VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

E’ tutto pronto per il gran debutto del Rione Canadà al Carvè 2024.

Domani sera, 18 gennaio, alle ore 19, tutti al Circolino dell’Isola.

Si è scelta questa “location” (come si deve dire oggi) quindi, anche se vicina, “all’Estero” rispetto al Rione, perché si prevede che ci sarà davvero tanta gente a festeggiare Peru e Rusin che riceveranno le chiavi del Rione.

Saremo lì a documentare e – perché no?! – a concederci un po’ di spensieratezza.

Dunque, riassumiamo le info organizzative: Circolino dell’Isola, 18 gennaio, ore 19: la festa è qui.

Ma, dopo le notizie organizzative, merita certamente andare a conoscere meglio i protagonisti, che abbiamo già immortalato sia alle Acacie, il 5 gennaio, sia a Ronsecco, sabato 13 (il servizio in altra parte del Giornale) quando tutti i gruppi della Bassa Vercellese e della città si sono ritrovati anche per celebrare i 55 anni delle maschere Brüsatun e Brüsatuna.

Allora, lasciamo ruota libera (mouse e pc) a Lara Monformoso, che veste i panni di Rusin dal 2021:

Mi è sempre piaciuto partecipare alle attività rionali. Fin da piccola, quando ne ho avuta la possibilità l’ho sempre fatto e ho anche sfilato.

Con la nostra compagnia di amici poi abbiamo iniziato a sfilare con il Canadá, aiutare durante alcuni eventi al campo e mi sono affezionata molto al gruppo.

Ormai è passato qualche anno da quando ho iniziato, ma tornassi indietro rifarei tutto da capo: la sfilante, il seguito e poi la Rusin.

Ricordo ancora il giorno in cui Andre mi ha chiesto di essere la sua Rusin, mi ero emozionata tantissimo.

Il carnevale è davvero un’esperienza che ti segna nel profondo, un viaggio che dura qualche mese dove incontri tantissima gente e ogni giorno impari qualcosa di nuovo, su di te e su chi viaggia con te.

È il terzo anno che consegnano le chiavi a me e ad Andre e mi commuovo ancora come il primo giorno quando un bambino corre verso di me per abbracciarmi o un anziano mi racconta una storia di quando era giovane”.

Ed ora, chiamato in causa con tanto affettuoso garbo dalla sua Rusin, ecco Andrea Musso, il Peru:

“Ho iniziato a fare la maschera nel 2019 dopo Luca Rosso, grande Peru per monti anni, con lui era presente Valentina Forni, con me nel primo anno e nel secondo è stata presente come Rusin Valentina Giardi.

Ho sempre sfilato per il rione Canadà e partecipato alla sua grande fagiolata da quando ho 12 anni, sempre lì da quando ho iniziato a giocare a pallone nella storica società vercellese, negli ultimi sei anni ho anche la fortuna e onore di essere la maschera che rappresenta questo grande rione, spero di continuare ancora a lungo cercando di portare avanti le tradizioni della nostra città e cercando di risollevare il carnevale”.

***

Che dire?!

Anche se lo abbiamo già detto e scritto tante volte, un pensiero in cui crediamo davvero: dobbiamo essere tutti grati (grati come vercellesi, anche chi partecipa di rado al grande Movimento culturale e ricreativo del Carvè) a questi giovani (e anche ai meno giovani, ovviamente) per l’impegno che dedicano a portare avanti questa tradizione.

Si sente spesso parlare di un malinteso senso di identità.

Quella del Carnevale benefico è una manifestazione della migliore espressione dell’identità vercellese, che può rappresentarsi ancora grazie ai Volontari che lavorano tutto l’anno per restituire, ai vercellesi di tradizione, così come a quelli di adozione, un’immagine bella e viva, ricca di sentimenti e di affetto, di solidarietà, della Vercelli più vera.

***

A domani, dunque, ore 19, Circolino dell’Isola: padroni di casa, Peru e Rusin.

