VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli

Primo Maggio di nuovo “in presenza” oggi a Vercelli ed in tutta la provincia.

In città la manifestazione è persino partita con mezz’ora di anticipo sulla tabella di marcia. Alle 10, dunque, ritrovo “al solito posto”, davanti al Bar Principe e subito si sfila in corteo verso Piazza Municipio dove, ovviamente, si arriva prima e si finisce prima.

Accompagna la cerimonia la musica offerta dalla sempre apprezzata Banda di Crescentino.

Il filmato che, insieme alla gallery, abbiamo messo a repertorio, dice, anche in questa occasione, di un desiderio comune e condiviso per ricominciare.

Anche, forse, per mettere a riportare al centro della riflessione di tutti, con rinnovata e maggiore convinzione, i temi conosciuti, così come quelli inediti, con i quali ci siamo trovati alle prese in questa nuova fase della nostra storia.

Se la sicurezza sul lavoro è al primo posto (tra i problemi irrisolti) e le situazioni di crescente precarietà e approccio “selvaggio” al lavoro come “merce” e valore d’uso non possono che risultare aggravanti, oggi ci si misura anche con contraddizioni nuove, che si sono aperte in questo periodo, certamente non ordinario.

Ne parlano – dopo l’introduzione, a nome dei Sindacati Confederali, di Carlo Rivellino della Cisl – sia l’oratore della giornata, il Segretario regionale Uil Feneal, Giuseppe Manta (integrale, tra poche righe, in forma scritta, il suo intervento), sia, in conclusione, Valter Bossoni, Segretario della Camera del Lavoro di Vercelli.

Ed è a Bossoni che tocca fare rilevare con forza il paradosso di una Sanità pubblica ove ancora riecheggiano i dovuti e giusti tributi per l’abnegazione, talvolta davvero fino all’eroismo, di tutti gli Operatori: Medici, Infermieri, Oss.

Ma che si appresta – è qui il paradosso – in Piemonte a non rinnovare i contratti a termine perfezionati con tanti lavoratori proprio nel corso dell’emergenza Covid.

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Non sono gli unici problemi nuovi – dal punto di vista dei diritti dei Lavoratori ed a parere di molti – con cui la pandemia ha costretto tutti a misurarsi.

Nel corso degli ultimi mesi si sono registrati veri e propri eccessi, fino ad ora del tutto inimmaginabili come, ad esempio, l’espulsione in massa e sulla base del mero dato anagrafico, cioè in modo “orizzontale”, come una falce messoria che cali sulla platea degli occupati, di tutti i lavoratori ultracinquantenni che avessero rifiutato la pratica vaccinale.

Salvo poi, da parte dello stesso fondamentalismo burosanitario che tale novità aveva concepito, fare una rapida retromarcia, forse dovendo prendere atto dell’elevata consistenza numerica del fenomeno costituito dal rifiuto al vaccino.

Una violenza messa in atto dal “sistema”, sorda e tetragona a qualsiasi istanza di mitigazione che, pur in situazioni ove è stato difficile per tutti tenere la barra al centro e vigilare sulle basi logiche dei provvedimenti, non può essere considerata alla stregua di uno svarione inevitabile: certo non si è trattato di un bell’esempio.

Un dolore inferto con fredda determinazione a persone che non hanno colpa alcuna, se non quella di rifiutare di sottoporsi a pratiche vaccinali le cui ipotesi di rischio ancor oggi non sono confutate in modo persuasivo.

E, tuttavia, persone private d’un colpo sia del lavoro, sia della retribuzione, fondamentale per il sostentamento proprio e della famiglia. Una cosa semplicemente mai vista, almeno nel mondo occidentale.

Anche da questo punto di vista, si spera nel ritorno ad una unanimemente auspicata “normalità”.

Ora vi lasciamo con il video, la gallery: dopo le fotografie, il testo dell’intervento di Giuseppe Manta.

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PROLUSIONE UFFICIALE PER LA CELEBRAZIONE DEL 1 MAGGIO A VERCELLI,

A CURA DEL SEGRETARIO REGIONALE FENEAL – UIL,  GIUSEPPE MANTA

Buongiorno a tutti,

Un saluto a tutte le lavoratrici ed i lavoratori, agli studenti ed ai pensionati, a tutti coloro che oggi festeggiano il primo maggio.

Ci troviamo in piazza dopo due anni difficili in cui abbiamo dovuto convivere con una pandemia ed oggi ci troviamo con un conflitto in Europa che spaventa sia noi che la nostra economia.

Per questo motivo lo slogan di quest’anno è AL LAVORO PER LA PACE!

E’ un percorso difficile ma tutti si devono adoperare perché questo accada.

Purtroppo ad oggi i conflitti ad alta intensità nel mondo sono ben 23, oltre all’ultimo che è quello che ci terrorizza di più bisogna ricordare il conflitto in Siria che dura da ben 11 anni, nello Yemen dove si ha la più grave crisi umanitaria del mondo con 19 milioni di persone che soffrono la fame, la maggior parte bambini. Conflitti che si susseguono in Etiopia, Mozambico, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Afghanistan, Medio Oriente… questi sono i luoghi di scontro più cruenti.

Gli anni appena trascorsi hanno segnato un’epoca del tutto inaspettata, una crisi internazionale da cui ci preparavamo ad uscire ma che, nel frattempo, con la guerra in corso, minaccia di travolgerci di nuovo in maniera ancora più catastrofica.

Nessuno di noi nel gennaio di due anni fa avrebbe mai predetto quello che solo poche settimane dopo avvenne. Nessuno avrebbe mai potuto solo immaginare il mondo in lockdown, i morti, gli ospedali pieni, il distanziamento sociale, il blocco dei viaggi, la paura dei contagi, la corsa ai vaccini.

