VercelliOggi
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(marilisa frison) – Tante sono state le celebrazioni nell’appena trascorsa Settimana Santa, preludio di questa splendida e soleggiata domenica di Pasqua, 9 Aprile 2023.

Ancora una volta si celebra la vita che ha vinto sulla morte, ma è l’amore a vincere sulla morte ed è questo che ha voluto dirci nell’omelia della messa il parroco di Trino, don Patrizio Maggioni:

“Forte come la morte è l’amore, quell’amore che unendosi ad altri amori diventa tenace e supera ogni controversia, ogni gelosia, ogni rimpianto, ogni limite e si illumina d’immenso, di intensità, di profondità e vastità, generando un cuore a misura di universo”.

Una Pasqua speciale per i trinesi, alla funzione delle 10, è stato celebrato il Santo Battesimo di Maria Sole Di Rubba, una bimba davvero bella come il sole che, in questo giorno in cui trionfa la vita e l’amore, è diventata figlia di Dio, il re dei re, quindi, principessa.

Un momento di grande emozione per tutti, che don Maggioni, con grande spiritualità ha saputo rendere solenne.

La bimba all’altare con i genitori, padrino e madrina, dormiva come un angelo e il sacerdote le ha detto:

“Ora Maria Sole ti devo svegliare per il tuo Battesimo”, mentre ai genitori ha detto: “di non dimenticare il Vangelo negli insegnamenti alla figlia”.

Al termine del rito, grande applauso da parte della numerosissima assemblea per Maria Sole e i bravi genitori, che l’hanno consacrata a Dio.

La solenne benedizione ai genitori della bimba e poi a tutta l’assemblea, con l’ausilio della corale, ha chiuso la celebrazione della domenica più importante dell’anno.

I più sinceri auguri di buona nuova vita a Maria Sole, a mamma Francesca, a papà Nino e ai nonni.

Gesù è risorto, è risorto veramente!

L’eternità non è una terra senza volti e senza nomi, i nostri morti fanno della morte un luogo abitato.

Buona Pasqua a tutti!

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Vercelli Città

Nella splendida cornice del centro storico cittadino, venerdì 8 aprile, si è celebrata l’azione liturgica da secoli conosciuta come  “Processione delle Macchine”, caratterizzata anche quest’anno da una moltitudine di persone che hanno voluto partecipare con devozione, accompagnando le sacre effigi lignee policrome,  rappresentative di Persone e momenti della Passione di Cristo.

Questa antica liturgia ha preso le mosse dalla Basilica di Sant’Andrea per compiere un percorso che ha attraversato anche Piazza Cavour, abbellita per l’occasione da fari colorati e animata da immagini delle Chiese cittadine e dalle riprese della stessa processione che hanno reso il contesto particolarmente suggestivo.

Erano, come sempre, presenti i rappresentanti delle Istituzioni locali tra i quali il Sindaco  e il Viceprefetto vicario Cristina Lanini.

Hanno partecipato gli esponenti della autorità civili e militari della città e alcune realtà associative tra le quali l’Associazione nazionale alpini, la Protezione civile, l’associazione nazionale bersaglieri, l’associazione nazionale carabinieri e quella della polizia di stato che hanno condotto in processione alcune Macchine.

Le sorelle della “Fraternità della Trasfigurazione” hanno apportato il loro prezioso contributo con i canti e guidando la preghiera collettiva; si è creata così quella mistica atmosfera spirituale che ha favorito l’espressione di un autentico e vivo popolare di amore cristiano e di immedesimazione nelle sofferenze di Cristo: un itinerario che si snoda tra dolore e speranza per dire a tutta l’umanità che l’oltraggio della Croce sarà definitivamente vinto dalla signorìa delle Pasqua.

L’Arcivescovo di Vercelli, Mons. Marco Arnolfo, nella sua omelia ha messo in evidenza l’opera e l’insegnamento fondamentale di Gesù per noi:

“il Vangelo di oggi rivela la regalità di Gesù che lava i piedi agli apostoli e che chiede loro di fare la stessa cosa con il  prossimo:  voi mi chiamate Maestro, ma io vi ho lavato i piedi affinché lo facciate anche voi. Con questa azione Lui, il Re dei Cieli, il Signore dell’universo, il Figlio di Dio ci insegna l’umiltà; noi lo contempliamo nella sua azione suprema quando accetta di essere perseguitato e flagellato morendo sulla croce per noi.  La nostra preghiera è rivolta quindi a chi ha dato la vita per noi, a Dio che ci dimostra quanto ci ama”. Un altro atteggiamento che dobbiamo mettere in pratica consiste: “nel mettersi all’ascolto di Gesù quando dice ‘come ho fatto io così fate anche voi: amatevi l’un l’atro, come io ho amato voi’. Mettiamoci dunque in ascolto questa sera, seguendo le macchine e il Cristo crocifisso, seguendo  Maria e coloro che hanno manifestato l’amore per il Signore; cerchiamo  anche noi di sprigionare nel nostro cuore  questa passione che però dobbiamo dimostrare concretamente con l’amore fraterno per gli altri”. Solo attraverso questa via: “saremo chiamati   cristiani e veri discepoli; i cristiani infatti dimostrano la loro vera identità nel volersi bene”.

