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La Polizia di Stato e il Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria, al termine di una prolungata e articolata indagine diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli, hanno arrestato i responsabili della rocambolesca evasione dal carcere di Vercelli che si è verificata nella notte di Capodanno 2022.

La notte di Capodanno, due detenuti per gravi rapine a mano armata perpetrate in villa, dopo aver tagliato le inferriate della cella in cui erano ristretti, posta al quarto piano del carcere, si erano calati, utilizzando delle lenzuola annodate tra loro, fino al tetto di un fabbricato ubicato al pian terreno.

Uno dei due, un ventiseienne albanese, non riusciva nel suo intento poiché, a causa della rottura delle lenzuola, rovinava al suolo riportando gravi lesioni ad un braccio mentre il secondo detenuto, un ventottenne albanese, riusciva ad arrampicarsi sul muro in cemento armato, posto a prima protezione del settore di detenzione.

Nel frattempo, un complice, dopo aver divaricato con un cric a pantografo per auto le sbarre della recinzione esterna della casa circondariale, faceva ingresso nel cortile esterno e lanciava una corda che il detenuto utilizzava per calarsi dalla cinta intermedia, uscendo successivamente dal perimetro del carcere attraverso il varco ricavato in precedenza nella recinzione.

A questo punto si dileguava facendo perdere le proprie tracce.

L’immediata attività di indagine consentiva di rinvenire e sequestrare, all’esterno del carcere, alcuni documenti albanesi falsi, validi per l’espatrio, intestati ad un soggetto inesistente e l’esito di un tampone Covid -19 intestato sempre allo stesso soggetto, effettuato il pomeriggio del 31 dicembre in una farmacia di Tortona (AL).

Tali documenti, destinati al detenuto che non era riuscito ad evadere, consentivano di identificare il primo soggetto partecipe al piano di evasione che era quello che si era recato ad effettuare il tampone con false generalità, ovvero un incensurato ventunenne albanese, residente in Provincia di Alessandria.

L’attività di indagine consentiva, inoltre, di risalire all’autovettura utilizzata per la fuga dal carcere, alla quale erano state apposte targhe rubate il pomeriggio del 31 dicembre a Vercelli.

Il veicolo, successivamente rinvenuto abbandonato in un parcheggio di Legnano (MI), era uscito dalla città di Vercelli alle ore 02.30 e, dopo essere entrato in autostrada, usciva alle ore 03.00 dal casello di Marcallo Mesero (MI).

Nel prosieguo dell’indagine si riusciva ad identificare anche il secondo partecipe al piano di evasione poiché, sul cric utilizzato per divaricare le sbarre della recinzione esterna del carcere, veniva rinvenuta un’impronta digitale appartenente al fratello dell’evaso, un ventitreenne albanese, residente in Provincia di Alessandria e noto alle Forze dell’Ordine per pregiudizi inerenti i reati contro il patrimonio.

Si riusciva altresi ad individuare l’autovettura con cui i complici erano giunti a Vercelli e quindi il terzo partecipe al piano di evasione, proprietario della macchina, un incensurato ventunenne albanese, residente in Provincia di Alessandria.

Il 10 febbraio l’evaso, trovato in possesso di documenti falsi, veniva catturato in Olanda, grazie anche alle ricerche immediatamente diramate in ambito internazionale.

Nei giorni successivi il fratello, ormai a conoscenza della cattura dell’evaso, vistosi scoperto, provava a fuggire dall’Italia diretto in Francia, utilizzando un biglietto ferroviario acquistato da un suo conoscente e riportante le generalità di uno dei suoi complici.

Gli Uomini della Squadra Mobile di Vercelli e quelli del Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria di Torino riuscivano a salire a bordo del treno e ad individuare l’uomo che veniva sottoposto, in data 18 febbraio, a fermo di indiziato di delitto prima che giungesse in Francia.