La pandemia di Covid-19 ha sconvolto le nostre vite con un impatto enorme sulla società e sull’economia. In questi drammatici mesi abbiamo capito che quello che accade dall’altra parte del globo interessa anche noi, che il pericolo sia esso economico, sanitario o qualunque sia può arrivarci addosso senza preavvisi.

Da inizio pandemia, marzo 2020, a gennaio 2022 il numero dei morti in più causati dalla pandemia, rispetto a qualsiasi altra causa, rispetto alla media 2015-2019, è stato di 178 mila decessi (Dati Istat).

L’Italia è stato il primo paese occidentale in cui il governo ha imposto un regime di rigoroso lockdown, con limiti rigidi a mobilità, attività economiche e interazioni sociali. L’intervento drastico ha influito notevolmente su economia e società, e non è stato criticato pesantemente, ma ha sicuramente impedito che molte più persone si ammalassero e morissero e che il sistema sanitario già precario si trovasse al collasso.

La Pandemia ha portato a forti cambiamenti all’interno del mercato del lavoro, connessi alla riorganizzazione dell’attività lavorativa e della produzione. Non va dimenticato il ruolo fondamentale che unitariamente il sindacato ha giocato nella gestione dell’emergenza, garantendo la tenuta sociale ed assumendosi precise responsabilità.

Con i protocolli sottoscritti tra CGIL CISL UIL e il Governo, lavoro e salute non sono stati mai contrapposti, sono state tutelate le attività essenziali e i lavoratori hanno potuto riprendere gradualmente il lavoro grazie a precise misure anti – covid e di contenimento del contagio ed al ricorso massiccio allo smart working per chi poteva svolgere il lavoro a distanza.

La perdita dei posti di lavoro con la chiusura di migliaia di aziende è stata in una prima fase contenuta con il blocco dei licenziamenti e l’attivazione della cassa integrazione, sebbene il lavoro abbia poi inevitabilmente subito una brusca frenata, soprattutto per le donne e i giovani. In particolare il 2021 sarà ricordato si come l’anno della crescita del Pil al più 6,3 %, ma anche come l’anno dei licenziamenti di massa.

Anche il territorio vercellese è stato colpito soprattutto nel settore del commercio e del manifatturiero.

Quasi un giovane su quattro di età compresa tra i 15 ed i 29 anni non studia e nemmeno lavora, quasi il 23% dei ragazzi al di sotto dei 30 anni.

Un indicatore di un malessere preoccupante che sebbene in calo rispetto al 2020 resta al di sopra dei livelli pre pandemici. E segna un primato negativo dell’Italia rispetta agli altri paesi della UE.

Il 14,2 % dei minori italiani vivono in povertà assoluta, il 17,1 % dei ragazzi della scuola primaria sono rimasti senza DAD durante il lockdown.

La pandemia ha accentuato la distanza tra nord e sud ed ha creato disagi psicologici per 220.000 adolescenti.

Le politiche giovanili nel nostro paese che continua ad invecchiare hanno di rado ricevuto attenzioni prioritarie e risorse adeguate, è giunto il momento di cambiare strategia.

È pur vero però che la ripresa economica sta ripartendo. Per la prima volta, dopo anni di bassa crescita e in ultimo la crisi generata dalla pandemia, l’Italia è tornata tra i principali Paesi Ue in termini di sviluppo. A questo risultato ha contribuito fortemente il settore delle costruzioni che con tutte le attività collegate arriva a rappresentare il 22% del Pil, attivando una filiera collegata a quasi il 90% dei settori economici, in grado di generare l’effetto propulsivo più elevato sull’economia tra tutti i comparti di attività industriale.

Una ripresa che però rischia di essere frenata da una serie di criticità derivanti da caro materiali e dall’aumento smisurato dell’energia e del gas.

Sotto la spinta della guerra e del caro energia la Cassa Ordinaria e Straordinaria è tornata a crescere. La differenza tra marzo 2022 e marzo 2021 segnala un aumento delle richieste Cigo del 20,9% e della Cigs del 21,89%, numerose sono le richieste del settore edile.

Non si intravede ripresa invece per l’equità e la giustizia sociale. La pandemia ha inferto profonde ferite sociali, economiche, umane, creato disagi e sofferenza, povertà e diseguaglianze su scala globale rendendo evidente la debolezza del nostro sistema sanitario e sociale, ma anche politico.

Non è più sopportabile che lavoratrici e lavoratori vivano con contratti instabili e precari e che il nostro mercato del lavoro sia connotato da carriere frammentate, discontinue e con bassi salari.

Questo paese ha un grande bisogno di una scossa contro le disuguaglianze. L’invasione dell’Ucraina non ci aiuta, la crescita dell’inflazione cominciata già prima della guerra agisce di più sulle fasce più vulnerabili. Le disuguaglianze rischiano di aumentare ulteriormente. Il PNRR ci può aiutare ma non può bastare.

Il 2021 si è chiuso positivamente ma mancano all’appello circa 850 mila posti di lavoro rispetto all’anno pre-pandemia. Quindi si segnala un aumento di persone in cerca di occupazione ed anche, purtroppo, un numero molto elevato di inattivi che continua a superare i 13 milioni.

È necessario cambiare modello economico e promuovere una Politica economica redistributiva più giusta che possa ridurre le disuguaglianze e garantire un futuro ai nostri giovani. Con la spinta del PNRR, nei prossimi cinque anni, l’occupazione potrebbe crescere fra 1,3 e 1,7 milioni di unità, a seconda dello scenario economico preso a riferimento.

