VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli
Provincia di Vercelli

Dal Libro del Profeta Isaia, Cap. 66, 18 – 21

Così dice il Signore:
“Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore.
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore”.

Dal Salmo 116

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Ebrei, Cap. 12, 5 – 7. 11 – 13
Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:

“Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio”.
È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 13, 22 – 30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”.
Disse loro: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi”.

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Non aver paura di aprire la porta!

(Is 66,18-21; Sal 116; Eb 12,5-7.11-13; Lc 13,22-30)

 

“Signore sono pochi quelli che si salvano?”. I primi versetti del Vangelo di questa domenica si aprono con questa domanda. Noi amiamo le percentuali, le indagini e il calcolo delle probabilità. Come dice Gesù in un altra situazione: “Siete bravi a leggere i segni delle nuvole in cielo per prevedere il tempo…ma l’essenziale da capire, da “pre – vedere” cioè da vedere prima, vi sfugge”.

Vediamo comunque il positivo di porsi questa domanda: almeno il tale – senza nome – si interroga. Forse è un uomo smarrito, forse è ancora alla ricerca della sua identità, del suo nome. Quando abbiamo il vuoto dentro anche la nostra spiritualità si colora di toni grigi e tristi. Sapere se si salvano in tanti o pochi è espressione di un timore di fondo, di una religiosità di interesse, di un rapporto con Dio percepito come giudice.

Almeno, però, questo tale si interroga. E’ già un primo passo avere la forza di porsi delle domande e di cercare persone di riferimento, fidate, a cui porre domande!

Gesù risponde: “Sì, sono pochi!”. Come per dire: in fondo la tua paura è reale, sono pochi quelli che si salvano, perché sono pochi quelli che superando le loro paure, osano mettersi in gioco provando ad entrare nella porta stretta.

Dopo aver ascoltato la domanda di quest’uomo Gesù risponde: la folla che lo segue è tanta, tanti sono i discepoli, tanti i fans che sono rimasti abbagliati dai suoi miracoli. Lui vuole che tutti entriamo nella vita eterna già da ora. Ci vuole uno sforzo per entrare nella porta stretta. Lui non ci scoraggia dicendoci che non ce la faremo, ci dice di sforzarci, di provare nel momento presente, perché la forza e la grazia di Dio ci viene data oggi. Non possiamo dire ci penserò domani. Oggi è il tempo in cui Gesù sta passando per il nostro paese, per la nostra città, oggi la sua parola è rivolta a noi.

Gli ultimi potranno essere i primi ad entrare perché nel loro momento presente hanno colto l’opportunità, hanno visto la porta e vi sono entrati.

Lo sforzo è uscire da una spiritualità atrofizzata che non ci dà occhi per vedere né orecchie per sentire. Per questo la porta risulta stretta. In realtà la salvezza ci è stata donata e noi aprendo questa porta ne entriamo a far parte consapevolmente. Ecco lo sforzo: la consapevolezza del già dato, del già avvenuto che prende forma nella nostra vita. Non c’è un oggi e una eternità. C’è l’eternità nell’oggi.

Non c’è una risurrezione futura lontana e incomprensibile, c’è una risurrezione in atto nell’oggi, l’uomo nuovo che dentro di noi prende il posto dell’uomo vecchio. C’è una risurrezione cosmica che porta al mondo bellezza nonostante i drammi che stiamo vivendo.

Se guardo la porta senza mettere la mano sulla maniglia per provare ad aprirla, allora ci sbatterò contro il naso e girerò le spalle e me ne tornerò indietro deluso e amareggiato. Se metto la mano sulla maniglia troverò la mano del Maestro che apre per me la porta e ogni timore svanirà.

La chiave di tutto è la fiducia. Il nostro Dio è il Dio della vicinanza, della compassione, della tenerezza: apriamo la porta!

 

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

 

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(Anche oggi ci avvaliamo di immagini che raccontano del pellegrinaggio interdiocesano dell’Oftal a Lourdes, in corso in questi giorni).

***

Dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, Cap. 11, 19; 12, 1 – 6. 10

Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo».

