VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Ore d’ansia, a Serravalle Sesia, per N.P., trasportato in Codice rosso all’Ospedale di Borgomero perché in condizione di ipotermia.

Il sinistro nel tardo pomeriggio di oggi, 8 febbraio, nei pressi della Cartiera.

L’uomo (da prime sommarie informazioni, di età compresa tra i 50 e 60 anni) infatti, stava potando una pianta che insisteva nel compendio dell’abitazione della propria figlia, quando è caduto finendo nel corso d’acqua attiguo.

Subito sul posto il Servizio 118 ed i Carabinieri: immediati i primi tentativi di rianimazione, poi la corsa all’Ospedale di Borgomanero, dove è tuttora in osservazione.

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(marilisa frison) – Sabato 5 febbraio, alle 15, ha avuto luogo la prima iniziativa 2022 dell’Auser di Trino, che ha visto come protagonista lo storico trinese Bruno Ferrarotti nella presentazione del proprio libro: “1921-1922 Il biennio nero a Trino e dintorni”.

L’autore è stato presentato dal Presidente dell’Auser Silvano Ferrarotti ed era coadiuvato dalla Professoressa di storia e lettere Paola Bosso.

Ferrarotti ha introdotto il suo lavoro di indagine storica partendo dall’anno 1920 e descrivendo in modo davvero memorabile quello che fu il periodo di scontro tra i socialisti e i cattolici popolari, con scioperi per sancire orari di lavoro e varie, che hanno portato alle violenze politiche del 1921 e del 1922 tra fascisti e social-comunisti.

Per poi addentrarsi nella nascita del fascismo e la sua ascesa, culminata nel discorso di Benito Mussolini il 16 novembre 1922, per il suo insediamento alla Camera.

A tal riguardo ha raccontato storie e aneddoti di famiglie trinesi del periodo.

Senza tralasciare una bagarre nel giorno della festa di San Bartolomeo del 1920, dove i social-comunisti che, volevano emulare la Russia, al semaforo hanno assalito i cattolici in processione verso l’oratorio dei Salesiani e se le sono “suonate di Santa ragione” (modi di dire).

La rissa ha tirato in causa i Massa soprannominati “riva rossa”, una famiglia con ben dodici figli, per poi proseguire col passaggio delle braccia dall’agricoltura alle fabbriche.

A Trino c’erano i cementifici e grande protagonista fu la Cementi Po, poi diventata Piazza.

Fu fatta guerra al Crocifisso, non lo si voleva più nelle scuole e gli insegnanti si indignarono e non vollero più insegnare e tentarono di salire in cattedra gli stessi social-comunisti.

Con questo libro e le sue storie Bruno comunica, racconta, conquista e affascina i presenti.

Infatti, anche la Bosso palesa che: a casa sua sentiva parlare di queste storie locali, di queste cupe avventure di scorribanda, dai nonni, dai genitori e le ha sempre vissute in parallelo alla storia nazionale imparata a scuola e all’Università.

E in seguito insegnata ai suoi alunni facendogliela vivere nel migliore dei modi, ma per quanto la riguarda, è più colpita dalla storia del suo territorio che da quella nazionale, perché la sente più sua e Bruno con queste storie e la sua enfasi è riuscito a emozionarla.

Un grande lavoro di ricostruzione storica del periodo di fatti salienti e scontri avvenuti a Trino e nei dintorni, da Casale Monferrato a Vercelli, da Lamporo a Frassineto Po, che l’autore è riuscito ad assemblare grazie a informazioni reperite nel tempo, saggiamente, man mano annotate e archiviate.

E successivamente recuperate per far conoscere la storia del Paese in cui si vive, che non tutti conosciamo, definirne un’identità culturale calandosi nella realtà e farne memoria comune.

Il libro è uscito in collaborazione del Comune di Trino e il Sindaco, Daniele Pane, ha scritto una singolare introduzione alla lettura, oltre alla prefazione dell’autore, anche il Presidente Giorgio Gaietta e Enrico Pagano, Direttore dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea, nel biellese, nel vercellese e in Valsesia, hanno arricchito il testo con loro testimonianze e impressioni.

