VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Ancora un albero che schianta al suolo, lungo le alberate cittadine di Vercelli.

Questa volta il sinistro in Corso Rigola, all’inizio del viale, di fronte all’autofficina.

Si tratta di un esemplare di Acer Negundo (o Acero americano) che, come si vede dalla foto, non mostra particolari lesioni del tronco.

Ma l’esame del sito permette di verificare che l’apparato radicale sia ridotto ai minimi termini.

Problema non nuovo e, peraltro irrisolto.

Oggi pomeriggio la pianta (di età approssimativa stimata in circa 40 anni) è caduta, proprio nei pressi di tre autovetture parcheggiate vicino.

Nessuna è stata lesionata e a bordo delle stesse non c’erano persone.

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Sestri Levante 4

Borgosesia 2

Marcatori: 18’ pt Pane, 36’ pt Forte, 38’ pt Marquez su rigore, 25’ st Favale, 40’ st Donadio, 47’ Masini.

 

Sestri Levante (3-5-2): Anacoura; Daniello (21’ st Conti), Pane, Oliana; Podda, Parlanti (30’ st Masini), Raggio Garibaldi (5’ st Casagrande), Candiano, Furno (21’ st Currò); Forte (21’ st Rovido), Marquez.

A disp: Pucci, Nenci, Marzi, Cirrincione.

All.: Barilari.

Borgosesia(3-4-1-2): V. Gilli; Pierantozzi, Giraudo, Rekkab (28’ st Frana); Pecci, Lauciello (45’ st Mirarchi), Areco (43’ st Colombo), Iannacone (16’ st Vecchi); Donadio; Favale, Tobia (18’ st Giacona).

A disp.: Gavioli, F. Gilli, Faretta.

All.: Lunardon.

Arbitro: Spedale di Palermo.

Guardalinee: Gibin di Chioggia e Cossovich di Varese.

Note: gironata soleggiata. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 950 circa. Ammonito: Giraudo. Angoli: 5-2. Recupero: 1’ pt – 5’ st.

 

Ultimo impegno di campionato per il Borgosesia che chiude la stagione 2022/2023 sul campo della capolista Sestri Levante.

I granata arrivano alla sfida galvanizzati da una salvezza aritmetica raggiunta da tempo e da una striscia di cinque vittorie consecutive.

Fuori casa la formazione di mister Manuel Lunardon non perde dal 26 febbraio a Pinerolo.

I rossoblù hanno dminato il campionato, sono reduci da 7 vittorie interne.

L’intento è quello di riscattare il ko nell’ultimo turno subito contro il Bra.

Il primo squillo è di marca ligure con Marquez che si mette in mostra colpendo l’esterno della rete.

Il Borgosesia non sta a guardare e al 10’ uno scambio Tobia-Favale genera un tiro a giro fuori di poco.

Passano 5 minuti e termina alta la punizione calciata da Areco.

I padroni di casa passano in vantaggio al 18’, sugli sviluppi di un coner Pane stacca perentoriamente e insacca.

Sull’altro fronte ci prova Favale ma non inquadra lo specchio della porta.

Minuto 35; Gilli viene impegnato da Forte.

Un giro di lancette e Forte firma il raddoppio, calciando la sfera all’incrocio dei pali.

Palla al centro e i corsari conquistano un rigore per l’atterramento di Marquez dopo il palo colpito da Forte.

Sul dischetto si presenta Marquez che fa tris.

L’ultimo sussulto prima dell’intervallo è il colpo di testa a lato di Tobia.

Rientrati in campo, prima Podda non centra il bersaglio, poi Gilli si supera sulla conclusione di Marquez.

Al 22’ Pane colpisce la parte alta della traversa.

Il Borgo reagisce e riapre il match al 25’ con Favale che recupera palla e dal limite manda in rete.

Granata vicini al gol anche al 27’ ma Anacoura alza la conclusione di Donadio.

Il duello tra i due si ripete al 35’ ed è sempre il portiere ad avere la meglio.

Minuto 40’; sponda di Pecci per Donadio che con un gran gol accorcia nuovamente le distanze.

In pieno recupero Masini di testa fa poker.

Finisce così con la festa ligure.

Per il Borgosesia è stato comunque un campionato da incorniciare.

Nono posto con 52 punti raccolti e la salvezza aritmetica ragiunta con tre giornate di anticipo.

Ennesimo capolavoro della Società granata.