Entro il 2026 andranno realizzati tutti gli investimenti previsti dal piano di ripresa e resilienza (PNRR). Non possiamo permetterci di fallire e sprecare l’ultima grande occasione di far tornare l’Italia su un percorso di crescita stabile, in una dimensione economica e civile più giusta ed inclusiva. Molti danno per scontato che il Piano di Rilancio e Resilienza che gestirà questa spesa dovrà portare un aumento duraturo della crescita dell’economia, facendoci uscire dalle secche della crescita quasi zero dell’ultimo ventennio ma se spesa male questa montagna di soldi potrebbe addirittura ostacolare la crescita.

Occorre dotare le PA di tecnici in grado di attuare e monitorare il piano. I soldi vanno spesi presto ma anche e soprattutto bene se vogliamo cambiare le cose. Su questo è importante tenere alta la guardia e valutare i fatti più che le parole.

Come già detto nel frattempo una nuova minaccia incombe sulle nostre vite, la guerra tra la Russia e l’Ucraina. Anche questa volta l’Europa sta dando prova di unità, con risposte immediate e unanimi. La solidarietà che ha caratterizzato la prima ondata della pandemia sta riemergendo con forza oggi di fronte all’ondata di profughi che si sta riversando nei paesi europei ma occorre mettere in campo azioni sempre più mirate per ridurre al massimo le ripercussioni sociali, economiche e sanitarie e i danni ancor peggiori di una terza guerra mondiale.

Comincia a farsi largo la consapevolezza che i riflessi dell’invasione russa in Ucraina sulla globalizzazione saranno molto più larghi e strutturali di quanto abbia causato il Covid anche nelle sue fasi più acute di blocco della mobilità.

È evidente che lo sviluppo dei commerci da solo non assicura il mantenimento della pace e ci si chiede se è prudente che le società ‘aperte’ conducano normali relazioni economiche con quelle autocratiche, come Russia e Cina, che abusano di diritti umani, mettono in pericolo la sicurezza e diventano più minacciose quando si arricchiscono.

Diventa urgente diversificare le fonti di approvvigionamento delle materie prime e energetiche e ridurre al massimo la nostra dipendenza dalle forniture asiatiche e russe.

L’aumento costante dei prezzi di beni e servizi non è un problema secondario e rischia di intaccare i salari e diminuire la domanda modificando le stime di crescita per il 2022 e il 2023, e portando la Banca Centrale Europea a rivedere le proprie strategie di politica monetaria.

Il conflitto ha abbassato la stima del PIL globale ed anche quello italiano, quello globale si attesta ad un +3,6% rispetta al +4,4% preventivato a gennaio.

Con una economia tipicamente manufatturiera ed una maggiore dipendenza dalle forniture di gas russo, l’Italia (insieme alla Germania) è uno dei paesi europei a pagare il conto più salato del nuovo shock. La previsione per il PIL italiano scende al 2,3% ben 1,5% in meno rispetto alla stima di inizio anno.

Sono già due anni, infatti, che registriamo una riduzione del potere reale d’acquisto dei salari.

Ora l’impennata dell’inflazione e l’aumento dei costi dell’energia stanno determinando un netto peggioramento della situazione. Ma è chiaro che un ritorno all’austerità non è la soluzione e la pandemia ha mostrato che quel modello economico non è più sostenibile. Occorre invece promuovere un modello di sviluppo differente che non prescinda dalla lotta alla povertà e alle diseguaglianze. La pandemia ha modificato l’agenda europea ed è emerso forte il messaggio di andare oltre il PIL, verso un modello economico sostenibile e al servizio del benessere delle persone.

Inoltre non si ferma la strage sui posti di lavoro ma anzi peggiora ogni giorno di più. Una vera e propria emergenza nazionale che merita un impegno concreto per sensibilizzare tutti su una strage quotidiana e non degna di un paese civile come il nostro.

Secondo i dati Inail nel 2021 più di 3 persone sono morte ogni giorno nell’esercizio della propria attività lavorativa.

– 555.236 le denunce di infortunio sul lavoro: +0,2% rispetto al 2020,

– 1.221 delle quali con esito mortale: di cui 131 nelle costruzioni,

– 55.288 le patologie di origine professionale denunciate: +22,8% rispetto al 2020,

– 377 casi mortali nella fascia di età tra i 55 e i 64 anni di età.

Un quadro che mostra drammaticamente quanto la sicurezza sul lavoro sia un tema attuale e che va affrontato con assoluta urgenza per garantire un futuro dignitoso alle persone.

Bisogna essere decisi a continuare a lavorare per garantire a tutti i lavoratori, il diritto di lavorare in salute e in sicurezza, tramite, la contrattazione ad ogni livello da un lato, e l’azione politica sindacale dall’altro, al fine di ottenere soluzioni normative che garantiscano sempre meglio il rispetto di tale diritto.

Non dimentichiamolo mai: la Sicurezza sul Lavoro è strettamente collegata alla Legalità!

Ognuno ha il diritto di lavorare in un mondo del lavoro sicuro, meno precario ed un salario dignitoso!

Buon 1 maggio a tutti voi ed alle vostre famiglie!

 

 

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Si è riservato.

Chi non l’avesse ancora capito, non avrebbe che da leggere il comunicato stampa diramato, a valle della riunione dell’Assemblea dei Soci di Asm Vercelli spa, dall’Ufficio stampa di Iren spa.

Non poniamo a rischio il tasso glicemico del Lettore, pubblicandolo integralmente.