I molti soci dell’Auser presenti sono stati omaggiati dell’avvincente libro.

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Dal Libro del Profeta Isaia, Cap. 1 – 2. 3 – 8

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
“Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria”.
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
“Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti”.
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
“Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato”.
Poi io udii la voce del Signore che diceva: “Chi manderò e chi andrà per noi?”. E io risposi: “Eccomi, manda me!”.

Dal Salmo 137

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 15, 1 – 11
Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 5, 1 – 11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”. Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

La barca della nostra vita

(Is 6,1-2.3-8;  Sal 137;   1Cor 15,1-11;   Lc 5,1-11)

Ci sono due barche accostate alla riva. Due barche vuote, perché i pescatori sono scesi e stanno sistemando le reti. Gesù ha l’occhio attento e vede queste barche vuote, sale su quella che è di Simone. Gesù è attorniato dalla folla che lo sta ascoltando per poter ricevere la Parola di Dio.

I pescatori non sono sulle barche e non sono neanche tra la folla che ascolta la Parola. I pescatori, futuri discepoli e apostoli, in questo caso sono i “lontani”. Loro sono impegnati nelle occupazioni quotidiane, rassettano le reti, non possono perdere tempo per fermarsi ad ascoltare questo strano personaggio che attira così tanta gente attorno a sé, tanto da mettere scompiglio sulla riva del lago, del “loro” lago!

E’ pericoloso e salvifico insieme lasciare la propria barca vuota, incustodita! Gesù può salirci da un momento all’altro e proporci con gentilezza – infatti il vangelo dice che Gesù “pregò” Simone di prendere i remi e di allontanarsi un po’ dalla riva. E così questo pescatore che stava facendo discernimento tra quei pochi pesci buoni e tanti pesci cattivi pescati in quella notte, viene pescato all’improvviso dal grande Pescatore! Simone e compagni non avevano avuto tempo di ascoltare la Parola, ed ecco che ora sono in qualche modo obbligati ad ascoltarla, perché la Parola ha bussato alla porta del loro quotidiano, è entrata nella loro vita, è salita sulla loro barca. I pescatori sono sulla barca in una posizione scomoda questa volta: non stanno preparandosi ad una pesca, ma sono stati pescati! Eccoli seduti ad ascoltare. Non possono tornare a riva perché il Maestro sta parlando alle folle.

Poi Gesù sposta l’attenzione su di loro: la folla è stata saziata dalla Parola, ora è il turno dei pescatori, Avevano lavorato nella notte, erano arrivati a riva con quel poco pesce pescato, avevano riassettato le reti e stavano già pensando di andare nelle loro case per pranzare e riposarsi, in vista di una nuova nottata di pesca. Lui gli aveva cambiato il programma: saltando sulla barca che avevano lasciata vuota, li aveva poi chiamati per aiutarlo a trovare una posizione in cui avrebbe potuto parlare più agevolmente alla folla.

Anche Gesù si era meravigliato di questa loro disponibilità a prestargli la barca. Adesso gli si rivolge tenendo conto dei loro bisogni… una bella pesca che li ripaghi del sacrificio!

Gesù invita a prendere il largo: remare e avanzare dove l’acqua è più profonda. Solo arrivati lì gettare poi le reti. Questi uomini esperti del mare, dalla pelle riarsa dalla salsedine, bruciata dal sole. Questi uomini abituati a scrutare il cielo e a riconoscere il vento, per capire come sarà il mare durante la notte. Questi uomini si fidano di Gesù: “sulla tua Parola avanzeremo verso il largo, sulla tua parola getteremo ancora una volta, con fatica, metri e metri di reti.  Dio entra sulla barca della nostra vita che abbiamo lasciata vuota. A volte viviamo accanto alla nostra vita. Siamo seduti accanto alla barca e ci accontentiamo della pesca di pochi e magri pesci. Ma lo Spirito è pronto a cogliere questo “vuoto” e a riempirlo con nuove opportunità di pesca. Prima ci vuole un tempo di ascolto – di noi stessi, degli eventi, della Parola – poi ci vuole un remare verso l’acqua alta, mentre combattiamo contro venti avversi: ma dove vai? Cosa pensi di trovare? Non pescherai niente? Sei e sarai sempre un fallito!