All’atto del fermo, l’uomo veniva trovato in possesso di un dettagliato vademecum riportante una piantina dell’area del carcere vercellese e le istruzioni con gli specifici compiti che ciascun partecipe avrebbe dovuto compiere.

Nella giornata successiva, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, emanava un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico dell’evaso e dei tre soggetti che avevano pianificato e procurato l’evasione; questi ultimi venivano raggiunti presso le loro abitazioni ed arrestati in data 21 febbraio.

L’evaso, catturato in Olanda, verrà a breve estradato in Italia.

Redazione di Vercelli

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Un po’ di numeri, per dare l’idea di cosa sia la grande fagiolata del Carnevale Storico di Santhià.

Settanta Volontari che lavorano, uno per ogni caldaia (il pentolone in batteria), 8 quintali di fagioli ed uno di salami.

Alle 6 in punto, questa mattina, 28 febbraio, l’accensione dei fuochi.

Sono presenti anche le Maschere, Stevu e Maijutin e – sia permesso – si vede dal nostro filmato che, magari, Susanna avrebbe volentieri dormito ancora un po’…

Poi, il Corpo Pifferi e Tamburi, che sottolinea, con la tradizionale marcia, il carattere anche rituale di questo momento di festa: perché, forse, oggi abbiamo un po’ tutti il problema di non mangiare troppo.

Ma, fino a poco tempo fa, diciamo da 70 anni fa ad andare indietro, i giorni “grassi” del Carnevale erano anche quelli in cui tutti, non solo gli abbienti, potevano mangiare qualcosa ad elevato contenuto di calorie, sia pure proteine “povere”.

I momenti del Carnevale, dunque, perpetuano quelli di un rito collettivo che ha una radice profonda, capace di attingere dagli strati più remoti della convivenza civile.

Non sarebbe giusto “liquidare” il Carnevale solo come festa, senza indagarne, per apprezzarne e – comunque – conoscerne meglio, le tante iridescenze simboliche: sono parte di una storia comune, sono il nucleo di quella che si può davvero chiamare – e nell’accezione migliore del termine, senza equivoci – identità.

Ebbene, questa mattina dalle 6 in punto, il rito si è perpetuato: anche in questo 2022 dove, per portare a casa una pentola di fagioli cotti con il salame, occorre avere il green pass rafforzato.

Poi, terminata la distribuzione alla gente, le Autorità hanno ricevuto, l’Assessore regionale Vittoria Poggio, delegata alla Cultura, Commercio e Turismo della Giunta Regionale.

Delega sicuramente ben riposta, se si pensa al suo prestigioso curriculum imprenditoriali e associativo.

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E’ stata davvero una sorpresa.

Angela Ariotti, Sindaco di Santhià, non si aspettava di ricevere quest’ anno l’onorificenza più importante del Carnevale Storico: la targa di Munsü FasÖ (inutile tradurre: soprattutto in questi casi, tradurre è un po’ tradire).

Ma, a ben vedere, se l’è meritata proprio quest’anno, quando il calendario ha voluto mettere “su un piatto d’argento”, della “Antica Società Fagiuolesca” e della Pro Loco una duplice circostanza.

Ariotti è il primo Sindaco della città ad avere interpretato la maschera del Carnevale santhiatese, Maijutin.

Ed in questo 2022 ricorre il “giubileo” di quella esperienza, nel 1972.

A noi piace ricordare che “Stevulin” di quei giorni fu proprio Pier Carlo Gallo, marito della Signora Ariotti, da qualche tempo scomparso. Vogliamo ricordare il professionista e l’Amministratore pubblico stimato e, per chi scrive, un amico sincero.

Bando, però, ai ricordi.

Ora l’attenzione dev’essere tutta dedicata a questi tre giorni in cui Stevu e Maijot hanno le chiavi della città e dovranno dire che questo del 2022 è il Carnevale della speranza.

Non soltanto perché riprenda una tradizione, mai interrotta grazie anche alla tenacia della Pro Loco, guidata da Fabrizio Pistono.