Dal Salmo 44

Figlie di re fra le tue predilette;
alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre.

Il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Dietro a lei le vergini, sue compagne,
condotte in gioia ed esultanza,
sono presentate nel palazzo del re.

Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 15, 20 – 26

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 1, 39 – 56
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

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L’illustrazione di questa settimana riprende il pellegrinaggio interdiocesano Oftal a Lourdes – Sabato 13 agosto ore 18 Santo Rosario alla Grotta.

***

Dal Libro del Profeta Geremia, Cap. 38, 4 – 6. 8 – 10

In quei giorni, i capi dissero al re: “Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male”. Il re Sedecìa rispose: “Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi”.
Essi allora presero Geremìa e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremìa con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremìa affondò nel fango.
Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: “O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremìa, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città”. Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: “Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremìa dalla cisterna prima che muoia”.

Dal Salmo 39

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Ebrei, Cap. 12, 1 – 4

Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.
Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio.
Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 12, 49 – 53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera”.

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Provincia di Vercelli

Si può chiamare “sistema premiante” e, di per sé, è sicuramente un modo intelligente per riconoscere, anche nelle Pubbliche Amministrazioni, il merito di chi lavora di più e ha più responsabilità. Di chi, mediante la propria elevata professionalità, assicura prestazioni di qualità e che fanno, in ultima analisi, anche risparmiare l’Ente pubblico.

Tutto bene.

***

A questo sacrosanto principio pare ispirarsi una decisione della Provincia di Vercelli che, nell’anno 2018, istituisce il Fondo destinato agli incentivi per le funzioni tecniche.

Come, peraltro, previsto dalla norma nazionale, il Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50, art. 113.

Leggiamo letteralmente qui di cosa si tratta.

“Gli incentivi per le funzioni tecniche possono essere riconosciuti solo per le attività riferibili a lavori, servizi o forniture affidati con gara. Le procedure eccezionali e non competitive sono sottratte all’incentivazione. Gli incentivi sono esclusi per le funzioni tecniche svolte per lavori, servizi e forniture affidati in base all’articolo 36, comma 2, lettera a) del Codice, ossia per gli per affidamenti diretti”.

Qui il ritaglio del testo interessato approvato dalla Provincia di Vercelli che,

di seguito, a questo link, mettiamo integralmente a disposizione del Lettore.

L’articolo che regola un po’ tutto è questo:

CAPO II – FONDO INCENTIVANTE PER LE FUNZIONI TECNICHE

Art. 3.

Costituzione e accantonamento del fondo per la funzione tecnica e l’innovazione.

(Art.113 comma 2 del Codice)

***

Da qui in avanti, la solita avvertenza, che è poi una preghiera per il Lettore che voglia conoscere come stiano le cose: la materia non è semplice ed occorrere leggere e soppesare un numero veramente elevato di atti.

Procederemo in questo modo: li metteremo a disposizione tutti in pdf in modo che, chi volesse, potrebbe procedere in proprio a fare questi conti.

Ma, per esemplificare, prenderemo a campione qualcuno degli atti “sicuramente giusti” ed altri che presentano – all’esame dei Tecnici che hanno collaborato con noi – scostamenti non comprensibili degli importi attribuiti (il premio) ad alcuni Dipendenti della Provincia.

Dunque, andiamo con ordine.

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COME SI CALCOLA IL PREMIO IN DENARO PER IL COLLABORATORE, QUANDO SI REALIZZANO OPERE PUBBLICHE

Dunque, un bel giorno, il Legislatore e, poi, a cascata, ogni singolo Ente e, quindi, anche la Provincia di Vercelli, dice: guardate Signori cari, siccome io Stato (Regione, Comune, Provincia) ho interesse che i miei Dipendenti lavorino con coscienza, buona volontà e, soprattutto, in caso di lavori pubblici o servizi particolarmente impegnativi, si impegnino al massimo anche nelle verifiche in ogni parte del procedimento, ho pensato (io Stato) di premiarli, se lavorano bene.

Come?

