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Dalla Polizia di Stato riceviamo il seguente comunicato
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CASA DEGLI ORRORI, RAGAZZINA MALTRATTATA ED ABUSATA SESSUALMENTE. LA POLIZIA DI STATO ARRESTA I GENITORI E 5 CLIENTI.
Giovedì scorso, all’esito di una prolungata e articolata indagine diretta inizialmente dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli e successivamente, per competenza distrettuale, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a 5 misure cautelari (2 custodie cautelari in carcere, 2 arresti domiciliari e 1 obbligo di dimora nel comune di Vercelli), nei confronti di altrettanti soggetti per i quali sono stati individuati gravi indizi in ordine ai reati di violenza sessuale aggravata su minore infraquattordicenne, sfruttamento della prostituzione minorile e maltrattamenti in famiglia.
L’attività di indagine era partita nel mese di aprile 2021 quando la Squadra Mobile di Vercelli aveva avviato una serie di accertamenti nei confronti di una famiglia di etnia ROM residente nel centro cittadino di Vercelli poiché i genitori erano sospettati di far prostituire la figlia, una ragazzina tredicenne.
Già dalle prime fasi dell’indagine emergeva una situazione di estremo degrado nella quale la ragazzina ed i suoi fratelli, rispettivamente di 1 e 2 anni, risultavano essere totalmente assoggettati al volere dei genitori, costretti a subire maltrattamenti fisici (frustate ed altro) e ad assistere finanche ad agiti sessuali, tenuti costantemente sotto minacce del tipo “ti ammazzo, ti brucio gli occhi”.
Alla luce di questo quadro aberrante i tre minori venivano collocati in protezione, ai sensi dell’art. 403 c.c ed i genitori, un trentanovenne ed una quarantenne, entrambi di origine rumena e con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, indagati per il reato di maltrattamenti in famiglia aggravati e sottoposti dagli agenti della Squadra Mobile alla misura della custodia cautelare in carcere emessa dal locale G.I.P., in data 5 agosto u.s., su richiesta della Procura della Repubblica di Vercelli.
Il prosieguo dell’indagine consentiva, tuttavia, di ricostruire un quadro ben più grave che portava a ipotizzare che la ragazzina, oltre ad essere costantemente maltrattata, venisse regolarmente “offerta” dai genitori a clienti fidati, spesso anziani vercellesi, in cambio di piccole somme di denaro od altre utilità tra le quali piccole dosi di sostanze stupefacenti.
Venivano quindi denunciati per il reato di violenza sessuale aggravata due clienti abituali che per cifre irrisorie, 20 o 50 euro, pagate ai genitori, avevano abusato sessualmente della minore.
I due, un sessantottenne incensurato ed un sessantasettenne con precedenti per reati sessuali, entrambi vercellesi, venivano quindi tratti in arresto dalla Squadra Mobile, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal locale G.I.P., su richiesta della Procura della Repubblica di Vercelli.
La gravità delle condotte criminali contestate comportava il passaggio per ragioni di competenza, alla Procura della Repubblica distrettuale di Torino.
L’indagine permetteva successivamente di dimostrare l’abituale frequentazione sessuale con la minore di altri 4 soggetti, per lo più anziani vercellesi i quali venivano deferiti per il reato di violenza sessuale aggravata.
In particolare, gli indizi di colpevolezza raccolti dalla Polizia di Stato consentivano alla Procura della Repubblica di Torino di richiedere al G.I.P. presso il Tribunale di Torino misure cautelari per tre clienti, oltre che una nuova ordinanza cautelare per il reato di sfruttamento della prostituzione minorile a carico dei genitori, già precedentemente arrestati per i maltrattamenti in famiglia.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Torino accoglieva la richiesta della Procura con l’adozione di una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per i genitori, agli arresti domiciliari per 2 clienti e di un obbligo di dimora per un ulteriore cliente.
