VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

At 4, 32-35

Dagli Atti degli Apostoli

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune.
Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore.
Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

Sal.117

RIT: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

  RIT: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
Il Signore mi ha castigato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

  RIT: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

  RIT: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

1 Gv 5, 1-6

Dalla Prima Lettera di San Giovanni Apostolo

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.
Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità.

Gv 20, 19-31

Dal Vangelo secondo San Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Scegliere di donare

(At 4,32-35; Sal 117; 1Gv 5,1-6; Gv 20,19-31)

Non è immediato riconoscere il Risorto, che appare sempre rivolgendoci una parola, uno sguardo di pace, un gesto fraterno. Spesso è frainteso. Nasce un disagio se nell’amore veniamo anticipati da chi abbiamo ferito (spesso anche solo nutrendo pregiudizi).

Fatichiamo a ricevere davvero quella assoluzione, che si traduce con l’offerta di pace in una relazione, l’aiuto solidale, la correzione amorevole o un invito a condividere un bene. Vorremmo toccare con mano che il dolore dell’altro non sanguina più, anche se le ferite che gli abbiamo recato le vediamo ancora.

Questo capitò a Tommaso.

Le porte del cenacolo sono chiuse, ma Giovanni evangelista ci porta dentro la scena della sera della domenica, quando Gesù lasciò la tomba e apparve anche a undici suoi discepoli, per dire al mondo che il Suo perdono è per chiunque lo crede.

Non per chiunque ne ha bisogno all’occorrenza, perché ciascun essere umano ne ha continuamente bisogno, ma per chi crede che Dio è venuto in pace e viene di nuovo incontro a tutti con la pace.

Chi è disposto però a crederci davvero?

Ce lo mostra questo Vangelo: Gesù viene con le ferite che non sanguinano più.

Viene in pace per dare pace a tutti i presenti.

Entra in un ambiente saturo di lutto, paura e abbandono, delusione e dolore.

Gesù si pone in mezzo ai discepoli, perché la Scrittura dice che Lui è giusto giudice e avvocato difensore, principe della pace, mediatore tra Dio e gli uomini riscattati dal dono che Egli ha fatto di se stesso consegnandosi volontariamente ai suoi nemici.

Ma Tommaso non è lì, quel perdono lo scansa perché stenta a crederlo reale: eppure i compagni non lo escludono ma insistono perché sia presente la domenica successiva.

Tutti gli offrono la pace ricevuta dal Risorto e gliela donano nello Spirito effuso da Gesù quella sera di Pasqua.

Tommaso non capisce il folle amore ad oltranza del suo Maestro, che gli ricorda che la vera gioia non nasce da una constatazione di fatto, ma dal credere, come conclude Giovanni, che Gesù è l’inviato e il Figlio di Dio, venuto per dare la vita a chi la riceve da Lui così come Lui l’ha offerta. Dopo la Domenica di Pasqua, la Madre Chiesa ci ripropone il valore assoluto e la necessità della misericordia.

Questa è la compassione stessa, il soccorso generoso che Dio ha elargito dandoci di conoscere e credere in Gesù Cristo, morto e risorto per noi.

Pietà che se la si comprende e accoglie, viene vissuta in ogni ambito relazionale come una necessità.

Allora ci si scopre davvero amati persino quando la debolezza trascina verso scelte egoiste.

Si è cercati per essere rialzati subito dalle offese arrecate e subite.

Siamo amati perché in Dio ha origine tutta la creazione, ed essa vive, esiste e si muove per il Suo amore.

Gesù invita tutti a fare della fede una scelta di vita, cioè a fidarci dello spirito che ci ha dato.

È nella fiducia che sperimentiamo perdono e accoglienza.

Allora vedremo ciò che ora possiamo sperare.

Una realtà rinnovata dal di dentro. 

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza    

Posted in Pagine di Fede
Vercelli Città

Traffico da bollino nero questa sera, 2 aprile, in Via Paggi a Vercelli, dove un autobus Atap (peraltro di recente immatricolazione) ha subito un’avaria e si è fermato, fortunatamente consentendo all’autista di accostare.

 

Anche così però le condizioni del traffico sono rapidamente peggiorate, anche perché questo (attorno alle 18) è già ordinariamente l’orario di punta, che deve altresì scontare la perdurante chiusura della vi di comunicazione corrispondente al Cavalcavia di Corso Avogadro, ora abbattuto.