Ma soprattutto perché torni una nuova e motivata fiducia tra la gente.

Proprio per questo il nostro video ripropone, integrale, il discorso tenuto dal balcone che si affaccia, dall’ufficio del Sindaco, sulla Piazza del Comune, da Stevulin, Dario Callegari. Insieme alla sua Maijot Susanna Gallo, interpretano (quest’anno per il terzo anno e sappiamo perché) in modo veramente autentico un ruolo che molto affida all’intelligenza ed alla fantasia dei protagonisti.

Ragazzi solari, che ispirano fiducia, allegri quanto misurati, sempre una buona parola per tutti, particolarmente affabili con i bambini.

Insomma, davvero bravi.

L’altro premio conferito ieri, sabato 26 febbraio, è stato quello di “Undicesimo magnifico Cavaliere” del Carnevale Storico di Santhià.

Il Comitato ha “incoronato” il “Musicus indefessus”, ma – non meno – regista delle operazioni di spoglio maiali, Giancarlo Libero Berri.

Sempre molto gradita la presenza di Maschere provenienti da altre città, a sottolineare come la Tradizione sia un fattore culturale che unisce territori e popolazioni.

Hanno fatto visita da Varallo Sesia Marcantonio e Cecca, protagonisti del Carnevale valsesiano, insieme a Peru e Gin di Borgosesia.

Purtroppo, per i cronici limiti di tempo, non riusciamo sempre a seguirli come vorremmo e meriterebbero, ma ci ripromettiamo di rimediare in qualche modo.

Ma ora lasciamo la parola al nostro filmato che riprende i momenti più coinvolgenti di questo sabato sera, ed alla gallery.

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***

Dal Libro del Siracide, Cap. 27, 5 – 8

Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.

Dal Salmo 91

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.

Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 15, 54 – 58

Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
“La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”.
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 6, 39 – 45

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
“Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero, infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”.

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COMMENTO DELLA SUORE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Cambiare la posizione delle bisacce

Chi non è cieco? Chi avrà tolto la trave dal proprio occhio.

Il vangelo di oggi ci invita a domandarci perché guardiamo e consideriamo la pagliuzza nell’occhio del nostro fratello e sorella, senza prima accorgerci e togliere la trave che pesa e impedisce in noi uno sguardo sereno, benevolo, positivo, capace di rimpicciolire piuttosto che esagerare i difetti altrui.

Questo avvertimento tocca quella naturalità che ci porta ad usare una misura diversa e inversa a quella che il Signore ci suggerisce. Concentrati sui difetti degli altri, che certamente danno fastidio, finiamo per non accorgerci più dei nostri, che pure danno fastidio.

Qui potremmo citare un’antica favola di Esopo dove si racconta che ogni uomo, entrando nel mondo, si trova due bisacce appese al collo: davanti quella piena dei vizi altrui, dietro quella piena dei vizi propri. Ci vuole coraggio per cambiare la posizione delle due bisacce! A questo il Signore ci invita per usare la giusta tattica nel riconoscere e togliere il male, che è quella di cominciare a farlo a partire da noi stessi. Gesù non nega la bontà e necessità della correzione fraterna, ma mette in guardia sulla giusta modalità nel viverla. Un cieco non può guidare un altro cieco.

Solo chi ha il coraggio di accorgersi della sua trave, di quello che personalmente ha bisogno di conversione, potrà comprendere senza giudicare, senza esagerare, la debolezza che riuscirà a vedere bene in sé e nel proprio fratello.

Vedere diventa così comprendere e saper vivere una misura traboccante di misericordia nelle nostre relazioni, che avranno il coraggio della verità e del camminare insieme, non per cadere in un fosso privi di prospettiva e di cammino futuro, ma in cordata, sapendo che l’unico punto giusto dal quale possiamo partire per cambiare il mondo è noi stessi.

