VercelliOggi
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Provincia di Vercelli

Is 55, 6-9

Dal libro del profeta Isaìa

Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Sal.144

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.

Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all’ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie,
santo in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a quanti lo invocano,
a quanti lo cercano con cuore sincero.

Fil 1, 20-27

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

Mt 20, 1-16

Dal Vangelo secondo San Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
“Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DI BIELLA

Dio è fedele nel dare

(Is 55,6-9; Sal 144; Fil 1,20-24.27; Mt 20,1-16)

Questa domenica lasciamoci aiutare da Gesù a comprendere meglio il cuore di Dio e il suo regno. Lasciamoci raggiungere da questo appello per cogliere di nuovo il fine dell’essere suoi discepoli.

Gesù usa una parabola che ci addita la vera ed unica occupazione del discepolo: andare nella vigna del suo Signore e, rispondendo fedelmente col lavoro che gli viene chiesto, ricevere la bontà e la giustizia come ricompensa pattuita. Il reclutamento dei lavoratori è continuo, ritorna in diverse ore della giornata allo scopo di richiamare tutti e sempre ad un preciso mandato. Gesù parla di un padrone, proprietario di una grande vigna, il quale ricerca continuamente operai senza escludere nessuno. Non perché dopo un certo tempo questi non siano più utili, ma perché il padrone intende cercare chi se ne sta disoccupato e non trova in questo mondo il proprio destino di vita.

Dio cerca chi non ha risposte ai quesiti profondi che gli pone il cuore. Cerca chi vuol contribuire a migliorare la società, ma non trova chi lo accetti tutto d’un pezzo, coi suoi talenti e difetti. Non sono uomini pigri quelli che Dio esce a cercare, ma uomini desiderosi di vivere una vita buona e giusta. Di conseguenza, sono maggiormente esposti al rischio dell’ozio, perché se fossero interessati a condurre una vita comoda, inseguendo la mentalità della loro generazione, non potrebbero correre la tentazione del torpore spirituale.

Come rimedio all’ozio, anche la regola carmelitana sollecita l’occupazione in qualche lavoro, perché il nemico non s’insinui lentamente con lo scopo di creare disordine interiore e boicottare le nostre relazioni. Dio conosce il cuore umano e conosce il mio cuore come nemmeno io lo conosco, perciò viene in mio aiuto per tenermi sveglio, chiamandomi continuamente: ora a un servizio, ora a prestare aiuto a qualcuno, ora a portare un peso o a consigliare una persona, ora a fare bene il mio dovere secondo la vocazione ricevuta. Dall’alba al tramonto, la sua grandezza è la misericordia che estende su tutte le sue creature e su chi gli resta fedele. Lui solo è buono in tutte le sue vie, così diverse dalle nostre! Soltanto Lui è fedele, perché esce sempre per primo a cercarci, senza stancarsi di prendere l’iniziativa. È fedele verso chi incontra per la via, perché non dimentica ciò che gli viene confidato. È fedele nel dare ciò che ha stabilito di donare e promesso fin dall’inizio. È fedele nell’esercitare la giustizia e la bontà perché nutre soltanto pensieri di pace per ricompensare con un futuro prospero e salutare chi lo cerca con cuore sincero. Davvero allora chi ha Dio come datore di lavoro non mancherà mai di nulla. Non gli mancherà mai il necessario per vivere: la bontà, la giustizia e la fedeltà del suo padrone, e la fraternità dei suoi colleghi operai!!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

Posted in Pagine di Fede

Sono in corso gli accertamenti per stabilire la causa dell’incidente che ha visto coinvolta, attorno alle 12 di oggi 22 settembre, all’Ospedale Sant’Andrea di Verclli, una Signora giovane, non ancora 40enne, caduta dal quarto piano del Nosocomio.

La Signora, che non era una degente dei Reparti ospedalieri, si era recata al Dea, probabilmente perchè si riteneva bisognosa di cure.

Poco dopo è, invece, salita al quarto piano, dove si è prodotto il sinistro.

Le Autorità non escludono l’ipotesi del gesto anticonservativo.

