VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Questo il comunicato dell’Arcidiocesi di Vercelli che annuncia nuovi incarichi assegnati dall’Arcivescovo e Sacerdoti, Religiose e laici.

Spicca, tra questi, l’avvicendamento nell’importante funzione di Vicario Generale della Diocesi (il Vice dell’Arcivescovo) tra Mons. Mario Allolio ed il Can. Stefano Bedello.

A tutti ed in particolare a Mons. Allolio e Don Bedello (che resterà Parroco di Santhià), i migliori auguri per i rispettivi nuovi impegni di Docente e di Vicario. Il 7 settembre scorso abbiamo avuto il piacere di mettere a repertorio, a Verolengo, una sua bella omelia in occasione della Novena per la Festa al Santuario della Madonnina.

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Ecco il comunicato ufficiale diffuso oggi, 16 settembre –

L’Arcivescovo mons. Marco Arnolfo dovendo rinnovare il Consiglio Episcopale e altri incarichi diocesani ormai scaduti, invita tutta la diocesi eusebiana a cogliere questa occasione per riprendere con rinnovato entusiasmo il cammino sinodale.

Contestualmente,  mons. Arcivescovo ha accolto la richiesta del Vicario Generale, mons. Mario Allolio, di essere sollevato da tale incarico al fine di potersi dedicare, con maggiore disponibilità di tempo, all’attività di ricerca e docenza accademica in ambito teologico. Il sacerdote mantiene tutti gli altri incarichi attualmente ricoperti: parroco della Parrocchia dello Spirito Santo in Vercelli, rettore della Basilica di S. Andrea, Delegato Arcivescovile per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e interculturale, vice-direttore del Corriere eusebiano. A mons. Allolio viene altresì conferito il Canonicato effettivo del Capitolo metropolitano di S. Eusebio.

Gli altri tre Vicari Episcopali uscenti: mons. Giuseppe Cavallonedon Renzo Del Corno e mons. Antonino Guasco continuano a reggere le parrocchie loro affidate. Inoltre mons. Cavallone continua a mantenere l’incarico per i rapporti con il Clero e le Autorità istituzionali, civili e militari, come Delegato Arcivescovile.

Don Renzo Del Corno prosegue nel suo incarico di direttore del Centro Diocesano Vocazioni e rettore del Seminario (esclusa la legale rappresentanza e l’amministrazione).

Il nuovo Consiglio Episcopale, che si insedierà a partire dal 10 ottobre sarà costituito da:

Can. Stefano Bedello – Vicario Generale e Moderatore della Curia arcivescovile.

Don Giancarlo Taverna Patron – Vicario Episcopale per la vita consacrata

Don Davide Besseghini – Vicario Episcopale per le problematiche sociali, caritative e ambientali.

Don Andrea Passera – Vicario Episcopale per l’attuazione del piano pastorale diocesano.

Tutti i predetti presbiteri proseguono pro tempore nei loro attuali incarichi.

Al fine di perseguire ulteriormente l’azione di ricambio e ringiovanimento degli uffici diocesani, l’Arcivescovo ha inoltre nominato:

Dott. Carlo Greco – direttore Caritas diocesana, con il coordinamento generale del Vicario Episcopale per le problematiche sociali, caritative e ambientali.

Don Marco Giugno – collaboratore Ufficio pastorale vocazionale, diretto da don Renzo Del Corno, congiuntamente con i coniugi Rita e Maurizio Borla, suor Giusi Diasottile e suor Bruna Tosetto.

Don Luciano Condina – direttore Ufficio per la pastorale della famiglia, congiuntamente con i coniugi Martina e Matteo Seno, suor Francesca Vay.

Ulteriori avvicendamenti relativi alle parrocchie saranno comunicati in un secondo tempo.

A tutti i presbiteri e diaconi in procinto di lasciare i loro incarichi va il più sincero e riconoscente ringraziamento dell’Arcivescovo per la dedizione, l’impegno e la competenza dimostrata. Ai nuovi Vicari e collaboratori diocesani l’augurio di una feconda attività di servizio, sotto il patrocinio della Vergine Maria, di S. Eusebio e del beato don Secondo Pollo.