L’equipaggio di una Volante della Polizia di Stato sta facendo il possibile e anche qualcosa di più per regolare il traffico in modo che non ci siano ulteriori congestionamenti.

I Tecnici dell’Azienda sono al lavoro, ma l’intervento richiederà ancora ore e, comunque, il mezzo dovrà essere rimosso con il carro attrezzi, non potrà ripartire.

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Posted in Cronaca

Si è risolto senza gravi conseguenze per il giovane conducente dello scooter che si vede nell’illustrazione il sinistro stradale verificatosi questa mattina, 2 aprile, attorno alle 8 a Vercelli in Via Trino, di fronte al distributore di carburanti.

 

Per motivi che sono al vaglio della Polizia Locale, giunta tempestivamente sul posto, unitamente al Servizio 118 e ad una pattuglia della Polizia di Stato, un’utilitaria Citroen è entrata in collisione con il mezzo condotto dal giovane, procurandone la caduta.

Da prime sommarie informazioni, come anticipato, il ragazzo è stato solo precauzionalmente trasferito al Pronto Soccorso.

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Posted in Cronaca

Grave incidente nel primo pomeriggio di domenica 31 marzo.

La squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Livorno Ferraris è intervenuta sul tratto autostradale E25 nel comune di Alice Castello per un incidente stradale avvenuto in modo autonomo che ha visto una Ferrari con targa svizzera avvolta dal fuoco.

Purtroppo nell’incidente sono decedute due persone.

All’arrivo sul posto i Vigili del Fuoco hanno provveduto all’estinzione delle fiamme e alla messa in sicurezza dell’area interessata.

Intervenuto anche l’elisoccorso.

Sul posto erano presenti anche la Polizia Stradale e gli addetti autostradale.

 

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Redazione di Vercelli

Posted in Cronaca
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

At 10, 34. 37-43

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

Sal. 117

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Col 3, 1-4

Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Colossési

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

SEQUENZA

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

Gv 20, 1-9

Dal Vangelo secondo San Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

DOMENICA DI PASQUA

Cristo è risorto, è veramente risorto!

(At 10,34a.37-43; Sal 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9)

Il Vangelo di Pasqua si apre con la menzione del primo giorno della settimana, che segna l’inizio della vita nuova, inaugurata da Cristo, primizia dei risorti e come prima figura è presentata una donna, Maria di Magdala.

È ancora buio quando Maria si alza per recarsi al sepolcro, molto probabilmente dopo una notte insonne. Quel cuore al quale è stato perdonato molto perché aveva molto amato, appena termina il riposo del sabato prescritto dalla Legge, non teme di raggiungere il giardino, dove in un sepolcro nuovo, è stato posto il corpo di Gesù da Giuseppe di Arimatea.

Giuseppe, infatti, membro autorevole del Sinedrio, con coraggio chiese il corpo di Gesù a Pilato, dissociandosi dalla decisione di condanna di sommi sacerdoti, scribi e anziani che erano riusciti a far tacere per sempre quel profeta che conquistava le folle, la cui colpa era mettere in pericolo la stabilità e i privilegi ottenuti dalla loro autorità religiosa nelle relazioni con il potere occupante dei romani.

Ebbene Maria arrivata al sepolcro viene sorpresa da un fatto inaspettato: la grossa pietra fatta rotolare a chiusura del sepolcro è stata tolta. Il primo pensiero è che il corpo di Gesù sia stato trafugato; quindi Maria corre subito dagli apostoli che erano chiusi in casa per timore dei Giudei, per non essere, come seguaci del Nazareno, condannati alla sua stessa fine.