Padre Marco Arnolfo, in conclusione, ha voluto ringraziare tutti i partecipanti impartendo una benedizione alla città, all’Amministrazione, alle associazioni cittadine e alle Confraternite che: “da secoli supportano l’organizzazione di questo evento e che sono importanti perché portatori di valori come la solidarietà, l’aiuto reciproco e la fratellanza”.

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Vercelli Città

Non uno.

Raramente è capitato che, in occasione di qualsiasi incontro pubblico, per parlare di qualsiasi argomento, non si sia visto nemmeno un Consigliere Comunale.

Non parliamo, poi, di esponenti della Giunta del Niente: ogni occasione è buona per saltellare da un’inaugurazione ad una commemorazione, mutando espressione del volto, da lieto a triste:

“Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto”.

Sarà che sono tutti apostoli dell’Apostolo.

O, forse, sono soltanto “come tu mi vuoi”: amministrativamente non mi si nota molto; se mi si nota è per le Opere pubbliche eterne.

La città pare eterna anche per i ritmi (si veda altro articolo in pagina) della raccolta rifiuti.

***

Ma l’altro giorno, lunedì 3 aprile, è successo.

E’ successo che al Modo Hotel, dove Carlo Olmo aveva invitato i cittadini che ne avessero avuto piacere per parlare della bollette di Atena Iren, bollette che, “semplicemente”, in tanti non potranno pagare, non si sia presentato nemmeno uno dei 32 componenti il Consiglio Comunale.

Nemmeno uno dei dieci (Sindaco e Assessori) che amministrano Palazzo Civico.

Costano ciascuno (il Primo Cittadino ed i suoi “delegati”) stipendi che sono, rispettivamente, di oltre 6 mila euro al mese per il Sindaco ed il 60 per cento di seimila per gli Assessori.

Stessa musica per il Presidente del Consiglio Comunale (questa volta davvero rappresentativo dell’Aula: tutti assenti).

Altri tremila euro al mese.

Nessuno.

In poche altre occasioni la frattura, la separazione, tra Paese reale e Paese politico istituzionale è stata così radicale, di evidenza plastica.

Nessuno anche in rappresentanza di Atena Iren.

Corso Palestro non ha mandato né il Presidente di Asm spa, Angelo D’Addesio (gettone annuo di 30 mila euro), né i Consiglieri di Amministrazione di nomina comunale: Daniele Baglione (che c’entra? E’ di Gattinara, ma quando è ora di prendere il gettone è vercellese più del Bicciolano) ed Antonio Prencipe: per ciascuno il gettone annuo è di “soli” 20 mila euro.

Nessuno.

Atena, però, manda in campo i “riservisti”, i pensionati.

Prende la parola un volenteroso Ing. Gilberto Girardi, 42 anni di servizio in Azienda e, da ultimo, anche componente il Consiglio di Amministrazione di Atena Trading in quota comunale.

Forse non è nemmeno stato mandato: la sua può essere stata una scelta (coraggiosa) spontanea.

In ogni caso, il suo intervento non si discosta dalla linea sempre tenuta nei 42 anni di lavoro in Azienda: cerca di stare ai dati ed alle norme; sicuramente una manifestazione di onestà intellettuale.

Che, però, in questo caso è drammaticamente insufficiente.

Perché alla gente convenuta al Modo Hotel non interessa tanto sapere, avere la conferma (uno dei temi più scottanti) che in Italia, con le nuove Leggi ed ancor più con le nuove leggine, se uno manda una lettera ad un altro ed il Portalettere invia un certo messaggio telematico di avvenuta consegna in casella, il destinatario è praticamente fottuto in partenza: dopo 10 giorni il plico si dà per ricevuto.

Così, chi non si è dato subito da fare, ricevuta la famosa (una delle varie versioni poi variate) lettera di preavviso di cambio delle tariffe del gas, è stato un povero fesso.

E adesso di che si lamenta?!

Il “povero” Ing. Girardi pare non rendersi conto che il perimetro del campo di gioco non è più questo.

Perché il banco sta saltando.