La sfida della parola che ci raggiunge è dunque nell’umiltà di spostare lo sguardo da fuori a dentro di noi, non per rimanere ripiegati o per condannarci, ma per darci la possibilità di camminare più leggeri, senza travi che appesantiscano e impediscano l’esprimersi al meglio della nostra umanità e delle nostre relazioni.

L’occhio, la coscienza libera dalla trave, dall’oscurità, matura frutti buoni che sono quelli che appartengono e procedono dallo Spirito: amore, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. L’albero risanato produce frutti buoni, dall’abbondanza di un cuore guarito procedono parole buone. Il primo frutto del cuore è la parola, la bocca, infatti, esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

Il Signore ci aiuti a far abitare la sua parola nel nostro cuore, parola che giova a noi e a chi l’ascolta, che serve alla edificazione vicendevole nella carità, parola di benedizione, libera dall’ira, dallo sdegno, dal risentimento, ricca invece di misericordia e capace di perdono; la parola del Vangelo che ogni giorno il Signore ci offre e ci dona come il grande tesoro da accogliere, custodire, vivere e annunciare!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

(Illustrazione: La pagliuzza e la trave – Ottmar Elliger il Giovane (1666–1735).

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Dal Primo Libro di Samuele, Cap.26, 2. 7 – 9. 12 – 13. 22 – 23

In quei giorni, Saul si mosse e scese nel deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti d’Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.

Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisài disse a Davide: “Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo”. Ma Davide disse ad Abisài: “Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?”.

Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.

Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era una grande distanza tra loro. Davide gridò:

“Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore”.

Dal Salmo 102

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.

Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 15, 45 – 49

Fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.
Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.
Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti.
E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 6, 27 – 38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

“A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Dà a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.

E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”.

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE

DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Quale merito vi è dovuto?

(1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Sal 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38)

Oggi la Parola di Dio è quella di un Padre rivolto a chi davvero ascolta con cuore di figlio e imita la fede di Gesù. Non è per la folla, ma per i discepoli resi capaci di autentica felicità e realizzazione di sé, non a motivo delle loro sofferenze e ingiustizie subite, ma per aver sperimentato la saggezza di Dio nell’amare gratuitamente.

Gesù non esalta la miseria umana, desidera invece che chi vuole seguirlo s’impegni ogni giorno a comprendere cosa significa divenire come il Maestro, che lo chiama e lo corregge per prepararlo a partecipare alla stessa vita che Dio vive!

Perché in fondo di questo si tratta: Dio ci dona un tempo terreno in vista di ciò che realmente vivremo. Date e vi sarà dato: è l’invito di Gesù per chi accetta la misura dell’amore di Dio per essere beato, come Dio lo è nel donare Se stesso nel bene. Ma esiste una misura diversa da quella di Gesù per sentirsi ricompensati? No, se il metro con cui misuro la mia realtà si limita alla mia misura che scelgo nell’amare gli altri.

Oggi fermati a considerare la giustizia che usi verso tutti; Gesù la definisce la misura con cui si è misurati in cambio. Non è amore se amo solo a pelle! Non è amore se agisco per dovere. Amare è scegliere di superare la giustizia umana, dilatandone la misura fino a non avere misura, proprio come Dio fa con tutti, indistintamente. Egli vuole perdonare tutto, guarire tutte le infermità, dimenticare tutte le colpe, saziarci di continuo, essere tenero come un padre lo è verso i figli. Se la Sua misura perfetta è questa nei nostri riguardi, quale sceglieremo noi per gioire del premio? Si raccoglie ciò che si semina. Largheggiare nella semina è certamente da Dio, ma Lui può allargare il cuore di chi vuole agire come Lui, perché sa che nessuna giustizia umana può soddisfare il cuore. Lui si è rivestito della nostra mortale condizione facendosi uomo per poterci amare con la Sua misura sconfinata. Divenendo indigente come ogni uomo, tuttavia preferì conservare la stessa misura che aveva come Dio e Signore della vita e del creato. Per questo non ci tratta secondo i nostri sbagli e non ci ripaga occhio per occhio. Dio vuol renderci simili a Lui perché ci ha creati a sua immagine, predisponendoci ad essergli simili nella volontà, nell’intelligenza e in ogni capacità spirituale. Allo scopo di condividere il governo della creazione e di ogni forma di vita affidataci.

