VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Gozzano 1

Borgosesia 0

Marcatore: 10’ st Capellupo.

Gozzano (4-3-1-2): Del Duca; Di Giovanni, Dalmasso, Cigagna, Bianchi; Pennati, Capellupo, Gemelli; Cento; Infantino (18’ st Lettieri), Pereira. A disp.: Chiappini, Santi, Piraccini, Di Paola, Marcaletti, Ferrari, Montalbano. All.: Schettino.

Borgosesia (3-5-2): Uva; Gilli, Derbali, Rekkab; Iannacone (32’ st De Angelis), Bertoni (32’ st Tobia), Tunesi, Lauciello (40’ st Monteleone), Gonella; Giacona (32’ st Peritore), Del Barba (18’ st Henin). A disp.: Vittoni, Maselli, El Achkaoui, Colombo. All.: Moretti.

Arbitro: Graziano di Rossano.

Guardalinee: Galluzzo di Locri e Mascia di Cagliari.

Note: cielo sereno. Terreno condizioni non ottimali. Spettatori: 300 circa. Espulso: Apone preparatore atletico del Borgosesia per proteste. Ammoniti: Pennati, Tunesi, Cigagna, Del Barba, Dalmasso, Bianchi, Del Duca, Lauciello, Cento. Angoli: 2-3. Recupero: 3’ pt-4’ st.

Non è possibile continuare a giocare con penalità.

Questo infatti capita al Borgosesia, ormai vittima sacrificale dei direttori di gara.

L’ennesimo errore costa ai granata il derby della Cremosina.

Sulla punizione di Capellupo la palla dalla traversa rimbalza sulla linea ma arbitro e guardalinee concedono il gol tra le proteste.

Questo decide un match combattuto ed equilibrato.

La prima offensiva la crea il Gozzano.

Siamo al 1’ quando Pennati calcia al volo da dentro l’area, senza inquadrare lo specchio della porta.

Cinque minuti più tardi, il Borgosesia sfiora il vantaggio.

Bertoni libera Lauciello che con un fendente colpisce il palo.

Minuto 13, Gonella dalla distanza impegna Del Duca.

Pereira alla mezzora, con una conclusione a giro mette a lato.

La ripresa si apre con il tentativo di Bertoni che alza troppo la mira.

Cigagna di testa manda centralmente.

Poi come in una beffa arriva l’ennesimo episodio arbitrale a sfavore per il Borgo.

Al 10’ Capellupo calcia una punizione sulla traversa, la palla rimbalza sulla linea (come si evince dalle immagini delle tv presenti) e l’arbitro fischia.

Tutti si aspettano fallo sul portiere ma invece il direttore di gara prende un abbaglio e non aiutato dal guardalinee concede il gol.

Il Borgosesia alza il baricentro, ci prova senza fortuna con Gonella al tiro.

Dopo i cusiani chiudono gli spazi e vincono il match.

 

Redazione di Vercelli

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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Prv 31, 10-13. 19-20. 30-31

Dal libro dei Proverbi

Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città.

Sal.127

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

1 Ts 5, 1-6

Dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Tessalonicesi

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: “C’è pace e sicurezza!”, allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

Mt 25, 14-30

Dal Vangelo secondo San Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
“Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti””.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Come l’estate feconda di frutti!

(Pr 31,10-13.19-20.30-31; Sl 127; 1 Ts 5,1-6; Mt 25,14-30)

Qual è la buona notizia che si dischiude nella lettura prolungata e pregata del Vangelo di questa domenica del tempo ordinario? Focalizziamo lo sguardo su Dio che si presenta come un padrone il quale chiama i suoi servi consegnando loro i suoi beni dando a ognuno secondo la propria capacità. Poi parte e se ne va lontano per tornare solo dopo molto tempo. Il Signore si fa povero dando a noi i suoi beni, come un padre che gode nel dare tutto ai propri figli, in effetti non ci tratta da servi che vanno vigilati e comandati ma da figli lasciandoci piena fiducia e libertà, tempo e spazio per crescere, affinché il dono consegnato come un seme germogli e porti frutto. Tutti abbiamo ricevuto dei talenti a noi riconoscerli e trafficarli, contenti di quanto ci è stato consegnato e responsabili dei doni di Dio che hanno un sorprendente potenziale di vita. I primi due servi, subito, senza indugiare, senza tenere per sé, investono quanto hanno ricevuto sperimentando con gioia il moltiplicarsi dei talenti a loro affidati. Dio ci sceglie e ci chiama perché andiamo e portiamo frutto e il nostro frutto rimanga a noi moltiplicato! Infatti quando il padrone torna e chiama nuovamente i suoi servi, con sorpresa non chiede la restituzione dei suoi beni, forse si poteva immaginare che avrebbe potuto lasciare loro l’utile ottenuto, invece lascia tutto; Dio infatti è venuto perché noi abbiamo la vita e la vita in abbondanza. Il sorprendente rendiconto premia la fedeltà e la bontà di chi ha scelto di diventare collaboratore di Dio entrando nel suo disegno di amore e dopo aver condiviso l’impegno della semina condivide la gioia dei frutti. Una nota di tristezza viene invece dal servo che decide di nascondere il talento ricevuto privandosi così da se stesso della gioia di scoprire e vivere la forza lievitante nascosta in tutte le cose e in ognuno di noi. Un senso di soffocamento come quello del talento sotterrato al buio lontano da ogni possibilità di bene e di male è l’esistenza dell’ultimo servo, piatta, senza rischi né slanci, ridotta al minimo, al non fare niente di male. La parola del Signore condanna la pusillanimità e quella grettezza d’animo che segue l’idea distorta di un Dio del quale non si è mai sperimentato l’amore. Lo Spirito del Signore ci doni coraggio e fiducia per non perdere le occasioni di fiorire e aiutare altri a farlo, lasciando il mondo migliorato.  La parabola dei talenti è l’esortazione pressante ad avere più paura di restare inerti e immobili, come il terzo servo, che di sbagliare (Evangelii gaudium 49); la paura ci rende perdenti nella vita: quante volte abbiamo rinunciato a vincere solo per il timore di finire sconfitti! Il Vangelo è pieno di una teologia semplice, la teologia del seme, del lievito, di inizi che devono fiorire. A noi tocca il lavoro paziente e intelligente di chi ha cura dei germogli e dei talenti. Dio è la primavera del cosmo, a noi il compito di esserne l’estate feconda di frutti, (Ermes Ronchi) sempre, anche quando l’inverno è alle porte!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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CasaleOggi, Vercelli Città

