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CasaleBorgosesia 5-1

Marcatori: 22’ pt D’Ancora, 33’ pt Areco, 39’ pt Rossini, 43’ pt Continella, 23’ st D’Ancora, 27’ st Gianola.

Casale (4-3-3): Guerci; Gilli, Gianola, Darini, Brunetti (1’ st Casella); D’Ancora, Martin (35’ st Mullici), Continella; Giacchino (40’ st Onishchenko), Rossini (35’ st Candido), Forte (40’ st Amayah). A disp.: Paloschi, Montenegro, Gatto, Canna. All.: Sesia

Borgosesia (4-3-1-2): Gilli; Frana (40’ st Iannacone), Martimbianco, Puka, Carrara; Salvestroni (8’ st Barbetta), Areco (36’ st Colombo), Zazzi (23’ st Manfrè); Bernardo (1’ st Farinelli); D’Ambrosio, Rancati. A disp.: Gavioli, Monteleone, Eordea, Guatieri. All.: Capra (Lunardon squalificato).
Arbitro: Cevenini di Siena.

Guardalinee: Montanelli di Lecco e Nicosia di Saronno.

Note: giornata soleggiata. Terreno in buone condizioni. Spettatori: 300 circa. Espulso: 40’ pt Sesia per protesta. Ammoniti: Gianola, Brunetti, Rossini, Areco. Angoli: 5-2. Recupero: 1’ pt – 4’ st.

Secondo ko di fila per il Borgosesia che inciampa in casa del Casale.

I locali passano in vantaggio a metà frazione con D’Ancora.

La reazione granata arriva alla mezz’ora con il pari di Areco.

Prima del riposo però Rossini e Continella firmano un micidiale 1-2 che indirizza il match.

Nella ripresa il Borgosesia cerca di riaprire la gara ma non trova la via del gol che si materializza per i nerostellati che calano il poker con D’Ancora e la manita con Gianola.

Il primo squillo arriva da Rancati che dalla distanza chiama in casua Guerci.

Dopo ci prova Areco; l’estremo difensore di casa è attento.

Minuto 20, Rossini incorna centralmente.

Due giri di lancette e i nerostellati passano in vantaggio.

Botta di Forte, Gilli respinge e D’Ancora ribadisce in rete.

Termina a fil di palo la punizione di Areco (26’).

Poco prima della mezzora, Gilli chiude lo specchio della porta a Forte.

Minuto 30, Salvestroni dalla distanza trova la parata dell’estremo difensore di casa.

Il pareggio arriva al 33’; Areco costringe all’errore Brunetti, entra in area e batte Guerci.

Nerostellati di nuovo avanti al 39’; rasoterra di D’Ancora per Rossini che sul secondo palo in spaccata manda in rete.

Quattro minuti dopo, Continella risolve una mischia in area siglando il tris.

La ripresa non decolla, il Borgosesia attacca ma D’Ancora dalla distanza con una deviazione trova la quarta rete che chiude definitivamente il match.

A rendere ancor più amara la sconfitta arriva il quinto gol firmato dall’ex Gianola.

Redazione di Vercelli

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Le immagini a corredo di questa pagina sono tratte dalla bella azione liturgica della Via Crucis, preparata dalla Parrocchia di Borgo Revel nel giorno di giovedì 8 aprile.

Un ringraziamento ai Lettori per il bellissimo repertorio ed al Parroco, Don Valerio D’Amico, che ha personalmente interpretato la figura di Gesù.

***

Dal Libro del Profeta Isaia, Cap. 50, 4 – 7

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Dal Salmo 21

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi, Cap. 2, 6 – 11

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Dal Vangelo secondo San Luca, Capp. 22, 14 – 23, 56

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

– Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione

Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».

– Fate questo in memoria di me

Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

– Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!

«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

– Io sto in mezzo a voi come colui che serve

E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

– Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli

Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

– Deve compiersi in me questa parola della Scrittura

Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

– Entrato nella lotta, pregava più intensamente

Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

– Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?

Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

– Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente

Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

– Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?