Maria raggiunge Pietro e Giovanni informandoli dell’accaduto ed essi corrono entrambi al sepolcro, anche Maria in lacrime li segue. Giovanni, il più giovane, arriva per primo al sepolcro e oltre alla pietra rotolata, chinandosi vede i teli che avevano avvolto il corpo del Signore posati a terra. Intanto arriva anche Pietro che entrando nel sepolcro osserva i teli a terra afflosciati e privi del corpo di Gesù e il sudario, che era stato posto sul suo capo, avvolto in un luogo a parte. La presenza delle bende e del sudario non era compatibile con l’ipotesi di un trafugamento del corpo, certo se avessero voluto rubare il corpo del Signore l’avrebbero fatto con tutte le bende, che invece rimasero là in aiuto alla fede dei suoi che ancora non avevano compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Giovanni, che si definisce il discepolo che Gesù amava, vede e crede; è il primo atto di fede nella resurrezione, qui sboccia la testimonianza apostolica che fino ad oggi si trasmette per così dire orizzontalmente nella Chiesa, sostegno di quella testimonianza interiore, misteriosa e invisibile offerta dall’Alto a ognuno che ascolta. Gli apostoli hanno visto e hanno creduto, noi siamo chiamati ad accogliere la loro testimonianza e a credere ascoltando l’annuncio della parola di vita che trova conferma nella coscienza di chiunque con cuore sincero cerca il Signore. “Non è gran cosa credere che Gesù è morto; questo tutti lo credono. La cosa veramente grande è credere che egli è risorto. La fede dei cristiani è la resurrezione di Cristo”(sant’ Agostino).

Sì, “Christos anesti…alitos anesti”, “Cristo è risorto, è veramente risorto!”.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

Posted in Pagine di Fede

Leggi cliccando qui l’articolo precedente –

***

(elisabetta acide) – Il racconto della passione di Gesù nella liturgia di Venerdì Santo è tratto dal Vangelo di S. Giovanni (Gv 18,1-19,42), un racconto che evidenzia la presenta di personaggi diversi che “assistono” al susseguirsi degli eventi di quelle ore.

Personaggi “di spicco”, un procuratore appena giunto, Ponzio Pilato, il Sinedrio, la folla urlante, le guardie del Sommo Sacerdote e dei Giudei, le donne sotto la croce, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, i soldati romani, Maria sua madre.

“Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: “Sono io!”

Per Giovanni, in quel giardino ove c’era un frantoio, è chiaro, qualcuno “cerca”, Qualcuno “risponde”.

La “notte” della ricerca e il cammino verso quella luce che può squarciare la notte.

E in quella notte, Pilato…

Pilato giunto a Gerusalemme.

Pilato, che cosa avrà pensato, lui così avvezzo alle difficoltà causategli dai giudei in quella provincia romana così difficile da gestire, si trovava di fronte un altro “problema”.

Certo, aveva già sentito parlare di questo Gesù:

Tu sei il re dei Giudei? (18,33)  Di dove sei? …
Allora Pilato gli dice: Non mi parli? Non sai che io ho il potere di liberarti e il potere di crocifiggerti?”
(Gv 19,9-10).

La “pretesa” del giudizio da parte del sinedrio, l’ ”interrogatorio” che si svolge “fuori” dal pretorio; Pilato lo sa bene, quanto difficili e delicati siano i rapporti con i giudei: Pilato siede e giudica nel lastricato…

Non è Gesù che va da Pilato… lo conducono…

Eppure sarà Gesù il “personaggio principale” della scena, sarà Lui che obbligherà Pilato, Sommi Sacerdoti, Sinedrio e folla alla “disputa”.

Pilato che vuole essere giudice imparziale e comprensivo, retto e corretto finirà per “cedere”.

A Pilato non si chiede un processo, ma una “ratifica” della condanna.

Il “limite” dell’uomo.

Povero Pilato… quale difficoltà…

Eppure Gesù è chiarissimo: per tre volte dirà “Il mio regno non è da questo mondo”, “il mio regno non è di quaggiù”. “Oltre”, lo schema umano, oltre il “potere”, oltre i “valori del mondo”…

Oltre…

E Pilato non comprende.

Gesù è cenuto per “rendere testimonianza alla verità”.

La Verità: il disegno di Dio sull’uomo, Il Vangelo, Gesù stesso.

Ma Pilato non comprende.

La verità per Pilato è la “ragione” del potere.

Linguaggi diversi, valori diversi.

Pilato che dirà: Che cos’è la verità?”

Meglio “τ στιν λθεια”: “che cos’è verità?”.

Povero Pilato… forse vuole davvero comprendere, eppure si sottrae alla Verità, sceglie un’altra verità, sceglie la sua verità, sceglie la verità dell’opportunità.

La verità è scelta e Pilato non “sceglie”, ma “fa scegliere”: non crede nella “verità”.

Forse Pilato ha “paura”.

Gesù che afferma la Verità è Verità.

