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Gn 2, 18-24
Dal libro della Genesi.
Il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”.
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse:
“Questa volta
è osso dalle mie ossa,
carne dalla mia carne.
La si chiamerà donna,
perché dall’uomo è stata tolta”.
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.
Sal.127
RIT: Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.
RIT: Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.
RIT: Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.
Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
RIT: Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele!
RIT: Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.
Eb 2, 9-11
Dalla lettera agli Ebrei.
Fratelli, quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Conveniva infatti che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.
Mc 10, 2-16
Dal Vangelo secondo San Marco
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla”.
Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”.
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio”.
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA
Il sogno di Dio
(Gen 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16)
Mentre la folla è vicina a Gesù per ascoltarlo, i farisei si avvicinano a lui per metterlo alla prova e gettare in discredito la sua predicazione così vincente.
Questi farisei hanno preparato per Gesù un quesito riguardo la liceità del ripudio dell’uomo verso la donna.
Alla domanda maliziosa Gesù non risponde, ma rimanda a Mosè, girando l’interrogativo ai suoi interlocutori.
Mosè ha permesso il ripudio dell’uomo verso la donna; rispondono prontamente i farisei, non accennando minimamente alla possibilità di ripudio da parte della donna, segno di una mentalità fortemente maschilista e segno anche di un forte limite dell’amore impedito dalla durezza del cuore.
Questa norma data da Mosè non rispecchia la volontà originaria del Padre, dice Gesù, collegandosi al primo libro della Torah.
All’inizio della creazione il sogno di Dio era la chiamata all’amore indissolubile dell’uomo e della donna che unendosi diventano una cosa sola, non sono più due ma una nuova realtà.
Quando all’orizzonte dell’uomo solitario apparve la donna, l’uomo si esprime in un grido di gioia:
“Questa sì, è vita della mia vita”.
Il disegno di Dio è volto a tirar fuori il meglio che c’è nell’uomo e nella donna.
Egli desidera far sentire il suo amore per ciascuno di loro, affinché loro stessi riproducano reciprocamente quell’eterno amore di cui sono oggetto.
Dio lì creò maschio e femmina, diversi ma complementari, con gli stessi diritti e gli stessi doveri.
Gesù tornando al progetto del Creatore nega all’uomo il diritto di ripudiare la moglie e togliendo il privilegio del marito nei confronti della moglie chiede la giusta uguaglianza tra i due. La donna non è un possesso dell’uomo, qualcosa su cui esercitare il proprio potere.
Gesù richiama alla relazione della coppia secondo l’amore di Dio, che non si ritira, non spadroneggia, non cambia idea. Il rapporto tra i due non è di possesso, ma di dono reciproco, in questa comunione d’amore uno diventa dell’altro nell’unico Amore che è la Trinità.
Ogni legame, quando è vero, è indissolubile. Un’amicizia, quando è vera, è indissolubile. Se Mosè finisce coll’arrendersi di fronte alla durezza del cuore, Dio con la redenzione, spezzando il giogo della menzogna, porta con se qualcosa che Mosè non poteva fare.
Gesù, morendo sulla Croce, ha dato inizio alla capacità di amare sino in fondo, fino alla morte, accettando i limiti dell’altro.
Egli ci dona il suo Spirito, lo Spirito Santo, la sua forza, il suo Amore, la Vita divina, che ci fa vivere la nostra verità: fatti per l’amore, per amare ed essere amati nella fedeltà.
Il racconto evangelico prosegue presentando un incontro di Gesù con i bambini.
Di fronte all’atteggiamento insofferente e ostile dei discepoli, che allontano i bambini forse considerandoli solo un fastidio e una perdita di tempo, Gesù si dispiace ed innalza i piccoli a modello di accoglienza del regno di Dio, che è preparato per chi diventa come loro.
Le Sorelle Carmelitane
Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza
Nm 11, 25-29
Dal libro dei Numeri.