O Dio, Tu potresti sempre importi con la forza e nessuno saprebbe resisterti, tutto il mondo davanti a Te è come polvere. Hai compassione di tutti perché puoi tutto, Tu perdoni le colpe umane perché vuoi che cambiamo vita. Tu ami ogni esistere e nulla di ciò che hai fatto ti dispiace, perché tutto è frutto del Tuo amore. Come potrebbe esistere una cosa se Tu non la vuoi? Come potrebbe sussistere se Tu non la tieni in vita dopo averla chiamata? Sì, Tu hai compassione di tutte le cose, perché ogni cosa ti appartiene. Perciò se vuoi, ama e fai il bene con indulgenza! Questo è il nostro vero vanto.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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Inchiesta sui decessi alla Casa di Riposo di Piazza Mazzini a Vercelli, nel corso della “prima ondata” dell’epidemia di Coronavirus.

– leggi qui –

Oggi, 18 febbraio, all’Udienza davanti al Giudice per le Indagini Preliminari, quattro dei cinque indagati (responsabili a vario titolo di Asl Vercelli e della stessa Rsa) hanno chiesto di essere ammessi ad un rito alternativo, segnatamente il Giudizio Abbreviato.

Tutto rinviato, dunque, al prossimo 29 aprile per le decisioni procedurali conseguenti.

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(marilisa frison) –  Domani, 18 febbraio, riaprirà l’Oratorio parrocchiale di Trino.

Una bella notizia per i ragazzi, gli animatori ed educatori.

L’iniziativa prosegue, sempre con tante adesioni e lo stesso zelo pastorale, la bella tradizione che tutti in città conoscono: l’Oratorio salesiano.

Anche se la Congregazione ha lasciato Trino, si vede che ha seminato bene e le attività non solo non si sono mai interrotte, ma nemmeno hanno perso o disperso i doni ricevuti. Il Parroco Don Patrizio pare davvero avere raccolto il testimone, non meno che…il carisma salesiano.

Dei nuovi programmi dell’Oratorio si è parlato proprio domenica scorsa, 13 febbraio, vigilia del giorno in cui si festeggia l’amore, e un grande gesto d’amore l’hanno fatto gli animatori dell’oratorio Sacro Cuore di Trino verso i ragazzi del catechismo.

Anche se con qualche giorno di ritardo, dovuto alle restrizioni per il Covid-19, hanno organizzato una splendida festa in onore di don Bosco. Dopo la Santa messa delle 10 è ripreso il Catechismo in presenza e alle 14 i ragazzi si sono ritrovati in oratorio accompagnati dai propri genitori dove, dopo il triage d’ingresso, li attendevano i Catechisti e gli animatori. Molta la partecipazione.

I giovani si sono messi in competizione e hanno gareggiato cimentandosi nei vari giochi sapientemente preparati dai bravi e pazienti animatori, che hanno riproposto i giochi dei tempi di don Bosco: saltimbanchi, Bosco’s farm, retino e gioco carcere.

I piccoli si sono divertiti tantissimo, correvano spensierati e allegramente nei grandissimi spazi all’aperto, suddivisi nei vari campi, del cortile dell’oratorio tra i più belli del Piemonte. Il luogo si presentava molto curato e ben tenuto, grazie ai Volontari che si sono prodigati per renderlo tale.

Un vero bijou. Il parroco don Patrizio Maggioni, molto soddisfatto delle notevoli presenze, ha dovuto assentarsi per accogliere con il Sacramento del Battesimo Matilde, a cui diamo il benvenuto nella nostra Comunità cristiana.

