VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Dal Libro dell’Esodo, Cap. 17, 3 – 7

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!».
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

 

Dal Salmo 94

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap. 5, 1 – 2. 5 – 8

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 4, 5 – 42

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

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UN PENSIERO DALLA SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

La tua è sete di Gesù!

(Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42)

Ti è mai capitato di trovarti solo con uno sconosciuto sentendoti “diverso” per nazionalità, religione o estrazione sociale? Questo ci mostra il Vangelo di oggi.

Lasciati trovare lì dove sei  e come sei, ferito nel cuore, forse con sentimenti increduli o svuotato di senso autentico, in lotta contro un vuoto interiore, sete di altro o di un altrove, senza sapere però da dove venga realmente la sete che hai.

Immagina che senti il bisogno di startene da solo per qualche motivo che non hai ben chiaro, ma che ti spinge a ritagliarti uno spazio di anormalità per ritrovare la tua normalità. È ciò che accade a questa donna samaritana dal cuore inappagato, che ricade sempre in relazioni affettive instabili: il fallimento dell’amore. Si reca al pozzo nell’ora più calda del giorno, certa di non incontrare nessuna donna; pensa che evitare il confronto con le altre sia meglio per non sentirsi mancante.

Sì, meglio vivere fuggendo, sperando in una svolta nella vita, o cercare nuove relazioni in nuovi ambienti, cambiare paese, fare un’esperienza nuova…la samaritana pensa così dentro di sé: cercare fuori la felicità! Intanto è giunta al pozzo. Ma c’è un uomo giudeo sedutovi sopra e le chiede da bere! E ora come evitare questo imprevisto!? Il coraggio non le manca, il suo passato travagliato l’ha corazzata, perciò decide di entrare in dialogo con questo tale, restando però sulle sue. Se fosse stato per lei non si sarebbe mai intrattenuta con l’opposto e il paradosso! Mentre pensa così, non sa minimamente chi ha davanti. Sa però che si tratta di qualcuno lontano dai suoi canoni e che desidera parlarle, al punto da dipendere da lei per un sorso d’acqua!

Chi legge sa che Gesù sceglie di ritrovarsi in quella circostanza segnata dall’ignoranza e da vecchie ferite. Trovarsi solo con il diverso è per Lui una necessità; ecco perché stavolta permette ai discepoli di cercare cibo altrove. Considera questa compassione di Dio per aggiustare la tua visione di Lui! Non la tua opinione, ma ciò che Lui dice di essere è ciò che ti guarisce!

Ecco, i poli opposti si attraggono inevitabilmente. Gesù dà sempre inizio al desiderio, lo guida e lo compie. La donna viene guidata a ricevere il dono di giustizia che la libera dal giudizio e non la condanna per la sua situazione. Anzi, Gesù la loda quando dice il vero! Aprendo il cuore a Gesù, lei confessa che Dio è giusto e buono, così scopre con stupore d’aver incontrato l’Atteso, il cui unico desiderio è che chiunque crede in Lui può già ora regnare sul peccato e le sue manifestazioni mortifere. Dio chiama a regnare nella vita sopra tutto ciò che depista dall’esperire l’abbondanza del Suo dono. Gesù è il dono di Dio, il prezzo pagato per la tua giustificazione! Più ricevi la rivelazione di questo amore e del dono della Sua giustizia, più prospererai in ogni tua area. Perché la fede nasce dall’ascolto continuo della parola predicata: è Dio che chiama in Gesù. Ogni giorno attingi a questa Grazia! Più l’ascolti, più ricevi la vita del Risorto.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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Vercelli Città

Parla per mandare molti messaggi, questa iniziativa di oggi, 5 marzo, che ha visto tanti “camminatori” partire da Piazza Cavour a Vercelli.

Ma uno è forse il più importante: dire un fermo “no”, anche così, ad ogni genere di violenza inflitta alle donne.

Se questo è il messaggio esplicito che, insieme ad altri (la promozione reale ed integrale della parità di genere in ogni contesto della vita, l’aiuto al Centro antiviolenza, alle iniziative specialistiche, come le residenze protette) ce n’è uno implicito, forse non meno importante e che pare mostrato con eloquenza dalla gallery fotografica e dal filmato, entrambi in questa pagina web: Vercelli risponde sempre con generosità ad iniziative come questa.

