VercelliOggi
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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

At 10, 25-27. 34-35. 44-48

Dagli Atti degli Apostoli

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio.
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

Salmo 97

RIT: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

  RIT: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

  RIT: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

  RIT: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

1 Gv 4, 7-10

Dalla prima Lettera di San Giovanni Apostolo

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Gv 15, 9-17

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Potremmo forse definire questa la “domenica dell’Amore”: nei testi delle letture, infatti, leggiamo un “itinerario” che ha tracciato Gesù e che i discepoli devono proseguire.

Itinerario apparentemente semplice, che richiede tuttavia un lungo “allenamento”.

Tutte le letture “convergono” a “raccontarci l’Amore”.

La prima lettura tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, narra l’itinerario di Pietro a casa di Cornelio, letteralmente “un pagano”, ma “in ricerca” e Pietro con l’umiltà che deriva da quella “scuola di Amore”, nella quale ha vissuto, ma che ha sperimentato così difficile da attuare, prorompe con una constatazione che ancora oggi dovrebbe risuonare nelle nostre comunità: “Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”.

E lo Spirito Santo scende su questa famiglia.

Su tutti. Su tutti coloro che “ascoltavano la Parola”.

Ascoltare la Parola è “farsi appartenere” da Dio, è essere permeati di quell’Amore donato ed effuso.

Opera mirabile di Dio che viene ad “abitare” con l’uomo.

Dio non fa preferenze di persone”.

Dio “preferisce” le persone.

L’uomo preferisce le “preferenze”.

Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga”: Pietro da ebreo osservante conosce l’Antico Testamento e utilizza nelle sue parole le parole di Dt 10,17; Sp 6,7; Sir 35,5.

Dio non si fa “corrompere”, ama tutti, ama gli stranieri, ama chiunque lo cerca con cuore sincero, il suo Amore è per chiunque è “giusto”.

Egli ha creato il piccolo e il grande e provvede a tutti.

Il “privilegio” della Parola di Dio è di tutti.

Quanta fatica ancora oggi tra i cristiani per “comprendere” la “logica di Dio”: chiusi nella “logica” della “preferenza” facciamo fatica ad “uscire”, ad “accettare”, a “rendere disponibile la Parola”, quasi che trattenendola per sé diventi “efficace” ed “esclusiva”.

Il capitolo 10 del libro degli Atti, dal quale è tratto questo brano è il capitolo “missionario” di quella Chiesa primitiva e l’atteggiamento di Pietro, proprio nell’esordio del brano della lettura di oggi, ci fornisce l’importanza della “giusta missione”: Chiesa in “uscita”, missionaria, ma non per sé, non per i propri particolarismi, ma per Dio.

“Alzati” dice Pietro a Cornelio che si getta ai suoi piedi; il cristiano è un “annunciatore”, non va adorato, il cristiano è un uomo umile che sa di portare la Parola di Dio.

“Alzati” perché il cristiano è uno che cammina, che conduce, che “esce” per annunciare, non sé ma il Vangelo.

“Alzati” perché la lode a Dio viene fatta a lui, non ai piedi dell’uomo e lo Spirito effuso è garanzia di gioia, quella gioia che chiede di annunciare e di non trattenere per sé: ecco la vera missione del cristiano.

La “ricetta” è nella lettera di Giovanni  seconda lettura), scritto a carattere esortativo, di apparente semplicità, ma che racchiude l’autenticità della fede: senza l’Amore non vi è vera fede.

Facile amare?

Facile parlare di amore: tutti apparentemente docenti di amore. Una “materia” che piace, che si fa presto ad imparare, che è possibile a tutti, che “appartiene all’uomo”.

Ma di quale amore ci parla Giovanni?

“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.”

Tutto d’un fiato… leggere e rileggere e poi fermarsi e rileggere…

Ed ancora…

“Amiamoci gli uni gli altri perché l’amore è da Dio”.