Nella giornata di giovedì gli Uomini della Squadra Mobile raggiungevano in carcere i genitori e presso le loro abitazioni i clienti, rispettivamente un settantatreenne vercellese incensurato, un diciannovenne di origine rom con precedenti per reati contro il patrimonio ed in materia di stupefacenti ed un sessantunenne vercellese incensurato dove davano esecuzione alle predette misure cautelari.
Tutte le ipotesi di reato contestate dovranno essere confermate all’esito del processo di merito a carico dei presunti responsabili.
Capita che, anche i pesci, si trovino in cattive acque.
O, forse, soprattutto insufficienti a garantirne la sopravvivenza.
E’ quanto sta accadendo in questi giorni in molti corsi d’acqua e cavi nelle nostre campagne e, alla fine della settimana appena trascorsa, la situazione è parsa preoccupante nell’alveo della Roggia Molinara a Greggio.
Sicchè i Volontari Fipsas (Pesca Sportiva), capitanati dal Presidente Marco Viazzo e da Gianfranco Rigolone, si sono rimboccati le maniche e soprattutto gli stivali ed hanno tratto in salvo, retini alla mano, ben 400 chili di pesce.
Un vero ben di Dio: grandi carpe, cavedani da sogno, non sono mancati neppure esemplari notevoli di persico reale.
Insomma, un paradiso.
Tutti sono stati rilasciati nel vicino Torrente Marchiazza, dove potranno vivere tranquillamente.
“Non basta ripetere tante volte una cosa non vera per farla diventare vera”.
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Emanuela Buonanno, almeno per ora, pare non avere intenzione di “correre” con nessuna “squadra” per le imminenti elezioni amministrative di Borgosesia, ma non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa:
Ma andiamo, come sempre, con ordine.
I fatti hanno dimostrato la conseguenzialità della sostituzione del Vice Sindaco (il 15 dicembre scorso), licenziando dall’incarico proprio Emanuela Buonanno, per fare spazio al “vocatus” Fabrizio Bonaccio, futuro candidato Sindaco.
Poi, come sappiamo, la Signora ha rassegnato le dimissioni anche da Assessore:
Mi sono divertita a vedere che Tiramani e Bonaccio hanno continuato a preoccuparsi per sapere cosa facessi io, se mi candidassi e con che lista. Hanno contattato giornalisti, amici, persone con cui ho lavorato e persino miei parenti, per avere informazioni. Questo mi ha divertito e anche lusingato, perché se si dannano tanto per sapere cosa faccio io, vuol dire che mi rispettano per il lavoro che ho fatto e temono per la solidità della lista messa in piedi dallo stesso Tiramani con Bonaccio come candidato sindaco.
Si, perché non dobbiamo prenderci in giro: sembra che Bonaccio e altri consiglieri stiano prendendo le distanze da Tiramani, perché, ovviamente, per motivi elettorali, adesso viene comodo distanziarsi da lui, che non gode di molte simpatie a Borgosesia, ma è ancora presente e non è certamente finito: infatti tra alcuni amici di Fratelli di Italia si dice che si stia adoperando per riciclarsi presso di loro, cioè che si stia proponendo come referente per la Valsesia e che abbia promesso di portare in dote (cito come mi è stato riferito) “tutti i ‘suoi’ amministratori”. Non so cosa ne pensino i cittadini della Valsesia e gli amministratori in questione, comunque, se così fosse, il candidato della principale città della Valsesia rientrerebbe certamente nella “dote” promessa da Tiramani.
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In altro articolo di VercelliOggi.it tra breve diremo che, per quanto ne sappiamo, possono stare tutti tranquilli: il passaggio a Fratelli d’Italia non è per oggi, ndr.
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Ma riprendiamo il dialogo con Emanuela Buonanno.
Signora Buonanno, non si può negare che proprio lei sia stata forse una delle maggiori responsabili della ascesa di Paolo Tiramani alla carica di Sindaco della città.
Tanti osservatori concordano nel dire che fu lei a “fare la differenza” per prevalere, cinque anni fa, sugli altri candidati Sindaco.