Una camminata ed una corsa che, sia nella “frazione turistica” per dir così, sia in quella che, partita poco dopo, è stata una corsa non competitiva, hanno visto una buona partecipazione, soprattutto considerando che si tratta della prima “uscita” in attesa della Primavera, approfittando di un sole tiepido, ma tutto sommato deciso ad accompagnare tutto il corso della manifestazione.

Qualche chilometro in compagnia, anche per il gusto di stare insieme.

Amici a quattro zampe compresi, naturalmente.

Al programma un “cammeo” ulteriore, che si poteva notare guardando, per una volta, la punta dei piedi: il Soroptimist Club ha proposto di calzare due scarpe diverse, proprio per valorizzare, simbolicamente, l’idea di valorizzare le differenze, facendo sì che intraprendano una medesima strada.

A qualificare l’esperimento, l’immancabile titolo in inglese:

”Walk in different shoes for gender quality”. 

Unanime l’apprezzamento per gli organizzatori che, per tutti, riassumiamo nei due protagonisti di tanti appuntamenti di sport: Laura Musazzo, “centrocampista” infaticabile, delegata provinciale del Coni e Piero Volpiano, Presidente della Atletica Vercelli ’78: sodalizio benemerito, che tanto ha fatto ed ancora fa per l’atletica e gli sportivi vercellesi.

Ora vi lasciamo con il video e la gallery.

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Dal Libro della Genesi, Cap. 12, 1 – 4

In quei giorni, il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.

Dal Salmo 32

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Dalla Seconda Lettera di San Paolo Apostolo a Timoteo, Cap. 1, 8 – 10

Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.

Dal Vangelo secondo San Matteo, Cap. 17, 1 – 9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

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UN PENSIERO SULLA PAROLA DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Una luce mai vista sulla terra!

(Gn 12,1-4; Sl 32; 2 Tim 1,8-10; Mt 17,1-9)

Secondo una tradizione, l’episodio della Trasfigurazione, che ascoltiamo nel Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima, sarebbe avvenuto quaranta giorni prima della crocifissione di Gesù.

Si può intendere l’evento come un anticipo della gloria pasquale, come un segno importante e incoraggiante lasciato da Gesù ai discepoli, dopo le predizioni della passione e morte, perché ne siano testimoni e, a suo tempo, annunciatori. La Liturgia ci invita a non dimenticare che Cristo è colui che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la gloria della resurrezione, ci invita a guardare e vivere la realtà sapendo che esiste un oltre, una luce mai vista sulla terra.

Leggiamo che Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni per condurli in disparte, su un alto monte. Gesù, in particolare nel cammino quaresimale, chiede anche a noi di seguirlo in disparte, disposti ad accettare un po’ di fatica salendo sul monte, ignari di cosa accadrà e decisi a fidarci di Lui fino in fondo.

Questa volta i discepoli non trovano la folla che si mette sulle tracce di Gesù (cf. Gv 6,22), ma diventano protagonisti di una straordinaria teofania, che coinvolge anche Mosè simbolo della Legge e Elia simbolo dei Profeti.

Il volto di Gesù brilla come il sole e i suoi vestiti diventano candidi come la neve; che questo avvenga su un alto monte richiama gli eventi accaduti sul monte Sinai, dove Mose incontra Dio e dal quale discende con il volto raggiante di gloria divina (Es 34,29-30) e anche la sorprendente rivelazione di Dio che Elia ebbe sul monte Horeb (1 Re 19,11-13). Mentre i discepoli guardano stupefatti lo splendore simile al sole del volto di Cristo e le sue vesti dal candore mai visto sulla terra, una nube luminosa li avvolge e da essa una voce proclama Gesù figlio diletto del Padre, a conferma di quanto fu detto per la prima volta al Battesimo del Signore e di quanto il centurione ripeterà sotto la croce.

All’udire la voce uscire dalla nube, che evoca la nube dell’Esodo, i discepoli presi da grande timore cadono con la faccia a terra. La voce del Padre, come nelle teofanie dell’Antico Testamento desta timore, l’uomo avverte tutta la distanza e la grandezza del Mistero che si manifesta.