Posted in Cronaca

Pro Vercelli 0

Pro Sesto 0

Pro Vercelli (4-3-3): Sassi; Iezzi, Fiumanò, Camigliano (20’ st Parodi), Sarzi Puttini (12’ st Rodio); Iotti, Santoro (20’ st Emmanuello), Haoudi; Condello (12’ st Spavone), Nepi (29’ st Comi), Maggio. A disp.: Rizzo, Carosso, Gheza, Seck, Contaldo, Forte, Rutigliano, Niang, Pesce, Sibilio All. Dossena.

Pro Sesto (3-5-1-1): Del Frate; Maurizii, Giorgeschi, Toninelli; Mapelli (1’ st Petrelli), Marianucci, Gattoni, Sala, Barranca; Bussaglia (44’ st Santarpia); Arras (17’ st Florio). A disp.: Formosa, Botti, Santarpia, Basili, Petrungaro, D’Alessio, Ferro, Marchisano, Sereni, Iotti. All. Parravicini.

Arbitro: Burlando di Genova

Guardalinee: Rastelli di Ostia Lido e  Mastrosimone di Rimini

Quarto uomo: Mazzer di Conegliano.

Ammoniti: Mapelli, Gattoni, Santoro, Sarzi Puttini, Haoudi, Emmanuello, Barranca.

Espulsi: 45’ st Sala, al 51’ st Spavone

Recupero: 1’ pt – 6’ st

Si ritorna a muovere la classifica.

Sicuramente un punto è meglio di niente ma restano i rimpianti per un rigore sbagliato da Maggio.

Sbagliato o meglio parato da Del Frate che è risultato il migliore in campo.

I leoni creano pericoli ma non riescono a sfondare il muro lombardo.

La cronaca:

Parte forte la Pro Vercelli.

Neanche un minuto di gioco e Iotti pesca Condello che ci prova in diagonale senza trovare lo specchio della porta.

Minuto 8, Haoudi dal limite calcia trovando una deviazione; palla fuori di un soffio.

Sull’altro fronte, Sassi dice di no a Bussaglia.

Leoni in avanti con Maggio; Del Frate si oppone alla sua inzuccata.

Il portiere ospite si oppone ancora a Maggio prima del riposo.

Si ritorna in campo e l’estremo difensore ospite si supera su Haoudi; sulla ribattuta Condello viene anticipato in corner.

Al 5’ Maggio viene abbattuto in area da Gattoni e si conquista il rigore.

Sul dischetto si presenta lo stesso Maggio che si fa ipnotizzare da Del Frate.

Maggio potrebbe riscattarsi al 20’ ma la sua incornata termina a lato.

Nel finale, prima Del Frate in uscita bassa chiude Spavone e infine Sala viene espulso per un brutto fallo su Spavone.

Le emozioni finiscono nel recupero con la parata di Sassi e l’espulsione di Spavone.

Si rientra così negli spogliatoi con il definitivo pareggio.

 

Redazione di Vercelli

 

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Provincia di Vercelli

Sir 27, 30 – 28, 7

Dal libro del Siracide

Il rancore e l’ira sono un abominio,
il peccatore li possiede.
Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore
ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e allora per la tua preghiera
ti saranno rimessi i peccati.
Se qualcuno conserva la collera verso un altro uomo,
come oserà chiedere la guarigione al Signore?
Egli non ha misericordia per l’uomo suo simile,
e osa pregare per i suoi peccati?
Egli, che è soltanto carne, conserva rancore;
chi perdonerà i suoi peccati?
Ricordati della tua fine e smetti di odiare,
ricordati della dissoluzione e della morte
e resta fedele ai comandamenti.
Ricordati dei comandamenti
e non aver rancore verso il prossimo,
ricordati dell’alleanza con l’Altissimo
e non far conto dell’offesa subita.

Sal.102

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia.

Egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia
su quanti lo temono;
come dista l’oriente dall’occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.