“Difficile dire – prosegue Buonanno – se sia stata io a fare la differenza, ma adesso è inutile fare dietrologia. Credo comunque che nessuno possa negare che la mia partecipazione all’amministrazione di Borgosesia sia stata motivata dal genuino sentimento di continuare in prima persona l’opera di mio fratello Gianluca e non per fare carriera politica. Una scelta che tra l’altro ha provocato difficoltà, spero non irreparabili, agli equilibri all’interno della mia famiglia”.
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La crisi del vostro rapporto ha sorpreso forse qualcuno, non gli osservatori più attenti delle cose politiche; da tempo pareva che qualcosa non andasse:
“Inutile negare che le vicende giudiziarie abbiano pesato. Dopo la prima condanna di Tiramani e la sospensione comminata dal Prefetto Michele Tortora, io decisi di restare perché l’alternativa sarebbe stata quella di lasciare la città senza una guida. Tra gli altri consiglieri regnava lo smarrimento totale e nessuno sapeva cosa fare. Per questo, per onorare l’impegno con i cittadini, assunsi la guida, facendo la supplenza di Legge.
Io non ho mai inteso sostituirmi ai Giudici; proprio per questo non ho condiviso, né condivido, i giudizi sommari: quelli assolutori come quelli di condanna; soprattutto se gli uni e gli altri sono enfatizzati su Facebook”.
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Dunque, i “sassolini: è il momento di tirarli fuori.
Come spesso succede, ci sono sassolini che incrociano la loro traiettoria con quella di gocce che fanno traboccare vasi.
Se c’è, qual è questa goccia e qual è il vaso?
“Sì, di gocce ce ne sono e più di una. Sono le solite allusioni senza nessun fondamento. Non è che ripetendo tante volte una cosa non vera, questa diventi vera.
Prendiamo ad esempio certe espressioni lette in una recente intervista a Fabrizio Bonaccio su un noto quotidiano, sabato scorso.
Innanzitutto, nell’intervista, Bonaccio pare dedicarsi a mettere in cattiva luce la sottoscritta, cercando solo scuse del perché io sia stata fatta fuori, il che dimostra una povertà di argomenti.
Insomma, un caso di “storytelling” ormai stucchevole e venuto male già dall’inizio.
Sono state dette tante falsità e differenti versioni, ma la verità è una sola, e cioè che io sono stata reputata “inaffidabile” per aver richiesto a Tiramani di spiegarsi con me e con i cittadini riguardo la sua posizione giudiziaria.”.
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Cosa le è dispiaciuto, in particolare?
“Torno in particolare sulla storia delle mie presunte lunghe assenze, perché è la più citata.
Va detto, anzitutto, che a suo tempo, Tiramani mi chiese la disponibilità di una settimana al mese.
Io, invece, ho fatto quello che avevo promesso agli elettori, cioè mi sono trasferita a Borgosesia e ho fatto con dedizione il mio lavoro. Lascio giudicare ai cittadini i risultati che ho portato con l’Assessorato alle manifestazioni e al sociale, ma sulla “presenza”, mi permetta di chiarire che quando sono stata rimossa dall’incarico, ero a trovare mio figlio per la nascita del mio primo nipotino, nato il 13 dicembre. La volta precedente che ero stata in Sudafrica a trovare mio figlio per il suo matrimonio (si ricordi il commento: “si trova spesso in Sudafrica per motivi familiari”) era stato 21 mesi prima. Ventun mesi prima!
Inoltre, oltre alla già citata emergenza durante la prima sospensione di Tiramani, credo di avere fatto ampiamente la mia parte anche durante l’emergenza Covid, una situazione in cui Tiramani ha, di fatto, delegato la gestione dell’emergenza alla Associazione Buonanno, che presiedo, perché “aveva le mani legate”. Salvo poi presentarsi per le foto di rito con immediate pubblicazioni su Facebook: infatti, nel loro mondo parallelo è più importante apparire che fare; di questo è esempio lampante l’ultima trovata, quella della motosega”.
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Sicchè nella vicenda di Borgosesia fa capolino anche una motosega?