Una distanza che viene tolta con la venuta di Gesù, colui che siamo invitati ad ascoltare. Il Padre parla ma solo per lasciare la Parola al Figlio, a Gesù, che si fa vicino, tocca i discepoli e li chiama ad alzarsi e a non avere paura.

I discepoli inizialmente riescono solo ad alzare gli occhi e ad accorgersi che è rimasto solo Gesù, lì con loro. Si, Gesù rimane con noi pronto a condividere i momenti di luce e i momenti di ombra che si susseguono nel nostro cuore e nella vita di tutti i giorni. Gesù rimane con noi, la sua Presenza e la sua Parola portano a compimento le promesse del Padre, punto di arrivo di tutta la Legge e i Profeti, il Messia atteso che guida il popolo alla vera libertà e alla terra nuova del Regno, dove Dio sarà tutto in tutti e ognuno sarà trasfigurato e raggiante di quella luce mai vista sulla terra!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

Posted in Pagine di Fede

Si è conclusa domenica scorsa a Caresanablot la 44.ma edizione della Fiera in Campo, punto di riferimento per il settore risicolo, ormai non più soltanto vercellese, ma nazionale, con qualche motivata ambizione di interessi oltre frontiera.

Nei tre anni trascorsi, per le ragioni ben note, la manifestazione ha subìto uno stop forzato, ma oggi è tornata, con un’offerta del tutto in linea rispetto alle attese.

E proprio la capacità di interpretare “dall’interno” le esigenze di un mondo agricolo naturalmente vocato alla conoscenza di tecniche, sempre nuove, ha rappresentato la ragione principale di una crescita costante, dalla prima edizione del 1979 in poi.

Un primo appuntamento, quello di allora, che vide la presenza quasi pionieristica di una decina di espositori locali i quali accettarono la sfida: permettere al “mercato”, agli operatori economici dell’agricoltura di vedere non soltanto macchine ed attrezzature agricole esposte ed illustrate su catalogo, ma alla prova, cioè in azione, appunto “in campo”.

Dalle macchine agricole a tanti prodotti e servizi che concorrono ad illustrare quella che oggi si chiama anche “filiera”, oppure “indotto”, fino ad arrivare – la capacità di innovare è anche questo – a valorizzare un’attività di nicchia come il modellismo: che, poi, tanto “nicchia” forse non è, se è vero che sono stati ben 50 gli espositori presenti ed indaffarati ad illustrare ad un pubblico veramente numeroso le loro creature.

Insomma, i tanti “volti” di un’agricoltura moderna e, proprio i volti sono i protagonisti della gallery messa a repertorio a Caresanablot.

Posted in Economia

Ancora da chiarire la dinamica del sinistro che nel primo pomeriggio di oggi, 27 febbraio, ha coinvolto due utilitarie a Vercelli, in Via Trino, all’altezza dell’incrocio da cui si diparte la strada che porta alla Motorizzazione Civile.

Una delle due vetture è finita nel fosse che costeggia la massicciata, mentre l’altra, la Fiat 500 color verde acqua, che si vede nell’illustrazione, ha riportato lievi danni.

 

 

Sono tre le persone ferite (non si hanno informazioni chiare sulla gravità delle lesioni riportate) che sono state ricoverate all’Ospedale S.Andrea da due Ambulanze del Servizio 118.

Il traffico sta subendo rallentamenti (ore 16,15) ma non è bloccato: si consigliano comunque percorsi alternativi.

Posted in Cronaca

Rocambolesco sinistro stradale “autonomo”, cioè con il coinvolgimento di una sola vettura, nella notte, attorno alle 2, tra sabato 25 e domenica 26 febbraio, in Corso Fiume a Vercelli.

Il conducente dell’utilitaria che si vede nell’illustrazione ha perso il controllo del mezzo, che si è rovesciato su una fiancata.

I residenti hanno udito forti rumori, ma l’incidente non ha causato danni gravi alle persone, soltanto molta paura.