Giornata di lezione fuori dalla scuola per conoscere e dialogare.

Gli studenti delle Classi Seconda del Liceo classico e Seconda del Liceo economico sociale dell’ Istituto “Lagrangia”, si sono recati a Casale Monferrato in visita alla Sinagoga ed al Musso di cultura ebraica: un percorso della ricerca delle “comuni origini” delle tre grandi Religioni monoteiste.

Promotrice dell’iniziativa la docente di religione cattolica delle Classi dell’Istituto di Via Duomo, Prof.ssa Elisabetta Acide, che da anni collabora con la sinagoga di Casale per numerosi progetti ed iniziative.

Il nostro pianeta, teatro di tante culture ed espressioni religiose, è il luogo dove, nel quotidiano, si impara a tessere relazioni e dove spesso non è facile convivere con le differenze.

E’ necessario, pertanto, che ogni realtà educativa, tra cui anche la scuola, favorisca un’educazione improntata al dialogo e al rispetto delle diversità, anche in campo religioso.

Nello specifico, essa dovrà promuovere e favorire un’educazione al dialogo interreligioso.

Dialogo che avrà come scopo fondamentale «lo studio e la promozione del rispetto tra culture», la «comprensione e l’interazione positiva e cooperativa fra persone appartenenti a differenti tradizioni religiose» e il «conseguente rispetto e valorizzazione interculturale».

La tipologia attività utilizzata è la visita didattica dialogata

Il tema affrontato, a seguito della introduzione alla religione e cultura ebraica, storia della comunità ebraica e nascita dell’istituzione del ghetto, svolta in classe, ha visto la conoscenza dello “stile di vita” che accompagna la religione ebraica.

Ma ecco come si è sviluppata l’attività.

La visita si è svolta in Sinagoga, dove gli studenti, guidati da una delle Ebree di Casale Monferrato, Adriana Ottolenghi – leggi qui – ,

hanno rivissuto il racconto della tragica vicenda della Shoah dalla sua viva voce di bambina nascosta e salvata.

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All’interno delle sale del museo, gli studenti  hanno  imparato   a conoscere le principali caratteristiche del calendario e delle festività ebraiche e nella  area museale, hanno conoscere la storia della comunità ebraica e il suo sviluppo nel tempo, cadenzato da feste, riti, tradizioni e preghiere .

La Scuola sta elaborando un percorso di cittadinanza e costituzione in curricolo verticale che ha come finalità il Dialogo e l’ intercultura anche nella sua dimensione Inter-religiosa per imparare  ad essere cittadini tolleranti, rispettosi delle Diversità di traduzioni, lingue, culture, religioni .

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Molteplici sono gli obbiettivi dell’ attività:

⁃        Introduzione alla cultura ebraica e al suo calendario.

⁃        Contestualizzazione storica della comunità ebraica a

⁃        Introduzione all’architettura e all’utilizzo dello spazio nelle Culture e tradizioni

⁃        conoscere e comprendere le principali festività ebraiche

⁃        capire quali sono gli elementi principali della sinagoga, quale significato hanno.

Cittadinanza è educare  attraverso percorsi anche se non sempre  semplici, ma necessari, per la convivenza pacifica e arricchente tra vecchi e nuovi cittadini e cittadine, nella convinzione che tutte le religioni siano portatrici di un messaggio di amore e pace.

I docenti, Prof. ssa Elisabetta Acide, referente delle attività e il  Prof  Giuseppe Gangi, al ritorno a scuola , proseguiranno le attività con laboratori di approfondimento con gli studenti.