“Si, e questo mi fa tornare il sorriso è un altro esempio dell’importanza di apparire; poi la motosega non riusciva nemmeno ad accenderla, ma per fare la foto da pubblicare su FB andava bene comunque. La stessa cosa è successa durante l’alluvione in zona Isola: in 3 con la giacca arancione in ufficio per rispondere al telefono, con relativa foto su FB, mentre i residenti e i volontari si davano da fare a spalare il fango”.
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Signora Buonanno, è proprio finita con la politica, con la Pubblica Amministrazione?
“Per ora, considero conclusa la mia esperienza nell’ Amministrazione della città.
Tiramani e Bonaccio possono rilassarsi e dedicarsi alla motosega.”
Villata, pare che potrebbero esserci buone notizie per i cittadini di Villata che volessero sapere la verità sull’incidente del 15 marzo scorso.
I fatti riportati nel nostro articolo di ieri, ecco qui il link.
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Dunque, come sappiamo, un mezzo pesante che trasportava fanghi di incerta provenienza, dall’odore veramente ammorbante ed insopportabile, è transitato per la centrale Via Don Conti, in direzione San Nazzaro Sesia.
Come abbiamo visto nel precedente servizio, qualcosa è andato storto perché parte di quel pestilenziale carico è accidentalmente uscito dal cassone, riversandosi sul selciato per molti metri lungo la strada.
E letteralmente appestando buona parte del paese.
Qualche cittadino è riuscito a scattare fotografie, altri a raccogliere un buon quantitativo di quei reperti, che sarà analizzato.
Ma niente lasciava immaginare che, altri ancora, riuscisse addirittura a seguire il mezzo, filmandone parte del tragitto.
Ecco il repertorio.
Con i nostri mezzi non è possibile, ma sicuramente gli specialisti potrebbero anche arrivare a leggere la targa.
Si vede il camion che procede da Villata a San Nazzaro Sesia.
Poi, arrivato all’altezza dell’incrocio tra la strada provinciale e, sulla sinistra, la strada privata che conduce alla Tenuta Devesio, mette la freccia per girare a sinistra.
E’ ovviamente ancora poco per immaginare che l’autista volesse recarsi proprio lì.
Chi lo dice?!
E poi, se fosse effettivamente arrivato alla sede della Koster con quel carico, non è detto che gli Addetti lo dovessero per forza accettare.
Senza contare che, quand’anche avesse effettivamente imboccato quella strada, potrebbe essere stato per ottenere informazioni e indicazioni sul tragitto che ancora lo attendeva.
Per esempio: ehi, quel Signore, mi saprebbe cortesemente indicare la via per raggiungere Topolinia?
Il navigatore satellitare non mi aiuta.
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Ma ci sono altre buone nuove.
Quell’autocarro è transitato, per errore, lungo tutto il centro del paese.
Dove ci sono moltissime videocamere di sorveglianza.
Perciò anche la targa dovrebbe essere rimasta “intrappolata” in qualche immagine.
Si vedrà.
Intanto, attendiamo i risultati delle analisi sul campione di melma graveolente che i Lettori hanno prelevato il 15 marzo.
Il Governo ha stabilito all’ultimo Consiglio dei Ministri la data di svolgimento delle Elezioni Amministrative.
L’election day è fissato per domenica 12 giugno prossimo.
Si voterà anche per i Referendum sulla Giustizia (abolizione o no della Legge “Severino” compresa).
Ecco i Comuni della provincia di Vercelli in cui si andrà al voto per eleggere Sindaco e Consiglio Comunale: Borgosesia, Varallo Sesia, Saluggia, Ghislarengo, Ronsecco, Campertogno, Civiasco.
Al momento le possibilità per ottenere una candidatura a Sindaco dell’attuale Primo Cittadino di Varallo e Presidente della Provincia, Eraldo Botta, sono, secondo gli osservatori più attenti ed informati, tutte convergenti su Campertogno.
Sono qui, in Viale Rimembranza a Vercelli, dalle 7 di questa mattina, 27 marzo: per quelli che arrivano da lontano (ne sentiremo qualcuno nel nostro video) vuol dire essere partiti da casa quando era ancora buio.