Semplice: se un’opera pubblica costa tot, (in linguaggio tecnico: l’importo dei lavori a base d’asta) io Stato (Regione, Provincia, Comune) riconosco ai miei Tecnici coinvolti nelle varie fasi della progettazione fino all’esecuzione di quelle opere una percentuale sull’importo a base d’asta.

***

Di per sé, come abbiamo visto, una cosa certamente opportuna.

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Dunque, come sono calcolate queste percentuali e su quali lavori?

E qui (quali lavori) incominciano ad esserci divergenze di vedute o, almeno, incertezze interpretative.

Delle quali però non parleremo in questo articolo: non è questo il punto; le vedremo in un successivo e più approfondito esame.

Si tratta, però, di un altro problema reale sul tappeto, di un dubbio che andrà risolto.

Un dubbio che si manifesta, ad esempio, quando si parla di incentivi (percentuali) riconosciute solo per lavori messi in gara (art.2, comma 4)

“Gli incentivi per le funzioni tecniche possono essere riconosciuti solo per le attività riferibili a lavori, servizi o forniture affidati con gara. Le procedure eccezionali e non competitive sono sottratte all’incentivazione. Gli incentivi sono esclusi per le funzioni tecniche svolte per lavori, servizi e forniture affidati in base all’articolo 36, comma 2, lettera a) del Codice, ossia per gli per affidamenti diretti”.

Come ci si regola quando si assegnano singoli lavori compresi in un cosiddetto “accordo quadro”?

Cos’è l’accordo quadro? – Leggi qui.

Cioè lavori che per definizione non sono assegnati mediante gara, proprio perché, a monte, c’è l’accordo quadro?

Ma, come abbiamo visto, la domanda, per ora, è lì sospesa.

Di sicuro, non ci vorrebbe molto (siccome sono Atti della Provincia) a rendere più chiara, in un senso o nell’altro, la norma, con una nuova decisione, appunto interpretativa.

Ma stiamo, invece, al punto.

Che è: come si calcola questo premio?

***

L’APPLICAZIONE DELLE PERCENTUALI, CHE DEFINISCE IL PREMIO PER I DIPENDENTI

Come abbiamo visto sopra, la parte decisiva, ai fini del calcolo di quanto spetta ai Dipendenti coinvolti nel processo di progettazione di opere pubbliche e servizi particolarmente complessi, è l’applicazione di differenti aliquote che si esprimono in percentuali. Sono altresì destinatari del beneficio, per esempio, non soltanto i dipendenti dell’Ufficio Tecnico, ma anche, eventualmente, quelli che preparano le gare e, insomma, chi effettivamente concorre, secondo le proprie funzioni, a che si arrivi al completamento dell’opera.

Rivediamole:

“La percentuale effettiva del fondo, di cui al comma 1, è calcolata sull’importo posto a base di gara, comprensivo degli oneri della sicurezza, in ogni caso al netto dell’I.V.A. e delle spese tecniche. In particolare per:

importo a base di gara fino ad euro 500.000 l’incentivo è attribuito in ragione del 2%;

importo a base di gara compreso tra oltre euro 500.001 ed euro 1.000.000 l’incentivo è attribuito in ragione dell’1,8%;

importo a base di gara compreso tra oltre euro 1.000.001 ed euro 5.000.000 l’incentivo è attribuito in ragione dell’1,6%;

importo a base di gara compreso tra oltre euro 5.000.001 ed euro 10.000.000 l’incentivo è attribuito in ragione dell’1,4%;

importo a base di gara superiore a euro 10.000.001 l’incentivo è attribuito in ragione dell’1,2%”.

***

Cioè: se un’opera costa tanto, la percentuale è più bassa.

Se costa meno, la percentuale che determina il premio è più alta.

Fin qui, di nuovo, tutto normale e comprensibile.

Se un lavoro dà luogo ad una base d’asta di 500 mila euro prendo il 2 per cento, cioè 10 mila euro.

Se, invece, un lavoro costa 5 milioni di euro, prendo “solo” l’1,4 per cento, cioè 70 mila euro.

Perché, se prendessi lo stesso due per cento, così come prendo per un lavoro piccolo, arriverei a 140 mila euro.