“Io sono la Via, la Verità, la Vita” (Gv 14,6).

Verità testimoniata e vissuta.

“Io sono”: il nome di Dio.

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare fra di noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14).

La Verità svelata da Gesù.

Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è “la” verità” (1 Giovanni, 5, 6).

Verità della Parola Incarnata, che svela nella carne il luogo della relazione: rivelare la via per Dio. E Gesù è la Via.

Via in quanto Verità, in quanto Vita.

Gesù “porta” per incamminarci verso Dio.

La Verità della conoscenza di Dio.

Pilato che lo indica come “uomo “: “Ecco l’uomo”.

Guardate l’uomo… ma vedete Dio.

Troppo difficile…

Quel Dio invisibile è lì ora visibile: Ecco l’uomo.

Per guardare l’uomo con occhi nuovi.

Per “vedere” Dio con occhi nuovi.

Per “vedere” come Dio guarda le vicende umane.

Incarnazione: sguardo di Dio per l’uomo.

Salvezza di Dio nell’uomo.

Pilato cede al ricatto, lui è “amico di Cesare” (appello alla Lex Iulia maiestatis), e mentre accetta di mettere a morte esercita la sua “debolezza”: diventa nemico della verità.

E Gesù, da protagonista è il “vincitore”: ha svelato la “pochezza” umana del potere, del ricatto, dell’inganno, della verità parziale e personale…

Gesù l’antitesi di Pilato, morirà per la Verità, la Verità-dono e Pilato rimarrà nella sua ambiguità, indifferenza verso la verità.

La Verità, Rivelazione Incarnata, venuta nel mondo per la salvezza.

 

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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

(elisabetta acide) – “Prima della festa di Pasqua…” Giovanni (Vangelo giovedì santo Gv 13,1-15) colloca il “momento”, l’ “ora”di Gesù.

L’ora che inizia con un gesto “inaudito”: Si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto”.

Possiamo immaginare gli apostoli lì in quel cenacolo, in quella cena che avevano compiuto con fede tante volte, una volta all’anno, come le prescrizioni chiedevano loro… e quel gesto, no, non era “previsto”.

Possiamo immaginare il pescatore esperto, sicuro di sé, colui che aveva affermato: “Tu sei il Cristo il Figlio del Dio Vivente”, colui che aveva detto: “Da chi andremo?”, colui che aveva indicato: “Facciamo tre tende”, colui che aveva chiesto: “Se sei il Figlio di Dio di’ che queste pietre diventino pane”, colui che era “sicuro” e rimprovera: “Dio non voglia, Signore: questo non  ti accadrà mai”… quello che è stato chiamato “Cefa”, adesso è lì, seduto sul fianco, al fianco di Gesù…

E guarda… guarda quel Gesù chino che si appresta a “lavargli i piedi”, ridotto a “servo”.

Quei piedi, ritenuti la parte più “impura” dell’uomo (si camminava scalzi o con i saldali su strade polverose e impervie) e l’obbligo del “lavaggio dei piedi” era riservato a coloro che erano ritenuti “inferiori”, spesso schiavi stranieri.

Possiamo immaginare i pensieri di Pietro, se Gesù fa questo a me, io che sono “Pietro e su questa pietra” dovrò allo stesso modo fare agli altri? Io che sono “importante” nel collegio apostolico dovrò chinarmi a lavare i piedi?

Possiamo immaginare i pensieri di Pietro a quel gesto: il Messia? Ma come?! Il Messia-servo? Il Maestro “chinato” davanti ai discepoli?

Ma Gesù spiega… non il “bagno…” la purezza è un’altra cosa…

Pietro ostinato e cocciuto… forse un po’ presuntuoso, è sicuro della sua scelta, dirà a Gesù quello che deve fare.

Gesù lavando i piedi mostra la vera dignità dell’uomo: servire gli altri per eliminare tutto ciò che li rende impuri.

Se ci lasciamo “lavare i piedi”, ci lasciamo avvicinare, diventiamo puri perché Dio, questo Gesù chino sui nostri piedi, non ha paura di sporcarsi le mani.

Gesù non ha chiesto a nessuno di dare la vita per Lui, Lui la darà di li a poco per l’uomo, Egli è il Dio che dona la vita senza contraccambio.