Arcidiocesi di Vercelli

Ufficio per le Comunicazioni sociali

 

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Vercelli Città

Oggi, lunedì, riprendono, quasi ovunque, le attività “formative” in senso ampio.

Dalla riapertura delle aule scolastiche agli allenamenti delle Società sportive, non meno che ai corsi di avviamento allo sport.

Insomma, si torna a seguire programmi e percorsi utili alla crescita individuale e collettiva.

Qualcuno di coloro che da oggi riprende a frequentare Scuole e Palestre, Palazzetti e Piscine, ha una chanche in più.

Lo zaino, la sacca sportiva, la borsa, benedetti da Don Augusto.

Ma andiamo con ordine.

Sabato pomeriggio, nel giardino che sta di fronte al Palahockey del Rione Isola (il Comune ha negato la disponibilità, chissà perché, del campetto recintato, ma amen), una bella iniziativa, che ha riunito e unito la comunità.

Perché l’incontro?

Soprattutto per stare insieme, salutarsi, rivedersi.

Insomma, per dirsi, anche così, di essere “comunità”: Isola si chiama il Rione, ma non “isolati” i suoi abitanti.

Anche perché questo quartiere così ricco di storia di una Vercelli del lavoro, dei sacrifici, del sudore della fronte, sta mettendo in campo (pista, palestra) realtà sportive ormai di livello che si conquista rispetto e stima non meno che risultati a livello nazionale e internazionale.

Qualche nome, sperando di non dimenticarne nessuno, ma tutti sono comunque chiamati per nome dal Parroco e lo possiamo ascoltare nel video che apre questo articolo: per l’hockey, Engas e Amatori; la rotellistica rappresentata anche dalla Rollerblot di Caresanablot e dallo Skating Vercelli. Poi il powerlifting con la Vigor di Turi Putrino.

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Un quartiere che l’attuale organizzazione delle Zone pastorali, collega molto opportunamente a Caresanablot ed al Belvedere.

Parrocchie affidate ai Salesiani, con la guida del Parroco Don Augusto.

Ma è chiaro che tutto questo contribuisce a “fare comunità”, soprattutto se, come sempre quando si parla del carisma di San Giovanni Bosco, tutta l’attività pastorale e sociale è concepita non per dividere, selezionare, allontanare, fare elite, ma, al contrario, per unire, incontrare, ascoltare, capire, aiutare tutti, a prescindere dalle provenienze e dalle convinzioni.

E se c’è un esempio di Sacerdote ispirato da questo carisma salesiano è proprio Don Augusto.

Senza nulla togliere a tutti gli altri santi Sacerdoti, ma…perché non dirlo?!

Per esempio, sabato era appena arrivato da un lungo viaggio, un pellegrinaggio nei luoghi di Padre Pio, tutto in pullman, con tanti suoi parrocchiani.

Ma subito ha celebrato Messa qui, per non perdere questa occasione di incontro e forse anche perché ci teneva a dire una parola sulla Parabola del Vangelo parte delle Letture della Liturgia domenicale.

Quello straordinario dono che è la Parabola detta del “figliol prodigo”, oppure del “Padre misericordioso”.

Lo ascoltiamo integralmente nel nostro video, preoccupato di sottolineare l’importanza della “tenerezza di Dio”. L’importanza del perdono come codice capace di costruire relazioni di pace.

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Occasio proxima, però, come abbiamo detto all’inizio, la benedizione dei “ferri del mestiere”, gli zainetti.

Non tanto agli oggetti, quanto alle persone che li useranno: che siano ragazzi, studenti, sportivi, come sono sportivi anche i partecipanti alle attività di ginnastica dolce per la Terza Età.

La risposta della gente, pur considerando che si trattava di “una prima volta” di questa iniziativa, è stata incoraggiante: tutti i posti pieni.

Poi, dopo la Messa, il Comitato aveva preparato una ottima panissa: come resistere?!

Vi lasciamo con video e gallery.