Redazione di Vercelli

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Provincia di Vercelli

 

Dagli Atti degli Apostoli, Cap. 6, 1 – 7

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».
Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

Sal Salmo 32

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

Dalla Prima Lettera di San Pietro Apostolo, Cap. 2, 4 – 9

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso».
Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.
Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 14, 1 – 12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Bella l’espressione iniziale, una parola che rasserena:

“Non sia turbato il vostro cuore… abbiate fede…”  (Gv 14,1).

Gesù si preoccupa e rassicura, le sue parole di esordio sono una consolazione.

Conosce bene l’animo degli apostoli e degli uomini, sa che abbiamo bisogno di vicinanza, di prossimità, di presenza.

Gesù conosce bene il “nostro cuore” sa che ha aneliti di pace e di speranza e con parole compassionevoli ci dice “Non sia turbato il vostro cuore”, una parola che ricorda i “non temere” biblici, una profonda rassicurazione, un messaggio di speranza.

L’uomo tra timore, fragilità ed attesa: e Gesù comprende e non solo “rassicura”, ma si “rivela”.

“Io Sono…” lo avevamo già letto nell’Antico Testamento, il nome di Dio, la sua “presentazione” al popolo.

Ma non basta, ora Gesù si presenta meglio, in modo chiaro e definitivo: Io sono la via, la verità, la vita”.

Conoscere e credere, su questi verbi si gioca la comprensione: Gesù è chiaro e si presenta.

Io sono la via, per raggiungere la Verità che viene da Dio e per avere la Vita eterna.

Chiaro, preciso, conciso.

Gesù non è come noi, non fa giri di parole, non “media”, nè si presta a compromessi: Via Verità e Vita, ecco l’essere dell’uomo, ciò a cui è chiamato, la sua radicalità.

“Chi vede me vede il Padre” verbo presente (versetto 19).

Essenza dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio.

Essenza di Dio.

“Chi ha visto me ha visto il Padre”, verbo perfetto.

Gesù si fa “vedere”, immagine del Dio invisibile.

Giovanni Paolo II scriveva: “Cristo rende presente il Padre tra gli uomini” (Enciclica Dives in misericordia 30 novembre 1980 – numero 3)

Sono la via, la strada, non una meta o un obiettivo, ma un cammino da percorrere, passo dopo passo, su quella strada che vede i piedi sporcarsi di terra e bagnarsi di acqua, un viaggio verso un infinito che è già promessa.

Io sono la via e su quella strada l’uomo si pone domande ed esprime le sue paure, vive le “tempeste” come quei discepoli con le loro richieste: Tommaso e Filippo sono proprio come noi.

Ma a noi come a loro, Gesù rassicura, dona tranquillità e speranza: “Abbiate fede in me, ci rivedremo, state tranquilli…”

Per sempre, con amore …

Io sono la via, l’unica che conduce al Padre.

Molte sono le vie per percorrere la strada, per arrivare … e se non arriviamo Dio arriva a noi.

“Vado a prepararvi un posto”

Un “posto” per noi, preparato con cura, quella stessa attenzione che rassicurava il nostro cuore: un posto presso di sé, quindi presso Dio.

Ecco il messaggio che non dovremmo mai dimenticare: apriamo il nostro cuore timoroso alla speranza, rimaniamo in comunione con Lui mistero rivelato di Dio, seguiamolo con coraggio sulla strada della sua Parola per una Verità che renderà liberi.

Oltre le tenebre, nella Luce della Vita.

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Vercelli Città

Venerdì 21 aprile scorso le classi 4°A e 4B del Liceo delle Scienze umane e la classe 4B del Liceo economico sociale, indirizzi liceali del polo umanistico Lagrangia di Vercelli, hanno visitato, accompagnate dalle loro docenti Antonella Caico, Elisabetta Dellavalle e Anita Fais, il Museo del Risorgimento di Torino, ospitato nel bellissimo Palazzo Carignano. Eccone un loro breve resoconto:

“L’esperienza di venerdì 21 al Museo del Risorgimento ha permesso a ognuna di noi di approfondire tematiche storico-culturali e apprezzare maggiormente quella che è la tradizione e la storia della nostra patria.

È stata un’esperienza bella e formativa. Ciò che è esposto nel museo è perfettamente il linea con quello che è il nostro programma di storia, dunque questa uscita didattica ci ha permesso di approfondire le nostre conoscenze precedenti.