In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: “Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento”. Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: “Mosè, mio signore, impediscili!”. Ma Mosè gli disse: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”.
Sal.18
RIT: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
RIT: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
RIT: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.
RIT: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.
RIT: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
Gc 5, 1-6
Dalla lettera di san Giacomo apostolo.
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.
Mc 9,38-43.45.47-48
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva”. Ma Gesù disse: “Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue”.
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UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA
È meglio per te entrare nella vita
(Num 11,25-29; Sal 18; Giac 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48)
“Abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome, e volevamo impedirglielo perché non ci seguiva”.
Così riferisce a Gesù Giovanni, portavoce dei discepoli.
La potenza del nome di Gesù scaccia i demòni.
Il nome nella Bibbia indica la persona, chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato, leggiamo in Atti 2,21.
La preghiera del nome di Gesù, risale ai Padri del Deserto, alle origini del cristianesimo e agli stessi apostoli che nel nome di Gesù compivano miracoli: Pietro in At 3,6ss a un fratello che chiede il suo aiuto offre la sola ricchezza che possiede: “nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!”.
Il nome di Gesù è la sola ricchezza che Pietro vuol dare ai fratelli che incontra.
In questo vangelo i discepoli assistono a un miracolo fatto nel nome di Gesù e cercano di impedirlo perché chi lo compie non è dei loro.
Allarmati vanno a riferirlo al Maestro che li rasserena dando loro un buon criterio di discernimento: “Chi non è contro di noi è per noi”.
Le parole di Gesù, come dice papa Francesco, svelano una tentazione e offrono un’esortazione.
La tentazione è quella della chiusura.
I discepoli vorrebbero impedire un’opera di bene solo perché chi l’ha compiuta non apparteneva al loro gruppo.
Pensano di avere “l’esclusiva su Gesù” e così finiscono per sentirsi prediletti considerando gli altri come estranei, fino a diventare ostili nei loro confronti.
Non si può imprigionare la libertà dello Spirito, che soffia sempre come e dove vuole.
Non siamo noi i padroni della salvezza, dono gratuito di Dio, a noi è chiesto di testimoniare Cristo e collaborare affinché con la parola e le opere, Egli possa essere incontrato e conosciuto.
L’amore di Cristo anche quando non è compreso, può essere comunque accolto e vissuto e dare frutti di bene e di pace; anche un piccolo gesto fatto per amore, avrà effetti di bene per la persona che lo compie e per chi ne benefica.
Dunque rallegriamoci e aiutiamo chiunque compie il bene; il nostro desiderio più profondo dovrebbe essere quello di Mosè, come è scritto nella prima lettura: “Fossero tutti profeti nel popolo di Dio e volesse il Signore dare loro il suo Spirito!”.
Gesù poi continua invitando (l’esortazione) a spostare lo sguardo su noi stessi.
Se c’è un impedimento da porre è verso quanto in noi è di ostacolo all’azione dello Spirito Santo, quello che in noi può essere di scandalo alla fede dei fratelli più piccoli.
Mentre Gesù si mostra molto aperto a chiunque nel suo nome vive allontanando il male, ha invece parole decisamente severe e ammonitrici verso chiunque non ha il coraggio di tagliare con tutto ciò che impedisce di entrare nella vita finendo così di precipitare nella Geenna, una sorta di grande discarica che fuori da Gerusalemme bruciava ininterrottamente la spazzatura della città.
Sia su di noi il tuo nome, o Signore, e per la tua misericordia entreremo nella vita!
Le Sorelle Carmelitane
Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza
Sap 2, 12.17-20
Dal libro della Sapienza.
Dissero gli empi: “Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Vediamo se le sue parole sono vere, consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti, per conoscere la sua mitezza e saggiare il suo spirito di sopportazione. Condanniamolo a una morte infamante, perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà”.
Sal.53
RIT: Il Signore sostiene la mia vita.
Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
RIT: Il Signore sostiene la mia vita.
Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.
RIT: Il Signore sostiene la mia vita.
Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.
RIT: Il Signore sostiene la mia vita.
Gc 3,16 – 4,3
Dalla lettera di san Giacomo apostolo.
Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.
Mc 9, 30-37
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
***
UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
Un messaggio di fiducia e di speranza, proviene dal libro della Sapienza (prima lettura).
Il “giusto” (quello del quale ci aveva parlato il profeta Isaia) non sarà abbandonato.
“Il giusto è incomodo”, “tendiamo insidie” (a lui).
L’uomo non cambia: vuole “mettere alla prova”, “verificare”, “provare”, “sperimentare”, non solo il “giusto”, ma l’opera di Dio.
“Il soccorso gli verrà”, “secondo le sue parole”.
Ma non solo le “sue parole”, sono le “Parole di Dio”.
E il giusto sa che le parole di Dio sono Verità: “per la potenza rendimi giustizia” (salmo).
Il Dio della giustizia, “a fianco” dei giusti.
“Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.”
Grido fiducioso del giusto e il salmista “guarda dall’alto i nemici”, perché Dio è grande, potente, fedele, buono, misericordioso.
Il giusto è, nei salmi, oggetto dell’azione di Dio, azione a favore degli oppressi, atto di giustizia di Dio verso l’uomo, atto di fedeltà alle promesse di salvezza.
“Buono e giusto è il Signore… grande nell’amore, misericordioso”.
E Gesù lo sa perfettamente: buono e paziente è il Signore verso l’uomo; uomo che spesso è preoccupato del “giudizio” degli uomini più che di quello di Dio, l’uomo che ancora “teme” perché non confida nella bontà misericordiosa di Dio.
E torna a camminare, Gesù, attraverso la Galilea, dopo le “interrogazioni”, spiegazioni, parole, passi, cammini…
Adesso quasi si sentono loro, gli apostoli, desiderosi di “interrogare” Gesù.
Avranno capito?
La morte?
Un mistero.
La risurrezione?
Parola complicata.
Messia sofferente?
Meglio non sapere…
Hanno timore di interrogare Gesù… cose “incomprensibili”.
Il “timore” di non aver compreso o di non voler comprendere.
Discutono, parlano… no, non delle “cose” difficili che ha insegnato il Maestro.
Certo lo avevano “seguito”, Lui davanti, loro dietro, pieni di interesse, attenti, partecipi… eppure…
I discorsi sulla via.
“Chi è il più grande”.
Ma come…?!
Gesù parla di morte, di dolore e loro parlano di “privilegi”?
Tutti “rimandati a settembre”: giudizio sospeso.
Gesù sarà “consegnato” (ai capi del popolo, a Pilato, ai soldati…).
Consegnato si “consegnerà” per amore e questo, forse, nella logica umana, è difficile da accettare.
Una “consegna” all’uomo, accettata dal Figlio per amore.
Ma Gesù ancora ha pazienza.
Con calma, in casa, quando sono “attenti”, spiega, le parole diventano grandi.
Si siede e li fa sedere. Gesù sa che per ascoltare e comprendere si deve “stare comodi”, per “ascoltare” e “scegliere”, occorre ponderare, essere consapevoli delle parole.
Avrebbe potuto intervenire in strada, camminando, ed invece aspetta, lascia discutere, lascia supporre, lascia fare ipotesi.
In casa è il “tempo” dell’ascolto.
Ed allora chiede, parla, spiega.
Gesù si “ferma” sul “primeggiare”.
Non “primo”, ma “servo”, non un “servo” qualsiasi, fedele e devoto al suo “padrone”.
“Servo di tutti”.
“Servo” per tutti, con umiltà e dignità, in silenzio… “come ha fatto il maestro”.
Capiranno, comprenderanno…
“Servo”.
Sofferente ma glorioso.