La trattazione dell’ argomento sarà integrata anche dalla vicenda degli ebrei italiani ed in particolare degli ebrei piemontesi negli anni di persecuzione a seguito della introduzione delle “leggi razziali”, a partire proprio dalla storia di Adriana Ottolenghi bambina nascosta nel periodo delle “retate” contro gli ebrei, perché solo a partire dalla conoscenza della religione ebraica si comprende la “Resistenza“ degli ebrei ed il “Ritorno alla vita”.

Molto soddisfatti gli studenti di questa “lezione fuori dalla scuola”, interessante approfondimento interdisciplinare che proseguirà con lezioni e trattazioni in classe.

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Pro Vercelli 3

Novara 3

Marcatori: 23’ pt Rutigliano, 35’ pt D’Orazio, 46’ pt Mustacchio, 10’ st Di Munno, 12’ st Mustacchio, 16’ st Corti.

Pro Vercelli (4-3-3): Sassi; Iezzi, Parodi, Camigliano, Rodio (18’ stSarzi Puttini); Iotti, Santoro, Rutigliano (18’ st Haoudi); Mustacchio (35’ st Niang), Nepi (9’ st Comi), Condello (9’ st Maggio). A disp.: Rizzo, Valentini, Carosso, Emmanuello, Gheza, Seck, Fiumanò, Contaldo, Forte, Spavone. All.: Dossena.

Novara (4-4-2): Desjardins; Boccia, Bonaccorsi, Bertoncini, Migliardi (19’ st Urso); Ranieri, Calcagni, Di Munno (43’ st Speranza), D’Orazio (26’ st Caradonna); Donadio, Corti (19’ st Scappini). A disp.: Boscolopalo, Menegaldo, Prinelli, Scaringi, Speranza, Gerbino, Rossetti, Martinazzo, Bagatti. All.: Gattuso.

Arbitro: Galipò di Firenze.

Guardalinee: Merciari di Rimini e Carella di L’Aquila.

Quarto uomo: El Ella di Milano.

Note: cielo sereno. Spettatori: 2340. Angoli: 5-5. Ammoniti: Parodi, Mustacchio, Bonaccorsi, Camigliano, Bertoncini, Caradonna, Haoudi. Recupero: 3’ pt – 6’ st.

Derby dalle mille emozioni ma quanti rimpianti.

La Pro Vercelli, con uno strepitoso Mustacchio, va in vantaggio per tre volte e in altrettante occasioni viene raggiunta.

I leoni hanno concesso troppo a un Novara in difficoltà di classifica.

Trovato la via del gol, le bianche casacche sono colpevoli di aver abbassato il baricentro, permettendo agli avversari di essere pericolosi.

E vivo di emozioni che tu, tu …Non sai nemmeno di darmi”.

Con queste parole e una coreografia a tinte nero e bianche, i tifosi della curva accolgono le bianche casacche.

Mister Dossena ripercorre la strada del 4-3-3.

Il ballottaggio tra Nepi e Comi lo vince il primo che parte titolare al centro dell’attacco.

Il Novara di Gattuso, prova a mischiare le carte e si presenta in campo con il 4-4-2.

Sin dalle prime battute si capisce il canovaccio, almeno iniziale, della gara.

La Pro manovra e gestisce il gioco; gli ospiti si affidano alle ripartenze.

Nove minuti dal fischio iniziale e i padroni di casa si rendono pericolosi.

Iotti e Mustacchio scambiano sulla destra, il pallone messo in mezzo arriva al limite dove Iezzi alza troppo la mira.

Il Novara risponde con una conclusione di D’Orazio; la palla termina ben lontana dai pali difesi da Sassi.

La Pro gioca ma non riesce a sfondare e al 22’ l’estremo difensore di casa intercetta a mani unite le incornate prima di Calcagni e poi di Donadio.

La chiave di volta è Mustacchio, vero funanbolo e padrone della fascia destra.

Minuto 23 e i leoni passano in vantaggio.

Mustacchio scatta sul filo del fuorigioco, controlla, entra in area e serve l’accorrente Rutigliano abile a insaccare di prima intenzione.

Preso lo schiaffo, gli ospiti provano a rendersi pericolosi.

Alla mezzora, termina centrale la punizione dai 25 metri calciata da D’Orazio.

Un minuto dopo e Bertoncini inzucca a lato da buona posizione.

La Pro abbassa il baricentro ma controlla senza troppi affanni le avanzate azzurre.

Questo arretrare però dà forza morale al Novara.

Così arriva il pareggio al 35’ con un tiro-cross di D’Orazio che inganna Sassi.

Al 43’ grandi proteste dei locali.

Iezzi crossa e la palla viene intercettata dal braccio di Migliardi, per il direttore è tutto regolare e si prosegue.

Sull’altro fronte, Bonaccarsi in diagonale non inquadra lo specchio della porta.

Nel recupero prima del riposo Mustacchio riporta avanti la Pro.

Il numero 7 entra in area e con un siluro mira il prima palo, dove la palla incoccia e poi finisce in rete dall’altra parte.

Rientrati in campo, il Novara getta alle ortiche il pareggio.

D’Orazio addomestica il pallone e da due passi mette fuori.

Troppo bassa la Pro Vercelli, concede spazio agli ospiti.

D’Orazio, inventa sulla destra e la palla carambola a lato.