Questa volta però la barca della nostra vita non è più vuota: noi siamo dentro di noi, e dentro di noi troviamo quella Presenza che mai ci abbandona, che è con noi nel remare verso il largo, che ci sprona e sperare contro ogni speranza, che ci rende tutti pescatori che tornano a riva all’alba di ogni giorno, con una nuova speranza pescata, con una nuova fiducia impigliata alla rete da pesca: l’amore di Dio che è più forte di ogni nostro limite!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza                                                                                         

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NovaraBorgosesia 2-0

Marcatori: 31’ pt e 22’ st Vuthaj

Novara (3-4-1-2): Desjardins; Benassi, Bergamelli, Amaobeng; Paglino (39′ st Gyimah), Capano, Tentoni (35’ pt Di Munno), Pagliai; Laaribi (23’ st Gonzalez); Pereira (23’ st Alfiero), Vuthaj. A disp.: Raspa, Bonaccorsi, Di Masi, Vimercati, Rocchetti. All.: Marchionni.

Borgosesia (3-4-3): Gilli; Frana, Martimbianco, Picozzi; Marra, Areco (26’ st Salvestroni), Farinelli (26’ st Colombo), Bernardo (1’ st Carrara); Eordea, Rancati, Gaddini. A disp.: Gavioli, Iannacone, Gifford, D’Ambrosio, Monteleone, Manfrè. All.: Lunardon.

Note: cielo sereno. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 1110 circa. Ammoniti: Laaribi, Picozzi, Bergamelli, Di Munno, Colombo. Angoli: 4-1. Recupero: 1’ pt – 5’ st.

Arbitro: Russo di Torre Annunziata.

Guardalinee: Cozzuto di Formia e Dell’Isola di Sapri.

Si ferma dopo 4 risultati utili consecutivi la striscia positiva del Borgosesia.

In terra novarese, i valsesiani reggono bene le bocche da fuoco della capolista ma a decidere è il solito Vuthaj.

La gara inizia con un Novara arrembante.

Sono passati 10 minuti quando Pereira ruba palla e si vede chiudere lo specchio della porta da Gilli.

Poco dopo dalla distanza Laaribi impegna l’estremo difensore avversario e sull’angolo nascente, da una mischia la sfera esce di poco.

Minuto 29’, Gilli devia in corner la sassata di Laaribi.

I padroni di casa passano in vantaggio al 31’ quando Vuthaj sotto rete insacca l’assist di Tentoni.

La risposta granata arriva con Bernardo che di sinistro impegna Dasjardins.

Al 38’ Areco direttamente su punizione, calcia alto.

Termina centrale la conclusione dalla distanza di Farinelli.

Nell’altra area, Pereira in rovesciata mette a lato.

A inizio ripresa, Martimbianco respinge sulla linea il tentativo di Vuthaj.

Offensiva granata con Gaddini ma il suo colpo di testa è debole.

Vuthaj è ancora pericoloso al 20’ ma l’uscita di Gilli è perfetta.

Due minuti dopo, Vuthaj di testa firma il raddoppio.

Il numero 1 valsesiano al 28’ in presa bassa neutralizza l’occasione di Alfiero lanciato a rete.

Il Borgosesia va vicino a riaprire la gara al 39′ quando Desjardins respinge la conclusione di Marra e Gaddini colpisce la traversa.

Redazione di Vercelli

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Pro Vercelli 0

Pro Sesto 0

Pro Vercelli (4-4-2): M. Rizzo; Auriletto, Cristini, Minelli, Macchioni (1’ st Crialese); Panico, Vitale, Belardinelli (1’ st Emmanuello), Gatto (29’ st Bruzzaniti); Rolando (14’ st Della Morte), Bunino (1’ st Comi).A disp.: Gelmi, Louati, Clemente, Iezzi, Secondo. All.: Lerda.