“Servo”, ma ancora di più “bambino”.
Gesù sa che hanno bisogno di “immagini” per capire e con pazienza usa un “gesto”.
Un bambino tra loro.
“Bambino”, disponibile a farsi guidare, ad imparare, ad ascoltare,
“Bambino” abbandonato nelle braccia di un Padre amorevole, di una Madre affettuosa.
A colloquio con i discepoli, Gesù, lascia le parole per i cristiani di tutti i tempi: andare alla sequela, abbracciare, accogliere.
“Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.
Saper accogliere nel Suo nome, per accogliere il Padre.
Accolti, accogliamo.
In spirito di servizio.
Senza “classifiche” o “priorità”, senza “scale” o “podi”…
Servizio vicendevole.
Ecco il senso dell’essere “bambini”.
Accolti, abbracciati, “in mezzo” non per “emergere”, ma per poter essere “disponibile” a tutti, affinchè tutti possano “raggiungerlo”.
Un bambino in mezzo… ai discepoli, a quegli uomini rudi e forse un po’ “calcolatori”, forse poco avvezzi alla tenerezza.
Un bambino come “modello” di fiducia.
Un bambino “preso in braccio”, perché è “piccolo”, perché tutti lo devono “vedere”, nonostante sia “piccolo”, proprio perché è “piccolo”.
Il bambino si “affida”, ci “crede”, ha “fiducia”.
Dio come un bambino, Dio in un bambino.
Il bambino “accolto”.
I bambini vivono solo se “accolti” e se vogliamo essere “servi” dobbiamo “accogliere”, servire “nell’accoglienza”, non “per dovere”, ma per “amore”.
Solo “accogliendo” si “serve con amore”.
E quel Dio-bambino deve diventare “modello” di umiltà, di pace, di mitezza (seconda lettura).
San Giacomo prosegue al terzo Capitolo con le sollecitazioni per i cristiani (valide nel I secolo come oggi).
Mancanza di “sapienza”.
Solo quando l’uomo saprà essere sapiente non si fermerà all’invidia, alle guerre, alle liti, alle contese.
La “sapienza” è mitezza, sa che la saggezza è l’atteggiamento fiducioso verso Dio, come quello dei bambini verso i grandi che li amano.
Dio accoglie l’uomo come un bambino, impariamo ad “accoglierci” anche noi, a “vederci” di fronte a Lui come bambini.
Solo con la consapevolezza che Dio è sapiente, possiamo comprendere che cosa è “bene” per l’uomo, solo con la consapevolezza che tutti “manchiamo”, possiamo essere “servi”, possiamo chinarci gli uni verso gli altri, solo con la consapevolezza che Dio è il nostro bene, possiamo imparare a “chiedere bene”, non quello che desideriamo, ma quello che è “bene” per noi.
La Polizia di Stato di Vercelli esegue 21 misure cautelari disposte dalla locale Procura della Repubblica nell’ambito dell’operazione antidroga “Vite in polvere”.
Questa mattina, 17 settembre, la Polizia di Stato di Vercelli, coordinata dal Servizio Centrale Operativo, ha eseguito 21 misure cautelari a carico di altrettanti soggetti gravemente indiziati di detenzione finalizzata alla cessione di sostanza stupefacente di varia natura.
L’operazione, denominata “Vite in polvere”, e diretta dal Sostituto Procuratore Dott.ssa Rosamaria Iera, ha coinvolto 33 soggetti ritenuti a vario titolo responsabili di aver intrapreso e gestito un costante traffico di sostanze stupefacenti nel capoluogo vercellese, consentendo inoltre di fare luce su oltre 500 episodi di detenzione e cessione di circa 9 kg di hashish, 3 di cocaina e circa 1 chilo e mezzo di marijuana, per un valore sul mercato superiore ai 360.000 €.