E’ stata alquanto formativa, poiché abbiamo potuto esperire ciò che si è appreso sui libri di scuola”

                                                          4A° e 4B Liceo delle Scienze umane

***

“Abbiamo apprezzato molto la visita a Torino, al “Museo del Risorgimento” ex e primo Parlamento del Regno d’Italia.

La guida è stata cordiale e precisa nel racconto dei fatti. È stato inoltre interessante il contenuto del museo che, oltre ad ospitare il Parlamento, conteneva anche alcuni cimeli della storia dell’ Unità d’Italia come lo Statuto Albertino.

Alla fine della mostra abbiamo visitato sempre a Palazzo Carignano una mostra fotografica, organizzata dall’Arma dei Carabinieri per i 40 anni dalla morte del

Prima di visitare il Museo abbiamo visitato Torino, soffermandoci sull’architettura della Mole Antonelliana, sugli Studi della Rai in via Verdi e visitando in particole la sede di Palazzo Nuovo dell’Università degli Studi Torino”

4B Liceo Economico Sociale

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Aggiornamento ore 20 –

Grande cordoglio in città per la scomparsa di Alessandro Abate, 33 anni, la giovane vittima del sinistro stradale di stamane in tangenziale.

Il furgone Brt contro il quale si è schiantata l’auto di Alessandro era condotto da D.C. che non versa in gravi condizioni, pur avendo riportato fratture.

***

Tragico sinistro stradale attorno alle 10 di stamane, 2 maggio lungo la Tangenziale di Vercelli, sul Cavalcavia, poco distante l’incrocio per Asigliano Vercellese.

Nello scontro tra un furgone del Corriere Brt ed una vettura ha perso la vita un uomo di 33 anni, conducente dell’automobile; ricoverato in codice giallo l’altro autista.

Al momento non si hanno informazioni certe sulla dinamica del sinistro, rilevato dalla Polizia Locale di Vercelli, giunta tempestivamente sul posto: inutile, quindi, tentare interpretazioni, che giungeranno verosimilmente nelle prossime ore.

Per ora possono parlare le immagini, che dicono di un impatto impressionante.

Aggiornamenti nelle prossime ore.

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Provincia di Vercelli

Dagli Atti degli Apostoli, Cap. 2, 14. 36 – 41

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

Dal Salmo 22

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Dalla Prima Lettera di San Pietro Apostolo, Cap. 2, 20 – 25

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca;
insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.
Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 10, 1 – 10

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Tu ci condurrai alle fonti delle acque della vita

(At 2,14.36-41; Sal 22; 1Pt 2,20-25; Gv 10,1-10)

Cristo si definisce il buon pastore, nell’originale greco si trova il termine “Kalòs”, bello, quindi il pastore bello. Bontà e bellezza si richiamano. L’immagine evangelica del pastore evoca uno dei temi più significativi della cultura biblica. Dio stesso nell’Antico Testamento  si rivela come pastore del suo popolo, si può pensare al famosissimo salmo 23 dal titolo: “Il buon pastore”, come pure ai profeti che annunciano la venuta di un vero pastore scelto da Dio che guiderà e avrà cura di tutte le sue pecore.

Gesù definendosi buon Pastore offre una similitudine comprensibile e allo stesso tempo rivela la sua identità di Messia, inviato, scelto, il figlio prediletto che il Padre dona come guida al popolo della Nuova Alleanza.

Il pastore, figura famigliare in Palestina, passava buona parte della vita con il gregge. Ogni gregge aveva il proprio pastore e le pecore sapevano riconoscere la sua voce e lui solo seguivano e obbedivano.  Gesù ci dà delle indicazioni per riconoscere il vero Pastore da chi si presenta come pastore, ma in realtà è un ladro e un mercenario. Il vero pastore entra dalla porta, non cerca entrate nascoste, secondarie, non si fa strada nelle tenebre; al mercenario non importa delle pecore, al pastore invece importa a un punto tale da dare la sua stessa vita per loro. Il ladro viene con l’intento di rubare e distruggere, il pastore viene per condurre al pascolo, per difendere dalle bestie feroci, per dare la vita in abbondanza. Il mercenario quando vede arrivare il pericolo fugge e abbandona il gregge, il vero Pastore veglia all’ingresso del recinto senza dormire ne prendere sonno (Sal 121,4) per custodire le sue pecore.