E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

– Lo condussero davanti al loro Sinedrio

Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna

Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà

Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifìggilo! Crocifìggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me

Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno

Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

– Costui è il re dei Giudei

Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
– Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito

Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

– Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia

Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Un mistero scritto nella nostra vita e nell’intere creazione

(Is 50,4-7; Fil 2,6-11; Sal 21; Lc 19,28-40)

In quel tempo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

Con questa domenica entriamo nella Settimana santa, tempo nel quale riviviamo il mistero centrale della nostra fede, che si esprime nella passione, morte e resurrezione del Signore nostro Gesù Cristo. Questo mistero lo troviamo scritto come logica profonda nella nostra vita e nel dinamismo dell’intera creazione. Un seme gettato a terra non porta frutto se prima non muore, se non perde se stesso per donarsi alla terra, che lo trasformerà e restituirà alla luce ricco di una vita che si  espande e si dona in un ecosistema dove nulla è inutile e tutto ha senso, in un servizio di interscambio che stupisce nella sua perfezione. Niente esiste per caso e nessuno nasce perché lo ha scelto, ci troviamo in questo mondo chiamati a custodire e a far crescere la vita che riceviamo e che incontriamo.  Gesù ci precede salendo verso Gerusalemme, come un vero condottiero che non teorizza per altri il cammino, ma avanza lui stesso in prima linea. La sua marcia non ha rumore di guerra ma è quella di chi sceglie di amare andando fino in fondo, accettando tutte le conseguenze che questa decisione comporta. Colpisce la sua lucidità e consapevolezza, mentre prepara nei particolari il suo ingresso nella Città santa; Gesù non salirà su un cavallo forte e fiero per presentarsi come un re potente, ma chiederà in prestito un puledro, prediligendo la mitezza e l’umiltà. Così Gesù viene riconosciuto e acclamato re, benedetto come colui che viene nel nome del Signore. La sua presenza porta gioia e lode; mentre Gesù avanza tutti sono raggiunti da una gioia incontenibile che esplode nella lode, nella proclamazione delle meraviglie del Signore di cui sono testimoni. Questo momento di rivelazione, dove sembra che pace e gioia si abbraccino e che tutti ne possano godere, è turbato da una presenza che contesta, si oppone, non accetta di riconoscere una grandezza che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili. Questa forza, come la zizzania che si mescola al grano, si intromette per interrompere, per impedire che questa logica prenda posto nel cuore del popolo. I farisei non possono sopportare l’idea di dover ammettere che l’intuito del popolo ci vede meglio di tutta la loro sapienza acquistata negli anni e gelosamente difesa come privilegio e garanzia di superiorità.

Oggi diremmo che il sensus fidei (l’intuito di fede) del popolo arriva prima, perché Dio continua a scegliere di rivelarsi ai piccoli, ai semplici a coloro che non hanno sicurezze da difendere ma tutto da imparare e reimparare ogni giorno. L’invito è quello di fare unità nella lode del Signore, come un’unica voce che esulta di gioia nella presenza di Colui che ha talmente amato il mondo da dare la sua vita per ognuno di noi!

Possa la nostra lode restare tale anche davanti al dolore della croce e la nostra fede non cedere anche quando siamo raggiunti dal mistero del dolore e nella nostra vita tutto sembra perduto. Non è così, questa è la buona notizia del Vangelo che si concretizza e riattualizza nel mistero della Pasqua, dove tutto e tutti siamo restituiti alla vita che non avrà mai fine.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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In relazione al nostro articolo di ieri – leggi qui –

sulla riduzione di servizi cardiologici presso l’Ospedale di Borgosesia, interviene il Direttore Generale dell’Asl di Vercelli, Dott.ssa Eva Colombo, con la seguente nota.

Ringraziamo la manager per avere scelto chiarezza e trasparenza: i Lettori e gli Amministratori Locali valsesiani non potranno che apprezzare.

Ecco il testo inviato oggi dall’Asl.

***

“In esito a procedure concorsuali a tempo indeterminato, a bandi per incarichi libero professionali, ad un ulteriore bando a tempo determinato, conclusisi senza esito positivo nei mesi scorsi, e in attesa che si concluda una ulteriore procedura concorsuale, già inviata in Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione, per reclutare cardiologi, mancano ancora nell’organico dell’ASL Vercelli, queste figure professionali.