“Chi non ama non ha conosciuto Dio”

Amiamoci… non amatevi

Amiamoci, ma dopo aver conosciuto Dio.

Amiamoci, dopo aver compreso quale Amore grande ci ha dato Dio: ha mandato il Figlio perché conoscessimo l’amore, perché imparassimo ad amare, perché avessimo la vita per mezzo di Lui, perché avessimo la redenzione…

Amiamoci … non in modo “generico”, ma singolarmente, uno per uno.

Ecco l’amore.

E noi “pallido” riflesso di quell’amore abbiamo la presunzione di “saper amare”, di amare “come vogliamo noi” e non come “Lui ci ha amato”.

“Dio è Amore”.

Come spiegare questa mirabile verità?

Lui ama l’uomo, ama per primo, non ama perché amato, ama gratuitamente, ama di quell’Amore unico e noi presuntuosi “amanti”, quando comprenderemo la “logica dell’Amore”?

L’Amore di Dio “previene” l’amore dell’uomo, non è un “ricambio” di amore, è Amore gratuito e totale, Amore che è dono dell’ “Unigenito” (del Figlio amatissimo eppure donato).

“Unigenito” che porta al Padre, fonte dell’Amore.

Amore di un Padre che non si “nasconde”, che non è “lontano”, ma che ha voluto e vuole “raccontarci” il suo Amore.

Dio ha amato “per primo”, proprio perché noi conoscessimo l’Amore (versetto 10).

L’Incarnazione è il segno concreto, vivo e presente dell’Amore di Dio. Amore in un “piano di salvezza” per l’uomo e il mondo.

Per tutti gli uomini.

“Come ama Dio”.

“Come ci ama Dio”, non ama nessun altro.

Come ci ama Dio, non quanto ama Dio.

Il Vangelo, tratto dal testo di Giovanni è una pagina di Amore.

“Come… così anche io…”

Gesù usa bene le parole.

Non una in più non una in meno.

“Come…” kathos.

Allo stesso modo. Un Amore smisurato donato al mondo ed un amore “trasmesso” con la vita per il mondo.

Come quell’ Amore di Padre così l’Amore del Figlio.

Un amore non “a tempo”, a “singhiozzo”, solo se mi “sei simpatico”, solo se “mi conviene”.

Un Amore nel tempo, per il tempo, per l’eternità.

Una relazione continua e costante, un “disegno” d’Amore.

“Rimanete nel mio Amore”

“Rimanere”, stare con Dio, la fede è il rimanere, non per “trattenere” o per “vivere staticamente”, ma per essere uniti in una comunione di volontà e di azione.

“Rimaniamo” nella “fonte dell’Amore”, con quel “Kathos”, quel “modello” di Amore: Cristo.

Vero uomo e Vero Dio, Vero Amore, vera “Fonte dell’Amore”.

“Rimaniamo” nell’Amore perché siamo “già” nel suo Amore.

Ricordo,  di una canzone di  qualche anno fa,  una frase che mi aveva colpito: “non esistono leggi in amore… chi meno ama è il più forte si sa”.

Il Vangelo dice una cosa diversa: l’Amore “forte” è quello che non ha fine, che non ha confini.

La legge dell’Amore è la “legge di Dio”, non scolpita nella pietra, ma nel cuore.

Non è il “più forte” chi non ama, semplicemente: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” 1Gv 4,8.

Dio è amore

Un solo “comandamento”.

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.” (Versetto 13).

No, Gesù non ci chiede la vita né il martirio, Gesù è Fonte della Vita (“Io sono la Via, la Verità, La Vita”).

Io sono l’Amore.

Gesù ha “deposto” il suo Amore per noi (Vangelo di Giovanni), per tutti noi, non solo per i suoi “amici”, per tutti. E il Suo Amore continuerà a manifestarsi nella storia di ogni uomo, per ogni ogni uomo, per tutti gli uomini.

“Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.”

Siamo “chiamati” all’Amore.