***

E’ molto importante tenere ben presenti queste differenti aliquote: da 1,2 per cento, la minima per lavori grandi, al 2 per cento, la massima per lavori piccoli.

Perché, applicando l’una o l’altra in modo eventualmente difforme, “ballano” migliaia e persino decine di migliaia di euro.

Che, negli anni, danno luogo, sul complesso dei lavori pubblici della Provincia, a tanti soldi.

Come vedremo.

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SIAMO SICURI CHE I CALCOLI SIANO SEMPRE STATI GIUSTI?

Come abbiamo visto, è molto importante sapere se i conti siano sempre stati giusti, cioè se le percentuali applicate siano state quelle corrette, così da non dare luogo a scostamenti tra quanto dovuto e quanto percepito.

Vediamo alcuni esempi.

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GLI ATTI CHE SICURAMENTE RIPORTANO CONTEGGI GIUSTI.

Qui abbiamo l’esempio di un Atto che certamente espone una percentuale corretta, applicata all’ammontare dei lavori.

Andiamo, come sempre, con ordine.

Prendiamo la

DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE N. 511 DEL 24/07/2020 – clicca qui – .

Come si vede anche dagli importi evidenziati in azzurro, se un lavoro costa 750 mila euro, l’aliquota da applicarsi è dell’1,8 per cento e, così, l’incentivo è di 13.500 euro.

***

Cliccando qui, ecco sei determine

che, secondo quanto stabilisce l’art. 3 del Regolamento, sono sicuramente giuste.

Può darsi che ce ne siano anche altre: se venissero fuori le pubblicheremmo volentieri.

Queste che, a detta degli Esperti, sono certamente giuste, sono redatte a cura dell’ Ing. Stefano Cerutti e del Tecnico Marco Crociani.  

***

GLI ATTI CHE RIPORTANO APPARENTI SCOSTAMENTI RISPETTO ALLA PREVISIONE DELL’ART.3

Come abbiamo fatto prima, prendiamo, invece, ora un atto che illustra l’applicazione di una percentuale apparentemente diversa da quella indicata dall’art. 3.

Leggiamo, ad esempio – clicca qui – la Determina 335 del 2020.

Come si vede nella parte evidenziata in rosso, l’importo dei lavori è pari ad oltre 2 milioni di euro.

Quindi, stando alla previsione dell’articolo 3 che abbiamo visto, si sarebbe dovuta applicare l’aliquota del 1,6 per cento.

E 1,6 applicato a 2.148.000 euro, darebbe luogo ad un incentivo di € 34.368.

L’atto allegato, invece, informa che è stata applicata l’aliquota del 2 per cento: così l’importo conseguente è di 42.960 euro, (anzi, ancora di più perché in determina è scritto 43.800 ) con uno scostamento rispetto alla previsione dell’1,6 per cento pari ad euro 8.592 in più a beneficio dei tecnici interessati.

Hanno redatto questa determina l’Ing. Marco Acerbo che ha validato il lavoro del Tecnico / Istruttore Rachele Mantovani.

***

Gli Atti che recano uno scostamento di questo genere, con apparentemente maggiori importi riconosciuti a beneficio dei Tecnici della Provincia, importi di cui non si comprende la corrispondenza con la previsione dell’articolo 3 del regolamento, sono molti.

Alleghiamo tutti quelli che abbiamo trovato in questo pdf unico, di oltre 300 pagine.

Il Lettore può leggere uno per uno e fare i conti.

Se i calcoli fossero tutti da rifare, lo scostamento complessivo darebbe luogo ad una somma di circa 90 mila euro.

Una (gran) parte di questi già erogati ed altra parte ancora da erogare.

Ovviamente, non è possibile escludere una variabile: cioè che qualche provvedimento deliberativo successivo al 2018 avesse modificato quel Regolamento, in tutto o in parte o, ancora, consentendo deroghe o l’applicazione di altri parametri in ragione di variabili ulteriori.

Ma nulla di tutto questo abbiamo trovato: che non l’abbiamo trovato noi non significa che non esista. Solo che non si trova.

***

Si tratta di un argomento sicuramente meritevole di approfondimento.