La situazione è maggiormente critica in Valsesia, dove nonostante l’impegno, la difficoltà a reclutare il personale medico è ben nota.

Abbiamo pertanto condiviso, su indicazione del Direttore della Struttura di Cardiologia, una riorganizzazione, la migliore attuabile, con le risorse disponibili, a carattere temporaneo, in attesa che si concludano le ulteriori procedure avviate.

Per gli interventi immediati, non urgenti, il personale medico presente in Struttura, è in grado di far fronte alle necessità grazie alle attività di teleconsulto e telediagnosi con i cardiologi presenti a Vercelli, mentre per le urgenze è immediatamente disponibile sia il trasporto in ambulanza sia quello in elicottero”.

Il Direttore Generale

Eva Colombo

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Per quanto sia piuttosto criptica:

“(…) non sarà più presente il medico cardiologo in guardia attiva e, dalle ore 16 alle ore 8 del mattino successivo, nonché nei giorni festivi e prefestivi, in caso di necessità cardiologiche si potrà utilizzare il servizio di teleconsulto a distanza con il P.O. di Vercelli”,

la notizia sta facendo il giro della Valsesia e suscitando non poche domande tra la gente e tra i Pubblici Amministratori.

Perché la lettera – qui integrale – inviata ieri, 6 aprile,

dal Direttore di Presidio dell’Ospedale di Borgosesia, che dice di una riorganizzazione dei Servizi Cardiologici presso il Nosocomio valsesiano, sembra chiara nel dire che tutto ciò si inizierà lunedì prossimo, 11 aprile.

Ma, soprattutto, se c’è una data di inizio del nuovo regìme, non c’è quella in cui – eventualmente – il servizio sarà ripristinato.

La domanda che, inevitabilmente, tanti si pongono, in assenza di più chiare comunicazioni ufficiali, necessarie soprattutto con l’approssimarsi della stagione estiva e dei flussi turistici diretti in Valsesia è: insomma, da lunedì, se ci sarà bisogno di un cardiologo dopo le 16 di pomeriggio o nei giorni festivi, si potrà avere solo il teleconsulto da Vercelli?

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Autocarro adibito al trasporto di generi alimentari, a fuoco nel pomeriggio di oggi, 5 aprile lungo la tangenziale Sp 11 ancora in territorio comunale di Vercelli, in direzione Borgo Vercelli.

I motivi del sinistro sono al vaglio dei Vigili del Fuoco.

Intervento in corso, si consigliano percorsi alternativi.

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Presso il museo Leone, venerdì 8 aprile alle ore 17:30, con ingresso da via Verdi, Flavio Ardissone presenterà alle autorità cittadine, agli organi di informazione e ad alcuni stretti collaboratori il libro 50 anni di ambra rosa ed azzurro che racconta i 50 anni di attività dell’autore nelle sale teatrali e cinematografiche di Vercelli e provincia.

Editato da Arti Grafiche Gallo, il volume di 182 pagine a colori è corredato da ben 402 immagini e da contributi video che si potranno visionare attraverso una QR Code riservato agli acquirenti del libro stesso.

La pubblicazione si avvale della preziosa collaborazione della Nuova Sacar di Angelo Santarella, di Maurizio Roccato de la RETE,   dell’architetto Luca Villani e del dottor Nando Lombardi con i quali Ardissone ha rispolverato in forma documentaristica le origini del Teatro Verdi e la costruzione del teatro Astra realizzati e montati da Paolo Ignetti di VercelliWebTV.

 Un valido aiuto è stato dato anche da Alessio Pozzato per le vedute aeree effettuate con il drone all’interno del Teatro Civico.

E’ prevista un’ulteriore presentazione che si terrà Venerdì 13 aprile alle 20.30 presso il salone della palestra Sacro Cuore in Corso Italia.

I proventi derivati dalla vendita del volume saranno destinati alla sezione Vercellese dell’A.I.S.M. presieduta da Antonella Barale.

Infine un particolare ringraziamento al professor Gianni Mentigazzi e a Luca Brusotto del Museo Leone per la loro concreta collaborazione.

