cammino verso Dio. E con le nostre difficoltà siamo invitati a camminare insieme.
Siamo qui, anche come Catechisti, perché abbiamo assecondato una chiamata ad esserlo.
Lo Spirito Santo ci ha dato tanti doni e se camminiamo insieme riusciamo a mettere insieme tutti questi doni. Non basta riconoscere i carismi per essere sinodale, quando si convoca il Consiglio Pastorale o una riunione sinodale dobbiamo pensare che noi siamo qui perché siamo chiamati da Dio, è Dio che ci ha convocato e dobbiamo fare la nostra parte e non per far contento il parroco”.
E conclude: ”Tre le parole che dobbiamo vivere ogni volta che ci incontriamo: ascolto, dialogo e discernimento. Prima di tutto la sinodalità deve essere ascolto, ascoltiamo Dio, poi ascoltiamo la realtà dove in questo periodo di Pandemia non si può tenere conto di tante cose, la realtà degli altri, dobbiamo parlare tutti senza paura di scontrarsi, e discernimento, una Chiesa sinodale è una Chiesa che sa scegliere. Anche quando il Sinodo è finito dobbiamo continuare a essere sinodali”.
Dopo l’intervento di don Passera, il gruppo è stato calorosamente accolto in Casa Parrocchiale e dopo aver consumato un’ottima colazione offerta dai sacerdoti, ci si è divisi in due gruppi per confrontarsi e rispondere a domande preparate dalla segreteria nazionale e semplificate dall’Equipe diocesana.
E come dice Mons. Arnolfo lo scopo di questo Sinodo non è produrre documenti, ma far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori e ridoni forza alle mani.