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Riprendono giovedì 9 gennaio, dopo le vacanze natalizie, i consueti appuntamenti mensili della rassegna di viaggi “Immagini dal Mappamondo”, giunta ormai alla sua trentatreesima edizione.

Ospite di questa serata sarà Luca Belis, un instancabile viaggiatore e fotografo, con il suo reportage sul Bangladesh – spiega Ugo Breddo, ideatore e curatore della rassegna -. Luca ha viaggiato in più di 80 Paesi, cercando di conoscere e confrontarsi con popolazioni di culture  diverse, sempre alla ricerca di luoghi ancora al di fuori dai percorsi più conosciuti”.

Il Paese al centro della serata è situato sul più grande delta di fiume al mondo, una vasta pianura alluvionale dove un intricato sistema di fiumi e affluenti si intreccia come una rete di strade, rimodellando il terreno nel loro cammino verso la baia del Bengala.

Le belle immagini di Luca porteranno il pubblico dalla tentacolare capitale Dhaka, alla vita sui chars (banchi di sabbia emersi sui canali fluviali), dai palazzi storici di Puthia e Natore, alla moschea di Bagherat, fino alla navigazione attraverso il parco nazionale delle Sundarbans, foresta ricchissima di mangrovie.

Raggiungeremo quindi la frontiera con la Birmania e navigheremo sul fiume Sangu, per scendere a Cox’s Bazar, nell’estremo sud del paese; da lì torneremo a Dhaka, passando per i cantieri navali di Sitakunda, ove vengono demolite a mano navi gigantesche e dove terminerà il viaggio.

L’appuntamento per tutti gli amanti dei viaggi, è fissato presso la mitica saletta intitolata al Cav. Petri del CAI vercellese, in via Stara, 1 con inizio alle ore 21,15.

L’ingresso, come di consueto, sarà libero.

 

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Redazione di Vercelli

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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

 

1 Sam 1, 20-22. 24-28

Dal primo libro di Samuèle
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».

Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

Sal.83

RIT: Beato chi abita nella tua casa, Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

  RIT: Beato chi abita nella tua casa, Signore.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

  RIT: Beato chi abita nella tua casa, Signore.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

  RIT: Beato chi abita nella tua casa, Signore.

1 Gv 3, 1-2. 21-24

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Lc 2, 41-52

Dal Vangelo secondo Luca

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

DOMENICA DELLA SANTA FAMIGLIA

Non un modello da ammirare: un esempio da seguire

(1 Sam 1, 20-22. 24-28; Sal. 85; 1 Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52)

Maria e Giuseppe, come ogni pio israelita, erano osservanti della Legge che prescriveva per la festa di Pasqua il pellegrinaggio alla città santa di Gerusalemme.

Come ogni anno, i genitori di Gesù partono con la carovana insieme a parenti e conoscenti per raggiungere Gerusalemme in un clima di preghiera e di gioia.

Era un pellegrinaggio verso l’incontro con Dio nel suo Tempio, celebrato con giorni di festa, con canti e danze, nella convivialità dello stare insieme come popolo del Signore.

Giornate intense da ricordare come un dono di grazia vissuto nella santa città di Davide.

Quell’anno con Gesù che compiendo dodici anni entrava nel mondo degli adulti, la festa assume un carattere particolare. Giunto il tempo di rientrare nelle proprie città e villaggi, Maria e Giuseppe partono senza accorgersi che Gesù è rimasto a Gerusalemme.

Dopo una giornata di cammino, non vedendolo ancora, incominciano a cercarlo tra parenti e conoscenti dove pensavano che fosse.

Ma Gesù non c’è e la preoccupazione diventa angoscia, mentre lasciano la carovana per tornare da soli a Gerusalemme alla sua ricerca.

Possiamo notare come Maria e Giuseppe non fossero genitori “poliziotto” e come Gesù non fosse troppo attaccato a loro, ma libero di non riferire passo passo i suoi movimenti.

Anche il viaggio era un’occasione per coltivare l’amicizia e per Gesù il piacere di condividere con i suoi coetanei quel momento così importante e bello dell’anno.

Questa volta la gioia della festa si trasforma in angoscia per la perdita di Gesù, un’angoscia che accompagna Maria e Giuseppe in tre interminabili giorni di ricerca. Il numero tre forse può richiamare il mistero pasquale di morte e resurrezione di Gesù.

I suoi genitori vivono un anticipo di questo mistero che darà pieno compimento alla pasqua ebraica. Maria e Giuseppe che percorrono un giorno di cammino per tornare a Gerusalemme, ne compiono altri due nella ricerca di Gesù in città prima di trovarlo nel Tempio.

Forse si erano recati là per pregare e chiedere aiuto, senza immaginare che avrebbero trovato Gesù seduto in mezzo ai maestri della Legge, mentre li ascoltava e li interrogava.

Lo stupore che era in coloro che dalle sue domande e risposte ammiravano la sua intelligenza, invade anche l’animo di Giuseppe e di Maria che si rivolge a lui chiedendogli spiegazioni e manifestando la sofferenza causata dal suo comportamento.

Gesù risponde con un’altra domanda: “perché mi cercavate, non sapevate che devo occuparmi delle cose del padre mio?”.

Una risposta che lascia Maria e Giuseppe senza parole e senza comprendere il senso di quanto ascoltato e avvenuto. Gesù non intende recidere il legame con i genitori che infatti segue scendendo con loro da Gerusalemme a Nazareth e stando loro sottomesso.

Ma questo fatto ha un perché importante come intuisce Maria che custodiva tutte queste cose nel suo cuore, mentre il silenzio di Giuseppe fa pensare a un’estrema discrezione e timore di Dio che accompagnano il cammino della santa famiglia anche nel buio della fede e nelle prove della vita, diventando per noi non solo un modello da ammirare ma soprattutto un esempio da seguire.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza   

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