Posted in Società e Costume

Fortunatamente nessuno si è fatto male e, perciò, è possibile prendere questo sinistro stradale, verificatosi attorno alle 16 di oggi, 15 gennaio a Vercelli, nel sottopassaggio verso il Rione Isola, con un po’ di filosofia.

Si tratta, infatti, di un incidente ampiamente evitabile: senonchè il mezzo d’opera munito di un braccio meccanico, è rimasto incastrato a causa dell’altezza, eccedente il manufatto, dell’attrezzo.

Subito intevenuti la Polizia Locale del Comune di Vercelli ed i Vigili del Fuoco, il traffico è ovviamente stato interrotto e si sono iniziate le operazioni per “liberare” sia il mezzo, sia il sottopassaggio.

Le operazioni consistono essenzialmente nel recidere il braccio meccanico, sicchè l’automezzo possa riprendere la marcia, fino all’uscita.

La circolazione dei veicoli potrà riprendere – si stima – non prima delle 18,30.

Posted in Cronaca

Grande successo per la sfilata dei bambini al Carnevale di Plello.

Il Comitato Carnevale, guidato da Alan Orso Manzonetta, ha organizzato tutto nei minimi dettagli.

Ad aprire il corteo ci ha pensato la musica della locale Banda Santa Cecilia.

Protagonisti i ragazzi di Plello Insieme con un tema natalizio e i loro costumi da Elfi.

Non sono mancate le bolle di sapone e la presenza di due ospiti d’eccezione: Super Mario e Sonic.

Infine spazio allo spettacolo di magia al capannone “PalaPautulun”.

A seguire il video e a fondo pagina la fotogallery.

 

Redazione di Vercelli

Posted in Società e Costume

1 Sam 3, 3-10. 19

Dal Primo Libro di Samuele

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: “Samuèle!” ed egli rispose: “Eccomi”, poi corse da Eli e gli disse: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Egli rispose: “Non ti ho chiamato, torna a dormire!”. Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: “Samuèle!”; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Ma quello rispose di nuovo: “Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!”. In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: “Samuèle!” per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: “Mi hai chiamato, eccomi!”. Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: “Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta””. Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: “Samuéle, Samuéle!”. Samuèle rispose subito: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta”.
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

Sal.39

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo”.

“Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo”.

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

1 Cor 6, 13-15. 17-20

Dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Gv 1, 35-42

Dal Vangelo secondo San Giovanni

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa maestro – dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” – che significa Pietro.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Incontrare il Messia

(1Sam 3,3-10.19; Sal 39; 1Cor 6,13-15.17-20; Gv 1,35-42)

«Abbiamo trovato il Messia». Il Vangelo di questa domenica ci propone l’incontro di Gesù con i suoi primi discepoli. Tutta la liturgia di questa seconda domenica del Tempo ordinario è incentrata sulla chiamata di Dio verso l’uomo, che diventa così suo discepolo.

E’ interessante leggere questo vangelo nel clima liturgico natalizio appena terminato. Andrea incontra suo fratello Simone e gli annuncia che lui e i suoi amici hanno trovato il Messia che stavano cercando e aspettando.

Possiamo dire lo stesso di noi? Stiamo cercando il Messia, cioè colui che ci può portare la buona notizia di Dio? Lo abbiamo riconosciuto in questo tempo di Natale appena terminato? Il Natale è stato per noi svelamento di quella Presenza divina che abita fra noi, abita in noi e fa nuova la nostra vita e la vita del mondo?

La parola del vangelo non è una semplice favola, che pur istruttiva e con una buona morale, è sempre frutto della fantasia di uno scrittore. La parola del Vangelo è Parola vivente. Noi ascoltiamo il Vangelo perché la buona novella diventi vita nella nostra esistenza. La Parola di Dio, a differenza delle favole, è viva ed efficace, non penetra nel cuore dell’uomo – di qualsiasi uomo, donna- senza portare frutto a tempo opportuno.