Ma la festa è proseguita con una scenetta dal titolo: “Il sogno dei tre lacci”, che ha visto come protagonisti i ragazzi delle medie.

Don Bosco è stato degnamente interpretato da Emanuele Maggioni, che ha rievocato il sogno che l’Alfiere dei giovani aveva raccontato ai suoi ragazzi il 4 aprile del 1869 durante la buonanotte e ha approfittato dell’occasione per chiarire e rendere comprensibile l’importanza della Confessione.

Una frase di don Bosco: “La confessione è la serratura, la chiave è la confidenza del confessore”.

Questi momenti di gioco, socializzazione e sano divertimento sono stati un balsamo dell’anima per questi ragazzi dopo tanti giorni di chiusura.

Il pomeriggio si è concluso con un’ottima merenda offerta dall’oratorio.

Un grazie al parroco e a quanti hanno reso possibile e regalato questo bel pomeriggio ai ragazzi.

L’oratorio, come abbiamo detto in esergo, riaprirà nei fine settimana da venerdì 18 febbraio dalle 16 alle 18.

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FeralpisalòPro Vercelli 0-3

Marcatore: 22’ st Comi, 30’ e 32’ st Della Morte

Feralpisalò (4-3-1-2): De Lucia; Salines, Pisano (33’ st Bergonzi), Bacchetti, Corrado; Hergheligiu, Carraro, Balestrero (33’ st Corradi); Di Molfetta (29’ st Siligardi); Miracoli (1’ st Guerra), Luppi (38’ st Castorani). A disp.: Liverani, Porro, Bergonzi, Girgi, Guidetti, Farabegoli, Zanini, Damonte. All.: Vecchi.

Pro Vercelli (3-4-3): Rizzo M., Cristini, Masi, Auriletto (38’ st Secondo); Iezzi (31’ st Bruzzaniti), Louati, Vitale, Crialese; Gatto (15’ st Panico), Comi (38’ st Jocic), Rolando (15’ st Della Morte). A disp.: Gelmi, Rendic, Minelli, Clemente, Rizzo L., Mezzatesta, Macchioni. All.: Lerda.

Arbitro: Virgilio di Trapani

Guardalinee: Tomasello Andulajevic di Messina e Fine di Battipaglia

Quarto uomo: Dylan Marin di Portogruaro.

Ammoniti: Hergheligiu (F)

Recupero:  1’ pt – 4’ st

Riprende la marcia della Pro Vercelli che con un sontuoso secondo tempo schianta i padroni di casa del Feralpisalò.

Prima Comi, poi la doppietta di Della Morte, stendono i lombardi.

Grande ripresa dei ragazzi di Lerda che battono i lombardi.

Pro subito pericolosa; al 6′ Iezzi si vede chiudere lo specchio della porta da De Lucia.

Le squadre giocano a ritmi alti; Gatto chiama il portiere avversario alla parata in due tempi.

Risponde Miracoli ma Rizzo è attento.

Si va al riposo a reti inviolate.

Nella ripresa inizia lo show dei leoni.

Minuto 22, Comi si avventa sul cross di Della Morte e inzucca in rete.

Alla mezz’ora, Della Morte di precisione raddoppia.

Due giri di lancette e ancora Della Morte, sotto misura deposita in rete.

Termina così con il largo successo delle bianche casacche.

Redazione di Vercelli

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Dal Libro del Profeta Geremia, Cap. 17, 5 – 8

Così dice il Signore:
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti”.

Dal Salmo 1

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 15, 12. 16 – 20

Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?
Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 6, 17. 20 – 26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
“Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti”.

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE

DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Beati perché ricchi di Dio

(Ger 17,5-8;   Sal 1;   1Cor 15,12.16-20;   Lc 6,17.20-26)

Gesù discende con i Dodici, insieme a una grande folla di discepoli e una gran moltitudine di gente proveniente da diverse parti e si ferma in un luogo pianeggiante.