Atena ha comprato il gas a prezzi troppo alti e ribalta sugli Utenti la conseguenza di scelte sbagliate.

Che le lettere siano state effettivamente consegnate, virtualmente recapitate e, se recapitate, lette e, se lette, comprese da tutti coloro che rappresentano l’Utente medio in una città media, come fossero pecore da tosare e via discorrendo.

Il problema non sta più qui.

Il problema, per la gente e per Atena è che, chi può, cambia fornitore.

E chi non può (non ha i mezzi: culturali, organizzativi, la rete di sostegni familiari o sociali) nemmeno cambiare fornitore, si vedrà se riuscirà a pagare la bolletta.

E, se e quando ci si troverà a fare i conti con una morosità incolpevole di massa, allora si vedrà chi avrà ancora il coraggio di andare ad argomentare che, in Italia quando sono trascorsi 10 giorni dall’inoltro del messaggio telematico del Portalettere, allora il plico si dà per consegnato (e letto? E compreso? E quella lettura ci trova nelle condizioni di reagire in qualche modo?) e che, comunque, sono cavoli tuoi.

***

Presenti un centinaio di cittadini, con tante domande da porre a chi non c’è ed a chi c’è.

Al termine della riunione Carlo Olmo conclude:

“Questo incontro pubblico ha risvegliato le nostre aride coscienze. Tutti insieme abbiamo dimostrato che le coscienze di Vercelli si sono finalmente risvegliate”.

Nei giorni scorsi il Lupo Bianco, tramite la sua pagina Facebook che ha oltre 12.100 followers, aveva denunciato la drammatica situazione in cui vivono tantissime famiglie dopo l’esponenziale aumento delle bollette di Iren/Atena.

Da quel momento c’è stato un tam-tam mediatico che, nel breve, non si ricorda in città. Sono emerse storie drammatiche – una mamma con bambini malati senza soldi per mangiare, pensionati con 1.100 euro al mese e oltre 2.200 euro di bolletta – e c’è stata un’iniezione ancora più massiccia di aiuti nel tessuto cittadino: sia da parte del Lupo Bianco e della sua Tavola (donati circa 10.000 euro) sia da parte della Caritas (altri 10.000 euro).

“Dispiace – ha detto pubblicamente Olmo – che non abbiano partecipato né il sindaco, né i vertici dell’azienda.

Queste assenze pesano e non poco: perché non hanno voluto prendere parte a un libero, educato, democratico confronto pubblico?

Perché non hanno voluto confrontarsi con i loro cittadini?”.

Olmo ha aggiunto: “È a questa Vercelli, educata e di buon senso, operosa e sensibile, che noi tutti dobbiamo dare delle risposte: di vicinanza, di sostegno, di conforto, di soluzione dei problemi”.

Presenti, invece, i gestori di altre aziende che hanno spiegato le opportunità offerte dal libero mercato e l’Associazione Consumatori di Vercelli.

Ed ora cosa succederà?

Sono già al lavoro – ha concluso Olmo – per trasformare le proposte raccolte in azioni concrete”.

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E’ del pensionato 81enne Adelio Innocenti il

corpo trovato senza vita nell’appartamento al quarto piano della palazzina di Via Prati – leggi qui – .

L’anziano è risultato deceduto da settimane.

Settimane nel corso delle quali nessuno l’aveva cercato, come forse anche in quelle precedenti.

Adelio, peraltro, era solito condurre una vita molto riservata: sempre presente a se stesso, era parso, negli ultimi tempi, accusare momenti di stanchezza. E, forse, proprio al sovraffaticamento fu da ascriversi un piccolo incidente automobilistico “autonomo” capitato il 18 gennaio di quest’anno qui a Vercelli, in Via Foscolo, dove aveva parcheggiato la sua Fiat 600: nulla comunque di grave.

I vicini di casa lo piangono come persona perbene, sempre rispettosa di tutti

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Il  3 aprile 1988 Anna Maria Giorcelli moriva all’ Ospedale S. Andrea della nostra città.

Era il giorno di Pasqua e così piacque, allora come oggi, pensare che il Signore l’avesse chiamata, proprio in quel giorno, a “risorgere”, alla vita nuova e vera, dopo che ella aveva accettato e pazientemente sopportato, con le croci della vita, anche la croce di una lunga ed impietosa malattia, che l’aveva fatta soffrire per anni.

Anna Maria sarà oggi ricordata nel corso delle celebrazioni feriali nell’ambito della Vicaria urbana Vercelli Nord.