Donare la Parola di Dio non è mai spreco, ma sempre dono. Noi gratuitamente la riceviamo e gratuitamente la doniamo, con la certezza di fede che germoglierà per il bene del fratello e della sorella a cui la porgiamo. Se Giovanni Battista non avesse indicato ai suoi due discepoli Gesù come “l’Agnello di Dio”, essi non lo avrebbe riconosciuto. Il cristiano è un missionario per natura: non riconduce gli altri a se stesso, ma a Gesù, mostra il Maestro di cui è un affezionato discepolo.

Nella lettera di Paolo ai Corinzi leggiamo: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!”. Essere tempio dello Spirito Santo: che mistero di grazia, cioè di dono! E che fonte di potenzialità per la nostra vita!

Dio si è incarnato in Gesù, nostro Signore e Salvatore, da quel momento particolare ed unico, la storia non è più la stessa. Dio si è fatto uomo, ha percorso le strade belle e soleggiate del mondo, ma ha percorso  anche i sentieri bui e impervi di questa esistenza umana.

In questo inizio dell’anno domandiamo con curiosità e interesse: “Maestro, dove abiti?”. Dov’è adesso la tua “Betlemme”? Ti abbiamo visto avvolto in fasce in una mangiatoia, ora sappiamo che cammini nella storia, che sei la storia del mondo, che sei la speranza di vita e di eternità che vediamo già brillare nel nostro quotidiano. Facci sperimentare che la tua casa siamo noi e così non ci sentiremo mai soli.

Buon anno 2024 a tutti dalle Sorelle del Mater Carmeli!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli

Posted in Pagine di Fede

Dance Team è pronta per un 2024 pieno di danza ed emozioni, la scuola infatti ha già riaperto con le lezioni quotidiane di danza classica , modern e contemporanea e da metà mese riprenderanno anche gli incontri dei percorsi di formazione con Nunzio Perricone (ballerino e coreografo internazionale), che nella scuola segue ormai da anni gli allievi più promettenti.

L’associazione offre inoltre,per tutto il mese di gennaio, la possibilità di provare gratuitamente i corsi proposti che si suddividono in: propedeutica (3/6 anni) danza classica, danza modern e danza contemporanea.

Per informazioni 347/0112147 oppure info@danceteamvercelli.it

Dance Team è reduce da un grande successo, il concorso nazionale e spettacolo natalizio “Natale’n Danza”, che si è tenuto il 17 dicembre presso il palazzetto Sacro Cuore a Vercelli.

Durante questa lunghissima maratona di danza nella prima parte si sono esibite oltre 25 scuole di danza provenienti da tutto il centro nord Italia , oltre 250 allievi al cospetto di una prestigiosa giuria composta da: Kristina Grigorova, Sabatino D’Eustacchio e Daniele Ziglioli.

Mentre nella seconda parte si è svolto il consueto spettacolo natalizio della scuola Dance Team con le emozionati esibizioni di tutti gli allievi della scuola di danza vercellese.

Ora Dance Team riparte anche nel 2024 con due importantissimi eventi che sono: “Tutù Ballet Competition” – 3°edizione, che si terrà l’11 Febbraio 2024 presso il Teatro Civico di Vercelli, unico concorso in tutta Italia esclusivamente dedicato alla danza classica e di carattere e l’ormai consueto appuntamento “Vercelli’n Danza” – 7° edizione concorso Nazionale di danza  appuntamento imperdibile per tutte le scuole di danza d’Italia.

 

Redazione di Vercelli

Posted in Lo Sport

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Buona lettura.

Posted in Vercelli Oggi
Regione Piemonte

Is 60, 1-6

Dal libro del profeta Isaia.

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.

Sal 71

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

Ef 3, 2-3. 5-6

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini.
Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.

Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

Mt 2, 1-12

Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele””.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”.
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

“Alzati rivestiti di luce” (prima lettura) Il ritorno dall’ esilio a Gerusalemme, ha un “clima” diverso, che emerge anche nella scrittura: alcuni problemi, l’attesa della salvezza, i peccati dell’uomo, il digiuno eppure la salvezza è annunciata.

Dio arriverà nella gloria, ed attirerà tutte le genti, Dio “dimorerà” e tutti sperimenteranno la sua salvezza e la sua gloria, la “trasformazione” della città di Sion.

La luce verrà Is 60,1-3 Alzati! Risplendi! La luce rimuove l’oscurità, le genti verranno alla luce… Le nazioni verranno. Le genti ritornano al tuo popolo…

Il kābôd «gloria» di Dio si riferisce alla maestosa presentazione fisica della sua “santità” che si rende visibile alla vista umana, come quel “fuoco” di cui fu testimone Mosè.

E allora “Alzati”: La luce arriverà, è nata, è sorta.

Luce per tutti, luce “visibile”, luce che “guida” gli stranieri che arriveranno con doni e loderanno e canteranno (verbo biṣṣer “proclamare buone notizie”).

Una umanità per lodare Dio.

Una lode al re di giustizia e di pace, una lode “universale” (Salmo 71/72)

”alza (gli occhi intorno e) guarda”!

Guarda … il primo passo per la ricerca… alzarsi non essere statici, sollevare lo sguardo e guardare, intorno, in alto, con quegli occhi al cielo.

“alza gli occhi” come quegli occhi volti al cielo per seguire “la stella”.

Alzati, non stare fermo, mettiti in cammino…

ricerca… non fermarti, non accontentarti, cerca.

La “stella” che ha guidato quei “saggi”, quegli uomini “sapienti”, i “conoscitori delle stelle”, ad “adorare”, meglio espresso con il verbo προσκυνεν “adorare, fare la prostrazione” ripetuto da Matteo 3 volte (vv. 2. 8. 11).

Un brano che sottolinea ciò che sarà annunciato successivamente: Gesù è il κριος di fronte al quale si deve fare la prostrazione come davanti a Dio.

Partenza, solo una stella che guida…

Magi: intelligenti “Visionari”, non conoscono le scritture, la torah, eppure si fanno “guidare” da un “segno”.
Si mettono in cammino, scrutano, leggono … arrivano, cercano, vanno a palazzo… e poi nella “casa”… e là trovano…

Cercatori di Dio.

Ma i Magi, prima devono camminare, conoscere le scritture, informarsi, percorrere da Oriente, seguire, andare di notte per vedere la stella… seguire Dio…

Non era abitudine dei viaggiatori antichi in Oriente, andare “di notte”, ma forse l’evangelista Matteo vuole sottolineare il “seguirono la stella”: Dio precede, guida, fa “alzare gli occhi”.

I Magi: camminatori e cercatori, non sono scribi e neppure sacerdoti, loro “Sapevano” che sarebbe nato a Betlemme, ma non si muovono, non cercano, hanno gli occhi ai libri, non al cielo.

I Magi camminano, dice il Vangelo di Matteo “alcuni Magi”, immagine evocativa di quel cammino fatto insieme, non da soli, in una “carovana” di camminatori. “Alcuni Magi”, quelli che “camminano insieme”, quelli che proprio come noi si sono messi in cammino, “gente camminante” persone che sono chiesa, che sono “sinodo”.

Camminano insieme, parlano, dialogano, si sorreggono, non si scoraggiano, continuano… vanno e cercano… e arrivano …

Nella casa.

In quella casa vedono un bambino in braccio ad una madre.

In quella casa vedono Dio. Non solo Dio fatto carne, fatto uomo: vedono Dio nella sua “piccolezza” che è la sua “grandezza”.

I Magi hanno trovato Dio.

Dio con l’ uomo, Dio per l’ uomo.

Dio in braccio a sua Madre.

E nella casa, i Magi, trovano “il bambino e sua madre”, e si “prostrano”: maestà di Dio, maestà di Cristo.