Siamo “chiamati” ad amarci, a rispondere all’Amore gratuito per i fratelli.

Siamo chiamati a “rimanere” nel suo Amore per imparare ad amare, per sperimentare la “gioia” piena.

La gioia della fede.

La gioia della pace e della libertà.

La gioia della vita.

La gioia dell’Amore.

Perché il Dio-Amore:

“Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.” (Salmo 97)

Dio chiede a noi una “risposta” concreta e totale: non ci dice “Amatemi”, ci dice “Amatevi”.

Sa perfettamente Dio quale “fatica” l’uomo fa nell’amare l’uomo.

E questo ci chiede: “Rimanere nel suo Amore e Amarci”, con quella forza che viene dallo Spirito.

L’amore non è storia, non è favola, è realtà che si deve riprodurre ogni giorno.

“Amatevi” perché ogni giorno Cristo risorto è presente con il suo Amore.

Diamo voce al suo Amore.

Riempiamo la nostra vita d’amore, perché solo amando conosceremo il significato vero di quell’Amore e sapremo allora “amare come ama Dio”.

Posted in Pagine di Fede

Non è ancora possibile valutare la gravità delle lesioni riportate dal conducente dell’utilitaria Ford di colore azzurro che si vede nell’illustrazione, protagonista di un sinistro stradale insolito, la cui dinamica è al vaglio della Polizia Locale di Vercelli, giunta tempestivamente sul posto, in città, via Valter Manzone, all’altezza del Civico 90, insieme ai Vigili del Fuoco ed al servizio 118.

 

Come detto, la dinamica del sinistro è ancora tutta da accertare: c’è solo l’evidenza di un’uscita autonoma dalla carreggiata, che ha portato l’auto a terminare la propria corsa contro il muro di cinta di una villetta.

I Sanitari stanno procedendo al trasferimento di una persona di età matura, occupante il veicolo incidentato.

Posted in Cronaca

At 9, 26-31

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

Salmo 21

RIT: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

  RIT: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

  RIT: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

  RIT: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».

  RIT: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

1 Gv 3, 18-24

Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Gv 15, 1-8

Dal Vangelo secondo San Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Saulo “andava e veniva in Gerusalemme, predicando …La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa…” (prima lettura)

San Giovanni nella sua lettera ci dice: “Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità…Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri” (seconda lettura).
Poche frasi bastano a riassumere la vita delle prime comunità cristiane: la comunità missionaria, che vive l’amore vicendevole e verso il prossimo e che riconosce di credere nel nome di Gesù.
“Andava e veniva” come quei discepoli che sono tornati da Emmaus, anche Saulo “corre” con anelito missionario e porta la “pace”.

La pace che gli apostoli hanno conosciuto in quel cenacolo e che ora portano come discepoli al mondo, la pace di cui ha bisogno il mondo, la pace che “viene dal Signore”, non come quella che dà il mondo.
Quella pace fatta di carità e amore, nel nome del Signore.
Amare, agire, pensare, vivere… come Cristo…
Il “modello” è “ unico”.
Saulo “corre” perché ha il “giusto modello”: “non son più io che vivo , ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)

“Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto” (Vangelo).

“In me”, non serve altro: il modello è Cristo.
In un paese di agricoltura e pastorizia, come la Palestina al tempo di Gesù, quale migliore immagine se non quella agreste della coltivazione di quella pianta che porta “frutto”, che regala quella “bevanda inebriante”.
La vigna è segno di ricchezza, si tratta di uno degli impianti produttivi più redditizi del Medio Oriente, e l’ immagine è perfetta…
Non più Israele ma Gesù ci dice: “Io sono…”.
Immagine dell’ Antico Testamento che diventa “nuova”.

Vite che ha bisogno di un agricoltore “sapiente”, che sa “il fatto suo” in materia di potatura e coltivazione, che ha cura per la sua vite, il Figlio ed i suoi “tralci”.
Quei “tralci” che se non potati, non danno frutto, che producono foglie, che “fanno piangere la vite” (ogni agricoltore e viticultore esperto sa, che quando la vite viene potata “piange”; il “pianto” di quel “ritorno alla vita”).