Rm 14, 7-9

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Mt 18, 21-35

Dal Vangelo secondo San Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Perdonare senza calcolo

(Sir 27,30-28,7; Sl 102; Rm 14,7-9; Mt 18, 21-35)

Il tema del perdono ci fa riflettere questa settimana, ci facciamo aiutare dalle parole del Siracide per fermarci poi sul Vangelo. Perché bisogna perdonare? Il Siracide ci risponde: “Perché saranno rimessi i tuoi peccati”.

Il perdono non è un atto di estrema benevolenza che facciamo agli altri, ma è un’ opera di misericordia che facciamo nei confronti di noi stessi. Più perdoniamo e più ci sarà perdonato, perché “nella misura con cui misurate il prossimo, sarete misurati anche voi” (Lc 6,36).

Il non perdono, la chiusura, l’odio, la vendetta, sono tutti sentimenti che ci chiudono in noi stessi, nel nostro malessere e acuiscono la nostra insofferenza verso gli altri. Ma se noi “rimaniamo in collera verso un altro uomo, come possiamo chiedere la guarigione al Signore?”, insiste il Siracide.

Il problema di Pietro sembra essere una questione di tabelline: sapere a norma di Legge quante volte si deve perdonare per essere a posto con la coscienza. Il problema di Pietro, invece, è capire che anche lui è bisognoso di perdono, che anche verso di lui alcune persone – Gesù stesso – dovranno esercitare un perdono senza misura, fino a settanta volte sette. Il problema di Pietro è voler usare una misericordia a gettoni: vuole provare ad entrare nella logica di Gesù e gli sembra già tanto dover perdonare sette volte. Scrive sempre il Siracide: “Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati? Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, come può ottenere il perdono di Dio? Chi espierà per i suoi peccati?”.

Perdonare non è facile e non è naturale: è un atto di amore, fatto con volontà e fede, con il cuore che sanguina, con tante reazioni controverse che si agitano nell’intimo. Ma perdonare è muoversi nella linea dell’amore di Dio, quindi nel flusso della gratuità, dell’agire per puro dono (per- dono).

Cosa ci può aiutare a perdonare? Sicuramente la contemplazione dell’atto di puro amore gratuito vissuto da Gesù: il suo dare la vita per noi mentre eravamo ancora peccatori. Noi non ci siamo conquistati il suo amore, il suo amore ci è piovuto addosso come una cascata. Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo (Mt 10,8), e non ce ne verrà che del bene.

L’ altro pensiero che ci può aiutare ci è nuovamente suggerito dal Siracide: “Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui”.

Se noi viviamo con uno sguardo rivolto all’orizzonte riconosciamo che il nostro vivere è segnato dall’incontro finale con la verità di Dio, che metterà in luce il nostro agire. Come Gesù ci ha amato, così amiamoci gli uni gli altri, senza trattarci a vicenda come degli strozzini, perché l’amore non fa nessun male al prossimo, pienezza della Legge è l’amore.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza 

Posted in Pagine di Fede

Due ragazze investite da un’utilitaria a Vercelli in Largo D’Azzo, stamane, 14 settembre attorno alle 10,30.

Le giovani stavano attraversando la strada, quando è avvenuta la collisione con l’auto bianca che si vede nell’illustrazione.

Le loro condizioni – da prime sommarie informazioni – non sarebbero gravi: entrambe sono coscienti; sono state ricoverate al Pronto Soccorso dal Servizio 118, mentre la Polizia Locale di Vercelli, giunta tempestivamente sul posto e coadiuvata dalla Polizia di Stato, sta procedendo ai rilievi ed agli accertamenti.

Il traffico è da bollino nero.

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Lungosesia Est, Lungosesia Ovest e Baraggia

Ci sono occasioni in cui raccontare la vita delle comunità locali è particolarmente gratificante.

Una di queste occasioni è certamente la partecipazione, che ormai da molti anni VercelliOggi.it con piacere assicura, alla Processione del Guado.