Posted in Trippa per i gatti

Gravissimo incidente sul lavoro nella tarda di mattinata di oggi, lunedì 8 agosto, a Santhià presso l’impianto di trattamento rifiuti “La Coccinella” di “Territorio risorse” del Gruppo Iren.

Per cause che sono al vaglio degli inquirenti un lavoratore 50enne risulta vittima del sinistro di cui i particolari sono ancora da definire.

Sul posto i Vigili del Fuoco e l’eliambulanza che si vede nell’illustrazione che si accinge a decollare per il trasporto al Cto di Torino

Aggiornamenti nelle prossime ore.

 

Redazione di Vercelli

Posted in Cronaca

La cronaca di oggi, 8 agosto, si apre con la notizia dell’ennesimo sinistro stradale “autonomo”, che vede, cioè, coinvolto un solo mezzo.

Questa volta un autoarticolato che si è rovesciato nelle immediate vicinanze della Rotatoria che, all’imbocco del Cavalcavia sulla Tangenziale Nord (direzioni Caresanablot – Novara – Biella – Valsesia) porta da Corso Prestinari alla provinciale per Santhià.

Non è completamente pertinente, pertanto, l’indicazione che il sinistro fosse localizzato di fronte al Carrefour: l’imprecisione ha portato alcuni automobilisti, desiderosi di evitare l’ingorgo, a dirigersi, invece, proprio dove si è verificato il rallentamento del traffico.

I Carabinieri stanno, però, facendo il possibile per ridurre al minimo i disagi della circolazione.

Solo lievi contusioni per il conducente del mezzo.

Posted in Cronaca

Alta 1,70, lunghi capelli castani e un sorriso contagioso. Ma anche una laurea triennale in Architettura, la passione per l’equitazione e il sogno nel cassetto di aprire un brand di costumi da bagno.

E’ Martina Caucino la nuova “Miss Grand Prix”.

La ragazza 23enne di Vercelli ha sbaragliato la concorrenza delle altre 22 finaliste  approdate dopo una lunga selezione nazionale all’atto conclusivo del concorso di bellezza ospitato per il terzo anno consecutivo a Pescara. Ad incoronarla c’erano la vincitrice del 2021, la bresciana Gabriella Bonizzardi, e l’influencer Luca Onestini che ha condotto la serata insieme a Jo Squillo e alla “madrina” Nathalie Caldonazzo.

Stanotte non riuscivo a chiudere occhio, avrò dormito sì e no un’oretta – rivela la neo reginetta di Vercelli – Ho tenuto la corona nel letto accanto a me e risposto alle centinaia di messaggi che mi sono arrivati. Non mi aspettavo di vincere perché il livello delle altre concorrenti era davvero alto, ma un po’ ci speravo, quanto meno di arrivare tra le prime 6. Dedico la vittoria in primo luogo a mia madre Elisabetta che mi ha accompagnato qui a Pescara, ma in generale a tutti i miei famigliari e amici. Ah, sono single, quindi non ho nessun fidanzato a cui dedicare la vittoria”.

Il ritorno a Vercelli con la corona non cambierà comunque gli obiettivi di Martina: “Innanzitutto intendo completare il percorso di studi con la magistrale al Politecnico di Torino. Per il resto amo la mia città, a Vercelli c’è tutto e comunque Torino non è lontana. In passato ho praticato danza e tennis, ora mi dedico all’equitazione. Per quanto riguarda Miss Grand Prix mi piacerebbe che fosse d’aiuto per sfondare nel mondo della moda. Il sogno è quello di realizzare un brand di costumi da bagno”. 

Oltre al titolo di “Miss Grand Prix 2022” sono state assegnate ieri sera sul palco di Pescara altre fasce: “Miss Grand Prix Moto 2022” è la maceratese Lucrezia Grella, “Miss Grand Prix Fitness 2022” è la chietina Chiara Di Cintio, “Miss Grand Prix Calcio 2022” è la reggiana Sofia Grassi, “Miss Grand Prix Influencer 2022” è la cosentina Alessia Pia Villella, “Miss Grand Prix Fiction 2022” è la foggiana Alexandra Cardone, “Miss Grand Prix on the web” è la catanese Laura Platania.

