VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Aggiornamento ore 17,45 –

Trova in questi minuti conferma la notizia che la vittima del tragico sinistro stradale di questo pomeriggio, 27 marzo, in territorio comunale di Desana, fosse un pensionato residente a Trino, classe 1937.

Aggiornamenti nelle prossime ore

***

Incidente mortale a Desana, scontro tra un’auto e  un camion.

Deceduto un 85enne alla guida dell’auto.

Per il camionista si riscontra un codice verde.

Si consigliano percorsi alternativi.

Aggiornamenti a breve.

Redazione di Vercelli

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Sangiuliano City 1

Pro Vercelli 0

Marcatori: 6’ Alcibiade

Sangiuliano City (4-3-3): Grandi; Zanon, Alcibiade, Serbouti, Zugaro; Fusi (46’ st Baggi), Metlika, Morosini (28’ st Saggionetto); Volpicelli (28’ st Floriano), Miracoli, Salzano (41’ st Bruzzone). A disp.: D’Alterio, Cocilovo, Ippolito, Qeros, Cogliati, Casali, Pascali, Firenze. All. Gautieri.

Pro Vercelli (4-2-3-1): Rizzo M.; Iezzi (13’ st Emmanuello), Cristini, Rizzo N., Anastasio; Calvano (25’ st Louati), Saco 29’ st Rojas); Vergara, Laribi 13’ st Gatto), Iotti; Guindo (13’ st Arrighini). A disp.: Valentini, Lancellotti, Perrotta, Corradini, Comi, Costanzo, Contaldo. All. Gardano.

Arbitro: Mastrodomenico di Matera.

Guardalinee: Cecchi di Roma 1 e Chiavaroli di Pescara.

Quarto uomo: Franzò di Siracusa.

Ammoniti: Saco (PV), Zugaro (SC), Cristini (PV), Anastasio (PV), Grandi (SC)

Recupero: 1’ pt- 3’st

La Pro Vercelli di Mister Gardano dopo due sconfitte di fila, scende in campo con l’obiettivo di vincere ma continua il momento negativo per le bianche casacche.

I padroni di casa alla prima occasione si portano in vantaggio.

Al 6’ è infatti Alcibiade che di testa manda la palla in rete, battendo Rizzo.

I leoni reagiscono e ci prova Guindo ma il suo tiro viene fermato da Serbouti che si trova davanti alla porta difesa da Grandi.

Ancora pericolosa la Pro al 17’ con Iotti che di testa prova a insaccare ma la palla è centrale.

Passano 3 minuti e Grandi è ancora impegnato sul tiro dalla distanza di Laribi.

Protestano le bianche casacche al 22’: Vergara si trova davanti al portiere avversario, cade per un contatto con Zugato ma per l’arbitro non è rigore.

La Pro si propone ancora dalla distanza prima con Saco e poi con Guindo ma Grandi in ambedue i casi non si fa sorprendere.

La prima frazione di gioco termina con il vantaggio del Sangiuliano City.

Nella ripresa dopo 8 minuti i padroni di casi pericolosi con Morosini su calcio di punizione, Rizzo para in due tempi.

Al 19’ occasione per Emmanuello ma il suo tiro viene respinto da un difensore.

Ancora un’occasione per il Sangiuliano con la traversa di Saggionetto.

Risponde la Pro Vercelli, al 37’ Gatto su cross di Rojas, prende la mira ma non inquadra lo specchio della porta.

Ultima occasione nei minuti finali per gli ospiti con un rasoterra di Nicholas Rizzo ma il suo tiro esce di poco.

La gara nonostante l’impegno profuso dalla Pro Vercelli per agguantare il pareggio termina con una sconfitta.

 

Redazione di Vercelli

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Provincia di Vercelli

Dal Libro del Profeta Ezechiele, Cap. 37, 12 – 14

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio

Dal Salmo 129

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.

Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap. 8, 8 – 11

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 11, 1 – 45

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Credi tu questo?

(Ez 37,12-14; Sl 129; Rm 8,8-11; Gv 11, 1-45)

Nel vangelo di questa V domenica di Quaresima, la famiglia di Lazzaro è lo specchio delle comunità della fine del primo secolo. Siamo a Betania (un piccolo villaggio ai piedi del Monte degli Ulivi), nome che significa “Casa dei poveri”. Il nome Marta, la sorella maggiore, vuol dire “Signora” (coordinatrice), possiamo pensare che una donna coordinasse la comunità? Maria, l’altra sorella, ha un nome che significa “Amata di Jahvé”, è immagine della comunità. Il nome Lazzaro invece vuol dire “Dio aiuta”, indica la povertà della comunità che attende tutto da Dio. La risurrezione di Lazzaro comunica questa certezza: Gesù porta la vita alla comunità dei poveri; Lui è sorgente di vita per coloro che credono.