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Pro Sesto 2

Pro Vercelli 2

Marcatori: 8’ pt Gattoni, 14’ pt N. Rizzo, 34’ pt Gatto su rigore, 12’ st Gerbi

Pro Sesto (3-4-3): Del Frate; Marzupio (1’ st Della Giovanna), Giubilato, Toninelli; Gattoni, Corradi (29’ st Marchesi), Sala (1’ st Capogna), Maurizi (1’ st Vaglica); Capelli, Gerbi, D’Amico (1’ st Sgarbi). A disp.: Santarelli, Botti, Ferrero, Wieser, Radaelli, Bianco, Boscolo Chio, Suagher, Moretti. All. Andreoletti.

PRO VERCELLI (4-2-3-1): Rizzo M.; Iezzi, Cristini, Rizzo N., Anastasio; Saco (36’ st Louati), Calvano; Vergara (4’ st Clemente), Laribi (22’ st Emmanuello), Gatto (22’ st Rojas); Arrighini (22’ st Guindo). A disp.: Valentini, Lancellotti, Perrotta, Corradini, Costanzo, Gheza, Macanthony, Contaldo. All. Gardano.

Arbitro: Gigliotti di Cosenza.

Guardalinee: Vettorel di Latina e  Dell’Orco di Policoro.

Quarto uomo: Alessio Bonasera di Enna.

Ammoniti: Corradi, Laribi, Toninelli, Capelli, Capogna, Vaglica

Espulso: Vaglica per doppia ammonizione

Recupero. 0’ pt – 3’ st

Inizia con un pareggio l’avventura sulla panchina della Pro Vercelli di mister Massimo Gardano.

Dopo la prima frazione di gioco terminata in vantaggio per i leoni, nella ripresa i padroni di casa agguantano il pareggio.

Passano solo 8 minuti e la Pro Sesto passa in vantaggio con Gattoni che con un gran tiro batte M. Rizzo.

La Pro Vercelli reagisce e al 14’ trova il pareggio con Nicolas Rizzo che di testa mette la palla alle spalle di Del Frate.

Al 33’ l’arbitro concede il calcio di rigore per i leoni per fallo di Toninelli in area su Vergara.

Dal dischetto batte Gatto e al 34’ porta in vantaggio la Pro Vercelli.

La prima frazione di gioco termina con il risultato di 1 a 2 per le bianche casacche.

Nella ripresa al 12’ Gerbi solo davanti a M. Rizzo realizza il gol che ristabilisce la parità.

Occasione al 19’ per la Pro Vercelli con N. Rizzo ma la palla esce di poco.

Poche le occasioni da gol prima del termine della partita che si chiude col triplice fischio dell’arbitro sul risultato 2 a 2.

 

Redazione di Vercelli

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Provincia di Vercelli

Dal Libro della Gènesi, Capp. 2, 7-9; 3, 1-7

Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male».
Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Dal Salmo 50

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap.5, 12-19

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

Dal Vangelo secondo San Matteo, Cap. 4, 1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

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UN PENSIERO DALLA SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Scopriamo la pietra preziosa

(Gen 2,7-9; 3,1-7; Sal 50; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11)

Iniziamo un nuovo tempo liturgico: la Quaresima. Cambiano i colori dei paramenti liturgici, al verde subentra il viola. Un colore “penitenziale”. Proviamo quest’anno ad andare oltre al colore – che per altro comunque è anche un colore di moda! – per cercare la pietra preziosa nascosta nel terreno desertico di questa quaresima 2023. I testi della liturgia ci veicolano il messaggio di Dio per l’oggi. Dio non parla mai in modo standardizzato. La sua Parola è parola che si incarna nel tempo e nella storia, ci ricorda che Lui ha abitato il tempo e la storia.

I testi della liturgia ci parleranno quindi nel contesto storico che stiamo vivendo: il post Covid, la guerra in Ucraina e i tanti conflitti ancora accesi nel mondo, il terremoto in Turchia e le tante calamità che stanno avvenendo. La Parola parla a donne e uomini concreti, uomini dell’oggi, che provano a fidarsi di Dio per cercare di capire la storia, per cercare di essere lievito di speranza, per mettere sale di sapienza nelle situazioni più disparate.

Quale “fioretto” allora per questa quaresima?! Andare alla ricerca della pietra preziosa nascosta nella Parola di Dio. Cercarla con cuore lieto, con volto disteso, con animo ricco di speranza.