***

Anna Maria era nata a Casale Monferrato il 15 settembre 1928 e fino all’ultimo ha illustrato l’esempio di una vita vissuta “con un po’ di dignità”, come amava ricordare – e come ci resta in un Suo scritto – nell’ amore per i suoi cari, confortata da una fede semplice, profonda, essenziale, mai ostentata e piuttosto praticata con il gusto per una talvolta difficile coerenza.

Chi le ha voluto bene ne farà memoria con la preghiera, nel ricordo sempre riconoscente, perché non ne sia dissipato l’esempio.

La ricordano i figli Guido, con Silvia e Annamaria e Marco Gabotto.

Con loro la cara e sempre in gamba Zia Tilde, sorella minore della Mamma, che ha felicemente “doppiato” il giro di boa dei 90 anni.

A trentacinque anni dalla morte di Anna Maria, ne resta vivo l’insegnamento nel cuore di tutti coloro che ebbero il privilegio di conoscerla, certi che Ella sia ammessa a contemplare il volto di Dio, nella grazia e nella gloria eterne.

 

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Valsesia e Valsessera

Chisola 1

Borgosesia 2

Marcatori: 31’ pt Vecchi, 4’ st Coccolo, 36’ st Frana.

Chisola (4-3-1-2): Cultraro; Montenegro (25’ st Haidara), Antolini, Degrassi, Dagasso; Rosano, Bove, Morleo (25’ st Gironda); Rizq, Granado, Coccolo.

A disp.: Montiglio, Zeni, Viano, Fregnan, Paulic, Bolla, Bellucca, Haidara, Gironda.

All.: Nisticò.

Borgosesia (3-4-3): V. Gilli; Iannacone (38’ st Pierantozzi), Giraudo, Rekkab (38’ st Giacona); Monteleone, Lauciello (17’ st Mirarchi), Areco (42′ st Colombo), Vecchi (1’ st Frana); Favale; Fossati, Donadio.

A disp.: Gavioli, Pierantozzi, Pecci, D’Ambrosio, Tobia, Giacona.

All.: Lunardon.

Arbitro: Tassano di Chiavari.

Guardalinee: Damato di Milano e D’Orto di Busto Arsizio.

Note: cielo sereno. Terreno in erba sintetica. Spettatori: 250 circa. Ammoniti: Iannacone, Montenegro, Degrassi, Gilli. Angoli: 3-2.

Recupero: 0’ pt – 5’ st.

Sfida salvezza ad alta tensione in quel di Vinovo dove si sfidano Chisola e Borgosesia.

Quattro i punti di vantaggio dei valsesiani nei confronti dei torinesi che vedono la salvezza diretta a tre lunghezze di distanza.

Dal canto loro, i valsesiani mirano a mantenere il buon andamento esterno con quattro risultati utili centrati nelle ultime cinque trasferte.

La prima occasione capita sui piedi di Vecchi (7’), l’esterno granata indirizza in porta ma la difesa di casa respinge davanti alla porta.

I granata si fanno rivedere in avanti al 25’ con una bella percussione di Iannacone che conclude a lato.

Cinque minuti dopo, Gilli anticipa Rizq, la palla arriva a Granado che di testa non inquadra lo specchio della porta.

Borgosesia in avanti al 31’.

Monteleone dalla destra crossa sul secondo palo dove l’accorrente Vecchi insacca.

E’ il 37’ quando Favale da lontano mette fuori.

L’ultimo sussulto prima del riposo lo crea Granado con un colpo di testa perentorio ma impreciso.

Doccia gelata per i valsesiani al rientro in campo.

Quattro minuti e Coccolo con una zampata trasforma nel pareggio un cross dalla destra.

Al quarto d’ora Granado ha sulla testa la palla del sorpasso ma non ha la mira giusta.

Il Borgosesia si rende pericoloso al 24’ con una conclusione di Monteleone parata in due tempi da Cultraro.

Al 36’ Frana, sul secondo palo, indirizza in rete, Cultraro respinge ma la palla è dentro e l’arbitro assegna la rete.

Nel recupero Colombo colpisce la traversa e sull’altro fronte Gilli dice di no a Rizq.

Poi il tempo scorre senza altre emozioni e la gara termina con la vittoria granata.

 

Redazione di Vercelli

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Vercelli Città

Oggi, lunedì 27 marzo, si inizia la terza settimana di permanenza di questo materasso (con altri detriti) sul sedime ove i cassonetti sono installati, in Corso Italia.

Si tratta di quella porzione di Viale a due passi dai grandi plessi scolastici di Scuole Superiori: dal Comprensivo Lagrangia al Cavour.

Una sorta di “Asm Iren educational”, dunque.

I ragazzi e gli insegnanti che frequentano gli Istituti tutti i giorni sono in buona parte pendolari.