Molti giudei si trovano a casa di Marta e Maria per consolarle a motivo della perdita del fratello.

I rappresentanti dell’Antica Alleanza non portano vita nuova, possono appena consolare, bisogna chiamare Gesù per avere la vita. Marta, Maria e Lazzaro erano amici di Gesù, le sorelle fanno dunque sapere al Maestro che Lazzaro si è ammalato. L’evangelista ci dice che Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro, sembra dunque strano che non risponda subito all’appello, ma aspetti volutamente due giorni prima di tornare in Giudea. Quando poi arriva nei pressi di Betania, Lazzaro è già morto da quattro giorni, tempo secondo il quale il corpo cominciava a decomporsi. In base a questo, sembra che Gesù abbia ritardato il suo arrivo proprio perché voleva chiamare Lazzaro dalla regione dei morti, facendo di lui il preludio di ciò che aveva annunciato: “è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno” (Gv 5, 25).

Se la storia del Vangelo è scritta non solo per essere letta, ma per essere rivissuta, possiamo domandarci come possiamo rivivere in noi la storia di Lazzaro? Se c’è una risurrezione del corpo, c’è anche una risurrezione del cuore. Lazzaro è simbolo di coloro che sono così provati da non poter più nemmeno pregare per sé, ed ecco che altri devono intervenire, per poter fare qualcosa per loro.

Quante volte possiamo sentirci senza speranza, perduti, profondamente soli e immersi nel buio come in un sepolcro. Ebbene, anche quando la morte è certa, quando sono già passati quattro giorni e tutto sembra ormai è finito, quando la speranza resta soffocata da tenebre senza ritorno, c’è qualcuno sulla cui parola si può rimuovere la pietra che impedisce il fluire della vita e sciogliere i legami che ci avvitano su noi stessi. Anche a noi, come a Marta il Signore chiede: “credi tu questo?”. Crediamo che sia sempre possibile per noi e per altri l’intervento di Colui che ha vinto ogni morte e dona la vita?

Il vangelo della risurrezione di Lazzaro è il settimo segno (l’evangelista Giovanni non parla di miracoli) che rimanda alla prossima morte e resurrezione di Gesù. Lui è colui che dona la vita per poi riprenderla di nuovo e non morire più. La morte che genera pianto, dolore, separazione, la morte per la quale Gesù si commuove profondamente condividendo il pianto dei poveri, la morte per la quale davanti al sepolcro di Lazzaro Gesù “scoppia in pianto”, avendo come un fremito davanti a questa forza distruttrice, ebbene, la morte non avrà più potere. Gesù dichiara e dimostra di essere la risurrezione e la vita, e chi crede in lui non morirà in eterno. È il significato della Pasqua, credi tu questo?

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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Triste bilancio dell’incidente di questa mattina: confermati a questo momento due morti.

Si tratta di un uomo di 38 anni alla guida di una delle auto e di un uomo di 65 che era sul van.

Si segnalano quattro persone in codice verde

Seguiranno ulteriori aggiornamenti nelle prossime ore.

Redazione di Vercelli

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Grave sinistro stradale nella prima mattina di oggi, venerdì 24 marzo, lungo la strada che da San Germano Vercellese porta a Vercelli all’altezza della deviazione per Capriasco.

Sono almeno quattro i mezzi coinvolti

Stanno giungendo sul posto le Forze dell’Ordine.

Il traffico è bloccato si consigliano percorsi alternativi.

Aggiornamenti a  breve.

 

Redazione di Vercelli

 

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Triplice tamponamento, nel pomeriggio di oggi, 20 marzo, attorno alle 16, lungo la Tangenziale di Vercelli, nei pressi della rotatoria attigua all’area commerciale Carrefour, in direzione Casale.

I tre veicoli che si vedono nella fotografia (due Ford, una bianca ed una scura ed una Fiat) sono entrati in collisione, fortunatamente senza che gli occupanti (un solo ferito, non grave) riportassero conseguenze rilevanti.

Procede agli accertamenti del caso la Polizia Locale del Comune di Vercelli giunta con tempestività sul posto, insieme al Servizio 118.

Il traffico procede a corsie alterne, si consigliano percorsi alternativi almeno fino alle 18.

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Pergolettese 1

Pro Vercelli 0

Marcatori: 39’ pt Varas

Pergolettese (3-5-2): Soncin; Tonoli, Arini, Piccinini; Bariti (32’ st Saccani), Mazzarani (18’ st Andreoli), Artioli, Varas (32’ st Figoli), Villa; Abiuso (32’ st Doumbia), Iori (13’ st Guiu Vilanova). A disp.: Rubbi, Cattaneo, Lambrughi, Lucenti, Cancello, Vitalucci, Verzeni. All. Villa.