Se non comprendiamo questo, rischiamo di fare le cose “per Dio” e finiremo di fare come Pietro…rinnegheremo, quel “Non lo sono” (Gv18,18) diventerà la nostra mancata risposta…

Eppure Gesù laverà i piedi a Pietro, Gesù lo sa, quei tre “non lo sono” diventeranno tre “Tu sai che ti voglio bene” (Gv 21).

E a Pietro sarà affidato il compito di “nutrire” e “proteggere”.

Pietro non sarà chiamato ad essere “pastore”, unico pastore è Gesù, sarà chiamato a seguire Lui (nessun altro), sarà chiamato a testimoniare, sarà chiamato ad abbracciare quella croce per la “Gloria di Dio”, non per la sua gloria.

E Pietro seguirà le prime comunità (At 9,36; At 9,32), si “chinerà a lavare i piedi” (At 9,43), “rianimerà” quelle comunità cristiane “chinandosi” per diventare “uomo dello Spirito” (At 10,28).

E Pietro  farà memoria: “mi ricordai” (At 11,1-30): dall’ascolto alla comprensione della Parola .

Pietro comprende: la missione è presieduta dall’amore, centrata sul Vangelo, si esprime con il servizio (At 12,1-17).

E Gesù si china anche su Giuda e dirà: “Non tutti siete puri”, eppure Giuda non si ritrae, non protesta, la decisione è presa…

Possiamo immaginare Giuda di fronte a Gesù, lui così preoccupato del denaro, non dei gesti, appena qualche giorno prima aveva detto davanti al gesto di quella donna con quel vaso di alabastro: «Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?» (Gv 12,5).

Possiamo immaginare Giuda, l’opportunista, l’amministratore del collegio apostolico, il ladro (Gv 12,6)

Possiamo immaginare Giuda, lui che sapeva che nella tradizione ebraica il padrone di casa doveva lavare le mani ai commensali prima della cena pasquale, guarda Gesù che si china sui piedi…

No… Giuda non comprende la re-interpretazione di quel gesto da parte di Gesù.

Possiamo immaginare i pensieri di Giuda… quello che credeva il messia liberatore è lì ai suoi piedi…: “Allora ho fatto bene… lo consegnerò…”.

Possiamo immaginare Giuda… non si ribella a quel gesto, per lui il gesto totale di amore nel servizio non ha valore.

Possiamo immaginare Giuda… a lui il gesto non interessa, a lui ciò che interessa è il proprio “guadagno” e con questo “messia chinato sui piedi”, lui non avrà “guadagno”, non avrà “interesse”.

Giuda è nervoso  e questo Gesù sta “perdendo tempo”, sta cambiando le regole delle prescrizioni a cui tutti erano abituati, ma lui ha fretta… sta aspettando il momento giusto, forse ancora nel “dubbio” di fare la cosa giusta.

A “leggere il suo cuore ormai lontano” ci pensa Gesù: “Quello che devi fare, fal­lo al più presto” (Gv 13,27).

Giuda rimarrà nella sua “impurità”, Gesù lo sapeva… “Satana entrò in lui” (Gv13,27).

Giuda al “servizio” preferisce “la notte”. (Gv 13,30).

Giuda rimane solo, Giuda ha scelto la solitudine… Giuda sceglie la morte.

Giuda sceglie la prigionia del peccato e delle tenebre alla gioia della misericordia e del perdono.

Giuda non ha compreso… Gesù ha  parlato di Amore, di Misericordia, di porgere l’altra guancia…

Giuda non attendeva questo Messia… solo se sapremo “comprendere” guarderemo oltre la notte, oltre l’oscurità, oltre la croce.

Solo guardando quella tomba vuota sapremo comprendere.

Solo guardando quella croce non come “scandalosa”, possiamo servire e “lasciarci servire” e “salvare”.

Posted in Pagine di Fede

E’ Roberto Scheda il candidato Sindaco di Vercelli scelto dalla coalizione di Centrodestra costituita da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia.

La decisione nel primo pomeriggio di oggi, dai vertici dei tre partiti.

Si attende a breve la comunicazione ufficiale.

(nell’illustrazione di apertura l’Avv. Scheda alle 15 di oggi, mentre partecipa al Convegno promosso dal Garante dei detenuti)

Posted in Politica
PiemonteOggi, Provincia di Vercelli, Regione Piemonte, Valsesia e Valsessera

Oltre 1000 i giovani che hanno risposto all’invito della Diocesi di Novara per partecipare alla Veglia delle Palme che si è svolta a Borgosesia sabato 23 marzo.