Pro Sesto (4-3-3): Del Frate; Pecorini, Mazzarani, Toninelli, Caverzasi; Cerretelli, Gattoni, Sala (27’ st Capogna); Ghezzi (40′ st Adamoli), Grandi (14’ st Marilungo), Capelli (14’ st Lucarelli). A disp.: Bagheria, Maldini, Della Giovanna, Gualdi, Giubilato, Ferrero. All.: Di Gioia.

Arbitro: Ancora di Roma 1.

Guardalinee: Pinna di Oristano e Romano di Isernia.

Quarto uomo: Tricarico di Verona.

Note: giornata soleggiata. Terreno in erba sintetica. Ammoniti: Gattoni, Lucarelli, Rizzo, Vitale. Angoli: 3-2. Recupero 1’ pt – 4’ st.

Secondo pareggio di fila a reti bianche per la Pro Vercelli.

Dopo aver impattato in trasferta contro il Trento, anche al Piola i leoni non riescono a trovare la via del gol contro il fanalino di coda Pro Sesto.

Complice anche la sfortuna che vede negare la gioia del gol a Panico che calcia sulla traversa.

Il primo affondo è di Panico che dopo 4 minuti di gioco, chiama in causa Del Frate.

Al 18’, Rolando semina il panico sulla destra, difende palla e mette in mezzo senza però trovare la deviazione di nessun compagno.

Rispondono i lombardi con Sala; conclusione debole.

Nel minuto di recupero prima del riposo, Panico con un gran tiro colpisce la traversa.

Si torna in campo con Capelli che al 3’, da ottima posizione, manda alto.

La Pro si rende pericolosa con Crialese, Del Frate respinge.

E’ il 18’ quando Ghezzi si libera al tiro ma non trova lo specchio della porta.

Un minuto dopo, Rizzo si oppone a Ghezzi.

Minuto 26; Marilungo calcia tra le braccia di Rizzo.

Le ultime emozioni le creano Crialese, Panico e ancora Crialese ma Del Frate c’è.

Finisce così con un pareggio a reti bianche.

Redazione di Vercelli

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Borgosesia 1

Chieri 1

Marcatori: 2’ st D’Ippolito, 12’ st Gaddini.

Borgosesia (3-4-3): Gilli; Frana (44’ st Iannacone, Martimbianco, Picozzi; Monteleone (28’ st Bernardo), Areco, Farinelli, Marra; Eordea, Rancati (28’ st Manfrè), Gaddini. A disp.: Gavioli, Gifford, Salvestroni, Carrara, D’Ambrosio, Colombo. All.: Lunardon.

Chieri (4-3-3): Edo; Calò, Conrotto, Ferrando, Renolfi; D’Ippolito, D’Iglio, Balan (27’ Benedetto); Pautassi (34’ st Re), Varvelli, Ponsat (21’ st Bove). A disp.: Gragnoli, Capra, Ciociola, Fioccardi, Thiam, Mammarella. All.: Didu.

Arbitro: Gandino di Alessandria.

Guardalinee: Bernasso di Milano e Galigani di Sondrio.

Note: giornata primaverile. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 250 circa. Ammoniti: Lunardon, Renolfi, D’Ippolito, Varvelli. Angoli: 5-9. Recupero: 0’ pt – 4’ st.

Gara ricca di ricordi quella che apre il girone di ritorno.

Il Borgosesia ospita il Chieri dei tanti ex.

I collinari si presentano con titolari: Ferrando, Renolfi e D’Iglio che hanno indossato la maglia granata.

Non dimentichiamo di citare mister Marco Didu, il direttore Vincenzo Manzo e il preparatore atletico Nicolò Cardani.

Spettatore in tribuna Alessio Dionisi che proprio in Valsesia spiccò il volo in panchina e ora allena in Serie A il Sassuolo.

Passando al campo la partita stenta a decollare ma la prima azione che finisce sul taccuino potrebbe indirizzare la gara.