Al 10’, sugli sviluppi di un corner, Di Munno manda alle spalle di Sassi e fa 2 a 2.

Due minuti e le bianche casacche rimettono la freccia.

Cross dalla sinistra di Rodio e in mezzo stacca Mustacchio.

Non c’è però un attimo di sosta.

Infatti dopo la conclusione centrale di Rodio, gli azzurri ripescano il pari.

Siamo al 16’ quando D’Orazio crossa al centro per Corti che sottomisura spinge in rete.

A ridosso della mezzora, la punizione di Haoudi è debole.

Occasionissima per la Pro al 32’, Maggio suggerisce per Iotti che pasticcia a centro area.

Dopo restano solo i tempi per i rimpianti.

 

Redazione di Vercelli

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Borgosesia 0

Vogherese 1

Marcatore: 20’ st Balesini.

Borgosesia (3-5-2): Uva; Gilli, Derbali, Pani; Peritore (24’ st El Achkaoui), N. De Angelis, Tunesi (37’ st Disisto), Bertoni (24’ st Iannacone), Gonella; Giacona (37’ st Tobia), Del Barba. A disp.: Vittoni, Maselli, Giacopelli, Aladro, Colombo. All.: Moretti.

 Vogherese (4-3-1-2): Tanzi; Usardi, Arcidiacono, Balesini, Fracassini (27’ st R. De Angelis); Occhipinti, Giglio, Marchetti; Gerace (31’ st Giani); Minaj, Chiemerie (15’ st Leveh). A disp.: Alio, Silvestri, Barisone, Sorgon, Treviso, Bahirov. All.: De Bartolo.

Arbitro: Casali di Cesena.

Guardalinee: Calanni di Barcellona Pozzo di Gotto e .

Note: cielo sereno. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 250 circa. Ammoniti: Gerace, Occhipinti. Angoli: 5-2. Recupero: 2’ pt-5’ st.

La Vogherese è cinica e il Borgosesia subisce il secondo ko interno di fila.

L’equilibrio generale è rotto da Balesini che porta in vantaggio i suoi a metà ripresa.

La prima azione del match è di marca lombarda.

Al 15’, sugli sviluppi di una punizione, Arcidiacono non inquadra lo specchio della porta.

Quattro giri di lancette e Tunesi, dalla distanza, manda a lato.

Arrivati alla mezzora ci prova Occhipinti ma la mira non è quella giusta.

Dopo Chiemerie ci prova di testa e con un tiro ma Uva è attento.

Prima del riposo, De Angelis conclude di poco alto.

Si torna in campo e Balesini di testa non è preciso.

Al 9’ Giacona calcia centralmente.

Passano nove minuti e De Angelis con una pregevole conclusione colpisce il palo.

Sull’altro fronte arriva il gol del sorpasso.

Su situazione di corner la palla arriva sottomisura a Balesini che insacca.

Il Borgosesia spinge ma non riesce a trovare la via del gol.

Ci provano prima Giacona (fuori) e poi Tobia (parata di Tanzi).

A ridosso del 90’, Gilli fa sponda per Tobia che da buona posizione alza troppo la mira.

La gara si chiude così con la vittoria ospite.

 

Redazione di Vercelli

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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Sap 6, 12-16

Dal libro della Sapienza

La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la ricerca.
Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.
Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di essa è perfezione di saggezza, chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei,
appare loro ben disposta per le strade, va loro incontro con ogni benevolenza.

Sal.62

O Dio, tu sei il mio Dio,
all’aurora ti cerco,
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne,
come terra deserta, arida, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho cercato,
per contemplare la tua potenza e la tua gloria.
Poiché la tua grazia vale più della vita,
le mie labbra diranno la tua lode.

Così ti benedirò finché io viva,
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Mi sazierò come a lauto convito,
e con voci di gioia ti loderà la mia bocca.

Nel mio giaciglio di te mi ricordo,
penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

1 Ts 4, 13-18

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Fratelli, non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.
Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.
Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nubi, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Mt 25, 1-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

Svegliarsi al mattino ed andare in ricerca. (prima lettura Sap 6,12-16).

Camminatori e ricercatori: “Chi si alza di buon mattino per cercare sapienza non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta. Vivere per lei, infatti, è intelligenza perfetta…”

Alzarsi al mattino, ogni giorno… per cercare… oggi, ieri, domani … come quell’”oggi” di quel “pane quotidiano” che chiediamo al Padre, come ci ha insegnato Gesù: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Cercatori mattutini, giornalieri di sapienza.

Cercatori “desiderosi”.

Come quando ci si alza per andare in montagna a vedere il sorgere del sole dalla punta di una cima e pian piano mi fa vedere gli sprazzi di neve e le rocce punteggiate di stelle alpine o al mare per vederlo “salire” a est, dall’ orizzonte su quel mare che pian piano si colora di alba… il mattino, quello che ha “l’oro in bocca” della laboriosità, quello che ha i colori dell’ alba rosata, il mattino dell’ inizio e il mattino dell’ inizio dopo la fine…

E la ricerca di un “bene”, che non fa affannare, che è ricerca ricca e gioiosa, perché ogni ricerca è scoperta e non stanca,  ancora di più, la ricerca della sapienza.

