VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Is 52,7-10

Dal libro del profeta Isaìa

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.

Sal 97

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Eb 1,1-6

Dalla lettera agli Ebrei

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

Gv 1,1-18

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA – COMMENTO A CURA DELLA PROF. ELISABETTA ACIDE

L’ “Eccomi di Dio”:

In quel giorno il mio popolo saprà chi sono io. Io sono colui che diceEccomi!” (Is 52,6).

Il profeta Isaia, qualche versetto prima rispetto alla scelta liturgica della S.Messa del giorno, lo aveva sottolineato.

Dio è l’ Eccomi per l’uomo, anche nelle situazioni più difficili della storia del popolo di Israele, Dio si “fa vicino” (prima lettura).

Su quei “fiumi laggiù a Babilonia…” Dio c’è.

L’angoscia e il “dubbio” dell’abbandono, del “tremolio” della fede, dell’esilio, non fanno dubitare il profeta Isaia: presto ci sarà il ritorno, Dio libererà il suo popolo.

Il messaggero annuncia la pace.

E un messaggero dai “piedi veloci”, arriverà ad annunciare la pace.

La voce delle sentinelle si alza, il ritorno è vicino.

Isaia già “vede” il ritorno.

Annuncia: viene usato il verbo lebasser, che tradotto in greco euangelizomai, che dà origine al termine “vangelo”, (sarà utilizzato dai primi cristiani per annunziare il nuovo annuncio).

L’immagine utilizzata dal profeta è quella della bellezza che racconta la gioia della corsa “a piedi”, sui monti e sulle rocce, sulle asperità e sui terreni impervi… eppure corre, deve annunciare.

Le sentinelle “vedono” quegli uomini, e con loro c’è Dio.

“Piedi veloci” per raggiungere la città, ma “piedi veloci” perché l’annuncio è quello della salvezza.

Il messaggero annuncia e le sentinelle “odono”.

Sentinelle su quelle “rovine” che ora esultano di gioia.

Il popolo torna, per una “nuova rinascita”.

Dio è “portatore di pace”.

La “salvezza del nostro Dio”.

“Per noi uomini e per la nostra salvezza, discese dal cielo”.

Dio ama.

Dio ama ed entra nel mondo, nelle nostre vite.

Un’ iniziativa di Dio verso l’uomo.

Un bambino da amare, un Dio – bambino da curare.

Un Dio che ha “cura”.

L’uomo che accoglie.

Dio si “affida” alle premure dell’uomo, l’uomo si “fida” del Dio Amore.

L’incarnazione del Figlio, nei confronti di tutti gli uomini: per riconciliare noi peccatori con Dio; per farci conoscere il suo amore infinito; per essere il nostro modello di santità; per farci “partecipi della natura divina” (2Pt 1,4).

La “salvezza” è un dono, dono di Dio nell’Incarnazione, dono da accogliere.

Il Verbo, uomo-Dio, il dono dell’Amore Infinito che “A quanti l’hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio“. (Gv 1)

Ecco il Natale: la dimostrazione di quell’Amore Infinito.

Dio “abita” la nostra vita.

L’Eternità, quel Verbo che “era presso Dio”… “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (v. 14a).

L’evangelista Giovanni ci “presenta” il suo Vangelo, come quelle “onde” del mare che si infrangono sulla sabbia.

Un “moto ondoso continuo”, che pian piano “bagna la sabbia” e lascia traccia dell’acqua.

Pian piano, onda dopo onda, parola dopo parola, quel Verbo viene “presentato”, diventa “Parola viva”, diventa “carne”, “Verbo Incarnato”.

La “prima onda” è quel “en arché”, quell’ “ingresso nella storia”, quella “storia” origina la storia.

Quell’ ebraico bereshit, “in principio”, l’”origine”: il principio del mondo e il principio della “nuova storia”.

Il “Verbo presso Dio” si fa presente diventa “Verbo fatto carne”, uomo tra gli uomini, Dio tra l’uomo.

In principio c’era il Logos”  e Giovanni con una raffinatezza teologica, ci racconta di quella Parola viva e operante nella storia: tutto per mezzo di Lui e in vista di Lui.

Fuori di Lui “tenebre ed abisso”.

E il Verbo è la Luce che “risplende nelle tenebre”, anche se le “tenebre non l’hanno accolta”, il Verbo risplende e dona la bellezza di diventare “Figli”.