Tutta la vita di Gesù è un discendere fino a noi, la sua missione è arrivare a noi, là dove ci troviamo, nella nostra terra, per condividere con noi le nostre azioni quotidiane! Egli è disceso dal cielo fino a noi, incarnandosi nel seno della Vergine per essere nostro fratello, nostro compagno di viaggio; da allora non cessa di fare questo movimento di discesa per comunicare a noi la sua Parola di vita. Continuamente si ferma in mezzo a noi, si ferma lì dove c’è l’uomo per raccontargli le Parole di vita eterna.

Ecco che Gesù apre la bocca e proclama queste Parole di vita. Le beatitudini ci dicono che l’oggetto della nostra sofferenza su questa terra sarà causa della nostra gioia in cielo!  Gesù osa dire: “Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio”. 

Nel nostro modo di ragionare non definiamo mai un povero come un uomo o una donna felici. Come può essere beato chi ha lo stomaco vuoto, chi è senza mezzi di sussistenza?

Da dove gli viene questa beatitudine? Così anche chi piange per la morte di un caro o per l’ingiustizia subita, come può gioire? 

Eppure Gesù ribadisce: “Beati voi! Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete”.

Come a dire: ora siete nella povertà più nera, ma siete beati, perché vostro è il Regno del Padre mio e Padre vostro!

Quelle cose che ora non riuscite a vedere sono per la vostra gioia. Ora siete nella miseria della fame, ma sarete saziati dai cibi migliori anzi, vi siederete a tavola e Io passerò a servirvi! Ora voi piangete, ma sarete consolati di una consolazione eterna, non ci saranno più pianti né lamenti, perché il vecchio mondo è passato.

Gesù ci trasmette che la beatitudine della povertà è condizione per accogliere la vita di Dio in noi. Egli per primo si è fatto povero per noi per donare a noi la sua ricchezza, l’unica vera ricchezza.  La povertà è una condizione che tocca noi tutti.

Nessuno di noi è nato ricco, come dice Giobbe: “Nudo uscii dal seno di mia madre e nudo vi ritornerò”. E’ il Signore che dà.

Per questo dobbiamo condividere con gli altri, perché il vero padrone di tutto è Dio stesso, che ci ha messo a disposizione ogni cosa.

Alcuni sono nella povertà materiale, come Luca ci trasmette in questo vangelo, mentre Matteo ci offre una sfumatura diversa: “beati i poveri in spirito”.

La bellezza della Parola di Gesù possa portare un vento di speranza e di umiltà in tutti noi per accogliere questa grazia e questa benedizione di Dio, poveri e ricchi insieme!

Gesù nella sua predicazione ha visto che solo le persone semplici hanno potuto recepire la sua presenza di messia, di profeta in mezzo a loro. Fa l’elogio di chi si apre a questa novità spirituale senza pregiudizi. Se ci guardiamo bene siamo tutti poveri.

Riconosciamoci dunque in questa categoria dei bisognosi così da poter aiutarci a vicenda. E Dio poserà i suoi occhi su di noi.

Scopriamo la bellezza della condivisione, del soccorso vicendevole, dell’amore universale, per non cadere nei “guai” che oggi Gesù ci annuncia per la mancanza della condivisione e dell’amore fraterno. Gesù termina questo discorso delle beatitudini dicendo: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa e grande nel cielo”. Questa beatitudine è la vita di Gesù stesso, come  è anche la vita di tutti quelli che seguono le sue orme!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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CARESANABLOT – Molta paura, intorno alla 13:00 ma solo lievi danni per la conducente della Citroen che si vede nell’illustrazione.

La signora (classe 1938) proveniente da Biella è rimasta probabilmente abbagliata dal sole ed ha completamente attraversato la rotonda, finendo poi contro lo spartitraffico.

Sul posto immediatamente la Polizia di Stato che sta procedendo ai rilievi ed il servizio 118 che sta prestando le prime cure alla signora.

Redazione di Vercelli

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