Un po’ di numeri, per dare l’idea di cosa sia la grande fagiolata del Carnevale Storico di Santhià.
Settanta Volontari che lavorano, uno per ogni caldaia (il pentolone in batteria), 8 quintali di fagioli ed uno di salami.
Alle 6 in punto, questa mattina, 28 febbraio, l’accensione dei fuochi.
Poi, il Corpo Pifferi e Tamburi, che sottolinea, con la tradizionale marcia, il carattere anche rituale di questo momento di festa: perché, forse, oggi abbiamo un po’ tutti il problema di non mangiare troppo.
Ma, fino a poco tempo fa, diciamo da 70 anni fa ad andare indietro, i giorni “grassi” del Carnevale erano anche quelli in cui tutti, non solo gli abbienti, potevano mangiare qualcosa ad elevato contenuto di calorie, sia pure proteine “povere”.
I momenti del Carnevale, dunque, perpetuano quelli di un rito collettivo che ha una radice profonda, capace di attingere dagli strati più remoti della convivenza civile.
Non sarebbe giusto “liquidare” il Carnevale solo come festa, senza indagarne, per apprezzarne e – comunque – conoscerne meglio, le tante iridescenze simboliche: sono parte di una storia comune, sono il nucleo di quella che si può davvero chiamare – e nell’accezione migliore del termine, senza equivoci – identità.
Ebbene, questa mattina dalle 6 in punto, il rito si è perpetuato: anche in questo 2022 dove, per portare a casa una pentola di fagioli cotti con il salame, occorre avere il green pass rafforzato.
Poi, terminata la distribuzione alla gente, le Autorità hanno ricevuto, l’Assessore regionale Vittoria Poggio, delegata alla Cultura, Commercio e Turismo della Giunta Regionale.
Delega sicuramente ben riposta, se si pensa al suo prestigioso curriculum imprenditoriali e associativo.