Con una storia ormai trentennale sulle spalle, il concorso organizzato da patron Claudio Marastoni, è considerato uno dei più importanti in Italia ed ha lanciato nel corso degli anni grandi personaggi nel mondo dello spettacolo, del cinema e della moda tra cui Tessa Gelisio, Raffaella Fico e Carlotta Maggiorana.

Redazione di Vercelli

 

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Dal Libro della Sapienza, Cap. 18, 6 – 9

La notte [della liberazione] fu preannunciata ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.

Dal Salmo 32

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Ebrei, Cap. 11, 1 – 2. 8 – 19

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: “Mediante Isacco avrai una tua discendenza”. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 12, 32 – 48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.
Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?”.
Il Signore rispose: “Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”.

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Come amministri chi sei?

(Sap 18,6-9; Sal 32; Eb 11,1-2.8-19; Lc 12,32-48)

L’uomo o dorme o è desto. Se accetti che Gesù è venuto a svegliarti dal tuo letargo spirituale, ma ancora sonnecchi, impara a lottare per rimanere sveglio e riceverlo in tutto ciò che vivi, con la stessa gioia del padrone di casa che, rientrando, desidera trovare i suoi amici svegli per aprirgli la porta.

Questo Vangelo che ascolti è un messaggio già preannunciato prima di te ad Abramo e Sara e a tutte le successive generazioni di credenti, per incoraggiarti a imitarne la fede vigile e la speranza.

La vita realizzata che sogni è la promessa di Dio per te, non esiste altra vita che si possa sperare. Dio la desidera per te già oggi.

Come? La Parola insegna a seguire la giustizia e la misericordia per trovare gioia. Quando la Parola interpella, ti risveglia perché tu non resti assonnato sì da perderti la vita! Se cerchi una realtà stabile dove regni la pace, impara a custodire la Parola, richiamala spesso alla mente! Fallo vigilando sul tuo modo di pensare e agire. La tua vita dipende da come e cosa pensi: resta sveglio per non lasciarti scassinare la casa! Dio nel battesimo ha deposto in te il suo lascito testamentario che vale più della vita. La sua sapienza provvede a insegnarti la sua presenza attraverso l’attenzione che poni in ogni situazione.

Dio è testimone dei sentimenti, è un osservatore attento del cuore e ascolta le parole della bocca. Imparare a stare svegli a se stessi è la condizione necessaria per la spiritualità; senza questa continua attenzione interiore alla presenza del Signore, i tre giganti (ignoranza, oblio, indolenza) spadroneggiano. Invece la vigilanza è matrice di ogni virtù. Anche se la mente si preoccupa sempre della sua via, è Dio a dirigere i passi dell’uomo ridestandogli il cuore, perché da esso sgorga vita. Infatti, per l’uomo saggio la via alla vita è un esercizio umile e continuo di discernimento dei pensieri e delle passioni che lo abitano, per sottrarsi all’inganno del male. Stare in guardia preserva dal vivere senza speranza, e il credente che lotta per rimanere vigile ascolta lo Spirito di Dio e si sottrae all’individualismo che sta in agguato.

Il risveglio è innanzitutto un dono che richiede la nostra collaborazione nello scegliere di troncare sul nascere la suggestione e ciò che ne seguirebbe. Non è esclusiva dei monaci! Anche Pietro domanda a Gesù: “questo lo dici per noi o anche per tutti?”. La mente per natura è iperattiva: senza un oggetto che la orienti divaga e si perde. Per Gesù è la virtù l’oggetto dei pensieri; allora tutti possono e devono perseguire quei valori che influiscono sulla qualità del pensiero. Nulla ci scoraggi in questo esercizio di unione con Dio, perché coltivando la terra con pazienza si avrà cibo a suo tempo. Pregare senza stancarsi ha lo scopo di richiamare di continuo i valori eterni. Coraggio, fornisci il ricordo di Dio alla tua mente e seguiranno azioni coerenti! Vigiliamo in tutto aspettando l’alba: ci mostrerà chi siamo stati nella fede e nell’amore, col pensiero e con le opere.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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Bassa Vercellese

“Due agosto 1980. Stazione di Bologna. Fino a tarda sera si parlò dello scoppio di una caldaia. Poi un vigile del fuoco mi mostrò il cratere di una bomba. Lo feci vedere per primo in diretta al Tg1 della notte”.