Il Signore ci dirà nei vari testi: “che me ne faccio dei vostri sacrifici se poi il vostro parlare è empio e depredate l’orfano e la vedova?”. Il Signore gradisce sì il sacrificio, ma quello della lode, del ringraziamento, del rinnegare noi stessi per dare credito a Lui. Fumi alti di incenso venivano fatti salire al cielo per propiziarsi Dio. Quasi per accecarlo di fronte alle iniquità commesse. Forse anche noi utilizziamo questa tattica di approccio dell’antico testamento: incensiamo Dio di parole e buoni propositi, di “fioretti spicci”, di facile realizzazione e di pronto conteggio.

Ma il Signore ci dice: “Non è questo il sacrificio che voglio!”. Gesù ci mostra la tattica del vero Figlio del Padre: di fronte alle tentazioni non indietreggia, non tentenna, risponde con la saldezza della parola di Dio: “sta scritto infatti…”. Andiamo a ciò che la Parola dice, torniamo giorno dopo giorno sulla Parola e vedremo che sarà facile rinunciare agli idoli della vanagloria – io ti farò potente! – agli idoli del superuomo – cadrai ma non ti farai male! – agli idoli del male che abbaglia –  tutto ti andrà bene se ti prostri a me!

Gesù si avvia nel deserto perché sospinto dallo Spirito. Noi ci avviamo nel deserto quaresimale sospinti dallo stesso Spirito che vuole irrobustire la nostra fede, vuole condurla all’essenziale del messaggio evangelico.

Il nostro impegno sarà quello di trovare la pietra preziosa sommersa nelle dune di questo deserto: la pietra preziosa è quella del giardino della Risurrezione, è la pietra rotolata via, segno di un qualcosa di grande che è avvenuto. La morte è stata vinta, per questo quaresima non è sinonimo di tristezza, ma di letizia interiore, di sorriso sul volto, di cuore ricco di speranza. Abbiamo un tempo prezioso da vivere imparando a ripetere con Gesù: “Sta scritto…”. Sì, la parola amore è scritta nella nostra vita e con questa forza che abita in noi possiamo dire: “Vattene Satana! Gesù, il nostro Maestro ti ha sconfitto, puoi farci paura, ma non puoi farci indietreggiare nel nostro cammino, perché è lo Spirito che ci conduce!”.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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Si conclude il Carnevale di Borgosesia con il Mercu Scurot, giunto alla sua 170esima edizione.

Questa tradizione nacque nel 1854 e rappresenta in modo festoso il funerale del carnevale.

Le vie di Borgosesia erano invase dai “Cilindrati” vestiti con frac, mantello nero, fiocco bianco e cilindro e con l’inseparabile “cassù” utilizzato per bere nelle varie osterie.

Migliaia le persone che hanno invaso Borgosesia per dare il saluto al carnevale.

Carnevale che si conclude e dà l’appuntamento al 2024.

Redazione di Vercelli

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Santhiatese e Cavaglià

Oggi, 21 febbraio, il giorno più atteso ed il gran finale di questa straordinaria edizione 2023 del Carnevale Storico di Santhià.

Attesa per l’incoronazione dei carri e dei gruppi a piedi ed anche per un congedo dalla tantissima gente (anche oggi, giorno feriale, ancorchè martedì grasso) che ha voluto dire tutto il proprio affetto per il Carnevale, ha voluto testimoniare che la speranza non è andata delusa e portare, insieme ad allegria e gioia, una nota di ottimismo: si va avanti.

Abbiamo documentato questi momenti con la gallery di oltre 250 immagini: ci sono proprio tutti, tutti gli attori della grande “macchina” del Carnevale.

Ma ci sono soprattutto loro, i bambini: la ragione più importante di tanto impegno.

Ma ecco i vincitori.

Carri di Prima Categoria: l’Altro Mondo, realizzato da “I Marsun”.

Carri di Seconda Categoria: la Natura a l’è disprà, realizzato da “I Disprà”.

Gruppi a piedi: Rubinet Fest, realizzato da “I Rubinet”.

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Ed ora buona visione.

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