L’ingresso ai due eventi è libero ed è consentito nel rispetto delle norme covid vigenti.

Le immagini particolari estrapolate dal video riguardante il Teatro Civico si riferiscono ad una ricostruzione ipotetica realizzata al computer che attraverso la classica immagine da molti conosciuta riguardante l’incendio del Teatro Civico del 1929 ci riporta alle origini del teatro prima di tale evento disastroso.

Redazione di Vercelli

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BorgosesiaSanremese 0-2

Marcatore: 16’ pt Conti, 49′ st Gagliardi

Borgosesia (4-3-1-2): Gilli; Frana, Martimbianco, Puka, Carrara; Colombo (12’ st Farinelli), Areco, Zazzi; Guatieri (12’ st Rancati); D’Ambrosio, Manfrè (37’ st Gaddini ). A disp. Gavioli, Iannacone, Latini, Bernardo, Monteleone, Salvestroni. All. Lunardon

Sanremese (4-3-3): Malaguti; Bregliano, Nossa, Mikhaylovskiy, Aita (31’ st Nouri); Larotonda, Valagussa, Gagliardi (49′ st Biffi);  Scalzi (12’ st Vita), Conti (12’ st Giacchino), Anastasia (31’ st Pantano). A disp.: Ferro, Dacosta, Piu, Cinque. All. Andreoletti

Arbitro: Marin di Portogruaro.

Guardalinee: Munitello di Gradisca di Isonzo e Milillo di Udine.

Note: giornata invernale. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 250 circa. Ammoniti: Lunardon, Conti, Puka, Areco, Valagussa, Malaguti, Aita, Rancati. Angoli: 6-5. Recupero: 3’ pt – 5’ st.

Il Borgosesia esce sconfitto dal match contro la seconda della classe ma viene punito oltre i suoi demeriti.

Infatti i granata prima masticano amaro per un fallo di mano in area ligure non ravvisato e dopo vengono beffati da Conti che parte ampiamente in fuorigioco e insacca.

Nella ripresa non arriva nessun fischio neanche su un contatto Mikhaylovskiy-D’Ambrosio.

Subito in attacco il Borgosesia.

Al 5’ D’Ambrosio controlla bene in area ma conclude sul palo.

Due minuti dopo, il cross di Guatieri viene intercettato con la mano da Mikhaylovskiy, l’arbitro lascia proseguire.

Risponde Gagliardi, chiamando in causa Gilli.

La Sanremese passa in vantaggio tra le polemiche, Conti scatta davanti a tutti, la retroguardia chiede il fuorigioco ma il guardalinee clamorosamente tiene abbassata la bandierina e il centravanti ligure segna.

Minuto 23, Gagliardi dalla distanza mette a lato.

Dopo Gilli in due tempi, neutralizza la conclusione di Scalzi.

Al 32’ su azione di mischia, Gilli di piede devia la zampata di Conti.

Nel finale il Borgosesia prima impensierisce la retroguardia ospite con il tiro di Frana, poi con le incornate di Puka e Martimbianco.

Rientrati in campo, Valagussa chiama Gilli alla parata a terra.

Ancora al centro delle proteste il fischietto di Portogruaro che non ravvede un contatto Mikhayloskyi-D’Ambrosio; l’azione prosegue e Manfrè calcia centralmente.

Al 17’ una pericolosa punizione di Areco viene messa in angolo da Malaguti.

Sull’altro fronte Vita ci prova in diagonale, Gilli mette in corner.

Allo scadere, Vita vede Gilli mettere in angolo la sua conclusione.

Il Borgosesia cerca il pareggio sino alla fine ma a festeggiare sono i liguri che raddoppiano con Gagliardi che approfitta di un errore difensivo.

Redazione di Vercelli

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Dal Libro del Profeta Isaia, Cap. 43, 16 – 21

Così dice il Signore,
che aprì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti,
che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi a un tempo;
essi giacciono morti, mai più si rialzeranno,
si spensero come un lucignolo, sono estinti:
«Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
Ecco, io faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi».