Ed anche in questo 2023, quando sono alle spalle due edizioni a proposito delle quali potevamo titolare, in forma un po’ scherzosa, ma purtroppo realistica:

l’anno scorso la processione del guado senza guado, causa maltempo; quest’anno anche senza processione, causa Covid

abbiamo avuto la gradita opportunità di raccontare questa bella occasione in cui non soltanto si perpetua una tradizione, ma si celebra, in questo 2023, il ventennale di un’operazione culturale e sociale lungimirante e sapiente: proprio il recupero di questa azione liturgica e devozionale, anche come segno di una identità intesa nella sua accezione certamente virtuosa, calda, aperta ed espressione sincera di genuina devozione mariana.

Ma andiamo con ordine.

Nel nostro video sentiamo (ancora: ne abbiamo parlato anche altre volte, negli articoli che sono linkati poche righe sopra) raccontare che le origini della Processione si perdono nella notte dei tempi.

Poi questa pratica devozionale, negli Anni Cinquanta, cadde in desuetudine.

Ce ne parla la Prof. Alessandra Ticozzi, che in molti hanno sempre conosciuto come apprezzata Insegnante ed Amministratore Locale, ma che in questi anni si è rivelata anche una informatissima e scrupolosa studiosa di Storia locale, non meno che dedita all’approfondimento di temi di non sempre facile interpretazione come la “Mariologia”, lo studio dei contenuti teologici, spirituali ed anche pastorali della figura della Beata Vergine Maria.

Anche nel video messo a repertorio ieri, domenica 10 settembre, giorno in cui si è, come anticipato, celebrato il Ventennale della rinata Processione, sentiremo cose molto interessanti.

Si può dire “rinata”, dunque, a proposito della Processione del Guado, perché la ripresa della Tradizione è frutto di un progetto messo a tema grazie all’impegno di una serie di attori, soprattutto istituzionali, ma anche, come è naturale, ecclesiali: tutti ruoli ben descritti nel corso del video che completa questo articolo.

Dunque, un’operazione culturale concepita come un progetto cui hanno lavorato e lavorano molte persone, ma tutt’altro che operazione artificiale e men che meno artificiosa, come sta a dimostrare proprio la ritrovata, spontanea, adesione popolare all’appuntamento.

Che la Processione abbia un posto riconosciuto e certo nella cultura ed identità locali, appare del tutto evidente, solo guardando gallery e filmato, con immagini che illustrano la realtà meglio di mille parole: unisce e non solo simbolicamente la plaga ubertosa ad Ovest con quella ad Est del fiume amico, rendendo anche plasticamente l’immagine un unicum territoriale la cui riscoperta affermazione identitaria sono da qualche tempo finalmente al centro di una sapiente volontà di promozione da molti punti di vista, anche quelli sociali ed economici ed amministrativi.

La giornata, dopo la partenza dalla Parrocchia di Albano Vercellese, dove si ammira la splendida effige in legno policromo della Vergine Assunta in Cielo, si è dunque conclusa al sempre grazioso Santuario della Madonna della Fontana, in questa occasione tirato particolarmente a lucido da una bella squadra di Volontari, alcuni di essi altresì impegnati nella Corale che ha animato la liturigia, presieduta dall’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo.

La Banda musicale di Villata, una “vecchia” e sempre apprezzata conoscenza di questa e tante altre liete occasioni, ha invece accompagnato per il tratto finale la processione, prima dell’arrivo al Santuario.

Posted in Pagine di Fede, Società e Costume

Borgosesia 1

Albenga 1

Marcatori: 26’ pt Barranco, 46′ st Maselli.

Borgosesia (3-5-2): Uva; Iannacone, Derbali, Rekkab; Monteleone (18’ st Disisto), Tunesi (44’ st Maselli ng), De Angelis, Lauciello (32’ st Bertoni), El Achkaoui (18’ st Peritore); Del Barba (11’ st Tobia), Duguet.

Subentrati: Vittoni, Aladro, Faretta, Gonella.

All.: Moretti.

Albenga (3-5-2): Facchetti; Boloca (1’ st Mukaj), Venneri, Masetti; Nesci, Likaxhiu, Tesio (21’ st Di Stefano), Berretta, Jebbar; Esposito (33’ st Anselmo), Barranco.

Subentrati: Bisazza, De Benedetti, Bonanni, Ruggiero, Policano, Quintero.