Quando, poco prima della morte di Gesù, nell’orto degli ulivi arriveranno  Giuda con i soldati per arrestarlo, lui dirà: “Se cercate me lasciate che questi se ne vadano” (Gv 18,8), riferendosi ai discepoli che erano con lui. Il Pastore sarà percosso e il gregge si disperderà. Il vero pastore conosce le pecore una ad una e se qualcuna si perde la cerca finché  non la ritrova e quando la vede non la conduce a forza di spintoni e grida minacciose, ma se la mette sulle spalle tutto contento e dimentico della fatica,  la riporta in salvo nell’ovile. Il vero Pastore poi diventa il più piccolo del gregge, nell’Apocalisse il libro della Rivelazione, leggiamo che l’Agnello sarà il pastore che guiderà alle fonti delle acque della vita il nuovo popolo dei redenti (Ap 7,17).

Il Pastore invita ad uscire a prendere il largo, anzi in questo vangelo spinge addirittura una ad una le pecore per far conoscere loro orizzonti di vita impensati, non indica semplicemente la via … armiamoci e partite…, ma lui stesso apre la strada quasi come uno scudo, lui per primo percorre la via e diventa la via da percorrere. Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo, il vangelo è un dinamismo continuo, dove si finisce solo per ricominciare ad accogliere e condividere quell’abbondanza di vita che già ora è pronta per noi. Venite e mangiate senza denaro e senza spesa vino e latte (Is 55,1); Dio ci invita alla festa e alla gioia che la sua presenza da adesso ci dona.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

 

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Bassa Vercellese

Sciolto anche in questo 2023 il voto a San Giorgio, con la Corsa dei Buoi numero 787 a Caresana.

Il paese in festa, con tante persone venute da tutta la Bassa Vercellese, in testa i Sindaci (quest’anno davvero molti) che hanno voluto anche così dire la vicinanza e la condivisione della loro gente.

Come sempre, il paese tirato a lucido, nessun particolare lasciato al caso, le case pavesate con i drappi colorati bianchi e rossi, le Signore e le ragazze elegantissime

ed i giovani della Leva 2005 consapevoli dell’importanza di questo momento, che segna il passaggio alla vita adulta.

Il nostro video e la gallery offrono tanti spunti che aiutano a rivivere una grande emozione.

La corsa dei quattro equipaggi, come esito di un intero anno di preparazione: lo raccontano in video i protagonisti, che presentano gli “atleti” al traino dei carri.

In sé, la carriera corsa prendendo le mosse della chiesetta di San Giorgio, ha fatto registrare una falsa partenza e, così, la vittoria è andata ai due traini che non sono partiti nella prima frazione di gara, appunto annullata.

Corsa a due, quindi, che ha visto vincitori i Conduttori Giorgio Fagnola e Gionata Bertolone, che hanno portato i loro simpatici quadrupedi di razza Piemontese a tagliare per primi il traguardo.

Secondi Gianluca e Simone Conti (tandem costruito in casa, sono papà e figlio) con due bellissimi esemplari bovini di razza Podolica, da secoli allevata soprattutto nell’Italia Centro Meridionale, ma importata dall’Ucraina, si pensa, già dal XV Secolo.

Ora vi lasciamo con il video e la gallery: buona visione e buon ascolto.

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Provincia di Vercelli

Dagli Atti degli Apostoli, Cap.2, 14. 22 – 23

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così:
«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso.
Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

Dal Salmo 15

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Dalla Prima Lettera di San Pietro Apostolo, Cap. 1, 17 – 21

Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri.
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.
Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 24, 13 – 35

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane
.

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Non depressi, ma pasquali!

(At 2,14.22-33; Sal 15; 1Pt 1,17-21; Lc 24,13-35)

Ci stiamo lasciando alle spalle la Pasqua oppure vogliamo vivere oggi, nuovamente, la Pasqua?

Le domeniche pasquali vengono chiamate proprio “domeniche di Pasqua” e non “domeniche dopo Pasqua”.  La liturgia ci accompagna nel vivere il grande mistero della nostra fede con intensità di approfondimento e preghiera.

A noi oggi la scelta: vogliamo essere i cristiani della Pasqua oppure del dopo Pasqua?!

Il Vangelo ci parla dei due discepoli  che stanno uscendo da Gerusalemme per dirigersi verso Emmaus. Due persone deluse da come sono andati gli avvenimenti. Avevano investito energie e aspettative, si erano lasciati coinvolgere emotivamente da quel Maestro che speravano potesse essere il profeta che finalmente avrebbe liberato Israele, ma che invece aveva finito tristemente la sua storia in croce.