L’attività investigativa ha avuto origine nel mese di agosto dell’anno 2023, grazie ad una serie di servizi di osservazione, ed ha permesso di scoprire una florida attività di spaccio posta in essere anche da insospettabili cittadini vercellesi in pieno centro cittadino, talvolta anche nei locali della movida cittadina.
L’articolata attività di indagine, corroborata da accertamenti tecnici oltre che da servizi di pedinamento e da mirati riscontri sugli acquirenti finali, ha permesso di consolidare un robusto impianto accusatorio a carico degli odierni indagati
Nel corso delle attività sono stati arrestati tre soggetti trovati in possesso di importanti quantitativi di sostanza stupefacente e sono stati segnalati amministrativamente alla Prefettura oltre 50 assuntori di sostanze stupefacenti.
Nel corso delle perquisizioni odierne sono stati rinvenuti circa 500 gr di sostanza stupefacente di varia tipologia e circa 50.000 euro in contanti, motivo per cui sono stati arrestati tre soggetti.
La Polizia di Stato ha eseguito 21 misure cautelari, di cui 6 in carcere, 6 ai domiciliari, 4 obblighi di dimora e 5 obblighi di presentarsi alla Polizia Giudiziaria, per aver intrapreso e gestito, in concorso tra loro, il predetto traffico di sostanze stupefacenti.
Nell’operazione odierna sono stati impiegati oltre 100 operatori della Questura di Vercelli, della Squadra Mobile delle Questure di Alessandria, Aosta, Asti, Bergamo, Biella, Brescia, Como, Cuneo, Genova, Lodi, Milano, Monza-Brianza, Novara, Pavia, Savona, Torino, Varese, Verbania, oltre al Reparto Prevenzione Crimine di Torino, unità cinofile delle Questure di Torino e Milano, unità cinofile della Polizia Locale di Trecate, un aeromobile del reparto volo di Milano Malpensa, la Guardia di Finanza della Compagnia di Domodossola, con la collaborazione dei Vigili del Fuoco di Vercelli.
È infine doveroso rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo l’emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato in ossequio al principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza.
I particolari dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenutasi in Questura alla presenza del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli, Dott. Pier Luigi Pianta, del Sostituto titolare dell’indagine Dott.ssa Rosamaria Iera, del Questore Dott. Giuseppe Mariani e del Commissario Capo della Squadra Mobile Dott. Manuel Pirone.
Un week end all’insegna dell’attività sportiva.
Nel pomeriggio di ieri, sabato 14 settembre, Piazza Mazzini e le vie limitrofe della città hanno ospitato le Associazioni sportive della zona per un pomeriggio totalmente incentrato sullo sport.
Tante le persone che hanno assistito alle dimostrazioni delle diverse discipline e che si sono cimentate in quella preferita.
Inoltre sono stati premiati gli atleti e le Associazioni che si sono distinte nel corso dell’anno.
Nel corso del pomeriggio sono state presentate le squadre del Borgosesia Calcio e del Valsesia Basket.
Naturalmente non sono mancati gli intrattenimenti per i più piccoli e gli apertivi in musica.
La Festa dello Sport si conclude oggi domenica 15 settembre.
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Redazione di Vercelli
Is 50, 5-9
Dal libro del profeta Isaìa.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?
Sal.114
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
“Ti prego, liberami, Signore”.
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
RIT: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Gc 2, 14-18
Dalla lettera di San Giacomo apostolo.
A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: “Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”.
Mc 8, 27-35
Dal Vangelo secondo San Marco
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: “La gente, chi dice che io sia?”. Ed essi gli risposero: “Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti”.
Ed egli domandava loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”.
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UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA
Una domanda risuona per te nel profondo!
(Is 50,5-9a; Sl 114/116; Gc 2,14-18; Mc 8,27-35)
Gesù, maestro itinerante, è in cammino con i suoi discepoli intorno ai villaggi di Cesarea di Filippo.
A un tratto interroga i suoi su cosa la gente pensa di lui.