Il “pianto” della rinascita.

Linfa che “cicatrizza” la ferita e la fa “germogliare”: vita nuova.
Potature continue nella vita della vite, come nell’ esistenza dell’ uomo.
“Io sono la vite vera”: Gesù conferma il suo essere Figlio di Dio, e se lui è la vite e gli uomini i tralci, se restano uniti alla vite portano frutto buono, perché la vite è “buona”.
Quante volte si apprezza il “vino buono”, ma anche la sua produzione, frutto del lavoro sapiente, della potatura, della raccolta a tempo debito, della pigiatura, dell’ invecchiamento nelle botti giuste…
Il buon vino… dai buoni frutti …
Il “modello” taglia unica ma universale, quella che “va bene a tutti”, non perché si “adatta” ma perché è “per tutti”: modello che in libertà, fede, speranza e carità rende “vera” la vita di ogni uomo.
“Io sono la vite”: Gesù traccia il cammino della comunità cristiana.
Il contadino ha cura della sua vigna, ne traccia i contorni, mette tutto l’ amore possibile, controlla parassiti e malattie, pota e toglie i rami secchi, la circonda di siepi e torri …
Il contadino che zappa, che smuove la terra, che la concima, che la irrora, che la “osserva” e la “protegge”…
Il contadino che non “demanda”, che si “ occupa” personalmente della vigna …
Il Dio che cura, che ha a cuore … un Dio ha così a cuore la sua vigna perché produca succhi gustosi, grappoli ubertosi.
I tralci… devo essere uniti alla vite…
I tralci… dallo stesso ceppo… della stessa sostanza, con lo scorrere della linfa vitale…
I tralci …potature per “staccare il vecchio” e far “fioriere il nuovo”…
I tralci… la comunione tra piè di vite e foglie…
I tralci… in ogni piccolo pampino, in ogni piccolo acino, in ogni piccola foglia… esistenze “ricche” perché piene di quell’ Amore che vivifica, che fa produrre, che è in grado di far fruttificare ogni esistenza…

“ Rimanete in me”…
La vita cristiana è rimanere uniti a Cristo.
L’ evangelista Giovanni usa in modo sapiente il termine “rimanere”, il verbo greco che sottolinea il perdurare del rapporto tra Padre e Figlio e del cristiano con Gesù.
Rimanere in Cristo e’ vita piena e duratura, e’ rapporto di “ comunione”.
“Rimanere” in Cristo per nutrici della sua Parola e del suo corpo per “produrre frutto”.
“Rimanere”: se siamo “tagliati” possiamo essere  anche meravigliosi, come quei fiori recisi, che però dopo qualche giorno, sfioriscono…
“Rimanere” per “dimorare” per far “stare” Gesù con noi… come quella richiesta a Zaccheo: “devo fermarmi a casa tua” per dimorare con te.
“Rimanete in me” per “portare frutto” e portare frutto è arricchirsi di quella vita di Cristo che si riempie di “pienezza” di felicità , non dei bisogni di questo mondo, ma del “desiderio” di Dio.

Posted in Pagine di Fede

Grande successo per il concerto di Angelo Branduardi alla Basilica di Sant’Andrea a Vercelli.

Il cantautore ha incantato il numeroso pubblico, presente sabato 20 aprile.

L’evento rientra nel programma di “Vercellae Hospitalis”.

Sonorità uniche che hanno visto Branduardi accompagnato dal polistrumentista Fabio Valdemar.

Gli spettatori sono stati trasportati in un viaggio tra le melodie dei secoli.

Il maestro ha dato ampio spazio ai canti medievali ma anche ai successi dei giorni nostri.

Una serata di classe in un contesto suggestivo.