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Provincia di Vercelli

Dal Libro dell’Esodo, Cap. 32, 7 – 11. 13 – 14

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: “Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto””.
Il Signore disse inoltre a Mosè: “Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione”.
Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: “Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre””.
Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Dal Salmo 50

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo a Timoteo, Cap. 1, 12 – 17

Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.
Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.
Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 15, 1 – 32
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Ed egli disse loro questa parabola: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.
Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il
vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato””.

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

La porta della misericordia

(Es 32,7-11.13-14; Sl 50; 1 Tim 1,12-17; Lc 15, 1-32)

Nella prima lettura il Signore si lamenta che il suo popolo non sa attendere, considerando che non ha tardato ad allontanarsi dalla via che gli era stata indicata. Perché? Perché è un popolo di dura cervice, ha la

testa dura, non vuol capire. Una superficie dura non è fatta per accogliere, è impenetrabile e quanto più è dura tanto più si isola e respinge. Nella Bibbia Dio mette in guardia dalla durezza, quella della testa, quella degli orecchi, degli occhi e del cuore (Is 43,8;  Ez 12,2; Zc 7,11-12; Ger 5,21).

Oggi se ascoltate la sua voce, non indurite il vostro cuore, così ci invita il salmo 94, praticamente a ritmo quotidiano, per chi prega con la Liturgia. Il cuore di pietra lo ritroviamo nei profeti Geremia ed Ezechiele, con la promessa che per l’intervento dello Spirito Santo il cuore di pietra si cambierà in un cuore di carne (Ger 31,31ss; Ez 36,25ss). 

Nell’ A.T. la Legge di Dio fu scritta su tavole di pietra, ma quella Legge non può dare la salvezza perché rimane esterna all’uomo, dunque bisogna che il cuore di pietra si cambi in un cuore di carne dove la Legge di Dio possa essere accolta e penetrare. La sua Parola non è lontana, ma è nella nostra bocca e nel nostro cuore perché possiamo metterla in pratica (Dt 30,11ss) e ancora San Giacomo ci suggerisce che chi la pratica, troverà la sua felicità proprio nel praticarla (Gc 1,25), perché in lui scorrerà la vita che diventerà come un fiume che zampilla per la vita eterna. Quella vita che il figlio minore nel Vangelo di oggi va a cercare lontano, facendo un percorso di sofferenza e degradazione della sua umanità, usando delle cose e delle persone e venendone usato a sua volta; quella vita che il figlio maggiore invece si aspetta di ottenere come premio alla sua correttezza e onestà. Il risultato per entrambi non cambia, restano lontani dal comprendere e accogliere l’amore gratuito del Padre. Il figlio minore pur tornando solo per convenienza alla casa di suo padre, dove tutti hanno pane in abbondanza, vedendosi inondato dall’amore del padre, che non solo lo sfama, ma gli va incontro, lo abbraccia, piange di gioia per il suo ritorno, non ascolta le sue scuse, lo rimette a nuovo, gli ridona con l’anello la dignità di figlio e coinvolge tutti nel fare festa per il suo ritorno, forse avrà capito che l’amore che cercava era proprio lì dove lo aveva lasciato, andandosene lontano. Il figlio maggiore, invece, rimasto sempre nella casa, ha il cuore pieno di giustizia, ma privo di misericordia, non ammette l’amore gratuito del Padre e non riesce a fare festa per il ritorno di suo fratello, mettendo in evidenza senza compassione tutti i suoi peccati.

Il Vangelo finisce con il Padre che cerca di far comprendere a questo primo figlio, che si aspetta di ricevere un capretto, che ha ben più di questo e lo chiama a vivere non come salariato, ma come figlio che tutto ha in comune con il padre, un padre che arriva a pregarlo di entrare nella porta della misericordia, per godere della gioia dell’amore che nulla cerca per sé e tutto condivide con gli altri. 

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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Da lunedì 19 settembre la scuola di danza Dance Team asd è prontissima ad iniziare il 16°anno scolastico, come sempre sotto la direzione artistica di Federica Rosso.

La segreteria sarà aperta da lunedì 5 settembre su appuntamento (si potrà prenotare tramite numero di telefono o mail dell’associazione) per poter dare a tutti gli interessati informazioni sui corsi di danza, orari e quant’altro necessario.

Le lezioni riprenderanno da lunedì 19 settembre con la possibilità per tutti di provare gratuitamente i vari corsi su prenotazione anticipata.