Poco prima della mezz’ora, l’arbitro punisce severamente un contatto veniale tra Monteleone e Ponsat con il calcio di rigore a favore degli ospiti.

Sul dischetto si presenta Ponsat che calcia centralmente, Gilli con un guizzo respinge di piede e Picozzi libera l’area.

Dopo D’Iglio ci prova dalla distanza senza inquadrare lo specchio della porta.

Il Borgosesia va in rete al 42’ su azione convulsa, il direttore di gara annulla per un discusso fuorigioco.

Rientrati in campo dall’intervallo il Chieri passa in vantaggio.

Varvelli fa sponda per D’Ippolito che a tu per tu con Gilli non sbaglia.

Borgosesia vicino al pareggio al 7’, quando la punizione di Areco, deviata, finisce a lato di poco.

Cinque minuti il gol granata arriva con una perla di Gaddini che a giro batte Edo.

Valsesiani ancora pericolosi al 18’ quando Ferrando respinge davanti alla porta il diagonale di Marra.

Passata la mezz’ora, Gaddini vede Edo fuori dei pali e calcia di poco alto.

Si termina così con un punto a testa.

Redazione di Vercelli

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Dal Libro del Profeta Geremia, Cap. 1, 4 – 5. 17 – 19

Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:
“Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti”.

Dal Salmo 70

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 12, 31 – 13, 13

Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 4, 21 – 30

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”. Ma egli rispose loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!””. Poi aggiunse: “In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”.
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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Trento 0

Pro Vercelli 0

Trento (4-3-1-2): Marchegiani; Bearzotti, Seno, Carini, Simonti; Osuji (20’ st Ruffo Luci), Nunes, Caporali; Pasquato (20’ st Belcastro); Barbuti (40ì st Chinellato), Pattarello (31’st Vianni). A disp.: Cazzaro, Pigozzo, Galazzini, Oddi, Scorza, Raggio, Dionisi. All.: Parlato

Pro Vercelli (3-4-3): Valentini (1’ st Rizzo M.); Auriletto, Masi (14’ pt Macchioni), Minelli; Bruzzaniti, Emmanuello, Louati (29’ st Belardinelli), Crialese; Della Morte (17’ st Rolando), Comi, Panico (17’ st Rizzo L.). A disp.: Tintori, Paolucci, Clemente, Iezzi, Secondo. All.: Lerda.

Arbitro: Di Cicco di Lanciano

Guardalinee: Piatti di Como e  Dell’Arciprete di Vasto

Quarto uomo: Albano di Venezia.

Ammoniti: Crialese (PV), Nunes (T)

Recupero: 1’ pt – 5’ st

Quinto risultato utile per i leoni che tornano da Trento con un pareggio.

La gara non regala molti sussulti ma permette ai ragazzi guidati da mister Lerda di allungare la striscia positiva.

Parte forte la Pro che dopo 6 minuti, prima colpisce il palo con il tuffo di Comi e poi centra la traversa sulla conclusione deviata di Emmanuello.

Dopo Panico ci prova in rovesciata ma Comi non riesce a impattare la sfera.

Al 25′ Panico chiama in causa Marchegiani.

Si va al riposo senza ulteriori emozioni.

La ripresa si apre con la sassata di Comi, respinta dell’estremo difensore di casa.

Sull’altro fronte, Barbuti manda in angolo.

Minuto 20, Luci sciupa tutto da ottima posizione.
Finisce qui la partita con un punto a testa.

Redazione di Vercelli

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Il 17 gennaio la Chiesa ricorda S Antonio Abate.

La ricorrenza del celebre asceta, uno dei più rigorosi eremiti di tutti i tempi e grande padre del monachesimo orientale, è da sempre accompagnata da una serie di riti molto antichi, legati strettamente alla vita contadina, che fanno di Antonio Abate un vero e proprio “santo” del popolo.

Borgo Revel conserva la preziosa tradizione di ricordare nella domenica successiva (quest’anno, domenica 23 gennaio), la sua ricorrenza, la sua figura, con una particolare celebrazione eucaristica dedicata a tutti coloro che nella frazione si dedicano ancora al lavoro “dei campi”.