I Magi non portano “regali”, no, quelli sono riservati a coloro dai quali vogliamo benevolenza, a coloro ai quali diamo apparenza e riconoscimento … no, i Magi portano doni…
Meglio portano il dono: dono del tempo speso per cercare e arrivare, il tempo del viaggio intrapreso.

Dono: legame, relazione.

Dono è “attesa”, è tempo, è ricerca, è scoperta, è viaggio, è cielo, è carovana, è sbagliare strada ma non scoraggiarsi, è chiedere, è capire …

Dono è apertura .

Aprono i loro scrigni, portano i loro “doni”: sono oro, incenso e mirra.

Incenso, resina di alberi che crescono nell’Arabia sudorientale, nell’India e nella Somalia, mirra resina di alberi che crescono in Arabia ed Etiopia, oro, il più prezioso, dal valore maggiore.

I doni…

il “dono”: il loro cammino, la loro ricerca, il loro viaggio, il loro non perdersi d’animo, nonostante lo “smarrimento” di quell’astro che guida e che non vedono più, che appare e scompare, che “sorge” e poi “riappare” sopra la città di Betlemme…

Dono di un viaggio, dono di una ricerca…

“Siamo venuti per adorarlo…”

La ricerca di ogni uomo.

Il “desiderio” di Dio.

Dono del ritorno “per un’altra strada…”

I Magi chiedono, domandano… e poi arrivano.

Cercatori di stelle, cercatori di Dio.

Non in un palazzo, non in una reggia…

Il bambino è là… in braccio alla madre, ed i Magi arrivano, si prostrano, lo adorano…

Un dono, senza nulla in cambio, non volevano un “regalo” in cambio, neppure un “baratto”, il dono non chiede nulla in cambio.

Un dono.

Un bambino. Quel Bambino.

Il “Dono” per tutti

“Alza il capo e guarda” (Is 60,4). Alza lo sguardo… solleva gli occhi…

Non guardare i tuoi piedi, guarda il cielo.

Alza gli occhi e cammina.

Non camminare da solo, cammina insieme, cammina con…

Sii sinodo, sii Chiesa, tieni gli occhi su Cristo.

E per il tuo “ritorno”, cambia strada, come i Magi che “fecero ritorno per u altra strada”.

L’ Esperienza vissuta chiede passi nuovi, nuove rotte, nuovi ritorni a casa, “cambiati”, per “altre strade”.

Epifania è rimettersi nell’ orizzonte di un nuovo cammino, di una nuova strada.

Non è la “conclusione” delle feste natalizie, è l’orizzonte dell’uomo che è in cammino, che è testimone, che è cercatore e adoratore, che è camminatore camminante.

Epifania è Rivelazione.

Posted in Pagine di Fede

Come tradizione vuole, con l’Epifania finiscono i festeggiamenti di fine anno, ma per Santhià inizia il periodo più atteso dell’anno con l’Ufficiale Apertura del Carnevale Storico, il più antico del Piemonte e probabilmente d’Italia, una kermesse attesa, anno dopo anno, da tutta la popolazione e che, in ogni edizione, è capace di trasformare la città in un turbinio di colori, allegria e festeggiamenti.

L’appuntamento tanto atteso è per sabato 6 gennaio.

Alle ore 17.30 si troveranno in Corso Nuova Italia le Autorità Carnevalesche, capitanate da Stevulin e Majutin, che, accompagnati dai Magnifici Cavalieri, dalla Direzione, dallo Stato Maggiore e da tutte le Compagnie di carristi e Gruppi mascherati, al suono del Corpo Pifferi e Tamburi, della Banda Musicale Cittadina e della Banda Musicale i Giovani, sfileranno per le vie cittadine, arrivando in Piazza Roma.

Alle ore 18.00, una novità del 2024: in piazza Roma ci sarà l’esposizione dei bozzetti dei Carri Allegorici e dei Gruppi Mascherati a piedi, e i vari responsabili delle Compagnie illustreranno il lavoro che stanno preparando per le Sfilate Carnevalesche.