Il Signore non teme i giudizi degli altri sulla sua persona, che in questo territorio pagano, sono piuttosto buoni; la gente infatti pensa che Lui sia il Battista o Elia o un grande profeta.
Il sentire popolare è sicuramente più vicino alla verità che non quello degli scribi e dei farisei che lo giudicano un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori, agitatore delle folle e addirittura pazzo e indemoniato.
Gesù, che crescendo in età, sapienza e grazia è pienamente cosciente di essere il Cristo, vuol condurre anche i suoi eletti, quelli che si è scelto perché stessero con lui e lo annunciassero fino agli estremi confini della terra, a questa fede sulla quale si fonderà la sua Chiesa pellegrina nel tempo.
Gesù arriva quindi al punto che più gli preme rivolgendo la domanda direttamente ai suoi discepoli:
“ma voi chi dite che io sia?”.
“Sapete riferire quello che la gente dice di me, ma voi cosa pensate?”. Questa domanda che risuona nel profondo, lungo la strada della nostra vita ci interpella: qual è la mia personale opinione su Gesù?
Lo conosco solo per sentito dire?
Sono semplicemente erede di convinzioni altrui?
Il Signore stimola la ricerca perché desidera che tutti arriviamo alla piena maturità della fede, che accogliamo la rivelazione che viene dall’alto per condurci alla verità.
Gesù, dopo aver preso il discorso alla larga, rivolge la domanda direttamente ai suoi: “ma voi chi dite che io sia?”.
Forse è seguito un momento di imbarazzo, di silenzio pensoso, che Pietro illuminato dall’Alto, interrompe con la sua risposta.
Tutto il Vangelo ruota intorno a questo nucleo dell’identità di Cristo e intorno a questo anche oggi ruotano svariate risposte, si tende a farsi un’idea ad hoc del Signore, un’idea che risolva la questione senza impegno.
Cristo si può riconoscere come un grande uomo, un personaggio mitico, oppure come un’invenzione della Chiesa, uno sfortunato che non si è goduto la vita…
E poi c’è chi come Pietro entra nel mistero rivelato e intuisce che in Gesù è nascosto il mistero di Dio che si rivela ai piccoli, a chi si pone con semplicità senza barriere ideologiche, pregiudizi… di fronte alla persona di Gesù.
Gesù parla apertamente convocando la folla e i discepoli per annunciare il vero Volto di Dio, per insegnarci a pensare secondo Dio e non secondo gli uomini, per entrare nella logica del Vangelo che spiazza ogni idea precostituita di Dio, quell’idea che sembra così giusta e che meritò a Pietro (forse anche a noi?), un severo rimprovero.
Anche oggi siamo convocati dalla parola che viene dall’Alto, parola di vita proclamata in ogni celebrazione dove si rivive il dono che Cristo consumò sulla croce per noi, un dono d’amore fino alla fine.
Possa questa parola di verità, nascosta nelle pieghe e nelle piaghe della storia, diventare fonte e meta della nostra stessa vita.
Le Sorelle Carmelitane
Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza
Is 35, 4-7
Dal libro del profeta Isaìa
Dite agli smarriti di cuore:
“Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi”.
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.
Sal.145
RIT: Loda il Signore, anima mia.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
RIT: Loda il Signore, anima mia.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
RIT: Loda il Signore, anima mia.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
RIT: Loda il Signore, anima mia.
Gc 2, 1-5
Dalla lettera di san Giacomo apostolo.
Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali.
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: “Tu siediti qui, comodamente”, e al povero dite: “Tu mettiti là, in piedi”, oppure: “Siediti qui ai piedi del mio sgabello”, non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
Mc 7, 31-37
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”.
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UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE
Partiti da Babilonia verso Gerusalemme (prima lettura), si eleva il grido del profeta Isaia: “Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete…il vostro Dio…viene a salvarvi”.