All.: Fossati.

Arbitro: Guiotto di Schio.

Guardalinee: Franzoni di Lovere e D’Orto di Busto Arsizio.

Note: giornata soleggiata. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 250 circa. Espulso: 40’ st Rekkab per doppia ammonizione. Ammoniti: Likaxhiu, Tesio, Venneri, Barranco. Angoli: 7-7. Recupero: 1’ pt-6’ st.

Pareggio di cuore per il Borgosesia

Barranco rovina l’esordio in campionato del Borgosesia.

Tra valsesiani e liguri va in scena un match tirato con diverse occasioni da ambo le parti.

La sconfitta penalizza oltremodo i granata che sono riusciti a stare in partita sino al termine della contesa.

Neanche il tempo di iniziare e il Borgo si rende pericoloso.

Il cronometro non ha raggiunto il minuto di gioco e la conclusione di Duguet viene deviata in corner.

E’ l’8’ quando Facchetti in uscita per anticipare El Achkaoui, pasticcia e manda la sfera a battere sul palo della propria porta.

Ospiti pericolosi al 13’ con il tiro a lato di Likaxhiu1.

Sull’altro fronte, Del Barba calcia a colpo sicuro, trovando la chiusura della difesa ospite.

L’Albenga mette la freccia al 26’, quando Barranco scaglia un siluro che si spegne all’incrocio dei pali.

Minuto 35.

Del Barba lancia Duguet che calcia centralmente.

Prima dell’intervallo, Derbali respinge sulla linea il tentativo di Esposito.

La ripresa si apre con Uva protagonista che si oppone a Nesci e due volte a Mukaj.

Nel mezzo c’è l’incornata a lato di Barramco.

Prima del quarto d’ora, Facchetti in uscita anticipa Monteleone.

Il Borgosesia cerca il forcing, va a rete con Disisto ma il gioco è fermo per fuorigioco.

Al 33’ Duguet di test (cross di Iannacone) mette a lato di poco.

Sette minuti dopo la svolta definitiva.

Jebbar colpisce l’incrocio dei pali e i granata restano in 10 per la seconda ammonizione a Rekkab.

Quando tutto sembra finito per i granata arriva la zampata di Maselli che vale il pari.

 

Redazione di Vercelli

 

 

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Ez 33, 7-9

Dal libro del profeta Ezechièle.
Mi fu rivolta questa parola del Signore:

“O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato”.

Sal.94

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
“Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere”.

Rm 13, 8-10

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: “Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai”, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.

Mt 18, 15-20
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Aiutarsi a vivere lo stesso amore

(Ez 33,7-9; Sl 94; Rm 13,8-10; Mt 18, 15-20)

“Se il tuo fratello ommetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo tra te e lui solo”.

Gesù ci esorta ad avere il coraggio di avvicinare l’altro che ha mancato in qualche modo contro di noi, superando la comprensibile fatica di incontrare e dialogare con un fratello che ha sbagliato ed è stato causa di sofferenza.

Questo significa avere il coraggio di vivere la correzione fraterna, che nel vangelo di oggi viene mostrata con alcune caratteristiche: diretta, graduale, discreta, con l’intento di “guadagnare” il fratello nella riconciliazione, ma anche con la determinazione di togliere il malvagio, cioè quanto si oppone alla comunione con Dio e con i fratelli, utilizzando la forza della comunità.

Il primo passo della correzione è un diretto e discreto a tu per tu, che dovrebbe essere vissuto nella consapevolezza che un Terzo, Dio, è sempre presente, dove due o tre sono riuniti nel suo nome.

La motivazione e la modalità che accompagna l’incontro è fondamentale, non si tratta di farsi giudici, poiché uno solo è colui che giudica e nemmeno di farsi maestri, poiché uno solo è il vostro maestro, ma semplicemente vivere lo stesso amore per la Verità che è Cristo, desiderare di sentire “cum Christo” e aiutarsi come membra di un unico corpo a rialzarsi e ritrovare la Via quand’anche l’avessimo perduta.