Uno dei tanti reperti di quelle ore.

E’ di Bruno Vespa, che fu capace di un’informazione tempestiva, segnata dall’emozione, dalla commozione: pianse in diretta, mentre scavalcava le macerie sui binari.

Ottantacinque morti, 200 feriti, 23 i chili di esplosivo utilizzati per la apocalittica deflagrazione delle 10,25, al binario 4 della Stazione Ferroviaria.

Due gli ergastoli comminati ai colpevoli, Giusva Fioravanti e Francesca Mambro: condannati quali esecutori materiali del delitto, anche se i mandanti sono ancora oggi ignoti.

***

I ricordi non lasciano scampo e ripropongono immagini mai metabolizzate: corpi dilaniati, l’eroismo dei soccorritori, gemiti, lacrime, il repertorio dell’orrore che soltanto l’uomo riesce ad infliggere ad altri uomini.

Ma i ricordi offrono anche l’idea di una consapevolezza, salda già nei primi momenti, che il Paese avrebbe dimostrato una straordinaria capacità di tenuta democratica.

Dalla memoria affiorano i volti di Renato Zangheri, Sindaco di Bologna, Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, Ministro dell’Interno.

Baluardi della democrazia cui il popolo ha creduto.

***

Vercelli fu come catapultata sulla scena del dramma che non aveva risparmiato una giovane vita, quella di Rossella Marceddu, la ragazza diciannovenne di Prarolo, che stava rientrando da una vacanza al mare.

Oggi, a 42 anni di distanza, è venuta proprio a Prarolo, nel Viale che porta il nome di questa vittima innocente dell’odio, di fronte al monumento eretto a suo nome, Laura Credidio.

Arriva da Bologna, città che oggi si è fermata ed ha accolto tanta gente, i familiari delle vittime, ma non solo: il popolo e le Autorità.

Si invoca una giustizia piena, ma, insieme, si pensa a come rendere in qualche modo fecondo quel sacrificio.

Così si è studiata una testimonianza proposta e vissuta grazie ad un percorso simbolico di grande significato. Il progetto si chiama “A destino: 85 viaggi da completare”.

E qui a Prarolo il progetto ha dischiuso tutta la propria efficacia comunicativa ed educativa.

Laura ha portato con sé una valigia bianca: dentro tante memorie, la storia di quei giorni, di quelle vite.

L’abbiamo accompagnata alla ricerca di qualcuno che fosse interessato ad ascoltare, a partecipare, a documentarsi: perchè quei giorni non devono affondare nelle sabbie mobili dell’oblio.

Ed il viaggio di Laura, una dei protagonisti del progetto “A destino”, non è andato a vuoto.

Nel paese che appare come disabitato, in questo primo pomeriggio di un 2 agosto corrusco, lungo la strada deserta che costeggia il Castello, passa una ragazza: ha diciotto anni, quasi l’età che aveva Rossella.

Ha soltanto sentito parlare di quella remota vicenda, forse appena coeva dei suoi genitori.

Ma è interessata a saperne di più: Laura e la giovane cittadina di Prarolo entrano subito in confidenza.

Il colloquio dura un po’ meno di mezz’ora.

La valigia bianca arrivata da Bologna è giunta a destinazione: oggi c’è una giovane cittadina in più che ha saputo e, soprattutto, vorrà sapere ancora.

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Festa di Sant’Eusebio di nuovo pienamente in presenza, così che si può tornare alla celebrazione, certo solenne, ma – come ha ricordato l’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo – sempre caratterizzata da un clima di familiarità che fa di questa ricorrenza già un momento di festa.

Una festa resa quest’anno ancor più significativa perché, proprio nel 1.650.mo anniversario dalla morte del Santo, protovescovo della Diocesi di Vercelli e di tutto il Piemonte, evangelizzatore e Patrono della nostra Regione, c’è stato un momento davvero inedito ed a suo modo unico.