La giornata è iniziata dal primo pomeriggio con l’accoglienza alle 15 in oratorio per proseguire con l’itinerario di riflessione “Liberi in Cristo” per le strade e nelle chiese cittadine.

Alle 18 al Parco Magni si è tenuto l’incontro “Chi ama vola” con lo scrittore Alessandro Barbaglia.

Dopo la cena in oratorio i giovani sono ritornati al Parco Magni dove alle 21.00 hanno preso parte alla Veglia di preghiera presieduta dal Vescovo Mons. Franco Giulio Brambilla che ha ricordato il significato di questo importante momento di condivisione e riflessione e ha sottolineato la bellezza di vedere una grande partecipazione giovanile.

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Redazione di Vercelli

Posted in Pagine di Fede
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Is 50, 4-7

Dal Libro del Profeta Isaia

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

Salmo 21

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Fil 2, 6-11

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi.

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Mc 14, 1- 15, 47

Dal Vangelo secondo San Marco

Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

                                                                                             (Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa)

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA A CURE DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO ‘MATER CARMELI’ DI BIELLA

DOMENICA DELLE PALME

Inizia il dono dell’Amore

(Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47)

Si avvicina la Pasqua, con la domenica delle Palme entriamo nella Settimana santa. Giorni di normalità di lavoro, di scuola, di impegni, ma giorni diversi per la loro intensità spirituale. Ogni nostra casa potrà diventare in questa domenica delle Palme la “nuova Gerusalemme”, la “piccola città” che accoglie il Maestro. Il ramo di olivo ce lo ricorderà.

Accogliamo nel cuore Gesù che con un puledro si presenta alle nostre porte, con Lui riascoltiamo il brano del Vangelo della sua Passione, ritroviamoci nei vari personaggi, perché la vita di ognuno di noi ha sfaccettature di bene e di mediocrità, ma con il Maestro accanto ci viene data dallo Spirito la capacità di non fermarci sui nostri errori, di non acutizzare le nostre negatività, imparando da Lui le parole che salvano e danno forza: perdono, misericordia, fiducia, speranza.

“Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fa buio totale su tutta la terra”. La morte di Gesù provoca anche nella natura un silenzio totale. In alcune situazioni della nostra vita ci troviamo in questo silenzio. Non perché Dio sia diventato muto. Non perché la potenza del suo amore sia stata sopraffatta dal nemico. Ma per una nuova nascita di Amore che sta avvenendo: tutta la creazione geme e soffre come nelle doglie di un parto.

Quando ci sembra privo di senso, quando le strade della vita sembrano precluderci orizzonti luminosi, ripetiamo – con Gesù il suo grido di scoraggiamento: “Perché ci hai abbandonato?”.  Lui ci comprende, non ci dirà che siamo “cattivi cristiani” per questo, ma sarà ancora una volta al nostro fianco per darci la mano e indicarci il volto del Padre.

Iniziamo la Settimana santa con la fiducia dei due discepoli che vengono mandati da Gesù nel villaggio per prendere il puledro sul quale lui dovrà salire per entrare in Gerusalemme.

I due discepoli si fidano. Il villaggio è “davanti” a loro. Quando il Signore manda bisogna guardare avanti, lì è la meta, lì troviamo realizzata la sua promessa. Bisogna “entrare” nel villaggio. Se cerchiamo la realizzazione della volontà di Dio non possiamo non comprometterci rimanendo ai margini della vita. I discepoli, forti della parola del Maestro, camminano verso il villaggio che hanno di fronte, entrano nel villaggio e trovano un puledro legato, fuori da una porta, sulla strada. La manifestazione della regalità di Gesù avviene grazie a questi discepoli che si fidano delle sue parole, vanno, trovano, slegano il puledro e lo portano a lui. Non si attardano a bussare alla porta, non si fermano a chiacchierare per la strada. Il mandato del Maestro è importante e la loro convinzione convince altri, i quali li lasciano fare.

Auguri pasquali da tutte noi! Fidiamoci anche noi come i due discepoli e collaboriamo con il Maestro, non ci sarà solo il momento buio del venerdì santo da affrontare, ma anche ,e soprattutto, quello luminoso dell’ incontro con il Risorto!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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