I due discepoli sono uomini del dopo Pasqua: per loro la storia è conclusa, un fallimento da dimenticare, mettendo uno spazio geografico di distanza tra i fatti accaduti e la loro vita.

Quante volte anche noi pensiamo che le cose potevano andare diversamente nella nostra vita. Quante volte ci ripetiamo con tristezza: ma perché Dio permette questo? perché proprio a me è capitato questo?

Sono pensieri umani, leciti, ma che non vanno assecondati: se siamo uomini e donne che hanno conosciuto e incontrato Gesù, non possiamo credere fino in fondo al fallimento della nostra vita, al fallimento della storia stessa del mondo.

Gesù, il Signore del tempo e della storia, è morto e risorto per noi. Nella sua storia di vita c’è tutta la nostra storia di vita: fallimenti, delusioni, ma anche gioie e speranze, soprattutto nella sua storia di vita c’è la sua vittoria sulla morte, che è diventata la nostra vittoria sulla morte!

Dove hanno fallito i due discepoli? Nella mancanza di appartenenza: loro vedevano nel Maestro un eroe da seguire, non un fratello da abbracciare, da imitare, da amare, un amico con cui condividere il cammino.

Gesù non si dimentica di loro – come non si dimentica di nessuno di noi – ed ecco che ad un certo momento del cammino li affianca. La loro tristezza è tale che non riescono a riconoscerlo. Solo l’amore genera conoscenza vera: allora Gesù si prende cura di loro aiutandoli a rivisitare la storia appena accaduta, leggendola con occhi nuovi.

E saranno proprio questi occhi nuovi, che man mano si sono aperti in loro, che gli permetteranno di riconoscere Gesù nel gesto dello spezzare il pane: tu sei il Maestro! tu sei colui che noi abbiamo lasciato morto a Gerusalemme, ma che ritroviamo vivo sul nostro cammino!

Il Risorto è con noi! Lasciamoci incontrare da lui! Lasciamo che il nostro cuore arda ascoltando la Parola! Allora sarà Pasqua sempre, ogni domenica, ma anche ogni momento, perché pasqua è passaggio da morte a vita, è attraversare il “mare rosso” delle prove con la certezza di fede che è lo Spirito del Risorto a preparaci un sentiero tra le acque, sapendo che il suo Spirito è con noi oggi e sempre. Saremo allora cristiani non depressi, ma luminosamente pasquali!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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Nell’ambito delle iniziative coordinate dalla Prefettura di Vercelli per sensibilizzare i giovani sul tema della “sicurezza stradale”, d’intesa con l’Ufficio Scolastico Territoriale e con la sinergica collaborazione del Comune e della Provincia di Vercelli, della Questura, della Polizia Stradale, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza,  della Polizia Locale Città di Vercelli e dei Vigili del Fuoco, si è svolto nella giornata di martedì 18 aprile u.s., presso il Teatro Civico di Vercelli, un convegno sulla “sicurezza stradale”, rivolto agli studenti degli Istituti superiori della provincia.

Relatrice del convegno è stata la dott.ssa Angela Giò Ferrari, pedagogista, infermiera dell’ANIN-Associazione Nazionale Infermieri Neuroscienze e giornalista pubblicista.

L’intervento si è articolato in un monologo con lo scopo di stimolare la riflessione sul valore della vita e di incentivare l’educazione alla guida sicura.

Nell’occasione, il Prefetto Lucio Parente e il Dirigente Scolastico Territoriale Concetta Parafioriti hanno sottolineato l’importanza della prevenzione e dell’educazione stradale nelle scuole come luogo privilegiato per favorire la cultura della legalità e della sicurezza.

Il convegno è stato preceduto da una serie di incontri avviati dal mese di novembre dello scorso anno e realizzati nelle scuole presenti sul territorio, a cura delle Forze di Polizia e della Polizia Locale, con l’obiettivo di formare e sensibilizzare i giovani sulle cause e sui rischi degli incidenti stradali.

Le iniziative si concluderanno il 5 maggio p.v., in occasione della “Giornata provinciale sulla Sicurezza Stradale”, con un evento programmato presso il Piazzale Pisu della Città di Vercelli, che prevede l’esposizione dei mezzi delle Forze di Polizia, del 118 e dei Vigili del Fuoco e la presenza del “Pullman Azzurro” della Polizia di Stato, un’aula scolastica multimediale itinerante dove gli agenti della polizia stradale diventeranno “maestri di sicurezza” per i più piccoli.