La melassa di cifre mirabolanti, che Iren protesta siano destinate al territorio racconta, peraltro, anche dei 14 milioni di euro dati all’Impresa Bertini di Varallo per costruire l’impianto di pallet in Via Libano a Vercelli.

Il legno di scarto (100 mila tonnellate l’anno, provenienti da tutta la Pianura Padana) con la sua formaldeide a Vercelli, i milioni di euro ai costruttori valsesiani.

La chiamano “economia circolare”: e, per circolare, circola.

Iren è anche questo: sa parlare i linguaggi giusti.

Peraltro, così come solitamente facciamo, tutto il documento di bilancio, sia di Asm Vercelli, sia di Atena Trading, sarà messo a disposizione dei Lettori non appena reperibile alla Camera di Commercio: meglio leggere direttamente.

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Ciò che conta, però, nel comunicato, è che, per ben quattro volte, si dica che gli attuali Amministratori di Corso Palestro di nomina comunale (Angelo D’Addesio, Antonio Prencipe, Daniele Baglione) sono in regime di prorogatio.

Ecco uno dei quattro passaggi:

“Con l’approvazione dei risultati al 31 dicembre 2021 si è concluso il mandato del Consiglio di Amministrazione in carica. L’Assemblea degli Azionisti ha provveduto a nominare i quattro componenti del Consiglio di Amministrazione spettanti ad Ireti S.p.A., che rimarranno in carica per gli esercizi 2022/2023/2024, mentre i tre componenti di competenza della Città di Vercelli non sono ancora stati nominati e, pertanto, restano provvisoriamente in carica in regime di prorogatio i tre consiglieri nominati dalla Città nel 2019”.

Provvisoriamente in carica”, dunque perché “non sono ancora stati nominati” e quindi sono “in regime di prorogatio”.

Ma andiamo con ordine.

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I componenti del CdA di Asm Vercelli spa restano in carica per un triennio, così come dispone lo statuto sociale.

Il primo giro di nomine nel 2019, non appena cambiato il timoniere di Piazza Municipio.

Quando arriva, il “Pirata” designa i tre Amministratori di sua competenza.

Oggi che succede?

Succede che i rapporti tra i Soci (Iren e Comune) non sono mai stati così critici.

Anche se ancora pochi si espongono e lo ammettono apertamente, si amplia la schiera di coloro che incominciano a considerare Iren “il nemico” del territorio.

Il rapporto predatorio del colosso di Corso Svizzera non è nemmeno più tenuto sotto traccia: chi conosca le dinamiche interne aziendali vede giorno dopo giorno l’involucro di Corso Palestro svuotarsi di risorse che sono accentrate a Torino.

Ma sulle scelte strategiche anche Torino è progressivamente sottomessa all’orbita romana: così hanno voluto Pd e 5Stelle, nel corso degli ultimi anni.

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E coloro che hanno capito come da Iren sia necessario difendere il territorio, incominciano a pensare che è davvero ora di vendere quel residuo 40 per cento di azioni di Atena Asm ancora in portafoglio a Palazzo Civico: valore “da libro”, circa 48 milioni di euro.

Ma per ora è meglio non divagare e stare al punto.

Non senza avere, peraltro, mancato di richiamare una circostanza che, per verità storica, deve sempre essere tenuta presente: la (s)vendita di Atena ad Iren è tutta e solo opera delle Amministrazioni di Centrosinistra.

Nè l’attuale Corsaro III, nè le precedenti ne possono niente.

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Il modo con il quale Asm onora (?) gli impegni contrattuali sul versante rifiuti, oltre a non essere più tollerabile in senso oggettivo, finisce per essere la spia di come la stessa Iren potrebbe comportarsi se entrasse – per i prossimi 30 anni – in possesso della rete idrica: gli acquedotti.

Non raccolgono i rifiuti che sono per strada e danno la colpa ai cittadini, chiamandoci anche incivili.

La storia si ripete.

Perché il compito di Iren – Asm è quello di pulire, non di educare.

Oggi 28 aprile in Corso Rigola a Vercelli

La guerra tra incivili e inadempienti la perdono soltanto le persone per bene.

Il compito di promuovere maggiore responsabilità e vigilare sui conferimenti impropri è del Comune.

Iren pulisce?

Il Comune vigila e sanziona?

Il “vantaggio” (paradossale) dei rifiuti lasciati per strada, però, è che si vedono.

Mentre, se la depurazione dell’acqua degli acquedotti fosse fatta, sempre per risparmiare ed aumentare gli utili, contraendo i costi, non si veddrebbe niente finchè la gente non si accorgesse di avere i batteri nella pancia.

Ma, come abbiamo visto, la “fortuna” delle lacune nella raccolta rifiuti è che l’immondizia in strada si vede.

Così la gente protesta e, presto o tardi, qualcuno li va a togliere.

Anche se il Personale è sotto organico.

Perché Asm deve risparmiare.

Così fare più utili.

Una parte dei quali va al Comune.

Più immondizia resta per strada, nei cortili del condomini, in giro, più il Comune incamera utili.

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Il cittadino paga la Tari, il Comune paga la fattura ad Asm (9 milioni di euro l’anno) ed è chiaro che

Ricavo – spesa = guadagno

Lo insegnano alle scuole elementari.

I 9 milioni sono costanti e sicuri.

Se non si assume il Personale per pulire, si risparmia, la spesa diminuisce e il guadagno cresce.

Appunto: (ricavo – spesa) = guadagno.

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Il Comune deve anche vigilare sul rispetto del contratto.

La cosa sempre stupefacente è che si trovi sempre, tempo per tempo, qualche politico disposto ad avallare la tesi per cui la colpa dell’immondizia in strada sarebbe degli incivili e non degli inadempienti.

