“Quel che è avvenuto ieri nel carcere di Torino è semplicemente incredibile ed inaccettabile: lo Stato non può più assistere passivamente al degrado ed alla violenze di una frangia di detenuti che pensa e crede di poter fare, nella detenzione, quel che vuole”.
È senza appello l’atto di accusa di Donato Capece, che del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria è il segretario generale, alla violenza che si è consumare ieri nel carcere di Torino.
Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del SAPPE, informa infatti che “sono ancora in corso gli accertamenti riguardo le motivazioni che avrebbero spinto, verso le 15.30, un detenuto di 20 anni ristretto nel Padiglione B a colpire brutalmente e ripetutamente al collo un Agente con un violento pugno. Il detenuto è un soggetto naturalizzato italiano, noto per le sue intemperanze, già ristretto da minorenne e con un passato di aggressioni, inosservanza delle regole ed incapacità di vivere una vita e una detenzione ordinaria e civile. Al collega ferito va tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà, mentre si trova ancora in ospedale per gli accertamenti che auspichiamo non abbiano conseguenze gravi”.
“Si è consumato un gravissimo attacco allo Stato ed a chi lo rappresenta in carcere – denuncia Capece -, ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della Nazione: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.
“Il SAPPE esprime la vicinanza al poliziotto contusa a Torino ed a tutte le colleghe ed i colleghi del carcere – sottolinea Capece -, ma siamo davvero alla frutta: i detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure per prevenire gli atti violenti ai danni dei poliziotti”, conclude il leader nazionale del SAPPE: “lo stato comatoso dei penitenziari non favorisce il trattamento verso altri utenti rispettosi delle regole né tantomeno la sicurezza”.
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Redazione di Vercelli