Dio consola e salva, guarisce occhi e orecchi, zoppie e infermità, lingue si scioglieranno e il creato sarà una casa accogliente per l’uomo.
L’armonia che viene dalla salvezza di Dio.
La “presenza” di Dio che consola, che fa fiorire, che “conferma”: Dio salva nella fede.
Dio salva. Non temete!
Senza timore. Il ritorno in patria così atteso: Dio non ci ha abbandonato!
Dio salva. Dio viene, non “verrà”, viene.
E Dio è “venuto”, è “passato”, si è “incarnato”, si è “svuotato”, si è “fatto uomo”.
Non temete!
“Dio salva” e in quel nome scompare ogni timore.
Quando Dio c’è non c’ è il deserto.
Quando Dio c’è anche il deserto fiorisce.
Quando Dio c’è nessuna lingua rimane muta, nessun orecchio è sordo, nessun occhio è cieco, nessuno zoppo non è in grado di saltare…
Un Dio in viaggio, un Dio uomo, un Dio verso l’uomo.
Gesù (Vangelo) viaggia nei territori della Decapoli (le “Dieci città” collocate alla frontiera dell’Impero Romano, dieci città solo per “comunanza” linguistica, culturale e politica, quasi “città-stato” indipendenti sui modelli greci e romani, sono indicate le località che ci “raccontano” i luoghi nei quali Gesù “passa” e si avventura senza preoccuparsi come quei farisei del puro-impuro e del “legalismo” esteriore) e va verso il mar di Galilea.
Lo sappiamo; Marco, sempre parco di parole, non lo è quanto a “precisione” geografica e logica.
Marco nel suo Vangelo, ci aveva già parlato della Decapoli: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato. Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.” (Mc 5,19-20).
Aveva stupito Gesù, “mandando” quell’uomo all’annuncio, non una missio ad gentes, ma l’annuncio del Vangelo, dell’incontro con la misericordia del Signore da farsi “a casa propria”, dai suoi (dai pagani diremmo noi).
E qui Gesù viaggia, viaggia “in missione”.
Gesù non “evita” il passaggio in terra pagana, vi si reca.
La folla lo segue, gli porta un uomo.
Un altro uomo, sordomuto e Gesù lo porta “in disparte”, come quando si ritira a pregare. I suoi gesti non sono plateali, la sua Parola è per la folla, ma i gesti di guarigione sono “nel segreto”.
Compie gesti “in disparte” e “guarda verso il cielo”.
“In disparte” perché per essere guariti abbiamo bisogno di stare con Dio.
“In disparte”, “condotti”: portati e riportati.
Dalla “folla” al “luogo in disparte”, con Gesù.
Il “disparte” dell’intimità con Dio.
Relazione con Dio.
“Effatà, cioè: Apriti!”: ancora un resoconto preciso dell’evangelista; il linguaggio quotidiano di Gesù.
Effatà, per “aprire orecchi e bocca”.
Aprire occhi, bocca e cuore.
E sarà relazione con gli altri.
“Apriti”, per “spalancare” il silenzio nel quale fino ad ora sei stato.
“Effatà”: gesti e parole: relazione e Parola, vicinanza, contatto, gesti, preghiera.
In disparte, con gli occhi al cielo, Gesù si prende cura e guarisce e prega e “ringrazia quel Padre suo” che è nei cieli.
Gesù “emise un sospiro”: il sospiro, il respiro di Dio, la preghiera fiduciosa del Figlio che non staccherà mai gli occhi da quel Padre fino a quando “emise lo Spirito”.
Il sospiro per l’uomo. Il sospiro dell’Uomo.
Il sospiro della Salvezza.
Guarire dalle nostre sordità materiali e spirituali, per poter annunciare, per poter proclamare, per manifestare la conversione della vita, per annunciare.
Guarire la vita.
Sanare l’uomo.
Regalare la Relazione.