Provengono, così, da tanti Comuni, della provincia di Vercelli, ma anche dalla Lomellina e, per quanto riguarda il Liceo Musicale, vanto della città e della regione, anche da Torino.

Nelle loro città, da anni ormai non vedono una situazione del genere, anche dove la raccolta rifiuti è attuata mediante contenitori stradali: i cassonetti.

Perché a Vercelli siamo più incivili che altrove?

Per esempio, se si transita per tutti comuni lomellini da Palestro in poi, non si vede una carta per terra: i cassonetti tutti in fila, senza rifiuti vicino.

Solo a Vercelli siamo incivili?

Qualsiasi persona che frequenti altre città e paesi, conclude da sé che siamo civili o incivili né più né meno (forse molto meno) che in tanti altri posti.

Ma, in quei tanti altri posti, l’Azienda che prende i soldi per il servizio di nettezza urbana forse passa a ritirarli.

***

Da noi, invece, oltre a non passare, ci insegnano pure a stare al mondo, con il consenso dei Pubblici Amministratori, tempo per tempo in carica.

Non è una novità.

Questi articoli dicono – leggi qui –

che l’idea di addossare al cittadino – leggi qui –

 scaricare la responsabilità del disservizio è sempre stata il chiodo fisso – leggi qui -.

***

E’ utile, poi, leggere cosa il contratto “madre” tra Atena – Asm ed il Comune dicesse a proposito delle “pulizia esterna dell’area di pertinenza dei contenitori”.

Era tra i doveri, contrattualmente previsti, del Gestore.

Pulizia da cosa, di un’area che si chiama “di pertinenza dei contenitori”?

Forse pulizia da un guscio di noce caduto incidentalmente lì?

Lo spirito del contratto pare chiaro: bisogna pulire quello che c’è nell’area “di pertinenza” dei contenitori.

Ma la fantasia di Iren Asm è sempre stata fervida, sicchè hanno cercato, già con la precedente Amministrazione, di chiamare quei rifiuti vicini ai cassonetti come “discariche abusive”.

Per la cui rimozione il pagamento è a parte.

Questioni, tanto per cambiare, di soldi.

Con la precedente Amministrazione ci hanno provato e con questa pare ci siano riusciti.

E va bene:  purchè puliscano, effettivamente; tra l’altro, anche al profano pare  una fatica di Sisifo andare a cercare il confine interpretativo tra rifiuti normalmente conferiti, sia pure irregolarmente, ma posti nell’area attorno al cassonetto, e quelli che corrispondono, invece, alla definizione più “pacifica” di discarica abusiva (tipo quelle che si vedono purtroppo lungo l’argine della Sesia).

Sicchè, se la rimozione di questi rifiuti si ottiene con un modesto sovrapprezzo, crediamo di non sbagliare nell’interpretare il giudizio del cittadino medio (anche civilissimo): si può fare.

Quello che non si può vedere sono i materassi che incominciano la terza settimana di permanenza vicino all’ormai “loro” cassonetto.

Al termine di questo testo l’estratto delle pagine contrattuali interessate anche ad adempimenti come la frequenza del lavaggio dei cassonetti e la sostituzione di quelli rotti.

Se qualcosa è cambiato da allora, perchè e con quale eventuale contropartita i cambiamenti?

Se, a livello contrattuale, non è cambiato niente, perché la roba resta in strada?

E’ sempre vero che la guerra tra incivili ed inadempienti la perdono soltanto le persone perbene.

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Violenta collisione questa mattina, 25 marzo, attorno alle ore 12, tra due vetture all’incrocio semaforico tra Corso Randaccio e Via Trento.

La dinamica del sinistro e l’accertamento delle responsabilità è a cura della Polizia Locale del Comune di Vercelli, giunta tempestivamente sul posto, insieme al Servizio 118 che ha ricoverato i due conducenti dei veicoli, una Signora sulla Ford grigia, mentre al volante della Jeep c’era un uomo.

Entrambi, da primi sommari accertamenti, sono parsi in condizioni non gravi.

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Provincia di Vercelli

(elisa moro) – Icona per i padri e i lavoratori, modello di obbedienza e silenzio, illustre per meriti, quasi padre del Re come canta la liturgia nel giorno della sua festa – padrone della sua casa e procuratore della Chiesa di Dio”, San Giuseppe rappresenta un compendio dell’immagine del “giusto” biblico, fedele a Dio, pronto a rispondere alla Sua Parola e al Suo disegno imperscrutabile.