La fotogallery è a firma Gian Franco Gozzi.

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Redazione di Vercelli

Posted in Cultura e Spettacolo
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

At 4, 8-12

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Salmo117

RIT: La pietra scartata dai costruttori ora è pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

  RIT: La pietra scartata dai costruttori ora è pietra d’angolo.

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

  RIT: La pietra scartata dai costruttori ora è pietra d’angolo.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.

1 Gv 3,1-2

Dalla prima lettera di San Giovanni

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Gv 10, 11-18

Dal Vangelo secondo San Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

“In nessun altro c’è salvezza” (prima lettura): semplice, chiaro, comprensibile a tutti.

Pietro è “colmo di Spirito Santo” e con le parole “umane” del pescatore esperto ed abituato alla schiettezza lo afferma.

Gesù è al centro del piano salvifico di Dio per l’umanità di tutti i tempi e di tutti i luoghi, la sua morte e risurrezione è nel progetto divino di salvezza per l’uomo: Cristo è il Salvatore universale, è l’unico Salvatore, per ogni uomo.

Quella “pietra che i costruttori hanno scartato, la quale però è diventata testata d’angolo” (versetto 11).

Pietro conosce, da buon ebreo, i salmi (Sal 117, 22) quella “pietra scartata” diventata il “fondamento” di tutto l’edificio. Salmo che Pietro aveva cantato nella notte di Pasqua, quella “pietra” scelta per dimorare tra il suo popolo.

Pasqua giorno di gioia per la ritrovata libertà.

Pietro aveva cantato il salmo proprio in quella “cena” con Gesù.

La “pietra”, “segno di contraddizione, perché siano svelati i segreti di molti cuori” (Lc 2,34): Gesù è salvezza.

Quel “disegno” della storia, da accogliere con piena libertà, o “scartare”.

E Giovanni (seconda lettura), ci invita alla meraviglia, allo stupore: un Amore che ci fa Figli, che ci fa chiamare Dio Padre: quel Padre di Gesù è anche nostro Padre.

“Padre mio e Padre vostro”. Lo aveva chiamato Abbà (papino), con l’affetto e la tenerezza del figlio, ed anche noi lo possiamo chiamare Abbà.

Gesù è “salito”, lo aveva detto a Maria “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre mio” (Gv 20,17). Vita di Dio comunicata: Abbiamo un Padre nei cieli, il Padre di Gesù.

La “comunione” di Padre e Figlio, l’Amore tra Padre e Figlio e per l’uomo e “lo vedremo”: al suo cospetto, “capiremo”, in comunione.

Dio rivelato e manifestato in Cristo e noi lo “vedremo” e comprenderemo il suo Volto di Padre.

Legame profondo tra Figlio e Padre: “Dio nessuno lo ha visto, il Figlio unigenito Lui lo ha narrato” (Prologo di Giovanni).

Padre… Abbà (in aramaico la lingua parlata da Gesù).

Babbo, la fiducia totale del figlio.

Il legame di Gesù è il legame dell’uomo con il Padre.

Il Padre amorevole, il Padre che manda, il Padre che “guarda”, il Padre che non abbandona…

L’ “Io Sono” Bontà e Verità con il volto paterno, con il volto amorevole.

“Io Sono…”

E Gesù presenta Dio e presenta se stesso: “Io sono il buon pastore…” (Vangelo).

A volte, in montagna, ci capita di vedere qualche gregge in transumanza o al pascolo e l’occhio cade sul “pastore”, che vigila, che osserva, che a volte sta dietro e “spinge”, a volte “in mezzo”.

Il popolo di Israele aveva una “tradizione” nomade, di pastorizia, prima dello stanziamento nella “terra dove scorre latte e miele”.

Gesù conosceva usi e costumi dei pastori in Palestina, ed è per questo che l’immagine è ancora più “realistica” e “concreta”.