E forse anche questo è un derivato della capacità di Iren di parlare a ciascuno la lingua giusta per farsi capire.

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Pare, però, che negli ultimi mesi qualcosa si sia rotto nell’equilibrio apparente dei rapporti tra Soci, forse anche e proprio perché ormai la gente è talmente stufa di stare con i bidoni traboccanti, i mobili in strada, l’immondizia che per intere decadi staziona nei cortili, che i rischi di impopolarità aumentano.

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Così l’attenzione, da tempo, si è appuntata anche sul ruolo che hanno i componenti del CdA di Asm Vercelli spa di nomina comunale.

Perché – il senso della riflessione è questo – sarebbero proprio loro, quanto meno nell’immaginario collettivo a dover “battere i pugni sul tavolo” per esigere che Asm Vercelli rispettasse tutti i contratti e, naturalmente, tra questi, anche quello con il Comune di Vercelli per il servizio di raccolta rifiuti.

E’ persino ovvio che l’Amministratore non può né tollerare che l’Azienda abbia croniche difficoltà nel rispetto delle pattuizioni contrattuali con chicchessia, né esigere un’attenzione particolare per il contratto con il Comune, salva (e iuxta modum) la evidente considerazione che si tratta di un accordo particolarmente vantaggioso e, soprattutto, ottenuto senza gara d’appalto proprio perché il Comune stesso è Socio dell’azienda: insomma, niente di più, ma anche niente di meno, del comprensibile riguardo che si può tributare al Cliente importante.

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Pur considerando tutto ciò, si sarebbe definito, nelle scorse settimane, un giudizio di sostanziale difficoltà degli attuali Amministratori di nomina comunale a rappresentare ciò che il Comune stesso si aspetterebbe da loro.

Sicchè c’è chi parla con insistenza di turn over e, se il Sindaco ha così a lungo tergiversato, senza né confermarli, né sostituirli, ciò non fa che avvalorare i referti di coloro che parlano di discussioni sul punto molto accese.

Sarebbero al lavoro – mutatis mutandis – le mitologiche Parche e non mancherebbe la Atropo di Palazzo Civico, sempre pronta a recidere il filo.

Come detto, forse perchè non sa che pesci pigliare, il Pirata si è riservato.

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Da un lato, quindi, l’esigenza di fare in modo che Asm Vercelli spa rispetti il contratto di raccolta rifiuti e nettezza urbana corrente con lo stesso Comune – Socio.

Dall’altro lato, il problema politico rappresentato dalla eventuale sostituzione dei tre attuali Amministratori.

D’Addesio e Prencipe hanno dalla loro una chanche di tipo generazionale.

Il primo è coscritto di Gino Tarricone, il che gli assicura un allineamento con il Presidente dell’Organo di Controllo della stessa azienda.

Il secondo è coscritto di Andrea Corsaro e scusate se è poco.

Chi non ha profili curricolari come i precedenti, Daniele Baglione, risulterebbe privo di tutele di qualche peso.

Si vedrà nei prossimi giorni cosa succederà.

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Intanto, ieri (27 aprile), nel corso dell’Assemblea dei Soci (di cui, come detto, pubblicheremo il verbale non appena reperibile in Camera di Commercio), ha lasciato tutti stupiti la dialettica del nuovo Amministratore Delegato di Asm Vercelli, Paolo Torassa, che, forse per dimostrare in quale considerazione tenga il Socio Comune, rappresentato per l’occasione dal Sindaco, si sarebbe avvalso di quelle espressioni che gli devono essere sembrate idonee a manifestare riguardo per l’interlocutore ed impegno a fare bene.

Posted in Trippa per i gatti

Sarà presentato all’Assemblea dei Soci che si terrà oggi, 27 aprile, con inizio ad ore 14,30, il nuovo Amministratore Delegato di Asm Vercelli spa, Paolo Torassa.

Torassa, 54 anni, Ingegnere Elettronico, è Direttore Tecnico di Ireti, la società del Gruppo Iren e nel suo curriculum figurano importanti incarichi in Geodata ed in Fiat Engineering.

Anche quest’anno il CdA di Asm Vercelli spa ha proposto di distribuire ai Soci soltanto una parte (50 per cento) dell’utile di esercizio e pare ormai sicuro che, anche quest’anno, così come i due precedenti, il Comune di Vercelli abbia chiesto che sia distribuito tutti il dividendo.

Posted in Economia

Cari Lettori,

il rinnovo del sito internet sul quale è pubblicato VercelliOggi.it è ormai pressochè completato.

Restano alcune cose da mettere a punto, soprattutto per quanto riguarda le ricerche d’archivio e qualche particolare nella grafica, ma il grosso è fatto.

La nuova versione, mobile friendly, ha immediatamente assicurato un incremento delle visite, soprattutto da dispositivi mobili, oltre alla migliore tenuta in caso di picchi di accessi.

Il costo di questo intervento che, dopo oltre 12 anni dall’inizio delle pubblicazioni (5 gennaio 2009) era ormai indispensabile, è di circa euro 6.550,00 oltre IVA.

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Grazie di cuore.

Posted in Mondi Vitali

Fratel Luigi Bordino, Don Carlo Gnocchi, Don Secondo Pollo, Teresio Olivelli.

Quattro esempi di Santità che hanno camminato insieme agli Alpini, condividendo sofferenze e, come nel caso di Don Secondo, offrendo la vita in olocausto.

Una splendida iniziativa, dunque, quella di un gruppo di Penne Nere: camminare sulle orme che loro hanno lasciato nei rispettivi territori d’origine, come testimonianza di una sequela che si fa simbolo anche per come sa farsi storia, nella dimensione feriale del “pellegrinaggio” terreno, presagio di quello celeste.