Prima iniziativa del nuovo anno scolastico sarà la ripartenza del progetto “Ti va di ballare?” che a grande richiesta partirà da lunedì 19 settembre e prevede un intero mese di lezioni gratuite per tutti i nuovi iscritti all’associazione dai 3 ai 9 anni.

I corsi comprendono esclusivamente materie coreutiche, ovvero:  propedeutica (avvicinamento alla danza ), danza classica, danza moderna e contemporanea, le varie classi saranno a numero chiuso.

Come da vari anni , ci sarà la possibilità di seguire corsi di formazione professionale attraverso specifici percorsi di perfezionamento anche con lezioni individuali e tramite la sezione “Academy” specificatamente creata per la preparazione di concorsi, audizioni e preparazione “su misura” rispetto alle necessità dell’allievo.

Un grande lavoro che come ogni anno porta i suoi frutti, infatti le allieve di Dance Team durante lo scorso anno sono state le vincitrici della Coppa Italia del settore danza classica oltre ad innumerevoli premi nei vari concorsi di danza a cui le allieve costantemente partecipano.

Dance Team da 16 anni si impegna a far crescere in modo serio e professionale i suoi allievi, che l’obbiettivo sia la danza come passione o svago oppure un futuro traguardo professionale, i corsi sono svolti con una didattica solida data da un esperienza di studio e formazione , avvalendosi esclusivamente di insegnanti formati nelle migliori Accademie di danza Italiane.

Dance Team asd si trova in Via Sassone 5 a Vercelli, per informazioni o prenotazioni: 3470112147 oppure info@danceteamvercelli.it  Facebook: DanceTeamAsd

 

 

Redazione di Vercelli

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(marilisa frison) – Sabato 3 settembre don Patrizio Maggioni, parroco di Trino, puntuale, alle 6,45, attendeva i giovani alla Cappelletta, luogo di ritrovo per il Pellegrinaggio al Santuario di Crea, in occasione dell’imminente riapertura delle scuole.

I ragazzi e il sacerdote, dopo una preghiera e una riflessione sull’inizio del nuovo anno scolastico, si sono messi in cammino di buona lena.

Nonostante le previsioni non fossero state delle più rosee, il cielo ha trattenuto le lacrime, la Beata Vergine Maria sicuramente ha steso il suo manto.

La fatica del cammino veniva mitigata dalla bellezza della natura, i colori si fondevano tra di loro dando luogo a paesaggi incredibili, mai uguali, il profumo dell’uva ormai matura e del fieno tagliato inebriavano l’aria.

Settembre è il mese dedicato alla Madonna Addolorata, oltre a essere un mese bellissimo, tiepido, ma tiepida non è la fede di questi ragazzi, che affrontano questo viaggio con coraggio e con tanta speranza vanno ad affidarsi a Maria.

Il cammino aiuta la mente ad aprirsi alla meditazione interiore.

Il camminare aiuta a cogliere ogni fragranza della natura: guardare, annusare, toccare, ascoltare e assaporare.

Passo dopo passo, tappa dopo tappa (Camino, Rocchetta, Madonnina) addolcite dai cioccolatini portati dal don, i pellegrini chiacchierando gioiosamente sono giunti al tratto più impegnativo fino a raggiungere i massacranti cento scalini che li hanno portati dritti al Santuario.

La metà di loro era raggiunta in tempo utile per la Santa Messa delle ore 11.

Don Maggioni ha celebrato la Santa Messa all’interno del Santuario, proprio davanti alla Madonnina, a cui i ragazzi hanno potuto rivolgersi in preghiera, accendendo una candela che arderà a testimoniare il loro amore che non si spegne.

Nell’omelia il sacerdote, che ha affrontato l’intero Pellegrinaggio con i ragazzi, ha ripreso quanto detto durante il cammino ribadendo l’importanza della scuola e dell’impegnarsi nello studio per diventare delle belle persone, dei futuri politici capaci e dialogando con i ragazzi ha chiesto loro a cosa ambissero per il futuro.