In fondo diventa un farsi carico della colpa del fratello, proprio come fa Cristo con ognuno di noi, è ricevere e dare la possibilità di ricominciare, vincendo insieme il male con il bene.

Certo questo cammino sottende la libera scelta di percorrerlo, dunque l’umiltà di riconoscere la verità nel segreto della coscienza, ma anche apertamente nelle situazioni concrete della vita e davanti ai fratelli.

Se si decide di avere questo coraggio in modo costante, almeno nell’intenzione e nel desiderio, si apre la porta all’azione dello Spirito Santo che raddrizza ciò che è sviato e raduna i dispersi in unità.

Quando c’è la disponibilità a riconoscere la colpa commessa, colui che era diventato nemico torna ad essere fratello, la comunione è ritrovata e il fratello è guadagnato.

Non sempre purtroppo questo avviene, sia perché si può non essere disposti ad ascoltare e riconoscere le proprie colpe e sia perché può mancare il coraggio dell’intervento diretto. Quante volte si possono cercare vie di sfogo alternative invece di affrontare il diretto interessato, che magari può restare ignaro della colpa commessa e forse trovarsi caricato di giudizi e “chiacchiericcio” inutile e dannoso.

Praticando la correzione fraterna viviamo la carità come responsabilità connessa alla realtà di essere tutti membra di un unico corpo.

San Paolo esortava i fedeli di Colossi a correggersi gli uni gli altri: “La parola di Cristo abiti tra voi con abbondanza: con ogni sapienza istruitevi, correggetevi reciprocamente, cantate a Dio nei vostri cuori, con gratitudine, salmi, inni, cantici spirituali” (Col 3,16).

La correzione vicendevole che affonda le radici nella parola di Cristo, può essere espressione di vera carità e aiuto a crescere nella piena maturità del vangelo.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

Posted in Pagine di Fede
Bassa Vercellese

Se Dio ha voluto farsi uomo, prendere su di sé i peccati del mondo, la Madonna ha forse voluto ricordarci, anche così, cosa può voler dire essere donna.

Queste raffigurazioni della Madre di Dio che prendono schiaffi (la Madonna dello Schiaffo in Duomo a Vercelli), bastonate (come la sacra effige qui a Costanzana), oppure, nella storia di Bruno Cornacchiola, il veggente del Tre Fontane in Roma, cui Maria rimprovera anche i soprusi in famiglia, non sono forse la rappresentazione simbolica delle violenze subite da tante donne?

Se la devozione popolare, la tradizione, la fede autentica, riconoscono tanta importanza a questi racconti, non è forse anche perché dicono qualcosa che risuona come familiare?

Come se fosse un triste ‘già visto’, così largamente sperimentato che pare conseguente e rispondente ad una ‘logica’ paradossale: quella che parla di una donna colpita, oltraggiata, offesa.

Quante storie, entrate nei vissuti, raccontano di poveri disgraziati che scaricano le proprie frustrazioni sulle donne e – perché no – sulla Madonna che si trovano di fronte, sulla via.

Narrazioni che illustrano persino una didascalica, quanto inequivocabile, pedagogia: Raroto che colpisce la statua duecentesca in marmo bianco, ancora oggi custodita a Vercelli in Duomo, viene poi giustiziato.

Il gesto del carrettiere di Costanzana (*) è unanimemente esecrato dal popolo sdegnato.

Come se fossero discorsi a suocera perché intendesse nuora.

Certo, in questo otto settembre 2023, quando torna potentemente e prepotentemente all’attenzione planetaria il tema delle donne vilipese e violate, la devozione popolare per la Madre di Dio, pare suggerire l’opportunità di inserire, per esempio, tra le Litanie Lauretane, una nuova invocazione, che potrebbe essere alla Madre delle donne umiliate, picchiate, abusate e, non di rado, uccise.