Inoltre da lunedì 8 gennaio i bozzetti saranno esposti nelle vetrine dei negozi locali.

Successivamente, alle 19.30, verrà offerto il tradizionale assaggio dei fagioli della Colossale Fagiuolata del lunedì grasso e, alle 20.00 in punto, tutti i Santhiatesi saranno in trepidante attesa di udire il suono della Banda in piazza e il passaggio del tamburo per le vie cittadine, che annuncia ufficialmente l’apertura della manifestazione più divertente dell’anno.

Buon Carnevale 2024 a tutti !

Redazione di Vercelli

Posted in Eventi e Fiere
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Dal libro dei Numeri

Nm 6, 22-27

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:

Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 66 (67)

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Gal 4,4-7

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!».
Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca

Lc 2,16-21

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

L’anno “civile”, nella solennità della Chiesa dedicata a Maria SS Madre di Dio, si apre con una pagina bellissima: una benedizione.

“Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”
(prima lettura)

Basterebbero questi versetti del libro dei Numeri per “augurare” la cosa più bella nell’anno che inizia.

Barak: Benedire. Una parola presente 398 volte nell’Antico Testamento a partire dal libro della Genesi, dove compare numerose volte.

Nella cultura biblica dell’Antico Testamento benedizione è prosperità, fecondità e prosperità dell’uomo, dei greggi, della terra.

Benedire è forza di Dio, “bene-dire”, parola di Dio “efficace” e “costitutiva”.

Una benedizione che accompagna il nuovo anno: Dio si chini su di te, come si è chinato su Maria, non ti abbandoni, ti “faccia luce” con il Suo Volto, la sua Luce. Luce che illumina, che aiuta a “vedere” le cose, che aiuta a “illuminare” i volti e gli sguardi di chi incontrerai in questi giorni dell’anno che si apre davanti a te, ti custodisca, come il pastore custodisce il gregge, come una mamma tiene in braccio il bambino, sia il tuo “compagno di viaggio” nella strada che percorrerai e che intraprenderai.

“Ti custodisca” (shamar)

Dio “custodisce”, mette “vicino al cuore”, ha “premura” per ogni persona, aiuta a penetrare il Mistero.

Una benedizione che ha il volto “chinato” sull’uomo, che ha il volto di un bambino, che ha il volto del crocifisso, una benedizione che ha lo sguardo del “vieni e seguimi”, dell’ “oggi voglio venire a casa tua”, del “ti siano perdonati i peccati”, dell’ “oggi sarai con me in Paradiso”, perché “rivolgere il volto” è dire: “mi interessi”, “ti guardo”, “sono con te”.

E Dio è con l’uomo, ogni giorno.

Volge il suo volto all’uomo.

Il Volto (in ebraico Panim plurale), meglio i “volti” di Dio per l’uomo: il volto della giustizia, della misericordia, della tenerezza… l’umanità dei volti di Dio.

Dio è volto per l’uomo.

Un volto di Padre e di Madre, un volto che accompagna.

Abbiamo bisogno del suo volto.

Un volto “rivolto”, un volto “chinato”.

Un anno con Dio su di noi, con Dio “chinato” per concederci pace (shalôm).

Quella pace di cui noi, tutti, il mondo ha bisogno, quella pace che solo Dio può concedere.

Dio “metta a te pace”.

Quella pace che quel “Dio chinato” porta all’uomo, ad ogni uomo.

Quella pace che è racchiusa nel Vangelo: “amatevi come io vi ha amato”.

E dalla “benedizione” di Dio alla lode: la “benedizione dichiarativa” del fedele, che “dichiara” la sua lode a Dio:

“Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio…”
(salmo 66/67)

Anche Gesù farà “eco” – “Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra” (Mt11,25).

Benedizione che è presenza di Dio nel Figlio Incarnato.