I pastori, camminavano davanti al gregge, i pastori conoscevano ogni pecora e spesso le attribuivano un nome e le pecore riconoscevano la voce del pastore e si “fidavano” della loro guida.

La notte le conducevano in appositi recinti circondati da alte mura con rovi, per ripararle da predatori e ladri e “vegliavano le veglie”.

Poteva capitare che un predatore o un ladro arrivasse al recinto, ma il “vero” pastore, il pastore buono, a differenza del mercenario, lottava per difendere e preservare ogni pecora, il mercenario teneva più alla sua vita che quella del gregge a lui affidato.

Gesù conosceva bene le scritture.

Nel mondo antico biblico e nella cultura babilonese ed assira, il pastore era colui che “aveva responsabilità” di altri.

Dio, nell’Antico Testamento, è il “pastore”, che guida, Colui che “fece uscire il suo popolo dall’Egitto”, verso la libertà (Es3) e Dio, pastore, cammina davanti alle pecore (Dt 1,30; Sal 68, 8; Mi 2,13), guida, protegge, difende, sceglie i pascoli migliori…

Un’immagine di tenerezza e di fiducia.

L’evangelista Giovanni ci presenta Gesù come il pastore che protegge e difende dai lupi.

Il pastore che “conosce” tutte le sue pecore.

“Io sono”: la presentazione di Dio.

Il Dio – pastore.

Sono il “pastore buono”, sono colui che è disposto a de-porre (letteralmente) la propria vita per il suo gregge.

Per il buon pastore la vita delle pecore è più importante della sua stessa vita.

Meraviglioso Gesù, che de-pone la sua vita, che ci insegna la tenerezza, perché il pastore buono è colui che conosce le sue pecore, che si preoccupa per loro, che sa chiamarle una ad una e che è disposto a rischiare di perdere l’intero gregge, piuttosto che una sola di esse si smarrisca.

Gesù che deporrà la sua vita per gli amici (Gv 15,12).

Non “trattiene per sé l’amore”, ma ne fa dono.

Dono libero e volontario.

Cura e cuore.

Pastore che conosce, che custodisce, che chiama, che accompagna, che guida, che trova pascoli…

Il pastore buono non si limita a vigilare, proteggere, curare, nutrire… il pastore buono è “portatore di vita” per le pecore.

Il pastore che “dà la propria vita per le pecore”.

Il pastore che “espone” la sua vita per le pecore.

SI “espone” per le pecore, con coraggio, affrontando i predatori, le insidie, le difende… con amore. La logica dell’amore.

Dono di libertà per amore.

“Dono di vita”.

“Dono la vita”

“Io sono il pastore”, non “un pastore”: il Pastore.

Io sono… il pastore bello e buono (Kalos): il “datore della vita”. Una vita “donata”, non solo “sacrificata”, una “vita piena”, una “vita nuova”.

“Dono la vita” all’uomo.

“Dono di vita per l’uomo”.

La vita donata, data in dono perché diventi dono.

Dono di vita, dono d’amore.

Il pastore “in comunione” con le pecore e con il Padre suo: “conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” reciprocità e conoscenza: devo “conoscere”, ma devo “farmi conoscere”, affinché esse “conoscano”; cura “pastorale” come il Padre con il Figlio.

Pastore che dona vita per dare vita, per non perdere nessuno, passione per la vita, di ogni pecora, di ogni singola pecora di ogni recinto, perché la “relazione” è quella amorevole del legame familiare, la di-sponibilità, l’”esposizione” della vita per amore.

Perché solo chi de-pone la vita la può ri-accogliere.

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Sono al vaglio della Polizia Locale di Vercelli, intervenuta oggi 17 aprile nel tardo pomeriggio, le cause del sinistro stradale verificatosi in Via Veterani dello Sport (Zona Eurospin) a Vercelli.

Due vetture sono entrate in collisioni e, fortunatamente, l’unica persona rimasta lievemente ferita è stata ricoverata in condizioni che, da prima sommarie informazioni, sono state giudicati non preoccupanti.