Vera sapienza, necessaria per condurre una “buona vita”

E La Sapienza è là sulla porta.

“Alla porta”: uscendo… la troverò di fronte a me.

La Sapienza che “abita” la casa dell’uomo, la sua vita, che “abita la sua tenda”.

Dio non è una divinità imperscrutabile, ma si manifesta attraverso la Sapienza.

Forse oggi non parliamo più di sapienza ma di “intelligenza” che viene definita come la “capacità di attribuire un conveniente significato pratico o concettuale ai vari momenti dell’esperienza e della contingenza.”

Forse la sapienza è proprio la “perfezione” dell’intelligenza, senza la quale l’intelligenza sarebbe “limitata”, ma è anche “pace”, quella “pace interiore” che fa vivere una “vita buona”.

Non tecnica, tecnologia, razionalità pura, scienza esatta… Sapienza.

Sapienza è “altro”, ricordiamo che nei racconti biblici Salomone chiese per sé la “Sapienza”; nella spiritualità ebraica il sapiente è il saggio che sa comportarsi adeguatamente nelle più diverse occasioni della vita, poiché conosce la Legge e vive conformandosi ad essa.

Salomone chiese per sé un cuore “capace di ascolto” (lev shomea), un “cuore docile”.

Che sublime desiderio la ”sapienza”, anelito della persona: non belli, intelligenti, ricchi, famosi, popolari sui social, ammirati… ma sapienti…

Sapienza è “orientarsi” nella vita.

Sapienza che nasce dalla vicinanza con Dio.

Sapienza che nasce dall’arte dell’ascolto, di quell’ascolto della Parola di vita “eterna”

E sapienza è un Dono dello Spirito Santo.

sapienza è “vedere con gli occhi di Dio”.

Il Sapiente non “sa come Dio”, “sa” come “agisce Dio.”

Il sapiente sa “guardare con gli occhi di Dio”.

Per vivere un profondo rapporto con Dio non basta avere buone qualità, essere buoni d’animo, non fare del male a nessuno, confidare nella provvidenza o nella buona sorte: occorre metterci testa, andando alla ricerca di Dio, e chiedendo a lui il dono più prezioso, quello della sapienza.
Desiderio di sapienza: “Anche il più perfetto tra gli uomini della terra, privo della tua sapienza, o Dio, sarebbe stimato un nulla”.

Desiderio… come nel racconto di Matteo al capitolo 23.

Desiderio di ricerca, di attesa, del “giorno”, il giorno del “matrimonio”, di preparazione, di gesti…

La wedding planner ha previsto “quasi tutto”… un matrimonio tanto atteso… damigelle, olio, lampada, attesa, festa…

Un matrimonio importante in un villaggio palestinese: 10 damigelle d’onore arrivano per scortare lo sposo verso la casa della sposa, ma solo 5 di loro sono degne di entrare nella sala del banchetto.
Le damigelle sono pronte… lo sposo tarda… eppure hanno passato ore alla toilette make up per prepararsi…

Il desiderio di “vedere” lo sposo, accompagnarlo, attenderlo ed entrare nella sala di quella festa di nozze, agghindate, abbigliate, con la lampada…

Ma lo sposo tarda…

Tutte si addormentano… quale stanchezza nei preparativi, nella attesa…

E poi un grido: “ecco lo sposo”. Non un invitato, un paggio, un testimone… lo sposo!

Il desiderio… e di colpo ci si rende conto…

Desiderio ed incontro.

Perché quando si è deciso di accompagnare lo sposo, Cristo, occorre orientare tutto verso di Lui, senza distrarsi, preparandosi, sapendo attendere, con quella sapienza che è docilità e intelligenza di cuore.

Scegliere è importante, ma occorre con sapienza alimentare il desiderio.

Addormentarsi… e al risveglio… ci si accorge: non è un problema di trucco disfatto o messa in piega sciupata dal cuscino… manca l’olio…

Quando arriva lo sposo ci si rende conto che l’olio non è sufficiente e si fa esperienza della propria mancanza.

L’incontro ci trova “impreparati”, incontro tra finitezza ed Immensità.

Cinque sagge e cinque stolte… incaute, impreparate, forse ingenue…

E quale consiglio? Prestateci olio… così ne avremo abbastanza entrambe… 5 e 5: metà ciascuno… così nessuno ne abbia a mancare…

L’olio è “personale” come posso “prestarlo” a qualcuno?

Strano anche il “consiglio” delle vergini sagge andate a comprare l’olio.

Ma come? A quell’ora della notte, allontanandole dalla festa, dalla gioia e dall’incontro, ben sapendo che neppure il supermercato h 24 può fornirmi quell’olio…

La wedding non è stata chiara… bastava avere solo un po’ di luce… ma non spegnerla… il resto non conta.

Lampade lucide, belle, di forma e colore diverse… ma senza olio non illuminano…

Luce e attesa: un’attesa di “cuore”.

Vergini sagge ed egoiste?