Tra l’altro, con lo “sgambetto” dell’ora legale, tornata proprio questa notte.
I commercianti ambulanti che hanno aderito all’iniziativa di Ascom – Fiva (la federazione degli ambulanti) non hanno lesinato impegno e si sono studiati di esporre il meglio.
Ce n’è per tutti i gusti e le borse: la parte del leone la fanno i prodotti per la casa, abbigliamento, enogastronomia.
Un dato è confortante: le persone intervistate hanno manifestato tutte una sincera soddisfazione per la risposta del pubblico vercellese; qualcuna si è spinta anche a parlare di Novara e, per una volta almeno, ne usciamo bene.
Per tutti la parola d’ordine è: tornare alla vita normale.
Vi lasciamo con il nostro video e la gallery.
Vercelli ha avuto il piacere di ospitare, nei mesi scorsi, una giovane studentessa di Architettura al Politecnico di Milano, la Dottoressa (perché le cose sono andate bene e di questo siamo veramente felici) Alessia Baitini.
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La neolaureata ha voluto dedicare la propria Tesi di Laurea ad una realtà vercellese che noi stessi spesso dimentichiamo, la Colonia Elioterapica “fluviale” Maria Pia di Savoia.
Un’opera voluta dal “Regìme” fascista, tra le molte benemerite, di carattere assistenziale.
Fanno sorridere (amaramente, se pensiamo agli odierni termini di consegna dei Lavori pubblici) i tempi di realizzazione di tutto il poderoso complesso:
“La costruzione dell’impianto si iniziò, da parte dell’Impresa Bottalla, nella tarda primavera del 1936 e, caratterizzata da una tempistica costruttiva molto rapida che durò poco più di un anno, fu terminata nell’estate del 1937”.
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Realizzata, dunque nel biennio 1936 – 1937 (dallo stesso anno e fino al 1939, invece, progettazione ed edificazione dell’Opera Nazionale Dopolavoro, lo stabile ora conosciuto come Ex Enal) ebbe lo scopo di promuovere una vita migliore e più sana per tanti bambini e adolescenti provenienti da famiglie non abbienti.
L’impiego della struttura partì con grandi numeri di piccoli Utenti e la Tesi ci aiuta a mettere a fuoco qualche numero: per i 700 e più ospiti, ecco la “lista della spesa”.
Come si vede, 9 tonnellate di pane, 3 di riso, 9 mila litri di latte, 7 mila chili di frutta, numero 7.664 uova, quasi 3 tonnellate di carne. Poi biscotti, marmellate e 21 mila formaggini.
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Alessia Baitini non si limita alla pur documentatissima ed approfondita analisi architettonica, che mette in evidenza soprattutto un dato: lo stile littorio è un patrimonio del nostro Paese, cifra di un’epoca; così come non attinge da nessuna precedente esperienza, si esaurisce senza lasciare contaminazioni in esperienze successive; nemmeno se cerchiamo di tracciare parallelismi con il razionalismo.
Ma, come si diceva, va oltre:
“L’intensivo sviluppo di colonie climatiche in epoca fascista ha lasciato sul territorio italiano un enorme patrimonio architettonico, oggi privo della sua destinazione originale. Solo negli ultimi anni è aumentato l’interesse alla storia e alla salvaguardia di questi numerosi edifici che costellano la penisola.
Un importante lavoro è stato svolto dall’ente Italia Nostra, associazione nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione, che a partire dal 2010, attraverso una mostra itinerante in tutta Italia, ha cercato di far accrescere la conoscenza delle colonie marine del Ventennio, nonché della storia di un importante periodo culturale.
Il problema fondamentale di queste strutture è il loro futuro, che le vede oggetto del dilemma riguardante una possibile opportunità di riqualificazione e nuova vita, o la sconfitta dell’abbandono e l’irrecuperabile degrado (…)”.
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E, dopo una panoramica sul passato e sul presente dell’edificio, non si esime da indagare cosa noi stessi (vercellesi) ne pensiamo se ragioniamo al futuro.