Qui Gesù non “manda” (a differenza della guarigione precedente), anzi proibisce, ma la folla non tace: “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti”.
Tra lo stupore e la “lingua sciolta”.
Riconoscono Gesù, quindi non possono tacere.
Occorre essere “portati in disparte” per poterci zittire e ascoltare, accogliere la Parola, farci “attenti” a porgere l’orecchio, senza farci sopraffarre da parole che non ci consentono di “fare spazio”.
Occorre zittirsi e andare “in disparte” per riconoscerci amati, per poter ascoltare, per far penetrare la Parola e “alzare gli occhi al cielo”, per accrescere la nostra fede.
Se non conosciamo la Parola non la possiamo comprendere e se non la comprendiamo non la possiamo annunciare.
Solo allora, non “potremmo tacere” e saremo come quella folla che raccontava non un prodigio, ma Il Prodigio: Dio “svuotato” per essere “innalzato” e “aprire” l’uomo al cielo.
La Rivelazione all’uomo affinchè l’uomo comprenda ed annunci: orecchi, bocca e cuore.
Non più sordi e muti ma coraggiosi e onesti, leali e “parlanti”, perché quelle “dita” e quella “saliva”, ci hanno toccato, Dio ha toccato la nostra vita, ci ha donato il suo Spirito affinchè la nostra vita fosse comunione con Lui e con gli altri.
In Lui e con gli altri (seconda lettura).
Tutti gli altri, soprattutto gli altri, non quelli “belli”, “ricchi”, “che contano” “quelli che hanno il potere” “quelli con l’anello al dito e vestiti lussuosi”… tutti.
Anzi meglio se poveri, bisognosi, ai margini, abbandonati, isolati…
Scegliamo di amare.
La “gloria” solo a Dio (nell’Antico Testamento la gloria è la manifestazione di Dio, la sua presenza in mezzo agli uomini, la sua “pesantezza”, il suo Mistero).
Ma facciamoci “gloria di Dio e per Dio” con le azioni, con le parole, con l’attenzione verso gli altri.
Scegliamo di “guardare” e di “agire”: ci ha aperto occhi, orecchi e cuore per vincere l’indifferenza, per “stare accanto”, per “far sedere accanto”, in silenzio, in disparte, con loro, noi e loro…
Perchè Dio “vede nel segreto”…
Parola d’ordine “divertimento”.
Inaugurata ieri, venerdì 6 settembre, LUVA, la manifestazione più attesa dell’anno per gli amanti del vino e non solo, dove si esalta il re dei vini rossi piemontesi: il Gattinara DOCG.
Come da tradizione si è svolta la sfilata con la partecipazione delle autorità, gli studenti delle scuole e gli sbandieratori di Asti.
Il centro storico è stato invaso da una marea di visitatori che non hanno voluto perdersi un appuntamento così importante.
Il ricco programma ha proposto tanti appuntamenti enogastronomici per gustare i piatti tipici locali e ottimo vino.
Per le vie del paese numerose le proposte: spettacoli teatrali e artistici, mercatini degli hobbisti e dell’artigianato e tante iniziative anche per i bambini come il “Family Circus”, i giochi gonfiabili , il “battesimo della sella”, giostre per grandi e piccini, i giochi di una volta e serate musicali per tutti i gusti.
Ieri i protagonisti dell’intrattenimento musicale sono stati: Attenti a quel duo, Paolo Drigo, Come passa il tempo, Figli di Frank, e Dj Vividee, Fazza e T.One.
Numeroso anche il pubblico che ha assistito al concerto della Banda di Santa Cecilia.
Spazio all’arte con le mostre e la masterclass riso&Vino promossa da Enoteca Regionale e COVERFOP in Villa Paolotti.
Sicuramente positivo il risultato della prima giornata della kermesse che proseguirà oggi, sabato 7 settembre e si concluderà domenica 8 settembre.
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Redazione di Vercelli