“Figli di Dio”.

Figli e fratelli.

No, quella Luce, non possiamo “accenderla” o “spegnerla”, non possiamo “afferrarla”, eppure quella luce ci “invade”, ci “guida”, ci “illumina”.

Quella Luce è “Via, Verità e Vita”.

Il Vangelo di Giovanni, tutto è già qui, in questo Prologo.

Tutto è già qui: nel mistero del Natale, di quel Dio Incarnato, di quella Parola fatta carne, in quel bambino nato per il mondo.

Gioia e speranza: tutto in queste righe.

Quella “luce” che “illumina”, che non ha più bisogno di altre luci, di altri annunci, di altre fiamme o fiaccole. La “Luce viene nel mondo” e da quel momento il mondo non avrà più bisogno di accendere altre fiaccole.

Certo il mondo e l’uomo, possono “non riconoscerlo”, ma la luce non smetterà di brillare, di illuminare, di guidare, di salvare.

Il “Logos” si “fa carne”, accetta la fragilità dell’uomo, la accetta, pur conservando la sua divinità.

“Abita” il mondo, condivide il mondo, passa attraverso la fragilità del mondo (eccetto il peccato) e la sua presenza dona la salvezza.

La sua presenza tra l’uomo rivela il Volto di Dio.

Rivela un volto di Dio padre e madre, un volto di misericordia e di prossimità, un volto di pace e di gioia, un volto tumefatto e coperto di sputi, un volto che perdona e un volto che è luce.

Quella “tenda” che ha accompagnato il popolo nel deserto, ora diventa “presenza di Grazia”.

Una Parola vissuta o rifiutata.

Ecco la teologia del Vangelo di Giovanni: La Parola è nell’uomo, cresce, matura, diventa vangelo, diventa annuncio, diventa missione.

La Parola che diventa carne ci fa vedere Dio “faccia a faccia”.

Parola che è sono, comunicazione, comunione, Grazia.

E l’uomo vivrà della Parola, Gesù è la Parola del Padre.

Carne come “luogo” della rivelazione di Dio.

E il Figlio, nella sua dimensione di Figlio nella sua carne mi racconta chi è il Padre e tutto il Vangelo di Giovanni, sarà allora, il racconto di chi è Dio Padre, un Padre che è suo (di Gesù) e Padre nostro, e attraverso la “condivisione” della carne, condivideremo figliolanza e fratellanza.

E allora, non possiamo non “ascoltare” la Parola, quella parola di Dio che “ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo” (seconda lettura).

Una lettura che potremmo dire, ha il sapore di un “insegnamento”, utilizza infatti tutte le “categorie” antico-testamentarie: annuncio dei profeti, categorie giudaiche delle attese messianiche, sacerdozio e sacrificio, categorie sapienziali di quella parola che è sapienza di Dio.

E con queste “categorie” che viene descritto il Figlio, Gloria di Dio.

Un Figlio che “partecipa” dalla creazione alla salvezza dell’umanità.

Gesù è Dio.

Gesù è la Parola vivente di Dio.

La Parola di Dio diventa “definitiva”, ha parlato attraverso il Figlio, Parola compiuta e definitiva.

Figlio, “erede” di Dio, nel quale le promesse si compiono, pace, libertà, salvezza, compimento della storia.

Il nostro Natale sia questo: uniamoci agli angeli nella lode, uniamoci ai pastori nell’annuncio, diventiamo testimoni di quel Verbo Incarnato, con la missione della prossimità, con la speranza e la gioia che ci vengono dalla certezza che in quel bambino noi vediamo il Volto di Dio, un Dio Amore che ci sono la salvezza.

Posted in Pagine di Fede
Cigliano e Borgo d'Ale

Un autentico successo quello del pomeriggio artistico “Le voci del Natale”, che si è tenuto ieri, sabato 21 dicembre, presso il salone polivalente di Cigliano e che ha visto protagonisti la Filarmonica locale, (Presidente Fabrizio Fontana, direttore Filippo Arri), il Coro dell’Istituto Comprensivo “Don Evasio Ferraris” di Cigliano, diretto dalla maestra Elisa Moro e il Laboratorio di teatro diretto da Marina Bergesio.