Dal Salmo 125

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi, Cap. 3, 8 – 14

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.
Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui, avendo come mia giustizia non quella derivante dalla Legge, ma quella che viene dalla fede in Cristo, la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede: perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti.
Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 8, 1 – 11

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Scritto nella polvere

(Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3,8-14; Gv 8,1-11)

Ultima domenica del percorso quaresimale: è un vangelo che rivela la realtà della Quaresima.

Si dice che il tempo scopre tutto. La storia, ogni storia, è innanzitutto maestra, prima ancora che giudice. Purtroppo difficilmente si compie la vera giustizia al di fuori della realtà del perdono. La parola giustizia si spiega come diritto, ragione, equità, rettitudine, punizione, legge, castigo. Ma al nostro cuore e alle nostre orecchie, come risuona? Se il senso che le attribuiamo viene deluso, la giustizia diventa offesa, torto, ingiuria, prepotenza, parzialità, illegalità, sopraffazione. Cosa cerchiamo davvero quando subiamo ingiustizia o quando siamo noi stessi ingiusti nei confronti della verità?

Se lo vogliamo, Dio può illuminarci meglio sul senso di giustizia. Ascoltiamolo nei gesti eloquenti di Gesù, con cui vuol raggiungerci per scagionarci. L’episodio odierno ci offre uno scorcio della giornata che Gesù vive a Gerusalemme, città dove egli ha più nemici. Eppure molta gente lo cerca desiderosa di ascoltarne gli insegnamenti. Ma alcuni osservanti rigorosi della Legge gli presentano un caso morale: un caso di giustizia. Proprio a Gesù, che disse di non essere venuto ad abolire i comandamenti divini, ma a compierli nella storia, nelle relazioni quotidiane. Perciò viene messo alla prova e gli conducono una donna sorpresa in adulterio. Cosa ne pensa Gesù? Lui non reagisce impulsivamente, non s’affretta a giudicare. Lei tace, non respinge l’accusa giustificandosi. Gesù sceglie di riflettere anziché sentenziare. Difatti, scrive nella polvere la condanna di questa donna! Non la tratta secondo la sua colpa, ma chiede di giudicare il caso a chi si ritiene giusto. Nessuno però si riconosce tale e lasciano a lui la parola. Egli non giustifica la donna, ma si occupa di lei, invitandola a non percorrere più la strada del male. Guardando con mitezza alla sua vergogna, la apre alla benevolenza del perdono perché lei possa risollevarsi nell’amore, libera dalla condanna che uccide. Gesù, più che a parole, è maestro con l’esempio e la rettitudine, con la saggezza e l’indulgenza, che per lui si traducono sempre in accoglienza senza ipocrisia.

Forse anche noi davanti ai fatti di cronaca ci domandiamo: ma Dio, cosa pensa di questo? Se in Lui non c’è favoritismo è ovvio che non intenda la giustizia come noi. Chi potendo trasgredire non ha trasgredito? Questi solo potrà essere giudice sopra tutti. Chi potendo compiere il male non l’ha fatto? Costui solo è in grado di giudicare con giustizia. E’ su questo punto che il cuore di Gesù si manifesta. Tra la condanna e l’attenuante, lui che è veramente coerente e giusto, non è arbitro pur potendolo fare, ma maestro dell’uomo. Chi o cosa metti al centro della tua vita? Da qui nasce il metro della giustizia umana. Né una legge del taglione, né buonismo, né scusanti, ma in mezzo ci sia l’incontro trasparente tra la nostra malignità e la pacifica liberalità di Dio! Egli difatti non vuole la morte dei ribelli, ma che si aprano alla continua possibilità di abitare il bene. 

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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Pro VercelliPadova 0-1

Marcatori: 15’ st Chiricò

Pro Vercelli (3-4-3): Valentini; Minelli, Cristini, Auriletto; Bruzzaniti (dal 78′ Rolando), Belardinelli, Vitale, Crialese (dall’85’ Iezzi); Della Morte (dal 65′ Gatto), Comi, Panico (dal 78′ Rizzo L.). A disp.: Rizzo M., Masi, Bunino, Jocic, Louati, Clemente, Macchioni, Secondo. All.: Nardecchia.