No vergini lungimiranti, che sanno che la lampada va alimentata, non dicono “a noi non interessa”, provano ad indicare la via… andate a cercare…

Vergini “responsabili” e “perseveranti”, che sanno che senza l’olio la loro lampada si spenge.

Cercare e prepararsi l’olio, quello che non deve finire, quello che alimenta la lampada, quello che rischiara la notte delle nozze, quello che mi fa scorgere lo sposo nel buio più estremo.

L’olio mancante, quello che sta per finire, quello che non ho pensato di avere in abbondanza per non rimanere senza, per non permettere alla mia lampada di spegnersi…

Eppure, ingenue, si fidano, vanno…

Improvvisano una corsa notturna alla ricerca di un mercante d’olio.

E arrivò lo sposo… delle dieci “damigelle”, ce ne sono 5, le altre sono all’affannosa ricerca… il desiderio non le ha ben “consigliate”, l’ingenuità non le ha supportate…

Non è un problema se tutte si sono addormentate…non è la veglia mancata, non è il sopraffare della stanchezza dell’attesa lunga…ma l’olio “mancante”.

E senza l’olio la lampada si spegne…

Quell’olio usato per lenire le ferite di quell’uomo che “scendeva da Gerusalemme a Gerico”…

Quell’olio dei guerrieri e dei combattenti…

Quell’olio profumato su quei piedi di Gesù…

Quell’olio di quelle di donne il mattino del giorno dopo il sabato …

Abbiamo bisogno di una “lampada accesa”, di una “vita accesa”…

La porta viene chiusa.

Solo le 5 vergini “sagge” entrano… la porta si chiude lasciando il buio della notte fuori.

Comportamento particolare quello dello sposo, in un luogo dove la festa di nozze era una gioia condivisa, un via vai continuo di persone che entravano e uscivano dal salone della festa…

Porta chiusa.

Nessuno è “alla porta”.

“Signore, Signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.

Arrivò lo sposo e la porta viene chiusa. :una festa per quanto “allargata” è sempre delimitata degli spazi “in verità non vi conosco”.

Incontro il Signore con “desiderio”, e alimento il mio “desiderio”.

Il desiderio va alimentato: è saper vivere per il Vangelo, con il Vangelo, nel Vangelo.

Alimento la mia “lampada”, la fede, con l’olio della carità, l’olio che alimenta e rende feconda e credibile la luce della fede.

Fede e vita cristiana di amore, che non può essere “prestata”, “surrogata”, ma che va vissuta in modo ricco e “sapiente”.

Se siamo “vigilanti”, il nostro desiderio di Dio diventa cammino di fede e di amore, di carità e speranza,

Vegliamo perché non sappiamo né il giorno né l’ora e lo sposo che arriva deve trovarci sveglie, con la lampada accesa e l’olio “di riserva”.

Vegliare significa saper attendere, e attendere senza appuntamento, con l’unica certezza che lo Sposo giungerà. Vegliare significa portare con sé un po’ d’olio per alimentare i giorni più bui e sostenere il nostro cammino. solo così incontreremo lo Sposo e la sua gioia.

Viviamo un’attesa “costruttiva”, attiva, vigilante, tendiamo il nostro orecchio ai rumori del giorno e della notte… non sappiamo né giorno né ora… ma sappiamo che verrà, che aprirà le porte, ci ha invitati… non ci lascerà fuori se sapremo alimentare ogni giorno la nostra lampada con sapienza e carità.

Vigiliamo e preghiamo con le parole del salmo 62

“O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora ti cerco, *
di te ha sete l’anima mia,
a te anela la mia carne, *
come terra deserta, arida, senz’acqua”

Santa Teresa d’Avila, diceva: “la sete esprime il desiderio di una cosa, ma un desiderio talmente intenso che noi moriamo se ne restiamo privi” (Cammino di perfezione, c. XXI).

Anche la nostra anima “anela”, desidera, ha “bisogno”, come quei “bisogni” che servono per vivere…

E in quell’alba, mentre cerco… trovo Dio, la mia acqua, il mio pane…

Ho fame, ho sete… la mia anima trova in Cristo, l’appagamento del mio desiderio…

Fiducia, sicurezza, appagamento, speranza, Sapienza.

E sarà nella casa del Signore “per tutti i giorni della mia vita”…

Arriva lo sposo… a mezzanotte, a mezzanotte della vita… e arriva una volta sola e l’olio dell’amore che rischiarerà la nostra fede sarà quello che abbiamo “preparato”, quello che con piccoli e quotidiani gesti d’amore abbiamo messo nella nostra lampada, per non farla spegnare, per non far spegnere la nostra vita.

Possiamo anche “addormentarci”, ma quando quella voce nella notte ci “avviserà”, ci alzeremo ed andremo incontro allo sposo, con la nostra lampada accesa, piena di olio.

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Derthona 1

Borgosesia 1

Marcatori: 5’ st Robotti, 8’ st Del Barba.

Derthona (3-5-2): Sattanino; Tambussi, Daffonchio Karkalis; Lacava (13’ st Amaradio), Manasiev, Toniato (43’ st Dall’Olio), Robotti (37’ st Nani), Procopio (13’ st Saccà); Samb (23’ st Gueye), Merkaj.