Da sottolineare la presenza delle associazioni, in particolare del Gruppo Alpini di Cigliano e della Pro Loco locale, che hanno curato la logistica dell’evento, oltre che del Sindaco di Cigliano, Giorgio Testore, e della nuova dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Don Evasio Ferraris, Enrica Ardissino.

Dopo i saluti iniziali e un preludio musicale della filarmonica, alcuni brevi sketch teatrali, messi in scena dai ragazzi della scuola secondaria di primo grado di Cigliano, a conclusione del progetto di laboratorio teatrale.

E’ stata poi la volta dell’esibizione dei piccoli coristi, che hanno cantato sia a cappella, sia con l’accompagnamento della filarmonica, alcuni tra i brani più famosi del Natale per poi concludere con un Jingle Bells e l’arrivo, sul palco, di Babbo Natale.

Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Mic 5, 1-4

Dal libro del profeta Michea.

Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».

Sal.79

RIT: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

  RIT: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

  RIT: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

  RIT: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Eb 10, 5-10

Dalla lettera agli Ebrei.

Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

Lc 1, 39-48

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Energia della carità, leggerezza della speranza, gaudio della fede!

(Mic 5,1-4; Sal. 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-48)

Dopo l’annuncio dell’angelo, Maria sapeva che sarebbero seguiti momenti difficili: la sua gravidanza la esponeva a incomprensioni, sapeva che poteva rischiare anche la lapidazione, secondo il costume del tempo.

Quanti pensieri potevano turbarla!

Tuttavia Maria non si lascia abbattere, sfugge al laccio delle preoccupazioni spostando il pensiero ad Elisabetta che nelle sue condizioni aveva bisogno di aiuto.

Maria distoglie lo sguardo da un futuro che cerca di paralizzarla e sotto la spinta della carità si alza, decidendo di mettersi in viaggio.

Cosa avrà detto ai genitori e a Giuseppe per motivare il suo allontanarsi da casa?

Sarebbe tornata solo dopo tre mesi dal concepimento di Gesù, quando probabilmente la gravidanza sarebbe stata evidente.

Maria vive nella fede il presente mossa dalla carità, cammina in fretta verso una regione montuosa, affrontando un percorso in salita, impegnativo e faticoso.

La carità moltiplica il coraggio e l’energia di Maria che sembra impaziente di poter offrire aiuto a chi è nel bisogno.

La Carità increata abita in lei che si fa da subito teofora, portatrice di Dio e del suo dono di grazia. Un dono che si veste di gioia traboccante e contagiosa.

Raggiunta la casa di Zaccaria, Maria entrando saluta per prima Elisabetta, anch’essa visitata dal prodigio d’amore del Signore.

Sembra che la grazia voglia dare precedenza alle donne in questo inizio di redenzione.

Elisabetta dà il nome al figlio, come è chiesto di fare a Maria, ed è Elisabetta che accoglie per prima il saluto e la visita della Madre del Signore.

Due grembi pieni di grazia si incontrano, Giovanni e Gesù si salutano danzando di gioia nel seno delle madri, la gioia che diventa incontenibile e prorompe nel canto, nella profezia, che abbraccerà tutte le generazioni.

È la vera gioia messianica che esplode in pienezza, prima del canto degli angeli sulla grotta di Betlemme.

Maria condivide piena di stupore con l’Elisabetta che Dio ha guardato l’umiltà della sua serva e ha fatto in lei cose grandi, ed Elisabetta condivide con Maria l’esultanza piena di gratitudine nel ricevere la visita della Madre del Signore che riconosce beata per aver creduto all’adempimento della Parola di Dio.

Che la beatitudine di Maria diventi anche la nostra in questo Natale ormai vicino, Dio manda la sua Parola, manda Gesù, che chiede di nascere anche nelle nostre viscere, nella profondità che rinnova la nostra vita e la diffonde.

Anche noi possiamo diventare teofori, portatori di Dio, visitando i nostri fratelli e sorelle per comunicare la gioia che Dio è con noi, nel nostro quotidiano a volte ripetitivo che però non sarà mai banale o inutile.

La presenza del Signore fa continuamente nuove tutte le cose, allora anche quando il cammino sarà in salita avrà comunque la leggerezza della speranza, perché non siamo soli ma abitati, benedetti e amati per sempre!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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Posted in Cronaca

Sono quattro le personalità premiate quest’anno con il riconoscimento “Premio Bontà Elena Nathan Loro Piana 2024”, istituito nel 2015 dalla Croce Rossa di Borgosesia in collaborazione con la famiglia Loro Piana.