Nel mosaico della Cappella Palatina di Palermo, terminata nel 1130 e consacrata nel 1140, si trova una splendida rappresentazione della “fuga in Egitto”, accanto al non meno celebre secondo “sogno di Giuseppe”. Nonostante la scena segua uno schema classico, che vede Maria seduta come Madre di Dio in trono (simboleggiato in questo caso dall’asino), il colore preponderante nell’intera opera è il bianco, segno di purezza, omaggio al padre putativo di Gesù.

L’artista ha voluto infatti mettere in risalto la figura di questo silenzioso uomo, mettendo proprio sulle sue spalle il Figlio, legandolo così al mistero della Croce e della Passione, anch’essa portata con obbedienza sulle spalle, rendendo così Giuseppe immagine dell’uomo che dona la sua vita senza riserve, nella totale verginità.

A partire da quest’opera si può allora guardare a San Giuseppe traguardandone la figura attraverso l’immagine di due piante: il giglio – che nel mosaico compare tra le mani dell’angelo in sogno – e la palma, quella indicata dal Figlio, e che da sempre identifica il giusto patriarca davidico.

Florete flores quasi lilium – fiorite fiori come il giglio” (Sir. 39, 14): nella tradizionale iconografia che caratterizza la figura di San Giuseppe, il giglio, fiore biblico, legato da sempre alla purezza, compare con particolare frequenza, quasi a rimarcare questa caratteristica, facendola diventare fondamentale.

San Giuseppe vergine, uomo casto: sembra un controsenso nel mondo attuale, dove il corpo e l’intera esistenza diventano icona tangibile di una “società fluida”, per citare il sociologo Zygmunt Bauman, di un’attenzione quasi morbosa a ciò che è effimero, momentaneo, trascurando il senso della preziosità della vita, di coltivare l’autenticità profonda e sincera, dimenticando le parole del Salmo che recita “l’uomo non è che un soffio, i suoi giorni come ombra che passa(Sal. 144, 4).

Ecco la sfida della verginità, già intuita splendidamente da Don Luigi Giussani, che parlando a dei giovani, diceva che

il vergine è figura del profeta per sua natura. È l’emblema della figura profetica che ognuno è chiamato ad essere ad immagine di Cristo; è affezione vera, generatrice nel mondo di punti sorgivi di verità e di gioia (cfr. Giussani, Il tempo e il tempio).

Non è dunque una semplice rinuncia fisica quella della verginità, ma uno sguardo nuovo e limpido sulla realtà, capace di consumarsi di amore, di soffrire e gioire, sapendo di non possedere, di non trattenere nulla per sé, lasciando sprigionare liberamente il profumo della purezza; è il cuore del discepolo, di chi vuole conformarsi a Cristo,

che ha scoperto che la rinuncia è la condizione della sua libertà, la solitudine dell’intimità con Dio, la povertà della sua carne il segno misterioso della sua ricca e impensata fecondità (Amedeo Cencini, p. 43).

La profezia della verginità, simboleggiata in San Giuseppe anche dai sogni, diventa allora emblema di uno stile di vita, che non diventa mai obsoleto, che non invecchia, prefigurando, invece, il destino futuro di ogni credente in Cristo:

Quod futuri sumus, iam vos esse coepistis – Quello che noi saremo un giorno, voi già cominciate ad esserlo (De habitu virginum, 22 PL 4); così Cipriano, un Padre della Chiesa, si rivolgeva alle vergini consacrate, considerandole come “profezia” vivente, anticipazione della Gerusalemme celeste.

Proprio così ha vissuto l’umile carpentiere di Nazareth, il giusto Giuseppe, anticipando, già nel suo pellegrinaggio terreno, quell’incontro definitivo con il Signore, che lui ha potuto stringere tra le braccia ed educare come uomo alla vita adulta.

Iustus ut palma florebit – il giusto fiorirà come palma (Sal. 92, 13): nel mosaico palermitano, Cristo non è seduto sulle gambe di Maria, ma si trova su una spalla di Giuseppe, mentre indica una palma, “smentendo” la profezia di Zaccaria che annunciava:

Esulta grandemente, o figlia di Sion, manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e vittorioso, umile, in groppa a un asino, sopra un puledro, il piccolo dell’asina(Za 9,9).

Questo particolare non è una semplice fantasia del mosaicista o non rimanda ad un preciso stile artistico del tempo: esso lega, in modo piuttosto preciso, la figura di Giuseppe al mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo.

Il Bambino Gesù indica un albero, la palma, prefigurazione del “dulce lignum” a cui sarà appeso, ma annuncia anche il giusto biblico, Giuseppe, curvo e affaticato, che sembra recare sulle spalle una pesante croce più che il corpicino del Figlio.