La diagnosi non può che essere problematica:
“Infatti, il progetto previsto dal Comune per il consolidamento strutturale e di conservazione del complesso dell’Ex Colonia di Vercelli riguarda solamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e non specifici per un bene che è stato effettivamente riconosciuto di interesse culturale.
Dalla relazione preliminare di progetto, infatti, si evince che il Comune interviene solo per una risposta e soluzione ai danni del degrado fisico, ripristinando e consolidando la materia costruita dove necessario.
Queste operazioni, tuttavia, non costituiscono affatto nel loro insieme un progetto di valorizzazione, in quanto è evidentemente assente la visione culturale e gli obiettivi si limitano solamente alla messa in sicurezza dell’immobile. Inoltre, un edificio riconosciuto come bene architettonico e di valenza storica e culturale meriterebbe di preservare al meglio e quanto possibile le sue caratteristiche originali, le quali tuttavia, secondo il progetto del Comune, rischiano di venire trascurate e cancellate irrimediabilmente per ovviare a problemi tecnici di dispersione termica.
L’ormai noto problema di mancanza di involucro esterno nei corpi laterali, viene infatti risolto tramite interventi che prevedono la realizzazione di un cappotto esterno, causando un notevole impatto visivo ai fini della percezione storica e architettonica del complesso.
Non viene inoltre chiarita la modalità di realizzazione del cappotto – probabilmente perché ancora da definire – che risulta di difficile attuazione per come appare oggi la conformazione architettonica delle facciate.
Tuttavia, la principale lacuna di tale progetto è la carenza di una prospettiva di riuso futuro per quanto riguarda la manica sud (attualmente in disuso), il quale viene solo accennato brevemente, proponendo la possibilità di realizzazione di una nuova palestra, con annessa palestrina per la fisioterapia, locali di servizio (spogliatoi con servizi igienici e docce) ed un campo da squash.
È dunque evidente la mancanza di una visione non solo culturale dell’edificio, che verrebbe, secondo il progetto, sottoposto ad interventi generici e non adatti ad un bene storico-architettonico, ma anche una più concreta visione futura dell’Ex Colonia, la cui porzione meridionale risulta ormai da oltre sessant’anni priva di una funzione al suo interno”.
(marilisa frison) – In una splendida serata di plenilunio la chiesa parrocchiale di Palazzolo Vercellese, venerdì 18 marzo, alle 21, ha accolto oltre ai fedeli locali, anche quelli di Trino e Tricerro, in occasione della Via Crucis, itinerante, programmata dal parroco, don Patrizio Maggioni, che fa capo alle tre parrocchie.
La chiesa di San Germano preceduta dal protiro, si trova in una piccola piazza costituita dall’incrocio di due traverse provenienti dalla principale via del paese, Corso Italia; in essa sono presenti inoltre la Confraternita dei SS. Angeli e la Confraternita della SS. Trinità.
L’interno si presenta a tre navate divise da colonne, con al centro l’altare maggiore e quelli laterali dello Spirito Santo, della Vergine del Rosario, di Sant’Antonio, del Suffragio, di San Giovanni Battista e di San Caio; il soffitto è formato da volte a crociera.
A occuparsi della parrocchiale di San Germano, è don Riccardo Leone, molto amato e stimato dai parrocchiani, che ci ha accolto calorosamente, ricordandoci che era la giornata della memoria per le vittime del Covid-19.
Un pensiero è andato a quelle persone che ci hanno lasciato senza il conforto, la presenza e il sostegno dei propri cari. La Via Crucis è stata preceduta dal canto “Ti saluto o Croce Santa”, intonato in modo encomiabile dalla corale locale, accompagnata dall’armonioso suono dell’organo, dopodiché, don Riccardo ha inviato i presenti a uscire dai banchi per partecipare alla Passione di Cristo e seguire la Croce, stazione dopo stazione.