S. Antonio è considerato il protettore contro le epidemie (come il co-patrono della nostra parrocchia S Rocco) di certe malattie, sia dell’uomo, sia degli animali e anche nelle invocazioni dei fedeli don Valerio ha invitato a pregare per tutti coloro che colpiti dalla recente pandemia, soffrono nel corpo e nello spirito.

S Antonio è invocato, in particolare, come protettore del bestiame, ma anche per scongiurare gli incendi, e non a caso il suo nome è legato ad una forma di herpes nota come “fuoco di Sant’Antonio” .

In tempi antichi, nel giorno del Santo era usanza, in molte località, quella di benedire gli animali, le stalle e gli allevamenti, oltre al sale e al pane durante le cerimonie religiose.

Borgo Revel, nel tenere vive le tradizioni per far crescere e tutelare l’identità dei nostri territori e fare, del passato, il patrimonio del presente e il perno del futuro, vuole vivere la fede popolare come occasione di festa e di rinnovata ricerca di quei valori che hanno sempre impreziosito le nostre terre.

Non dimentichiamo che, proprio la festa patronale, celebrata a metà agosto, al temine dei lavori agricoli, aveva questa stessa funzione: dare lode e ringraziamento per i frutti del terra.

Mentre il gelido inverno avanza e il gelo penetra nelle viscere della fertile terra, l’ uomo non dispera; sa che, dopo il freddo, la Terra produrrà frutti, la natura riprenderà a germogliare: messaggio di rinascita e di speranza .

La festa forse più popolare e più antica di quelle celebrate nel cuore della campagna, l’allungamento significativo che le ore di luce hanno ormai subito dalla notte del solstizio del 21 dicembre lascia aperta la porta della speranza: la terra produrrà frutti, alberi produrranno semi.

Gli agricoltori di Borgo Revel, con un gesto simbolico, hanno portato i “frutti della terra e del loro lavoro“ in dono ai piedi dell’ altare.

Al termine, della celebrazione della S. Messa, la benedizione simbolica dei fedeli presenti, dei lavoratori della terra, dei mezzi agricoli e degli animali che, come ha ricordato don Valerio, è un segno “sacramentale” , che agisce sulla vita spirituale dei fedeli e  della comunità cristiana, ampliandola e completandola.

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Vercelli Città

Si apre domani, lunedì 24 gennaio, una settimana

importante per il “mondo” salesiano, non soltanto a Vercelli.

Ma, come vedremo tra breve, è un momento importante per tutta la città, per il patrimonio di beni architettonici ed artistici di Vercelli: è quasi terminato il restauro delle vetrate a mosaico, un bene unico, frutto del lavoro di molti.

Ma restiamo ancora per un attimo all’oggi, con la nostra gradita ospite, l’Arch. Soheila Dilfanian.

Originaria della Persia, è in Italia dal 1972 e qui si è laureata in Architettura. Dapprima un Master in Urbanistica, ma poi la vera “vocazione”.

E’ il Master in “Arte per la Liturgia”, conseguito al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma che, dal 1983 in poi, la vede impegnata in questo affascinante settore.

Negli scorsi giorni l’Architetto Dilfanian, molto stimata anche dagli esperti della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Artistici e Storici del Piemonte, ha collocato una delle ultime vetrate alle quali il lavoro è dedicato, quella che riprende il Martire San Sebastiano.

Abbiamo avuto il piacere di un colloquio con lei, nel corso del quale illustra per i nostri Lettori quali siano state le fasi essenziali dell’iniziativa.

Direttamente dalla corposa relazione che è a corredo di questo restauro, eccone alcune note tecniche:

Descrizione dell’opera:

Nr. 21 vetrate policrome, poste lungo le navate laterali, dietro l’altare e nella facciata della chiesa, risalenti al 1910/25, eseguite dalla vetreria Gianina Torino e di varie dimensioni; ogni vetrata è suddivisa in vari antelli sostenuti da telai in ferro; gli antelli contengono delle vetrate policrome, legate a piombo e fortemente dipinte a gran fuoco, rappresentano figure dei santi e decori vari.