Come sempre nel mondo Ana (l’associazione nazionale alpini, fondata più di un secolo fa), un’iniziata non disgiunta da un concreto obbiettivo di solidarietà: dotare di un ascensore esterno l’abitazione di due ragazzi disabili gravi: i loro genitori, ormai anziani, non riescono più a trasportarli.

La stupefacente e “naturale” intuizione che sta lungo l’orizzonte valoriale dell’associazionismo alpino è proprio tutta qui: ricordare i morti, aiutando i vivi.

Oggi, 21 aprile, il cammino – iniziatosi il 18 scorso – ha incrociato le strade di Don Secondo Pollo.

Il video che fa parte di questo servizio fa parlare i protagonisti.

Che seguiremo anche domani, venerdì, quando arriveranno a Verolengo, per il “passaggio del testimone” da Don Secondo a Fratel Bordino.

Ma ecco alcune note che illustrano meglio i contorni dell’iniziativa.

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L’Associazione Nazionale Alpini oltre ad aver deposto numerosi monumenti in pietra per “non dimenticare” i propri Caduti, ha saputo nella sua centenaria storia animare la memoria dei morti anche con gesti concreti di solidarietà verso i più deboli e bisognosi con il motto “Ricordiamo i Morti Aiutando i Vivi”.

Proprio negli anni in cui gli Alpini gettavano le fondamenta della struttura per l’attuale organizzazione di Protezione Civile, nel 1975 gli stessi fondavano la Casa degli Alpini di Endine Gaiano (BG) aprendo la strada ad una serie di iniziative per il supporto delle fasce di popolazione più fragili e spesso dimenticate. Ancora oggi gli Alpini in tutta Italia e nel mondo sono coinvolti in opere di solidarietà che si materializzano in forme diverse.

Tra le numerose attività in essere a favore delle persone portatrici di disabilità, gli Alpini della Sezione di Bergamo organizzano da alcuni anni presso i Colli di San Fermo a Grone (BG) un’iniziativa che raccoglie per una giornata in montagna i bambini, ragazzi, giovani e adulti diversamente abili della Provincia di Bergamo. L’edizione del 2019 (gli eventi del 2020 e 2021 sono stati realizzati in forma ridotta causa Covid) ha visto l’adesione di oltre 30 strutture sociosanitarie che si occupano, a titolo diverso, della presa in cura di persone affette da importanti compromissioni neuro-psicomotorie e la presenza di più di 500 partecipanti. L’iniziativa “insieme con un passo diverso” è stata anche il motore trainante, forse usando un linguaggio più caro agli Alpini dovremmo dire “mulo”, per stimolare altre attività di condivisione e di sostegno del mondo della disabilità, coinvolgendo gli operatori, le strutture e le istituzioni. Sulla base dei rapporti tra le persone coinvolte e grazie alla sensibilità che si è creata, è stato realizzato dagli Alpini bergamaschi sempre ai Colli di San Fermo un percorso accessibile ai disabili che termina ad una terrazza belvedere ai piedi del Monte Ballerino a 1275 m.

In occasione dei 100 anni di fondazione dell’Associazione Nazionale Alpini e dei 10 anni della beatificazione di don Carlo Gnocchi, gli “Amis della baracca”, un gruppo di Alpini iscritti in Gruppi e Sezioni diverse che vivono la loro “alpinità” con una attenzione speciale rivolta verso il prossimo seguendo l’insegnamento e i valori promossi dal Beato don Carlo Gnocchi, hanno dato vita ad una iniziativa speciale denominata “10×10”. Obiettivo della manifestazione era quello di celebrare le due speciali ricorrenze promuovendo una serie di attività allo scopo di mantenere viva la figura del Beato don Carlo Gnocchi e legarlo alle ricorrenze dell’Associazione Nazionale Alpini. Tra le diverse attività organizzate, una citazione particolare merita “In cammino col Beato”, una camminata benefica accompagnata da una reliquia del Beato don Gnocchi che è partita da Edolo e dopo oltre 250 km ha visto il suo arrivo a Milano presso il Santuario del Beato don Gnocchi in occasione della Adunata Nazionale. La camminata ha permesso nel contempo di raccogliere i fondi per l’abbattimento delle barriere architettoniche dell’accesso all’abitazione di Manuel, un bimbo affetto da una grave patologia debilitante di Siziano (PV).

In questo contesto il libro “ALPINI DI DIO” curato da Mons. Angelo Bazzari, presidente onorario della Fondazione don Carlo Gnocchi, ha permesso agli Alpini di riconoscere attraverso la testimonianza di quattro vite straordinarie, il senso più profondo dei valori delle Penne Nere, primo fra tutti il donarsi agli altri. Don Carlo Gnocchi, Don Secondo Pollo, Fratel Luigi Bordino e Teresio Olivelli sono personalità che appartengono agli Alpini, non solo per la loro divisa grigioverde e l’identità alpina, ma in quanto autentici testimoni del valore della Vita. Una vita spesa fino all’ultimo per gli ultimi, dei veri e propri maestri di solidarietà umana e carità cristiana. Due sacerdoti, un religioso e un laico che hanno in comune una straordinaria umanità e che attraverso percorsi e calvari diversi raggiungono infine un’unica meta diventando così eroi della patria, santi di Dio e fratelli di ogni uomo percosso e denudato dal dolore. Quattro figure di Alpini animate da uno straordinario coraggio che hanno saputo andare oltre le difficoltà e con il loro sacrificio rappresentano l’esempio credibile di una vita riuscita. Un esempio che a dispetto del tempo è assolutamente contemporaneo e che merita di essere promosso e mantenuto vivo, soprattutto fra le giovani generazioni.