Con il Prof. Renato Uglione, studioso insigne che non ha bisogno di presentazioni, anche se, forse, è più noto a livello nazionale che nella sua provincia: a noi piace ricordarlo, in anni lontani, Presidente del Circolo Acli nella sua Bianzè, validamente sostenuto dalla sua indimenticabile Mamma, valente Addetta Sociale del Patronato.

Ma, dicono molto di più due, fra i suoi molti incarichi: dal 2000 è Vicepresidente Nazionale dell’Associazione Italiana di Cultura Classica e, dal 2010, è Presidente del Centro Europeo di Studi Umanistici (C.E.S.U.) “Erasmo da Rotterdam” e membro della direzione scientifica della collana di testi patristici e umanistici Corona Patrum Erasmiana.

Ebbene, a Renato Uglione si deve una traduzione critica di tutte le Lettere inviate dall’esilio da Sant’Eusebio.

Il testo è stato oggi “presentato” proprio al protagonista, Sant’Eusebio, deponendone una copia sull’Altare posto ai piedi dell’urna che ne custodisce le spoglie, in Duomo.

Poco prima, Uglione ne aveva letti alcuni passi, quelli che riprendono il dialogo del Vescovo con le amate Diocesi di Vercelli, Novara, Ivrea e Tortona.

E proprio da Ivrea hanno – tra gli altri sei Vescovi presenti oggi in Cattedrale – voluto assicurare la partecipazione e la concelebrazione dell’Eucarestia il Vescovo eporediese Mons. Edoardo Aldo Cerrato e Mons. Roberto Farinella che, già Vicario ad Ivrea, è ora Vescovo di Biella.

L’intervento di Renato Uglione è integrale nel video che documenta questa bella giornata di fede e di festa, così come è integrale l’omelia (poi, la benedizione finale a tutti i vercellesi) di Mons. Marco Arnolfo.

Il Presule ha sottolineato, in particolare, tre motivi di attualità del magistero di Eusebio.

Eusebio che ha ancora tanto da dire all’uomo ed alla donna di oggi.

Eusebio – il primo motivo – che testimonia un passaggio, una evoluzione, dall’essere uomo di “parole” alla virtù di essere uomo “di parola”, ma andando poi oltre, affidando cioè, la capacità di comunicare con il prossimo nella fedeltà e nell’annuncio della Parola, la Parola di Dio.

Circostanza propedeutica al secondo “transito”, quello che vede il Protovescovo – ma questo è il cammino di ogni cristiano autentico – capace di mostrarsi non solo “maestro” della Fede, ma soprattutto “testimone” della Fede e per la Fede.

Parla per lui il lungo esilio, ben otto anni nel corso dei quali fu non soltanto allontanato dalla sua Diocesi, ma sottoposto a torture e privazioni. Mai si piegò e mai rinnegò la natura divina di Cristo.

Proprio la desistenza rispetto all’urgenza ed all’esigenza della testimonianza è la tentazione di oggi quando non solo o non tanto è in discussione la nozione di ortodossia, ma – è il richiamo di Mons. Arnolfo – è insidiosa l’ “ortoprassi”, cioè il passaggio dal dirsi cristiani all’agire da cristiani.

Un’urgenza che interpella ogni giorno quando incontriamo i fratelli che sono in difficoltà perché non hanno lavoro, non hanno cibo, non hanno casa.

Sicchè – è il terzo “passaggio” – quello dalla Chiesa “imperiale”, Chiesa “istituzione”, alla Chiesa che è lievito capace di suscitare conversione e trasformazione, poiché non vi è trasformazione sociale possibile se non è preparata dalla conversione del cuore.

***

Ma, meglio delle nostre parole, sarà ascoltare quelle dell’Arcivescovo nel filmato che pubblichiamo in questa pagina, insieme ad altri scampoli della Liturgia sempre animata in modo davvero splendido dai canti della Cappella musicale del Duomo di Vercelli, Diretta da Mons. Denis Silano.

Ora vi lasciamo con la gallery.  

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