A ricevere il prestigioso premio sono stati suor Eugenia, Andrea Ndosala, Vilmer Merletti e l’Oratorio di Borgosesia, tutte figure che si sono distinte per il loro impegno nel sociale e per il sostegno a chi è in difficoltà.

Pier Franco Zaffalon, presidente della Croce Rossa di Borgosesia, ha spiegato le novità di quest’edizione: “In passato, il premio era riservato esclusivamente alle donne, ma quest’anno abbiamo deciso di aprirlo anche agli uomini, riconoscendo il valore dell’impegno in ogni sua forma. Inoltre, quest’anno sono stati assegnati ben quattro premi a coloro che si sono distinti per la loro bontà, in un segno di continuità con il ricordo di Elena Nathan Loro Piana, una figura di riferimento per la nostra comunità”.

Suor Eugenia, originaria di Varallo e classe 1943, è stata premiata per il suo impegno in Alta Valsesia, a Quarona e Borgosesia, dove ha svolto il suo lavoro di infermiera per ben 54 frazioni montane.

Non so se merito questo premio – ha dichiarato la religiosa – ma sono felice di aver dato il mio contributo alla Valsesia, una terra che amo. Bontà significa lasciare un segno, anche se forse il vero segno lo ha lasciato Elena e la sua famiglia. Questo premio sarà devoluto alle sorelle impegnate in Libano e Siria”.

Andrea Ndosala, giovane di origini angolane e congolesi, nato nel 1994 a Varallo, è stato premiato per il suo impegno a favore dell’integrazione e dell’aiuto ai giovani. “Insegno italiano agli stranieri – ha spiegato – e, nonostante le difficoltà personali, ho deciso di dare il mio aiuto alla comunità. Ricevere questo premio è molto gratificante. Uno dei miei obiettivi è ottenere la cittadinanza italiana”.

Vilmer Merletti, residente ad Agnona e classe 1963, è stato premiato per il suo gesto di generosità nei confronti di un amico malato. “Ho dato il mio sostegno a un amico che purtroppo è venuto a mancare. Lo avevo conosciuto fin da bambino, e per me l’amicizia è un valore fondamentale. Devo ringraziare anche gli altri amici che ci sono stati vicini”, ha dichiarato.

Infine, l’Oratorio di Borgosesia ha ricevuto un riconoscimento speciale per l’impegno dei suoi animatori, che, pur studiando in altre città, tornano ogni fine settimana per occuparsi dei più giovani. “Sono colpito dal loro spirito di dedizione – ha dichiarato don Michele Balzaretti, responsabile dell’oratorio – . Questi ragazzi, pur avendo molteplici impegni, scelgono di dedicare il loro tempo alla crescita degli altri”.

Gli animatori, rappresentati da Alessandro Bana e Virginia Rossi, hanno sottolineato l’importanza di essere un punto di riferimento per i giovani, accompagnandoli nel loro percorso di crescita personale e spirituale.

Il “Premio Bontà Elena Nathan Loro Piana” continua così a rappresentare un simbolo di solidarietà e di impegno civico, un’occasione per celebrare chi, con gesti quotidiani, contribuisce a migliorare la comunità.

Queste le motivazioni.

*Suor Eugenia*

Scarponi e zaino in spalla compagni fedeli di un viaggio senza fine, testimoni di chilometri percorsi dove l’amore tracciava il sentiero.

Anni donati a chi ne aveva bisogno, passi stanchi ma mai arresi per offrire un sorriso, un istante di sollievo.

Testimone di una bontà che abita nei gesti più semplici, è il racconto di una vita interamente donata, di un’umanità che non conosce confini.

*Andrea Ndosala*

Giovane tessitore di ponti, volontario instancabile che sa trasformare le parole in abbracci, le differenze in dialogo, la diversità in ricchezza.

Giovane custode di culture, che fa dell’incontro la sua missione e sa trasformare la distanza in vicinanza.

Plasma lingue e silenzi, genera connessioni oltre i confini tracciati e trasforma l’incontro in un manifesto di umanità.

*Vilmer Merletti*

L’amicizia non scritta ma vissuta nei gesti più semplici che trasforma la solidarietà in un abbraccio, che non chiede, ma semplicemente dona.