A bordo del pullman, gli specialisti della Polizia Stradale saranno a disposizione per illustrare le apparecchiature in dotazione e il loro utilizzo, come l’etilometro, il precursore e l’autovelox.

Inoltre sarà possibile provare il simulatore della guida in stato di ebbrezza o alterazione da stupefacenti, un ottimo sistema di sensibilizzazione sulle conseguenze di un eccessivo consumo di alcool, in quanto i differenti stati di ebbrezza vengono simulati grazie ad una progressiva distorsione visiva e alla riduzione dell’angolo di visione.

Per i più piccoli, verrà creato, a fianco del pullman, un percorso stradale educativo con segnaletica verticale per essere utilizzato con le biciclette.

Saranno presenti anche diversi laboratori didattici itineranti.

Gli operatori della Polizia Stradale, divulgheranno una serie di messaggi sulla sicurezza stradale attraverso percorsi, giochi a tema, filmati e test di ogni genere.

 

Redazione di Vercelli

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Derthona 1

Borgosesia 3

Marcatori: 46’ pt Donadio, 20’ st Pecci, 30’ st Favale, 31’ st Ciko.

Derthona (3-4-1-2): Calzetta; Daffonchio, Tarantino, Agazzi; Saccà, Manasiev, Giannone (1’ st Villa), Fomov (19’ st D’Arrigo); Ciko; Gueye (32’ st Linussi), Romairone.

A disp.: Fiory, Trevisiol, Procopio, Usai, Governatori.

All.: Daidola.

Borgosesia (3-4-1-2): V. Gilli; Pierantozzi, Giraudo, Rekkab; Frana, Lauciello (10’ st Iannacone), Areco, Vecchi (35’ pt Pecci); Donadio; Tobia (19’ st Giacona), Fossati (3’ pt Favale (41’ st Mirarchi)).

A disp.: Gavioli, D’Ambrosio, Colombo.

All.: Lunardon.

Arbitro: Poli di Verona.

Guardalinee: Posteraro di Verona e Colucci di Padova.

Note: cielo sereno. Terreno in condizioni non ottimali. Spettatori: 250 circa. Ammoniti: Areco, Saccà, Manasiev. Angoli: 3-7. Recupero: 3’ pt – 5’ st.

In arrivo da due vittorie consecutive, il Borgosesia si presenta in casa di un Derthona alla ricerca di punti salvezza.

I granata vogliono confermarsi e ottenere quanto prima la matematica permanenza in Serie D.

I tortonesi che da poco hanno affidato la panchina a Fabrizio Daidola, non vincono dal 22 gennaio.

Subito un cambio forzato in casa granata.

Passano infatti due minuti e Fossati, dopo uno scontro, è costretto ad uscire; al suo posto Favale.

La prima occasione da rete è per il Derthona.

E’ il 12’ quando Ciko prova la conclusione dal limite, una deviazione mette fuori gioco Gilli ma la sfera esce di poco.

Due giri di lancette e Ciko al volo chiama in causa l’estremo difensore granata.

Superato il quarto d’ora risponde il Borgosesia.

Cross dalla destra, Vecchi stacca di testa la palla resta lì e la difesa libera.

Al 18’ Donadio serve l’accorrente Favale che mira l’angolino trovando la grande parata di Calzetta.

Minuto 35; Lunardon deve fare un altro cambio dettato da un infortunio; Vecchi lascia il campo per Pecci.

Tre minuti dopo, Lauciello dalla distanza trova la pronta trattenuta del portiere di tortonese.

Sull’altro fronte Saccà calcia alto.

Nel recupero il Borgosesia passa; Tobia resiste a un fallo e allarga per Favale che accentra per Donadio, il numero 10 granata indirizza in rete e sigla il vantaggio.

Si torna in campo con il Derthona che cerca soluzioni offensivo inserendo Villa per Giannone.

Nonostante i locali spingano, i granata non soffrono e si rendono pericolosi con una conclusione rimpallata di Favale.

Il raddoppio granata arriva al 20’ con un eurogol di Pecci che calcia sul rimbalzo del pallone e non lascia scampo a Calzetta.

Per il tris ci pensa Favale che riceve palla da Donadio e manda nell’angolino basso.

Palla al centro e il Derthona accorcia con Ciko che dalla distanza manda sul palo e in rete.

Nel finale Gilli blinda la porta con un grande intervento su Romairone.

Ultima occasione per Pecci che vede Calzetta deviare in angolo il suo tiro.

 

Redazione di Vercelli

 

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