Ma in questo otto settembre, sono proprio le storie come quella della Madonna dello Schiaffo, della Mater Divinae Gratiae a dirci che, prima di preoccuparci di ciò che può succedere tra Russia ed Ucraina, in tanti tratri bellici contemporanei, o comunque insieme a questa preoccupazione, dobbiamo vigilare i tanti ‘talebani’ che sono qui, nelle nostre case e, soprattutto, vigilare perché non trovi mai posto nel nostro cuore il talebano che, parafrasando Genesi 4,7 sta accovacciato alla nostra porta.

 

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Questo pellegrinaggio votivo cui si sono uniti fedeli provenienti da tanta parte della Bassa Vercellese, non soltanto da Costanzana, è stato anche una bella manifestazione di festa.

Tanta gente, una cantoria ‘rinforzata’ (del resto il Parroco Mons. Denis Silano gioca, per dir così, ‘in utroque’) da quella della Cattedrale di Vercelli (Roberto Foglia ed Alessandro Pisa alla tromba, Gianni Ronza all’organo, hanno dimostrato quanto sia radicata nel cuore la devozione a Maria.

La ricorrenza dell’8 settembre, la Natività della Vergine, apre in qualche modo il ciclo che, tra qualche giorno, il 12, con la Festa del Santo Nome di Maria, vivrà un altro momento di quell’itinerario punteggiato, nel corso dell’anno liturgico, di richiami alla centralità della figura di Maria nella sequela di Gesù.

Tutta Costanzana è parsa volersi presentare alla Madre della Divina Grazia proprio con il vestito di una festa.

Il paese tirato a lucido, la chiesa parrocchiale splendente, ma veramente straordinario l’allestimento del piccolo Santuario, con i festoni di raso bianchi e blu pensati per incorniciare l’altare, richiamando, nella loro disposizione, l’iniziale del nome di Maria: dalla volta fino al tabernacolo, una grande ‘M’ simbolicamente capace di evocare come ‘per’, tramite Maria, si vada al suo così unico Figlio.

Tanti Volontari hanno lavorato per molti giorni per rendere al meglio tutta la bellezza di questa vera e propria gemma incastonata nella Bassa Vercellese, ma possono essere soddisfatti.

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Il cuore di questo appuntamento di fede e devozione è stato la mirabile omelia, quasi una catechesi mariana offerta dall’ospite d’eccezione che Don Denis ha invitato per questa ricorrenza: Mons. Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea.

Di cui, come sappiamo e come tra poche ore ricorderemo anche nel Duomo di Ivrea, oggi, 8 settembre, ricorre l’undicesimo anniversario di Ordinazione episcopale.

Il filmato che abbiamo messo a repertorio per i Lettori offre, integrale, l’omelia del Vescovo, l’Angelus, la Benedizione, il saluto che al Presule rende Mons. Denis e poi altri scampoli della Celebrazione, come detto accompagnata da cantoria, fiati e organo.

Il Vescovo Mons. Cerrato è stato accolto con affettuoso garbo dal Sindaco di Costanzana, Avv. Raffaella Oppezzo, in rappresentanza, con altre Autorità, della comunità civile.


(*) La Tradizione vuole che, attorno al 1460, un carrettiere, passando nei pressi del pilone votivo recante l’effige della Vergine (pilone che era collocato sulla strada per Desana già in epoca precedente), la colpisse con un grosso bastone. L’immagine, però, non venne alterata dalla percossa, ma dalla guancia sinistra della Madonna si effuse sangue vivo. Sono ancora visibili oggi i segni della ferita rimarginata.

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Roasio sgomenta per la tragica scomparsa del giovane 17enne (aveva compiuto gli anni lo scorso luglio) Matteo Senfet residente in paese.

In sella alla sua moto 125 da cross, sulla quale viaggiava anche un passeggero di 14 anni, si è scontrato nella tarda mattinata di oggi, 7 settembre, con un furgone che procedeva in senso opposto, lungo la Sp 142 in Frazione San Maurizio.

L’elisoccorso ha provveduto al ricovero urgente del passeggero, in Codice Rosso, mentre è stato subito chiaro che per il povero Matteo non ci fosse più nulla da fare.

L’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro dei mezzi.

Aggiornamenti nelle prossime ore.

(La fotografia di apertura è del nostro repertorio).

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