Nell’ultima frase dell’introduzione del libro balza all’occhio: “…don Pollo, don Carlo Gnocchi, fratel Luigi Bordino e Teresio Olivelli sono stati “soldati della bontà. A noi la sfida per onorarli, ma soprattutto imitarli.”.

Un messaggio forte, importante e oltremodo significativo che non poteva cadere nel vuoto. Nasce così, a fronte di questa provocazione, l’idea dei Gruppi Alpini delle Zone Basso Sebino, Val Calepio e Valle Cavallina della Sezione di Bergamo di onorare i quattro Beati organizzando una camminata tra le terre lombarde e piemontesi che rappresentano le loro origini e i teatri della loro operatività.

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L’ORGANIZZAZIONE E IL PERCORSO

IN CAMMINO CON GLI ALPINI DI DIO”: questo è il nome dell’iniziativa.

Attraverso la camminata che toccherà i luoghi significativi dei quattro Beati, il percorso si propone di creare momenti di comunione, memoria e di riflessione, coinvolgendo in questo progetto tutte quelle realtà religiose e associative che ruotano intorno alle figure dei quattro Beati. Si cercherà di diffondere quel messaggio di carità cristiana e solidarietà umana che ha contraddistinto le vite dei “Santi Alpini”.

“La solidarietà – diceva Giovanni Paolo II – non è sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siano veramente responsabili di tutti”.

Attraverso una camminata a tappe di circa una settimana si desidera toccare i luoghi simbolici e significativi nell’ambito della vita dei quattro Beati e lungo il percorso saranno incrociati i punti che hanno segnato una parte della storia dell’Associazione Nazionale Alpini.

La partenza avverrà dal belvedere al Monte Ballerino presso i Colli San Fermo a Grone (BG) a 1275 m e scendendo verso Bergamo si farà tappa alla Casa degli Alpini di Endine Gaiano (BG). Successivamente, dopo una significativa sosta presso la sede della Sezione ANA di Bergamo, si prenderà la via verso il Santuario del Beato don Carlo Gnocchi a Milano. Il percorso passerà per Villa d’Adda dove è sepolto Aldeni Sperandio, l’Alpino che, per intercessione di don Gnocchi, ebbe miracolosamente salva la vita, e per Cassano d’Adda (MI), dove sarà reso omaggio alla figura del Gen. Giuseppe Perrucchetti, fondatore del Corpo degli Alpini.

Entrando nella città di Milano si sosterà presso la Sede Nazionale dell’ANA in via Marsala e in Galleria Vittorio Emanuele II, dove l’8 luglio 1919 da alcuni reduci della Prima Guerra Mondiale fu fondata l’Associazione Nazionale Alpini. Giunti al Santuario del Beato Don Gnocchi i camminatori saranno accolti dal rettore don Maurizio Rivolta che accompagnerà gli ospiti all’altare con l’urna che contiene le spoglie del “papà dei mutilatini”.

Le tappe successive porteranno i camminatori prima a Vigevano presso la Cattedrale dove è stato beatificato Teresio Olivelli e successivamente in terra piemontese in direzione della Cattedrale di Vercelli dove è sepolto il Beato don Secondo Pollo. Il cammino riprenderà in direzione di Torino con tappa a Castelrosso (TO). Nel giorno del sabato sarà raggiunto Castellinaldo (CN), paese natale del Beato Fratel Luigi Bordino che al ritorno dalla Russia qui eresse un pilone votivo alla Madonna Consolata. Meta finale del percorso sarà la Chiesa Grande della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino dove è sepolto il Beato Bordino.

Ad ogni singola tappa sarà organizzato un momento di riflessione dedicato ai quattro Beati Alpini coinvolgendo le realtà locali, Gruppi e Sezioni ANA e i vari enti ed Associazioni ispirati alle loro figure. Il programma specifico delle iniziative che saranno inserite nelle singole giornate è stato definito in base alle disponibilità e indicazioni che sono emerse durante gli incontri organizzativi.

Eventuali proventi dell’iniziativa saranno devoluti a Francesca e Giovanni figli dell’Alpino Raffaele Bertoletti e Marina di Pianico (BG) per la realizzazione di un ascensore esterno presso la propria abitazione.

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In quattro mesi, oltre 130 mila euro di contributi elargiti dal Comune di Borgosesia ad Associazioni ed Enti vari aventi sede (e no), operanti (e no) in città.

Si tratta di due decisioni della Giunta Comunale.

La prima, che dispone sovvenzioni finanziarie relative all’anno 2021, – eccola – impegna circa 40 mila euro in tutto.

Il grosso arriva qualche giorno fa, quando la Giunta presieduta da Fabrizio Bonaccio approva una delibera: contributi per complessivi 95 mila euro, – eccola –.

Inutile dire che la pioggia di soldi (circa 8 euro ad abitante) a due mesi dalle elezioni, abbia fatto inarcare qualche sopracciglio.

Era vezzo doroteo, nella prima Repubblica, scambiare spesa pubblica e consenso politico: la pratica fu poi portata a sistema e perfezionata dai Governi di Pentapartito.

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Principio di incendio, questa mattina, 19 aprile, in Corso Avogadro di Quaregna.

Poco prima delle 11 sono intervenuti i Vigili del Fuoco, allertati perché il tetto di un capannone nei pressi della palestra Fit Active, zona ex Lidl, era attinto da fiamme.

Già gli operai che stavano lavorando al manufatto avevano messo in atto le azioni preventive.

Nessun danno alle persone.

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Si dice Provincia Style.