Dove l’altro non è peso, dove la vicinanza diventa cura e la generosità diventa amore.

Come faro che squarcia le tenebre con una luce di umana bontà.

*Gruppo Animatori Oratorio di Borgosesia*

Ognuno con la propria storia, ognuno portatore di un frammento unico, insieme costruiscono un racconto più ampio.

Storia che supera i confini dell’individualità, di una crescita che nasce dall’incontro, di una comunità che si rigenera attraverso la comprensione.

Ogni incontro diventa un miracolo di umanità.

Al termine della cerimonia sono stati premiati i volontari della Croce Rossa Comitato di Borgosesia che festeggiano gli anniversari di servizio.

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Redazione di Vercelli

Posted in Società e Costume
Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

 

Sof 3, 14-18

Dal libro del profeta Sofonia.

Rallègrati, figlia di Sion,
grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente.
Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».

Sal.Is 12

RIT: Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

RIT: Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

RIT: Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

RIT: Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Fil 4, 4-7

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi.

Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

Lc 3, 10-18

Dal Vangelo secondo San Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA, A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO “MATER CARMELI” DI BIELLA

Rallegriamoci: la Meta è ormai vicina!

(Sof 3,14-18; Is 12; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18)

Siamo giunti nel nostro cammino di Avvento alla terza domenica, la domenica Gaudete.

Nella liturgia della Messa, dalla prima lettura di Sofonia, al salmo, alla lettera ai Filippesi di san Paolo, troviamo splendide parole che invitano alla gioia, che effondono gioia:

“Rallegrati, grida di gioia, esulta e acclama con tutto il cuore, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele, egli ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia”.

Gioia del popolo e gioia di Dio per il suo popolo, che vive di fede che sperimenta il Signore vicino. La sua presenza diventa forza, canto, letizia in ogni circostanza, nulla può abbattere e far cadere le braccia, che rimangono alzate al Cielo per rivolgere preghiere, suppliche e ringraziamenti a colui che è la nostra pace, ben più grande di quanto possiamo immaginare e desiderare.

E come questa domenica annuncia che il Natale è ormai vicino, così nel Vangelo incontriamo Giovanni Battista, il precursore, colui che annuncia e prepara la strada a Gesù ormai vicino.

A Giovanni, il profeta che fa da congiunzione tra l’antico e il nuovo Testamento, a lui che abitava nel deserto accorrono le folle, i pubblicani, i soldati, tutto il popolo che si domandava in cuor suo se il Messia che doveva venire non fosse Giovanni.

Tutti avvicinano il Battista cercando da lui risposte per la propria vita e Giovanni ha per ognuno indicazioni che toccano soprattutto le relazioni e aprono strade alla fraternità.

Giovanni invita alla condivisione: è più importante aiutare il prossimo che accumulare per sé; invita a non cedere alla tentazione dell’abuso di potere, per quanto sta a noi cerchiamo di non esigere nulla per aumentare il nostro tornaconto, arrivando ad usare violenza e inganno gli uni contro gli altri.

Giovanni non chiede cose particolarmente gravose, ma di fare bene quel che spetta a ognuno.

Ognuno può con il suo lavoro, con la sua missione di vita, alleggerire o appesantire il proprio e l’altrui cammino; riconoscere il senso e l’importanza della propria vita può fare ogni giorno la differenza. Un bravo genitore, un bravo medico, un bravo politico, un bravo insegnante, un bravo prete, un bravo religioso… come il mondo non sarebbe migliore?!

A tutti coloro che accorrono a Giovanni pensando che sia il Messia, egli risponde la sua identità forte e chiara, la sua gioia non è legare a sé, ma indicare Gesù vicino; lui non è il Messia, ma l’amico che non si ritiene degno di sciogliere il legaccio dei suoi sandali.

Giovanni non si lascia offuscare né alterare la lucidità dal grande consenso e notorietà che incontra, egli è libero e in questa libertà può evangelizzare, può accompagnare tutti al Signore che viene ed è più forte di lui, che può battezzare non solo con l’acqua, ma con lo Spirito Santo e il fuoco.

Oggi mentre ci viene offerta la possibilità di scorgere la Meta e ripensare al cammino fin qui compiuto, accogliamo l’invito a gioire: il Signore è in mezzo a noi, Salvatore potente che ci rinnova con il suo amore, che è Spirito Santo e fuoco!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza  

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