A disp.: Cizza, Mocci, Todisco, Licco.

All.: Daidola.

Borgosesia (3-5-2): Uva; Gilli, Derbali, Rekkab; Iannacone, Bertoni, Tunesi, Colombo, Gonella; Del Barba (33’ st Tobia), Giacona (14’ st Peritore). A disp.: Autoriello, Maselli, El Achkaoui,, Pani, Disisto, De Angelis, Duguet. All.: Moretti.

Arbitro: Giordani di Aprilia.

Guardalinee: Colella di Imperia e Roscelli di Chiavari.

Note: cielo sereno. Terreno in condizioni non ottimali. Spettatori: 250 circa. Espulso: 43’ st Manasiev per proteste. Ammoniti: Tambussi, Daidola, Rekkab, Bertoni, Daffonchio, Amaradio, Derbali, Tobia. Angoli: 10-2. Recupero: 1’ pt-5’ st.

Pareggio in rimonta per il Borgosesia.

I granata tornano a muove la classifica e lo fanno con un buona prestazione.

La gara viene giocata ad alto ritmo e ne guadagna lo spettacolo.

Il Derthona a inizio ripresa trova il vantaggio con Robotti ma tre minuti dopo Del Barba pareggia.

Poi non mancano le occasioni ma il risultato non cambia più.

Fischio d’inizio e il Borgosesia si rende pericoloso.

Del Barba controlla sulla sinistra e serve in mezzo Giacona, la punta granata viene chiusa.

Il Derthona, trova poi sulla sua strada Uva.

Prima il numero uno granata dice di no a Lacava e poi si distende sulla spaccata di Samb.

Al 23’ un’ennesima situazione arbitrale discutibile.

Merkaj sulla linea di fondo, Rekkab gli si oppone per non farlo passare e il direttore di gara concede il rigore ai tortonesi.

Le polemiche si spengono con Merkaj che apre troppo il tiro e calcia a lato.

E’ il 25’ quando Uva respinge il tentativo di Tambussi.

Sull’altro fronte, su punizione, Gonella impegna Sattanino.

Allo scadere Rekkab da ottima posizione non inquadra lo specchio della porta.

Rientrati in campo, il Derthona pareggia.

Manasiev crossa dal vertice dell’area e Robotti d’esterno insacca.

Palla al centro e il Borgo pareggia.

E’ l’8’ quando Colombo recupera palla e serve Del Barba che con una sassata batte Sattanino.

I locali rispondono con Merkaj che conclude a lato.

Minuto 11, Iannacone serve Del Barba che a porta libera viene contrastato e non trova il tempo per la battuta a rete.

Non c’è un attimo di sosta.

Rekkab salva sulla linea la conclusione di Merkaj e Gonella dall’altra parte colpisce il palo.

Al 27’ Saccà trova sulla sua strada Uva.

Nel finale Manasiev viene espulso per proteste.

 

Redazione di Vercelli

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Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Ml 1,14 – 2,2.8-10

Dal libro del Profeta Malachia

Io sono un re grande, dice il Signore degli eserciti, e il mio nome è terribile fra le nazioni.
Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni.
Voi vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete rotto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti.
Perciò anch’io vi ho reso spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo, perché non avete osservato le mie disposizioni e avete usato parzialità riguardo alla legge.
Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro profanando l’alleanza dei nostri padri?

Salmo130

Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.

Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l’anima mia.

Speri Israele nel Signore,
ora e sempre.

1 Ts 2, 7-9. 13

Dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Tessalonicesi

Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno, vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio.
Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.

Mt 23, 1-12

Dal Vangelo secondo San Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ”rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare ”rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno ”padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare ”maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.
Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

La potenza umile dell’amore che salva

(Is 5,1-7; Sl 130; Fil 4,6-9; Mt 23, 1-12)

 È veramente difficile fare quello che viene chiesto da qualcuno che per primo non lo pratica. La reazione immediata è: “Dammi l’esempio! Se non lo fai tu come puoi pretendere che lo faccia io?”.

Eppure Gesù nel vangelo di questa domenica, ci invita a praticare e osservare quanto dicono scribi e farisei riconoscendo la validità della Legge di Mosè e a non fare secondo le opere di costoro, perché dicono ma non fanno. L’incoerenza di chi siede in cattedra non deve impedire l’ascolto e la pratica della parola di Dio. Perché non dobbiamo considerare e investire nessuno dell’autorità di maestro, padre e guida sulla terra, tenendo ben presente che uno solo è il maestro di tutti, uno solo il padre di tutti, uno solo la guida di tutti. Così tenendo fisso lo sguardo su Gesù ne seguiamo le orme che ci conducono a desiderare e occupare non i primi posti, ma l’ultimo, quello che Cristo ha scelto, trovandoci così accanto a Lui, rivestiti dei suoi sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di libertà, nella verità dell’amore che riassume tutta la Legge e i Profeti. “Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato”, avverte Gesù.