Benedizione che è lode a Dio, come quei pastori che vegliavano le veglie e che sono andati, come era stato detto loro, ma che non sono “rimasti”, non hanno “trattenuto per sé”, “ I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto” (Vangelo).

Vanno di fretta i pastori, vanno “senza indugio”, non per sbrigare una faccenda appena possibile ma perché hanno intuito che qualcosa di grande sta per compiersi. La fretta e’ la consapevolezza che Dio si fa vicino.

La fretta e’ sollecitudine, e’ approssimarsi per la disponibilità della Parola.
I pastori vanno e vedono… e trovano … che cosa trovano? Che cosa vedono?
Una mamma, un papà , un bambino…

Trovano la pace.

Pace. La pace in quel bambino, in quel Dio neonato, pace in quella speranza, in quella luce, in quel Gloria…

Pace che non può essere trattenuta, deve essere diffusa: i pastori tornarono lodando e cantando gloria.
Pastori “lodanti” con gli occhi pieni di quel bambino portatore di pace.

Pastori missionari.

Pastori che ascoltano e condividono.

I pastori di “stupiscono”, un verbo che nel Vangelo di Luca indica quell’interrogativo che l’azione di Dio suscita in modo inaspettato nella vita dell’uomo.

E Maria “custodiva” queste cose “meditandole nel suo cuore.”

Custodire e’ conservare per il futuro …

Maria contempla quel bambino e medita…

Maria medita e custodisce … sa che quel legno della mangiatoia diventera’ “Altro”, perché quel figlio e’
Maria “medita” avvicinerà gli avvenimenti. Maria contempla e medita, nel senso alto del termine
:”mettere insieme” e “avvicinare le parti”.

Custodisce e medita … conservando nel cuore.

Per gli antichi il cuore era la sede dei sentimenti, delle decisioni, dei pensieri … e Maria aveva molti pensieri … Maria

Maria sa “Custodire” : il suo cuore sa custodire la Parola di Dio; sa amare secondo la vocazione ricevuta; sa cantare a Dio “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore” (Lc 1,46-47).

Impariamo a “custodire” come Maria, quel seme che Luca nel suo Vangelo ci dice:
caduto “sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza” (Lc 8,15).Il cuore di Maria modello di accoglienza della Parola, un cuore capace di amare.

Guardiamo a Maria “Modello” di custodia e meditazione.

Maria e’ lì con in braccio quel bambino, e sarà là sotto la croce.

Theotokos = madre di Dio e se Maria è madre di Dio, Dio è vero uomo e vero Dio.

Grembo materno di donna che ha “custodito” l’uomo e Dio

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Gn 15, 1-6; 21, 1-3

Dal libro della Gènesi

In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: “Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande”. Rispose Abram: “Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco”. Soggiunse Abram: “Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede”. Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: “Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”.
Poi lo condusse fuori e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”.
Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.

Sal 104

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.

Eb 11, 8.11-12.17-19

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: “Mediante Isacco avrai una tua discendenza”. Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

Lc 2, 22-40

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
“Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele”.
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”.
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

I fondamenti della fede cristiana, soprattutto la centralità di Cristo e il senso della sua morte: la lettera (Eb 11, 8.11-12.17-19) si rivolge ai suoi destinatari esortandoli a rinvigorire la propria fede (seconda lettura).

“Per fede…”

L’espressione ricorre nel brano 3 volte, con 3 affermazioni.

Nonostante le difficoltà.

Per fede.

Fede come fondamento della speranza.

La fede è l’elemento che determina l’essere e l’agire dell’uomo “fedele”.

Fede di Abramo. Affidamento alla volontà di Dio.

Il giusto Abramo, la fedele Sara.

“Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle esse saranno la tua discendenza” (prima lettura).

Una “prospettiva” umana, quella di Abramo: Dio mantiene le promesse ed assicura una discendenza.

Una “prospettiva” di Dio, il “Signore della Vita”.

I figli dono di Dio.