Non è però una scena di morte quella raffigurata perché l’albero della palma, con le sue foglie verdi e brillanti, richiama la vita, che niente può distruggere; la vittoria sulla morte, oltre ad essere segno di bellezza, eleganza, grazia e stabilità.

Ben radicato nel suolo, ancorato saldamente e tenacemente alla Parola di Dio, il giusto è quindi colui che, come la palma, si slancia verso il Cielo (Sal. 92, 13), aspirando all’infinito e donando frutti di una continua giovinezza(Turoldo – Ravasi, p. 442).

Nasce infatti dalla terra questo albero, come l’uomo che è tratto dalla polvere (cfr. Gen. 3,19), ma la sua cima, che si staglia nel cielo e simboleggia l’altezza (Sant’Agostino, Comm. Salmo 92), è preziosa, indicando la possibilità di elevarsi del cuore umano verso Dio (cfr. Lam. 3, 41).

Un cammino di ascesi, di salita verso la cima della palma, quello annunciato dal salmista, che Giuseppe ha percorso nel quotidiano, vivendo la propria personale passione nel compiere totalmente la volontà di Dio, conformandosi alla missione del Figlio con naturalezza e semplicità.

Lasciandoci plasmare da Cristo, sull’esempio di San Giuseppe, saremo davvero testimoni autentici e gioiosi dell’amore di Dio, permettendo, al fusto della nostra pianta, di crescere e produrre “molto frutto” (Gv. 15, 1) per la vita eterna.

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Vercelli Città

Chi dev’esserci rimasto male, ma veramente male, è il Sagacissimo (Cfr. nota a piè di pagina*).

Perché è assai verosimile che quelli di FdI ora dovranno prendersi una pausa.

E, così, gli toccherà aspettare.

Mentre pare proprio che qualche ragione per avere fretta ci sarebbe, perché – dicunt – il terreno incomincerebbe a scottare.

Del resto, nel corso dell’intervento con cui ha concluso la conferenza stampa di oggi, 27 febbraio, per annunciare il passaggio di Romano Lavarino dalla Lega a Fratelli d’Italia, il Sottosegretario alla Giustizia On. Andrea Delmastro ha come raffreddato gli entusiasmi degli eventuali, ulteriori aspiranti transfughi:

”Noi (FdI, ovviamente)  siamo generosi con gli alleati”.

Ripetuto due volte, forse tre.

Come dire: non incazzatevi (voi della Lega) più di tanto perché, capo primo, a parte Lavarino e Simion non abbiamo altre uova di cuculo da fare rientrare nel cuculo (esercizio, peraltro, tutt’altro che facile per qualsiasi pennuto, ndr).

Capo secondo, ora non siamo ancora pronti a fare fuori il Pirata: quando sarà il momento ne parleremo.

La cautela “preventiva” pare tutt’altro che immotivata.

Sono ormai in molti, infatti, da una parte e dall’altra dell’Aula consiliare di Palazzo Civico, a pensare: ma perché stanno ancora (quelli della Lega) in questa maggioranza che, già di suo, è deprimente?

Guardate come ha fatto il Movimento5Stelle: persino loro, nuovi alla politica, ma un minimo scafati, hanno capito che sarebbe stato vitale mollare Mario Draghi ed il suo Governo.

E gli elettori li hanno premiati, mandando a lavorare la pur nutrita schiera di transfughi seguaci di Luigi Di Maio.

Ma non divaghiamo: del Sagacissimo e delle sue possibili ambasce riparleremo tra breve, mentre delle possibili convulsioni della maggioranza (e ridiamo) che regge, sorregge e corregge la Giunta del Niente, si dirà in altro articolo.

Perché ora occorre andare con ordine.

***

Cos’è è capitato?

Praticamente quello che la Trippa n. 898 – leggi qui – ha preconizzato qualche giorno fa.

Lavarino e Simion sarebbero, dunque, stati ampiamente sgamati e, per loro, l’esperienza nella Lega sarebbe, comunque, giunta all’epilogo.

Per il Romano, in fondo, questo transito potrebbe rivelarsi come una liberazione: ora può finalmente stare dalla stessa parte del Ghiottone.

***

A differenza del Sagacissimo, Lavarino non è mai stato propriamente parte attiva del Gruppo del Pasqua

– leggi qui cosa sia stato il Gruppo del Pasqua – .

Lui si è convertito al verbo valsesiano a cavallo tra dicembre 2019 e gennaio 2020 e, da allora, forse perché diventato affidabile agli occhi dell’ Onorevole Emerito, è stata tutta un’escalation.

Dapprima sostituisce nell’incarico di Capogruppo della Lega in Consiglio Comunale Alessandro Stecco.