Molte persone hanno raggiunto i giovani Pellegrini in auto e dopo la Santa messa hanno pranzato al Sacco tutti insieme allegramente e qualche adulto ha fatto anche il cammino ritorno a Piedi.

Il viaggio, il mettersi in cammino, il condividere con gli altri, è la cosa più bella, più che arrivare alla destinazione.

Auguri ragazzi, buon anno scolastico 2022/2023 da VercelliOggi.it!

Sono stati più d’uno gli automobilisti che, in transito da e per la direzione Trino, hanno chiamato VercelliOggi.it impensieriti dalle fiamme che si vedevano nel compendio del distributore di carburante IP.

In realtà, niente di preoccupante: si trattava della combustione controllata di residui di Gpl dai quali occorreva liberare i serbatoi del gas propano liquido, in vista di manutenzioni straordinarie programmate. Circostanza, del resto, perfettamente in linea con la professionalità e la cortesia degli Operatori che vi lavorano.

Grazie, comunque, per le segnalazioni, che ci danno sempre la conferma dell’amicizia dei Lettori.

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Fossano – Borgosesia 1 -1

Marcatori: 17’ pt Donadio, 36’ pt Reda su rigore.

Fossano (3-4-3): Chiavassa; Cannistrà, Scotto, Marin; Delmastro, Mazzafera, Fogliarino (34’ st Tarantino), D’Ippolito; Galvagno, Reda (34’ st Bellucci), Coulibaly. A disp.: Ricatto, Spadafora, Tounkara, De Souza, Quaranta, Di Salvatore, Ruscello. All. Viassi

Borgosesia (3-4-3): V. Gilli; Frana, Giraudo, Rekkab; Monteleone (43’ st Iannacone), Vassallo, Raja (25’ st Lauciello), Marra (20’ st Pecci); Favale, Fossati, Donadio (20’ st Salami). A disp.: Granoli, F. Gilli, Colombo, Mirarchi, Giacona. All.: Lunardon

Arbitro: Moncalvo di Colegno.

Guardalinee: Cocomero di Nichelino e Fumagallo di Novara.

Note: giornata soleggiata. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 150 circa. Espulso: Viassi per proteste. Ammoniti: Lunardon, Mazzafera, Salami, Coulibaly, Viassi. Angoli: 2-2. Recupero: 1’ pt – 5’ st.

Inizia con un pareggio il campionato del Borgosesia.

I granata dimostrano di avere una buona manovra e passano in vantaggio con la rete di Donadio.

La gara svolta al 35’ con un rigore assegnato per atterramento di Galvagno e trasformato da Reda.

Nel secondo tempo succede poco anche se ai punti i valsesiani avrebbero meritato qualcosa in più.

La cronaca:

Subito pericoloso il Borgosesia; dopo neanche un minuto, Monteleone prova un’incursione in area ma la sfera finisce sul fondo.

La risposta locale arriva al 12’; la conclusione centrale di Coulibaly non crea problemi a Gilli.

Cinque minuti più tardi, i granata passano in vantaggio.

Donadio dai 20 metri lascia partire un tiro che inganna Chiavassa e fa mettere la freccia alle aquile.

Alla mezzora, Reda da ottima posizione si fa ipnotizzare da Gilli.

Dopo ci prova Vassallo dalla distanza; la sfera finisce alta.

Il Fossano beneficia di un rigore al 35’ quando Galvagno si avventa su un cross e viene contrastato dall’uscita di Gilli e Rekkab.

Sul dischetto si presenta Reda che non sbaglia.

Prima del riposo, Coulibaly chiama alla parata Gilli.

Rientra in campo grintoso il Borgosesia che sfiora il raddoppio con un tiro di Raja che termina a lato di poco.

Altra grande occasione granata al 18’, quando Donadio va alla battuta a colpo sicuro ma viene murato.

Dopo i minuti scorrono senza vere occasioni.

Nel recupero Salami da buona posizione manda alto.

Finisce così con un pareggio

Redazione di Vercelli

 

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Dal Libro della Sapienza, Cap. 9, 13 – 18

Quale, uomo può conoscere il volere di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
I ragionamenti dei mortali sono timidi
e incerte le nostre riflessioni,
perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima
e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni.
A stento immaginiamo le cose della terra,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi ha investigato le cose del cielo?
Chi avrebbe conosciuto il tuo volere,
se tu non gli avessi dato la sapienza
e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?
Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito
e furono salvati per mezzo della sapienza”.