Pro Vercelli (3-4-3): Valentini; Cristini, Perrotta (1’ st Anastasio), Rizzo N.; Iezzi (44’ st Saco), Calvano, Iotti, Gatto (30’ st Guindo); Vergara, Rojas, Laribi (30’ st Louati). A disp.: Rizzo M., Lancellotti, Corradini, Emmanuello, Costanzo, Seck, Gheza, Arrighini, Contaldo. All. Gardano.

Arbitro: Leone di Barletta.

Guardalinee: Dell’Arciprete di Vasto e Fracchiolla di Bari.

Quarto uomo: Palmieri di Conegliano.

Ammoniti: Vergara (PV), Iezzi (PV), Varas (PER), Mazzarani (PER)

Recupero: 2’ pt – 4’ st

La Pro Vercelli di Mister Gardano scende in campo e l’obiettivo è vincere ma arriva la seconda sconfitta di fila.

Al 9’ prima azione di Laribi con un rasoterra che non impensierisce Soncin

Pericolosa la Pergolettese al 17’ con Abiuso che di testa colpisce la palla che finisce a lato della porta avversaria.

Le bianche casacche rispondono al 19’ con Rojas che dal limite dell’area impegna Soncin in una difficile parata.

Al 32’ punizione di Artioli, Valentini non si lascia sorprendere e manda in corner.

Al 37’ atterrato in area Bariti, l’arbitro decreta il calcio di rigore.

Dal dischetto realizza Varas per il vantaggio della Pergolettese.

Nei minuti di recupero, punizione di Mazzarani che impegna Valentini in una difficile parata, il portiere toglie la palla dall’incrocio dei pali.

Le squadre vanno negli spogliatoi sul risultato di 1 a 0 per i padroni di casa.

Nella ripresa i leoni attaccano cercando il pareggio e dopo 4 minuti Anastasio su calcio di punizione colpisce la trasversa.

La Pro cerca di creare occasioni.

Al 22’ ci prova Iotti ma non inquadra la porta.

Al 37’ fallisce il pareggio: Guindo riceve palla da Iotti, colpisce di testa ma non inquadra la porta.

Due minuti più tardi è Rojas che si rende pericoloso ma il portiere avversario fa suo il pallone.

Insistono le bianche casacche, al 43’ Vergara solo in area, calcia di sinistro, la sfera è alta sulla traversa.

Al 49’ in pieno recupero, gol di Guindo ma l’arbitro annulla per fuorigioco.

La Pro Vercelli ha cercato la reazione ma la partita termina con la sconfitta dei leoni.

Redazione di Vercelli

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Dal Primo Libro di Samuele, Cap. 16, 1. 4. 6 – 7. 10 – 13

In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato.
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto.
Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

Dal Salmo 22

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini, Cap. 5, 8 – 14

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 9, 1 – 41

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Il nostro fratello cieco

(1Sam 16,1.4.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41)

La Quaresima è un cammino che conduce tutti i cristiani ad una scuola intensa con Gesù di Nazareth, il Maestro che ha cambiato la nostra vita. Il Figlio di Dio ha il compito, la missione profetica di condurci e ricondurci al Padre, con amore e pazienza come un buon pastore.

Nel vangelo di questa domenica incontriamo Gesù che guarisce il cieco nato, lui è venuto a noi per aprire i nostri occhi – sia corporei che spirituali – perché possiamo vedere e contemplare le meraviglie di Dio attraverso la totalità dei nostri sensi. Dice Gesù: “E’ per un giudizio che io sono venuto in questo mondo perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi”. La parola di Dio che Gesù ci ha annunciato è una medicina di salvezza che ci apre gli occhi per vedere non solo bellezza della creazione, ma anche per vedere con occhi spirituali la nostra vita e la vita del mondo, riconoscendo la sua presenza e i suoi doni.

Il cieco del vangelo è nostro fratello. Ci identifichiamo con lui. Era cieco, non aveva la possibilità di conoscere tutta la bellezza che il Signore Dio  ha riversato sul mondo. Non aveva modo di leggere la storia della salvezza scritta nella storia del mondo. Quest’uomo nato cieco diventa uno dei primi beneficiari della salvezza: “Perché in lui siano manifestate le opere di Dio” (Gv 9,3).

Gesù è venuto nel nome del Padre per ricrearci, per renderci  nuovi attraverso la sua passione e morte, la sua risurrezione e ascensione al cielo. Pregando sul testo possiamo notare che questo miracolo di guarigione è avvenuto per iniziativa di Gesù, il cieco non vedendo non poteva accorgersi fiscalmente che Gesù passava. Non possiamo escludere che nel corso della sua vita il cieco abbia pregato per ricevere un aiuto dal Signore.