Che viene confinato ad occuparsi di cose regionali, senza che possa più toccare palla in quelle di Palazzo Civico.

E pensare che la candidatura del Luogotente in congedo nella lista della Lega 2019 era stata vista tutt’altro che con favore, tanto dal Ghiottone, quanto dal Sagacissimo.

Erano stati proprio Stecco e Dante (cfr. la seconda nota a piè di pagina *) ad insistere.

Ed ora eccoli serviti: del resto, diceva un saggio disincantato, nulla del bene che hai fatto resterà impunito.

Dunque, prima si fa fuori Stecco.

***

Poi, passa qualche tempo, ed è la volta di Maurizio Tascini – leggi qui – .

Ancora oggi nessuno ha capito davvero perché l’Assessore leghista dovesse essere segato così malamente ed a sangue freddo.

Se non per una ragione assai pratica: facendo saltare   una testa, si sarebbero messi a posto due fondoschiena, su altrettante poltrone, in un colpo solo.

E ci spieghiamo.

Liberato il posto di Assessore già occupato da Tascini, si dava conforto, con uno stipendio più alto (ora di circa 3.600 euro al mese) allo stesso Dante.

Ed il posto di Presidente del Consiglio Comunale, già occupato dal novello stilnovista, sarebbe stato libero proprio per il fedelissimo.

Da leccarsi le dita: ora, con la riforma degli Enti Locali, l’incarico di Presidente del Consiglio Comunale frutta poco meno di 3 mila euro lordin al mese, quasi fosse un Assessorato.

Ma, a parte tutto ciò, che ben poco ha, tanto di politico, quanto di amministrativo, non si capisce un motivo logico per cui Tascini dovesse essere fatto fuori.

E, peraltro, lo stesso Tascini, pur privato del posto, è rimasto nella Lega.

Mentre il fedelissimo Luogotenente in congedo, pur lasciando la Lega, pare proprio che si tenga, alla facciazza degli elettori leghisti, il posto di Presidente del Consiglio Comunale e, ovviamente, i quasi 3 mila euro (lordi) al mese.

Insomma, il candidato che chiedeva agli elettori il posto  per occuparsi di sicurezza, avrebbe poi pensato anche alla vecchiaia, mettendo in sicurezza il posto.

Ma nessuno pensi alla virgiliana “auri sacra fames”; è spirito di servizio.

A proposito di sicurezza, in tanti si ricordano ancora quando fibrillava alla grande, come se non fosse ancora del tutto contento,

agitando la necessità di arrivare ad un bel turn over proprio al Comando di Via Donizetti – leggi qui -.

Poi si è tranquillizzato.

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E il Sagacissimo?

Ora resta a lui il cerino in mano.

Sa che nella Lega non ha più né spazi, né speranze di carriera e nemmeno di conferme.

Ma, almeno per ora, non ha una possibilità immediata di essere cooptato a sua volta in Fratelli d’Italia.

Nella schiera, ormai ampia, dei cooptati, peraltro, serpeggia l’inquietudine perché, chiunque sappia fare due righe di conti (e se non sa, può farsi sempre aiutare del Prof. Mario Matto di Santhià) si avvede che sarà difficile trovare un posto a tutti.

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Note a margine:

1 * – Qualche amico avrebbe coniato l’affettuoso nick name di “Sagacissimo” per Massimo Simion, ricordandone lo straordinario acume politico messo in campo in quel di Santhià, per propiziare le fortune del Centrodestra, a partire dal 2010: da allora la città è sempre stata governata da Giunte di Centrosinistra.

Si narra che qualche drappello di ammiratori, quando si annuncia una visita in quel di Sant’Agata, lo attenda alla rotonda nei pressi del cavalcavia e gli renda il saluto a mo’ di ola: Saga – sagacissimo / Saga – Sagacissimo / sa – ga – cissimo – sa – ga – cissimo (…).

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2 * – Con il simpatico nick name di “Dante”, alcuni amici hanno voluto in qualche modo riconoscere il ruolo di “re” inventore della lingua italiana che il Segretario Cittadino della Lega, Gian Carlo Locarni, si è guadagnato sul campo, in particolare con certi post di Facebook, idonei a dischiudere nuovi e prima d’ora mai non solo esplorati, ma neppure immaginati orizzonti semantici.

Ne è un recente esempio questo post

con il quale celebra le virtù di un giovane giocatore della Pro Vercelli, in grado di concepire non già o soltanto un quasi banale abbraccio “ideale”, bensì di vagheggiarne uno “ideologico”, del resto senz’altro più conferente se si vuole riconoscere qualcosa alla politica ed alle sue prerogative.

 

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