Dal Salmo 89

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: “Ritornate, figli dell’uomo”.
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.

Insegnaci a contare i nostri giorni
E acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo a Filemone, Cap. 9 -10. 12 – 17
Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario.
Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 14, 25 – 33

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Amo, quindi non possiedo

(Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 1,9-10.12-17; Lc 14,25-33)

Rinunciare a tutti i beni: questa è la condizione per diventare discepoli di Gesù. La rinuncia è per la liberazione. Se io possiedo sono portato naturalmente a controllare e custodire quello che possiedo. Se non possiedo sono libero di muovermi, di spostarmi, di agire. Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. Se scegliamo un tesoro grande, grande sarà anche il nostro cuore.

Gesù non invita al disprezzo dei legami familiari, piuttosto ci fa prendere coscienza che il legame affettivo non può “legarci” così tanto da perdere di vista l’orizzonte della vita in cui questo legame è inserito.

Scrive S.Giovanni della Croce: “se uno vuole possedere tutto deve passare dalla via del non possesso”. Il desiderio di pienezza è insito nell’uomo. E’ questa sete che ci spinge a cercare, a conoscere, a legarci alle persone e alle cose. Pensiamo che più esperienze facciamo, più beni accumuliamo, più legami intessiamo, allora più valore ha la nostra vita. Il problema sta nel capire che per riempire il desiderio di pienezza che ci anima, non dobbiamo mettere dentro cose e persone, ma piuttosto svuotarci di tutto per riappropriarci di tutto nella libertà ritrovata mettendoci alla sequela di Gesù.

I legami affettivi vissuti con egoismi, per placare il proprio bisogno di amore, di consolazione, per riempire il vuoto esistenziale, diventano delle trappole all’interno delle quali le persone soffocano, si fanno del male a vicenda.

Se vivo il matrimonio in una forma “chiusa”, l’amore prima o poi asfissia e inaridisce: se la coppia si apre ad uno sguardo fuori di sé, se assume una modalità di vita missionaria, allora il rapporto non si gioca più su uno scambio di egoismi, di cose che ci piace fare insieme, ma sulla scoperta dei talenti che insieme si possono far fruttare per la propria felicità e la felicità di altri.

Se un padre o una madre pensano che il figlio sia una “cosa” loro, se vivono il rapporto con il figlio in una modalità possessiva, oltre che a soffocare la pienezza di slancio vitale del figlio, vivranno sempre nella tensione, nell’apprensione. Ogni rapporto familiare, ci dice oggi Gesù, può essere vissuto con grande respiro spirituale e amore dilatato, oppure con grettezza e amore possessivo, calcolato.

La soluzione è quella di “lasciare tutto” nella mani di Dio: da te ho ricevuto mia madre, mio padre, mia moglie, mio  marito, i miei fratelli e le mie sorelle, ne prendo consapevolezze, ti ringrazio Signore per questo dono e te ne faccio dono. Voglio imparare ad amarli con il tuo cuore. Voglio sentirli miei, perché tuoi, non voglio possederli perché non voglio sciuparli con un amore che sento essere piccolo, limitato rispetto all’amore che posso trovare in te e con il quale posso amarli.

Troppo difficile? No, Gesù ci ha lasciato il suo esempio. Lui non ha detto e poi non ha fatto. I suoi insegnamenti ci danno sicurezza di riuscita perché Lui  per primo ha fatto ciò che ci ha proposto di fare.

Prendiamo la croce del nostro limite e seguiamo il Maestro. Lui ci insegnerà la bellezza di amare tutti con cuore universale. Allora passando dal non possedere arriveremo lì dove tutto possediamo: il suo cuore ricco di amore.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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(marilisa frison) – Una grande festa la Solennità di San Bartolomeo 2022. La scorsa domenica alle 11 la chiesa e le cappelle erano gremite di presenze.