Padova: (3-4-3): Donnarumma; Valentini, Monaco, Ajeti (dal 46′ Kirwan); Germano (dal 71′ Pelagatti), Ronaldo, Dezi, Jelenic; Chiricò (dal 71′ Della Latta), Ceravolo (dal 55′ Santini), Bifulco (dall’85’ Terrani). A disp.: Vannucchi, Gherardi, Cissè, Settembrini. All.: Oddo.

Arbitro: Monaldi di Macerata

Guardalinee: Testi di Livorno e Bartolomucci di Ciampino

Quarto uomo: Matina di Palermo.

Ammoniti: Ajeti (PAD), Germano (PAD), Ronaldo (PAD)

Recupero:  0’ pt / 3’ st

Dopo nove risultati utili di fila, la Pro si arrende al temibile Padova.

La partita è equilibrata ma a inizio ripresa Chiricò segna il gol vittoria per gli ospiti.

La gara si apre con il grande intervento di Valentini, al 2′, che si oppone a Ronaldo.

Risponde la Pro con il pallonetto di Cristini, il portiere ospite devia in angolo.

Ritmi alti e Bifulco da ottima posizione pasticcia.

Minuto 17, Donnarumma dice di no alla sassata di Comi.

Passata la mezz’ora, Jelenic dalla distanza manda a lato.

La prima frazione si chiude con l’ottima parata di Donnarumma su Della Morte.

La ripresa inizia con i tentativi di Chirocò e Ceravolo che non hanno la mira giusta.

Il Padova trova il vantaggio al quarto d’ora con una precisa conclusione di Chiricò.

La Pro Vercelli cerca la reazione ma non riesce a trovare la via del pareggio nonostante un’ottima  occasione per Comi.

Alla fine è solo festa per il Padova.

Redazione di Vercelli

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E’ martedì 15 marzo, giusto due settimane fa, quando, attorno alle 8,30 del mattino, a Villata, in Via Don Conti, passa un mezzo pesante, un autocarro per il trasporto di rifiuti.

Come e perché l’autista decida di passare in mezzo al paese, lo saprà lui.

Forse non è del posto, forse si è distratto.

Fatto sta che qualcosa va storto e dal cassone del mezzo incomincia a fuoriuscire una materia viscida, di colore bruno, poltacea, dall’odore semplicemente insopportabile.

Immediata la preoccupazione della gente.

Anche perché si rischia il sinistro, un’auto sdrucciola sul selciato ricoperto di quella melma.

Che manda un puzzo indefinibile, acre, persistente, difficilmente identificabile: dà alla testa.

I cittadini chiudono le finestre, ma ormai l’odore è entrato in casa: non si sa che fare.

Qualcuno dai riflessi pronti scatta alcune immagini di quella fanghiglia scura versata per strada, altri raccolgono qualche reperto di quella roba e lo chiudono in un vasetto.

Che, da domani, con ciò che contiene, sarà affidato ad un laboratorio d’analisi.

Perché?

E’ vero – potrà obbiettare qualche cultore di belle lettere giuridiche – è assai probabile che i referti, da un punto di vista tecnico, non potranno avere valore probatorio.

Perché ormai sono passati 15 giorni: il camion se n’è andato.

Non ci sono, al momento, prove (ma indizi sì) che aiutino a capire da dove arrivasse e quale fosse la sua destinazione: superfluo dire che, passando da Via Don Conti, si può raggiungere San Nazzaro Sesia.

Come, proseguendo, qualsiasi altro posto al Mondo.

Ma sarà utile ugualmente, per verificare se le informazioni minimaliste frettolosamente diffuse (è roba fognaria proveniente da Vercelli) abbiano qualche fondamento.

Se, per esempio, fosse riscontrata la presenza di metalli pesanti, composti organici volatili (cov), reliquati di farmaci e sostanze chimiche, sarebbe difficile dimenticare l’episodio.

La cosa sicura è che, pur essendo trascorsi 15 giorni dal momento del prelievo, se solo si apre il vasetto che si vede nell’immagine, si diffonde nell’ambiente una puzza nauseabonda che non se ne vuole andare.

Presto ne sapremo di più.

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