VERCELLI – L’ultimo saluto a Sandra Cavezzale - VercelliOggi.it VercelliOggi
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VERCELLI, DUOMO GREMITO PER L'ULTIMO SALUTO A SANDRA CAVEZZALE - In video il ricordo autentico e sapiente di Don Augusto Scavarda 

Amava fare il bene senza farne occasione per apparire

Vercelli Città

Duomo gremito, stamane, 4 maggio a Vercelli, per l’ultimo saluto all’Avv. Sandra Cavezzale, spirata a 75 anni nei giorni scorsi dopo avere a lungo combattuto con coraggio e dignità un male incurabile.

Tanta gente ha voluto stringersi attorno alla sua famiglia, che l’ha amorevolmente assistita fino al momento del congedo.

Tanti che hanno inteso testimoniare la verità di quanto, con parole sapienti e dense di sentimenti autentici di fraternità, ha richiamato Don Augusto Scavarda, Parroco di S.Antonio al Rione Isola, dove Sandra risiedeva.

Abbiamo messo a repertorio nel video che offriamo in questa pagina, il commiato di Don Augusto, perché rimanga come insegnamento di segno e non solo di nome cristiano.

Un commiato che – senza sfoggio alcuno di erudizione – ha tuttavia attinto da una conoscenza profonda ed altrettanto profondamente meditata della Parola e dell’insegnamento dei Padri, se è vero che, nella lezione dell’ Apostolo ed evangelista Giovanni, ha rinvenuto il messaggio più persuasivo di questa mattina in cui al dolore si è accompagnato il sentimento di fiduciosa attesa della compagnia del Risorto.

La lezione è quella del discepolo amato che ha posto al centro di tutto proprio l’Amore, in cui si invera l’idea stessa e la Persona del Padre.

Lezione che insegna a guardare alla verità, che fa liberi: non si è sinceri, è mendace, la professione di una fede nel Padre, che sia separata, che si ritenga autosufficiente, indipendente, dall’amore per il prossimo.

E questo amore per il prossimo – è proprio qui il messaggio di Don Augusto – è quanto Sandra Cavezzale ci ha insegnato.

Un amore che sa bene come la “bontà non sia, non possa essere, virtù degli inesperti” e, così, abbia sempre coniugato alla volontà di aiutare gli altri, la consapevolezza di come fosse necessario portare questo aiuto, perché fosse davvero efficace, anche mediante il concorso ed il supporto della conoscenza.

Senza farsi mai, peraltro, conquistare dalla conoscenza come fine.

Il fine è l’aiuto del fratello, anche e, soprattutto se, diseredato, indigente, umiliato, posto ai margini della società.

Così si spiega perché, per portare amore dove stia vincendo l’odio, occorra sapere organizzare e muovere efficacemente risorse umane e materiali, mettere a disposizione saperi: la sua partecipazione convinta ed attiva, senza afasie, al movimento Emergency rifletteva questo approccio pragmatico ed essenziale, non meno che spiritualmente ispirato.

La bontà non è virtù degli inesperti.

E proprio in questa veste piace ricordarla qui a noi, per le tante volte che l’abbiamo incontrata ai gazebo di Emergency, nelle varie manifestazioni promosse dalle Associazioni di volontariato: era sempre presente, con assiduità, senza protagonismi. Amava essere una tra gli altri, si capiva che si considerava amica tra persone amiche, contenta di essere tra amici che lavorano insieme per amore.

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