È stato reso grande onore al Santo Patrono, sull’altare in bella vista, bandiere, labari, stendardi, vessilli delle Associazioni e Confraternite trinesi, che avevano preso posto nei banchi, presente il Sindaco Daniele Pane con la giunta, il Maresciallo Emilio Farina, la Polizia Municipale, i grandi festeggiati assieme al Patrono, i ragazzi della Leva 2004 giunti accompagnati dalla banda musicale cittadina.

Bello vedere tanta gente riunita sotto lo stesso tetto in nome di Bartolomeo.

La Santa messa è stata aperta con una presentazione biografica di Natanaele da parte del domenicano Giancarlo Tione, a presiedere il parroco don Patrizio Maggioni, che ha ringraziato il Sindaco, le autorità e le numerose Associazioni presenti in divisa e con stendardi a celebrare e chiedere la protezione del Santo Patrono e protettore, ma non solo per questo, ha voluto ringraziarle soprattutto per il grande servizio che rendono alla città e alla comunità trinese.
Nell’omelia ha evidenziato l’importanza dell’unità: “Anche nel nostro corpo umano se le cellule si dividono, non restano unite, provocano malessere: il cancro. E se noi non saremo uniti subiremo lo stesso male tremendo: il cancro della società, del Paese in cui viviamo. L’individualismo, il pensare sempre solo a se stessi, a occupare sempre i posti migliori e per questo ci si aggredisce, si mente, per poter mantenere la propria posizione nella logica dell’esisto solo io”.
Tanti i riferimenti sulla sincerità di San Bartolomeo, che ci invita a non occupare il primo posto, ma a essere gli ultimi e a essere autentici.
Il coro ha animato in modo armonioso la celebrazione con una novità: intonando la preghiera del Padre Nostro.
Il Presidente della Pat Mauro Bagna, presente alla Santa messa ha fatto i complimenti ai coristi e ai musicisti per la bravura nell’esecuzione dei canti.
Il parroco ha anche dialogato con i ragazzi della Leva, dicendo loro che: “È giusto far festa, che anche Gesù faceva festa con i suoi apostoli, la cosa importante però è l’amicizia, l’unità, lo stare insieme, io spero che un domani voi possiate essere le forze nuove di queste Associazioni, queste belle realtà trinesi”.
Dopo la benedizione solenne finale, impartita con la reliquia del Santo Patrono, tutti fuori per una foto ricordo davanti al portone ligneo della chiesa.


Questa domenica tutte le celebrazioni eucaristiche hanno avuto luogo in San Bartolomeo, proprio per omaggiare il Santo Patrono.
Ma perché proprio San Bartolomeo è il Patrono di Trino?
L’ha riportato il parroco su il Notiziario di questa domenica:
“La nostra chiesa parrocchiale sorse nel 1278, quando cominciò a decadere l’utilizzo della chiesa di San Michele in Insula ed era necessario inaugurarla e darle un nome.
Nella politica del Basso Medioevo, precisamente dal XII secolo, c’erano anche nel Marchesato del Monferrato le due fazioni politiche contrapposte Guelfi e Ghibellini, e proprio il 24 agosto 1278 il marchese Guglielmo il Grande aveva vinto un’importante battaglia contro i “Guelfi Vercellesi”, sconfiggendoli a Trino.
Secondo tradizione ricorrendo San Bartolomeo, il 24 agosto, giorno della vittoria, il marchese Guglielmo il Grande decise di inaugurare la chiesa in onore al Santo e di conseguenza ne è diventato il Patrono, protettore della città e dei trinesi.
Questa preziosa informazione la dobbiamo allo storico trinese Bruno Ferrarotti, che l’ha ricavata da un inciso di Riccardo Orsenigo su un vecchio volume di Vercelli Sacra, editore Ferrari, Como, 1909”.
La chiesa parrocchiale sabato sera è rimasta aperta fino a tarda notte, per consentire a chi veniva a far festa di poter entrare e dire una preghiera a San Bartolomeo.
Era esposto il Santissimo Sacramento e la Pala d’altare del Guala, che raffigura San Bartolomeo che battezza i reali d’Armenia era suggestivamente illuminata e i canti che provenivano dall’altare si fondevano con quelli delle piazze.

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