Molta partecipazione e raccoglimento durante tutto il percorso doloroso. Il sacerdote ha concluso con una riflessione sul Vangelo della prima domenica di Quaresima, dove Luca ci ha presentato le “Tentazioni di Gesù nel deserto” e concludeva:
“E il demonio lo lasciò per ritornare a tempo opportuno – e continua don Riccardo – quand’ė questo tempo opportuno? È proprio il Tempo della Passione, della morte in croce di Gesù, anche in quel momento Gesù è stato tentato. Scendi dalla croce se sei il Figlio di Dio! Anche i ladroni hanno tentato Gesù, salva te stesso e salva anche noi! Gesù poteva farlo, ma ha resistito anche a questa tentazione, perché è venuto a vincere il male e il rancore con l’amore, e vince morendo in croce. Questi momenti, come sono stati per il buon ladrone momenti di salvezza, devono portarci ad un aumento di fede, di carità e di speranza, altrimenti davvero ci sarà la guerra che distrugge non soltanto le persone, ma distrugge anche il nostro spirito. Che il Signore abbia misericordia di tutti, di noi e possiamo davvero costruire con la vita di ogni giorno la pace, quella pace che nasce da un cuore liberato dal rancore, dall’egoismo e partecipi alle sofferenze di chi in questo momento soffre”.
Il canto “Signore ascolta”, i ringraziamenti del sacerdote e l’augurio di un buon rientro a casa, hanno concluso la speciale serata in cui è stata rievocata e rivissuta la Passione di Gesù.
Non sono ancora le 19 di questa sera, 12 marzo, quando il pullman dell’Agenzia Viviani di Santhià si profila in lontananza, nel buio di una sera già primaverile, a dire che questa attesa è finita.
Le quaranta persone, donne con i loro bambini, 14 in tutto, qualcuno infante, che hanno lasciato i luoghi dell’Ucraina martoriati dalla guerra, sono a Vercelli.
Una parola, prima di tutto: benvenuti.
Una seconda: grazie.
Grazie a chi si è fatto carico di questa missione umanitaria, Carlo Olmo, che racconta come siano andate le cose, qualche flash sui casi umanamente più toccanti di persone che hanno sofferto ciò che la guerra fa soffrire.
La prima tappa a Vercelli è alla “piastra”, la Sede della Medicina Territoriale dell’Asl di Largo Giusti, dove ad accoglierli hanno trovato il Responsabile di settore, il Dottor Germano Giordano, che ha cercato di agevolare in ogni modo i necessari adempimenti sanitari.
Poi i nostri nuovi Ospiti potranno andare a riposare al Modo Hotel, in attesa, per molti di loro, di decidere le future destinazioni nel nostro Paese.
Una missione condotta con un duplice scopo: all’andata, sono stati portati al confine ucraino generi alimentari e tutto ciò che manca. Coperte, medicinali, prodotti igienici.
Al ritorno, il “passaggio” verso la normalità e la serenità possibile.
Ma guardiamo il filmato realizzato pochi minuti fa, per capire qualcosa di più di questa missione umanitaria.
Quello di questa sera è stato un momento bello. Abbiamo visto un filantropo che non ha bisogno di presentazioni, il Dottor Sergio Cavagliano di Caresana, con le lacrime agli occhi.
Impossibile dimenticare quell’arrivo del primo contingente di richiedenti asilo nel nostro Paese, proprio al Castelletto di Caresana, la tenuta che Cavagliano mise da subito a disposizione per l’accoglienza, in quel 22 marzo 2014.
Allarme, ma nessun danno alle persone, per un principio di incendio che ha interessato un fabbricato industriale dismesso in area ex Montefibre in Corso Rigola.
Nel tardo pomeriggio di oggi, 9 marzo, i Vigili del Fuoco sono accorsi presso l’immobile che è situato nei pressi della Sede operativa delle Poste.
Dal tetto si levava un fumo nero che ha impensierito i residenti nella zona.
In attesa che le Autorità completino gli accertamenti in corso, nulla emerge di preciso in ordine all’origine del sinistro, nemmeno per escludere l’ipotesi dolosa.
Tutto si è risolto in poco tempo.