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At 3, 13-15. 17-19

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro disse al popolo: «Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni.
Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati».

Salmo 4

RIT: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia!
Nell’angoscia mi hai dato sollievo;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

RIT: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele;
il Signore mi ascolta quando lo invoco.

RIT: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?».

RIT: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare.

RIT: Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.

1 Gv 2, 1-5

Dalla Prima Lettera di San Giovanni Apostolo

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.

Lc 24, 35-48

Dal Vangelo secondo San Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

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UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

“In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!””

Un Vangelo di passi, in cammino, da Gerusalemme a Emmaus e ancora da Emmaus a Gerusalemme in ritorno. Se ne erano andati sfiduciati e tristi, ed ora sono tornati, di corsa, lo hanno riconosciuto, non potevano sbagliare… lo “spezzare il pane”… era Gesù.

Il cuore arde, le gambe corrono, la voce è ferma, racconta, tutto, nulla può essere tralasciato… di corsa, di ritorno a Gerusalemme, altri passi, altro racconto.

E Gesù usa una parola sola per il saluto: “Pace a voi”.

Smarrimento, paura, dubbio, turbamento… (l’espressione “fantasma” ricorre spesso nei Vangeli per indicare soprattutto una visione distorta, un miraggio) ma quella pace rassicura, mostra loro le mani, il costato… i segni della croce… ma nel suo corpo glorioso.

Sono proprio io”, meglio la traduzione dal greco: “Sono io Lui”.

Espressione mirabile: “Sono io Lui” – “Io lo sono”.

egó eimi, “Io sono!”, come il nome che Dio rivelato a Mosè al Sinai: “Io sono colui che sono!” (Esodo 3,14).

“Sono Io Lui”.

Sono il Risorto.

La “pienezza” della promessa.

Eppure lo conoscevano bene, erano stati con lui, per qualche anno, avevano camminato, cenato, ascoltato, accompagnato… eppure non lo riconoscono…

Cuori fragili … che necessitano di quella Pace, di quella “rassicurazione”, di quella “visione”. E Gesù mangia ancora a tavola con loro.

E Gesù sta “in mezzo a loro”. In mezzo. Continua a stupirmi questa delicatezza di Gesù, questa umiltà, questa sapiente pazienza del maestro educatore: “in mezzo”, ancora una volta non sta solo “con”, sta “in mezzo”, “tra” loro, come in quella cena di qualche giorno prima…

Bella l’immagine di questo Gesù “affamato”, un’altra cena, un banchetto, pane e vino… anche pesce…

Gesù mangia, è vivo, siede con loro, al banchetto…

Un “Dio quotidiano”.

Un Dio che ha un “volto umano”, attento, rassicurante, paziente…

Gesù con l’uomo.

“In mezzo”: sono gli incontri che “cambiano. Aveva già detto tutto Gesù… ora basta la frase: “Pace a voi!”. Una frase che è sguardo, che è relazione, che è messaggio che fa “ardere il cuore”, con le parole più semplici e più profonde, quelle di cui quelle persone hanno bisogno.

“Pace a voi”

E a poco a poco dal timore al cuore. Senza timori nè turbamenti.

“Pace a voi”.

Una “pace” nuova, non come la dà il mondo: una pace vera, fatta di carne, non “immaginata”, non “fantasiosa”, una pace… “un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. Come conosce bene gli uomini Gesù, sa che si possono ingannare, si fanno ingannare, sa che sono timorosi e paurosi… ma Lui è vivo.

Gesù è vivo, le sue ferite lo dimostrano… carne e sangue. Vita.

Vivo per amore.

Vivo per amare.

Vivo e chiede “testimoni”, qui l’evangelista Luca usa la parola “martures”, nel senso greco di “servitori attivi”.  Sono “affidabili” i martures perché hanno conosciuto Gesù, ne hanno sperimentato l’Amore e conoscono l’Annuncio, il Kerygma.