Volendo passare sotto l’architrave di una porta, se ci abbassiamo anche più del dovuto ciò non ci recherà danno, ma se ci alziamo anche di poco certamente il danno ci sarà! Un’altra immagine significativa che esprime la forza dell’umiltà è quella di una pallina che con quanta più forza viene spinta sott’acqua con tanta maggior forza emergerà slanciandosi verso l’alto. Non conviene dunque esaltarsi perché non ne viene alcun bene, né per noi né per altri. A cosa serve amare i posti d’onore, compiacersi dell’ammirazione degli uomini fino a vivere per non perderla, fino a simulare una grandezza che non c’è? Si diventa maschere o sepolcri imbiancati stando costantemente attenti a non perdere il trucco della bella facciata, onorando Dio solo con le labbra mentre il cuore resta prigioniero del proprio ingombrante io. Gesù ci invita al discernimento condannando senza mezzi termini l’ipocrisia di coloro che dicono, ma non fanno, di coloro che dovrebbero aiutare, facilitare il cammino di fede dei fratelli e invece lo rendono difficile e pesante. “Voi non siete entrati nel Regno e avete impedito di entrare a quanti lo volevano” (Cf Mt 23,13). Parole dirette, sferzanti, ripetute più volte nei vangeli come il richiamo accorato di Dio che non trova ascolto e al quale purtroppo segue maggior opposizione e durezza. Il Signore che è venuto a togliere il cuore di pietra per darci un cuore di carne, ripete anche a noi ogni giorno: “Oggi se ascoltate la mia voce non indurite il vostro cuore, imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete riposo per le vostre anime, il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Cf Sal 94,7; Mt 11,28-30).

Signore aiutaci ad ascoltare la tua voce e a seguirla con un cuore docile, attento, morbido, che si lasci trafiggere dalla parola di vita che tutto rinnova con la potenza umile dell’amore che salva.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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Attorno alle 15 di oggi, 4 novembre, un pedone di 73 anni è stato investito da un’utilitaria mentre attraversava la strada transitando regolarmente sulle strisce pedonali in Corso Bormida a Vercelli.

Le condizioni dell’uomo non sembrano gravi, ma è stato subito trasferito al Pronto Soccorso dal Servizio 118.

L’impatto è comunque stato forte, come si può comprendere anche vedendo il parabrezza della vettura rossa che ha causato il sinistro.

Sul posto la Polizia Locale di Vercelli che sta procedendo ai rilievi ed all’accertamento dell’esatta dinamica dei fatti.

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Borgosesia 2

Chisola 3

Marcatori: 17’ pt Ponsat, 3’ st Lauciello, 32’ st Iannacone, 39’ st Rizq, 41’ st Viano.

Borgosesia (3-5-2): Uva; F. Gilli, Derbali, Rekkab; Iannacone (48’ st Duguet), Tunesi, De Angelis (1’ st Bertoni), Lauciello (37’ st Colombo), Gonella; Giacona, Del Barba (28’ st Tobia). A disp.: Autoriello, Maselli, Pani, El Achkaoui, Peritore. All.: Moretti.

Chisola (3-4-1-2): Montiglio; Conrotto, Benedetto, Nisci; Rosano, Viano, Di Lernia (17’ st Areco), Gironda (21’ pt Satta (46’ st De Fazio)); La Marca (46’ st Montenegro); Rizq, Ponsat. A disp.: Cecchetto, Degasso, Antolini, Trimarchi, Mazzotta. All.: Mezzano.

Arbitro: Antonini di Rimini.

Guardalinee: Condrut di Castelfranco Veneto e Pasquesi di Rovigo.

Note: cielo coperto. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 250 circa. Ammoniti: Viano, Ponsat, Gilli, Nisci, Giacona. Angoli: 4-2. Recupero: 1’ pt-5’ st.

Ancora una volta il Borgosesia perde punti per un errore arbitrale.

L’ultima gara interna contro il Pinerolo aveva visto l’ingiusta espulsione di Bertoni.

Contro il Chisola il gol del 2 a 2 torinese arriva con Rizq in posizione di fuori gioco di circa un metro.

Errori che possono capitare?

Certamente, ma chi restituisce i punti in  classifica?.

La prima fase è contraddistinta da grande equilibrio.

Le squadre si affrontano a viso aperto ma non trovano varchi.

Al primo vero assalto i torinesi passano in vantaggio.

Al 17’ sugli sviluppi di una punizione dalla sinistra, Ponsat di testa porta avanti i suoi.

E’ il 20’ quando Montiglio, dice di no a Gonella.

Dopo gli ospiti sfiorano il raddoppio in un paio di occasioni.

Al 35’ Ponsat spizzica di testa; Uva d’istinto si salva con l’aiuto della traversa.

Due minuti dopo, La Marca calcia sul palo.

Si torna in campo e arriva il pari.

Gonella dopo 3 minuti, pesca Lauciello che al volo manda in rete.

Al 27’ Gilli ci prova dalla distanza ma la mira è alta.

Alla mezza Uva dice di no a Viano.

E’ il 32’ quando un tiro rimpallato di Giacona viene intercettato da Iannacone che di fino firma il sorpasso.

A firmare il pareggio è Rizq in posizione di fuori gioco.

Nel finale Viano si inventa un eurogol e consegna la vittoria ai suoi.

 

Redazione di Vercelli

 

 

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