Gesù sapeva che quell’uomo – e come ciascuno di noi – è parte della sua missione ricevuta dal Padre: “Questa è la vita eterna, che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv.17,3). Ma per conoscere il Mandato dal Padre bisogna vedere, e vedere soprattutto con il cuore, per poter conoscere il Soggetto della nostra fede. Dopo la sua guarigione il cieco non ritarda nel proclamare la sua fede in Gesù, ha capito che una tale guarigione non è altro che un intervento potente della mano di Dio in Gesù Cristo.

Ai farisei che dubitano, lui risponde con franchezza, sapendo che la sua vita ormai deve seguire la luce di salvezza che abita nel suo cuore. Dopo essere stato escluso della sinagoga incontra Gesù che gli dice: “Tu credi nel Figlio dell’uomo?”. Egli rispose: “E chi è, Signore perché io creda in lui?”. Gli disse Gesù: “Lo hai visto, è colui che parla con te”. Ed egli subito fa la sua professione di fede: “Credo Signore”. E si prostra dinanzi a lui.

Signore Gesù donaci la grazia di imitare la fede semplice, ma convinta di questo fratello perché anche noi possiamo adorarti sempre e dovunque nei nostri cuori!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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La cronaca di oggi, 15 marzo, si apre con la notizia del sinistro stradale verificatosi a Vercelli in Via Marco Polo, attorno alle 8,30.

La dinamica dell’incidente è al vaglio della Polizia Locale del Comune di Vercelli, prontamente accorsa sul posto, insieme al Servizio 118 che ha ricoverato la giovane conducente della Fiat 500: da prime sommarie informazioni, non sembra in condizioni gravi.

Illeso, invece, l’uomo al volante della Panda.

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Bassa Vercellese

Un torneo del cuore per promuovere solidarietà.

E’ la fotografia ideale della bella giornata di sport vissuta oggi, 12 marzo, a Prarolo, presso il centro sportivo di Skill Padel: evento che ha visto alternarsi sui tre campi al coperto ben 24 squadre maschili ed 8 femminili, per un totale di 76 partecipanti.

Il richiamo, del resto, era di forte impatto emotivo: ricordare il compianto Michele Pancallo, l’allenatore dei “Lupetti Bianchi”, i piccoli calciatori di Stroppiana, scomparso pochi mesi fa a soli 64 anni, per un malore, mentre si trovava in viaggio di ritorno dalla Sicilia, quando era in territorio di Cassino. Aveva 64 anni.

I suoi tanti amici, le persone che hanno condiviso con lui momenti belli di lavoro e di sport hanno voluto ricordarlo così, proprio con una manifestazione sportiva, mettendo in rilievo una disciplina che sta conquistando sempre più consensi: il padel, che si può giocare a tutte le età. Nel nostro video raccontano la loro esperienza nel mondo del Padel due ragazze, giovani ma già affermate nelle rispettive professioni e praticanti convinte: Marta e Sara Tomeno.

Giornata che, organizzata insieme alla Sezione comunale di Vercelli dell’Avis, l’associazione di volontariato sanitario che riunisce i donatori di sangue, ha avuto anche un altro fine: promuovere, soprattutto presso i giovani e gli sportivi, l’attività di donazione di sangue e plasma.

Opera meritoria di cui c’è sempre e tanto bisogno e che, invero, rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello della città, se è vero che in Vercelli i donatori sono circa 800: ma bisogna anche pensare che si tratta di una azione meritoria, ma che si può svolgere soltanto fino ad una certa età, quindi sono necessari rincalzi.

La risposta di oggi all’invito del Presidente Avis Fulvio Cavanna (vice presidente Antonella Piletta, Consiglieri Annabella Pitrotto, Gino Gandaglia, Elena Trecate, Antonella d’Aquino, Isabel Ribeiro, Massimo Cucconi) è stata più che incoraggiante: tra i partecipanti al torneo sono stati ben 12 quelli che si sottoporranno presto ai necessari accertamenti per diventare donatori.

Ma ora, ecco la classifica, prima di lasciarvi con una piccola gallery ed il filmato.

Una classifica ci vuole, ma, davvero, oggi hanno vinto tutti perché ha vinto lo sport, ha vinto la solidarietà, ha vinto il volontariato e certamente Michele Pancallo sarà orgoglioso di questi amici che, in suo nome, per non lasciarne dissipare il ricordo e la sua testimonianza di vita, hanno dato vita a questa giornata.

Primi classificati under 14, Vaccarella – Basile

Secondi classificati under 14, Crittino – Callegaro

Prime classificate femminile: Galli – Locatelli

Primi classificati maschile: Bordonaro – Beccati

Secondi classificati maschile: Corradino – Tamarindo

 

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