Risultano fissate al telaio mediante mastice perimetrale dall’interno e abbinate in parte, dall’esterno, con i vetri float e la rete di protezione metallica. Nr. 4 vetrate poste sulla facciata di dimensione cm. 70 x h.320 circa, sono suddivise in 5 antelli ognuna, n. 12 vetrate lungo le navate laterali, di dimensione cm. 110 x h.320 circa, suddivise in 17 antelli per ogni vetrata; le vetrate dell’abside raffiguranti il Sacro Cuore di Gesù, S. Eusebio e S. Teodoro di dimensione cm. 130 x h.720 circa sono suddivise in 35 antelli. Nr. 4 vetrate in corrispondenza delle cappelle, le vetrate poste sui due lati si presentano tra loro speculari (due per ogni lato della navata), misurano cadauna: cm. 130 x h.720 e ognuna è suddivisa in 35 antelli, anch’esse decorate fortemente con gli ossidi metallici (grisaglie) e smalti, ritraenti soggetti sacri. Nella vetrata ritraente S. Erminia, risulta mancante la parte superiore (il volto). Tutte le vetrate sono apribile (nella parte centrale) a vasistas e gli antelli di dimensione maggiore sono rinforzati tramite barre di sostegno”.

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Il “la” (non possiamo dire, dato che si parla di Santi… di una sorta di “ocasio proxima”) a questa grande e meritoria operazione lo diede un temporale. Che danneggiò molto il mosaico raffigurante Santa Erminia: molti settori dell’opera erano anche pericolanti e se ne rese subito necessaria la messa in sicurezza.

Da qui il progetto più ambizioso, che è un vero vanto per tutta la comunità parrocchiale retta dal Parroco Don Augusto Scavarda e per il mondo salesiano in particolare.

I parrocchiani, con le loro offerte domenicali, hanno molto contribuito a sostenere i costi.

Poi è stato rilevantissimo e decisivo anche il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli e della Compagnia di San Paolo.

Il nostro filmato riprende poi quello messo in repertorio dagli amici di VercelliWebTv qualche tempo fa, nel corso del quale Flavio Ardissone offre altri scampoli di storia e aneddotica sempre dedicati alle vetrate ed alla loro storia, alle famiglie vercellesi che, nei primi anni del Secolo scorso, ne “sponsorizzarono” alcune.

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Come abbiamo visto, se le prime vetrate, quelle del 1910, sono opera di una Ditta specializzata di Torino, negli anni successivi un bell’aiuto lo diedero anche gli allievi della neonata scuola di formazione professionale, l’attuale Cnos-Fap.

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Insomma, tutto dice di come il carisma salesiano sia capillarmente effuso nella cultura e nello “spirito” vercellese, anche oltre il pur importante ambito strettamente ecclesiale.

Ed abbiamo visto che proprio domani, 24 gennaio, si apre questa bella settimana che si concluderà il prossimo 31, con la festa liturgica di San Giovanni Bosco.

Dunque, qualche appunto.

Il 24 gennaio, come sappiamo, si ricorda San Francesco di Sales, il Vescovo di Ginevra cui la Congregazione fondata da San Giovanni Bosco è intitolata.

E’ patrono dei giornalisti e degli scrittori.

Lunedì mattina ci si potrà collegare per la S.Messa in streaming sul profilo Fb del Parroco Don Augusto Scavarda.

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Venerdì 28 alle ore 20,30, sempre in Parrocchia, incontro di preghiera animato da Sr. Carmela Busìa e Don Alberto Goia.

La S.Messa delle 10,30 di domenica 30 gennaio sarà, invece, presieduta, sempre al Belvedere, da Don Michele Molinar, vicario dell’Ispettore salesiano: nel corso della celebrazione ci sarà la promessa di Gabriele, Davide, Martina, come salesiani cooperatori.

Infine, lunedì 31 gennaio, alle ore 18, la S.Messa per tutta la comunità pastorale 18, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Marco Arnolfo.

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