“Avete ucciso l’autore della vita ma Dio l’ha risuscitato dai morti e noi ne siamo testimoni” (prima lettura): dice Pietro, ed è pieno di vigore, desidera “parlare”, “raccontare”, “testimoniare”, non per essere protagonista, ma per non lasciare “nessuno escluso”.

Pietro è “forte”, come si addice ad un “uomo di mare”, ma è “delicato”, come si addice a chi ha incontrato la misericordia, e ricorda: “ora convertitevi e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati”.

La conversione, dice Pietro, è importante così come la speranza nella misericordia.

Pietro è “testimone”, autentico, come Gesù aveva chiesto: testimone della Risurrezione, testimone della Misericordia.

E la tenebra avrà il volto della luce: se qualcuno ha peccato ricordi che “abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo il giusto”. (seconda lettura).

Il “Paraclito”, nel linguaggio giuridico del tempo, l’avvocato, colui che “consolava” coloro che erano in carcere.

Gesù si è “fatto conoscere”, ha manifestato il suo Amore.

Il “Sono Io” che ha saputo “andare oltre”: l’Amore di Dio perfetto, che ci chiede di “comprendere le Scritture”, comprendere il Mistero Pasquale.

Osservare la sua Parola per comprendere il suo Amore.

 

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Il piccolo centro di Cervatto e la Valsesia tutta sono sgomenti per la tragica scomparsa di Marco Albertetti, 52 anni, residente in paese (alla Frazione Cadvilli), di professione muratore, deceduto stamane in seguito all’incidente stradale di cui si è data notizia in altra parte del giornale.

L’uomo, di prima mattina, si era recato regolarmente al lavoro, alla guida del suo Ford Ranger bianco, ma i colleghi, non vedendolo arrivare all’ora di prendere servizio, si sono subito allarmati.

In tarda mattinata, poco dopo le 12, il relitto del pick up veniva rinvenuto in fondo ad una scarpata, alla periferia del paese.

I soccorsi subito sopraggiunti, che hanno visto cooperare con immediatezza il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, i Vigili del Fuoco, il Servizio 118 ed i Carabinieri, hanno rinvenuto, all’interno del mezzo, il corpo senza vita del povero Albertetti.

La salma è poi stata traslata all’obitorio di Borgosesia per l’esame necroscopico; sui fatti la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli ha aperto un fascicolo.

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Aggiornamento ore 19 –

Sospiro di sollievo per la giovane investita da un’ auto  stamane, 8 aprile, in Corso Abbiate a Vercelli.

 

La 27enne non ha riportato lesioni giudicate preoccupanti dai Sanitari dell’Ospedale Sant’Andrea dove era stata precauzionalmente ricoverata.

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(ore 10,23) – La cronaca di oggi, 8 aprile, si apre con la notizia del sinistro di cui è rimasta vittima una Signora che stava transitando sulle strisce pedonali in Corso Abbiate, a pochi metri dall’incrocio con Via Trino a Vercelli.

L’auto che si vede nell’illustrazione l’ha investita e non è ancora possibile rendere informazioni, sia pure sommarie, sulle condizioni della malcapitata.

Sul posto è immediatamente giunta la Polizia Locale di Vercelli che ha prestato i primi soccorsi, provvedendo altresì a deviare il traffico in altre direzioni, procedendo anche ai primi rilievi.

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E’ al vaglio della Polizia Locale del Comune di Vercelli, che sta procedendo e della Polizia di Stato, accertare la dinamica del sinistro e le responsabilità: fortunatamente non si sono registrati danni alle persone.

 

Alle auto, come si vede dalle illustrazioni, invece i danni sono stati rilevanti.

Una delle tre auto è sopraggiunta in Via Ariosto a Vercelli, attorno alle 18 di oggi, 7 aprile, urtando con violenza le altre due mentre erano regolarmente parcheggiata a bordo strada.

Come detto, solo danni materiali

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