La vita: dono di Dio.

Dono generoso ed abbondante, oltre ogni “logica”.

Abramo e Sara: genitori.

Padre e Madre.

Testimoni di una fede.

Abramo “non teme”, si “fida” e affida a Dio.

Una promessa: saranno padre e madre.

Una discendenza… una moltitudine.

Vita abbondante: dono “eccessivo” di Dio.

Padre e Madre, come Giuseppe e Maria, la giusta ansia e la preoccupazione dell’insegnare il cammino, di adempiere la legge e le scritture.

Maria e Giuseppe “raccontati” da Luca con grande tenerezza e umanità, una bella pagina di vita familiare, una bella pagina che ha un protagonista: “il bambino”.

Quel bambino che, come ci dice Luca all’inizio del brano, «Portarono il bambino a Gerusalemme» (v. 22); «Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui» (v. 40).

Grazia: dono di Dio.

Offerta a Dio e preannuncio, in quella città ( Gerusalemme) del compimento della sua vita.

Offerta totale di Gesù sulla croce.

Il brano ricorda la legge sui primogeniti: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» (v. 23 per Es 13,2.11): in Egitto al tempo dell’esodo Dio libera il suo popolo.

I primogeniti, a perenne riconoscenza di tale liberazione, diventavano “proprietà di Dio”, meglio, erano “a Lui consacrati”.

Per poter riappropriarsi del figlio, i genitori compivano un gesto ricco di simbolismo, offrendo qualcosa a Dio in cambio del figlio che riportavano a casa.

A questo gesto, seguiva il riscatto, come prescritto in Es 13,13.

E sarà Simeone, con le sue parole, a cogliere la portata teologica del testo: Gesù al centro “salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo Israele”.

Tutti i popoli: salvezza universale, tutte le genti.

Amore totale e assoluto di Gesù sulla croce.

Gesù non deve essere “riscattato”, è “di Dio”, è Dio.

Il “Redentore” non può essere “redento”.

I genitori “entrano” nel mistero di Gesù: meraviglia per le parole (v.33).

Simeone esulta di gioia, quella gioia che è preannuncio di quella finale.

Gioia per aver contemplato la gioia destinata a tutti: salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”.

E Anna, presentata dall’evangelista Luca, con dovizia di particolari “profetessa, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, avendo vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni”, si mise a “lodare Dio e parlava del bambino a quanto aspettavano la redenzione di Gerusalemme”

Annuncio immediato (v.38).

Simeone e Anna annunciatori e preannunciatori della salvezza.

Esperienza di salvezza.

La salvezza non come fatto individuale, ma di tutti gli uomini.

Di tutti i popoli, di tutte le genti.

Bella la “chiusura” del brano: Maria e Giuseppe “tornano a Nazaret”.

Gesù nella famiglia di Nazareth impara il “linguaggio umano”, quello delle relazioni familiari, quelle che ci aprono alla vita.

Questo linguaggio umano lo fa crescere in un’esperienza di amore che lo rende forte e capace di affrontare la vita,lo aiuta a  mettersi in relazione con gli altri, a crescere, a confrontarsi con il mondo, aprirsi alla relazione con l’Altro.

A Nazaret Dio Padre accompagna questo cammino di crescita di Gesù , lo accompagna con Maria e Giuseppe sostenuti dalla grazia di Dio.

Tornare per attendere e riconoscere.

Rispetto e fedeltà.

Dalle persone dell’incontro (Simeone e Anna) alle persone dell’attesa (Maria, Giuseppe e Gesù) .

Attesa perché Dio viene ogni giorno nella nostra vita e se sappiamo attendere con quella bella gioiosa e sana “inquietudine” di chi sa che non spera invano, che il Signore salva, sapremo essere vigilanti e conserveremo quello stesso “stupore” che fa prorompere Simeone nel canto e Anna nel compimento dell’attesa, perché sono le cose importanti che vanno “attese ed aspettate”.

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