Perché pare proprio che molte cose apparentemente bisognose di un approfondimento di merito, siano date pressochè come scontate, nell’ambiente professionale e politico da qualche tempo venutosi a creare in Via San Cristoforo a Vercelli.

Dando per acquisita la buona fede di tutti (perché così dev’essere fino a prova del contrario) bisogna rilevare, quanto meno a livello “fotografico”, come, quello di affidare incarichi di lavoro retribuiti anche molto bene a persone del proprio entourage sia cosa ormai diffusa.

L’ultimo dei fatti che si segnalano riguarda due dipendenti della Provincia, entrambi titolari di incarichi “esterni” di lavoro al Covevar, il Consorzio obbligatorio per la raccolta dei rifiuti solidi urbani.

Ma andiamo con ordine.

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Sappiamo che il Consorzio (insieme all’Azienda Farmaceutica di Vercelli) da tempo è al centro di tante attenzioni politiche ed amministrative, perché, invece di assumere proprio Personale direttivo, pare preferisca avvalersi di Tecnici “prestati” da altre Pubbliche Amministrazioni.

I casi sono noti e spesso trattati anche in Aula Consiliare al Comune di Vercelli.

Il Segretario Generale di Palazzo Civico, Dott. Fausto Pavia, è Segretario del Covevar: incarico al di fuori dell’orario di lavoro, con retribuzione “a parte”, di circa 20 mila euro l’anno lordi.

La direzione finanziaria dello stesso Consorzio affidata al Dirigente di settore del Comune Capoluogo, Dott. Silvano Ardizzone, più o meno con le stesse modalità ed importo.

La responsabilità Tecnica di Via Carducci è, invece, da tempo assegnata all’Ing. Marco Acerbo, fino a qualche tempo fa “Posizione Organizzativa” presso l’Amministrazione Provinciale di Vercelli ed ora Dirigente all’ex Collegio dei Barnabiti.

Incarichi, tutti, naturalmente autorizzati tempo per tempo dalle Amministrazioni di appartenenza.

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Da molti anni, come abbiamo visto poco sopra, pare che né il Covevar, né l’Azienda Farmaceutica di Vercelli, riescano, sempre che lo vogliano, a dotarsi di proprio Personale dirigente.

Ma questo, almeno per il caso che occupa oggi, è ancora un altro problema, che qualcuno, un giorno o l’altro, forse affronterà.

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Oggi bisogna parlare di quella che potrebbe guardarsi come una “evoluzione” di questa consuetudine.

Di che si tratta?

Presto detto.

Accade che, al Covevar, nell’esercizio della propria funzione di responsabile tecnico, Marco Acerbo abbia manifestato l ‘esigenza di avvalersi di Personale di supporto, Personale molto qualificato.

Quando queste figure mancano all’interno dell’Ente (in questo caso, appunto, il Covevar) si guarda al di fuori, eventualmente tra i Tecnici di altre Amministrazioni.

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Ed è appunto uno di questi incarichi “accessori” ad avere causato l’inarcarsi di qualche sopracciglio.

In pratica, cosa sarebbe successo?

Un giorno (siamo nel 2020, a gennaio), proprio Acerbo, nella sua qualità di Dirigente Covevar, affida un incarico professionale a due figure, entrambe dipendenti della Provincia.

Il Dirigente, con determinazione n.3 del gennaio 2020, affida a Personale dell’Amministrazione Provinciale (da cui lui stesso proviene) due incarichi professionali.

Per chiarezza, ecco l’Atto integrale, cliccando qui.

Uno retribuito con una somma considerevole: circa 16 mila euro l’anno e l’altro con un impegno economico molto minore.

La destinataria della maggior somma è la Geom. Rachele Mantovani, che in molti a Vercelli conoscono anche come candidata alle ultime elezioni amministrative, nella lista di Forza Italia.

Ma – osservano i critici – Acerbo ha affidato l’incarico ad una persona che, nella vita di tutti i giorni, risiede al proprio stesso indirizzo.

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Questa decisione, come visto, è assunta dal Covevar.

L’incarico non avrebbe avuto seguito operativo, se in Provincia (l’Amministrazione dalla quale dipende anche Mantovani) qualcuno non l’avesse autorizzato.

E questo qualcuno sarebbe stato lo stesso Acerbo, ma questa volta nella sua qualità di Posizione Organizzativa (cioè “capo”) dello stesso Settore nel quale lavora la stessa Mantovani, il 30 dicembre 2019.

Cioè, come pare, prima e preliminarmente, all’Atto.

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Naturalmente, come abbiamo visto, tutto ciò deve essere considerato regolare, fino a prova del contrario.

Così come c’è chi è convinto che sia lecito coltivare, in proposito, aspettative di chiarimenti.

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La Comunità quaronese, si è preparata alla celebrazione della Santa Pasqua con la rappresentazione della Via Crucis.

L’evento è giunto alla 38esima edizione, organizzato dall’Associazione Culturale Amici Del Venerdì Santo in collaborazione con la Parrocchia di Quarona e il Comune.

La processione è stata itinerante per le vie del paese, dove sono stati rappresentati vari quadri.

Partendo da via Zuccone, il corteo dopo aver raggiunto le chiese di San Rocco e Santa Marta, è arrivato all’inizio della mulattiera che ha condotto al San Giovanni al Monte.

Dopo una sosta in chiesa, sono stati messi in scena gli ultimi quadri della Passione di Cristo: Veronica, crocifissione, morte in croce e deposizione nel sepolcro.

La Resurrezione di Cristo ha concluso la commemorazione.

Grande l’impegno dei figuranti che si sono preparati al meglio per rappresentare la via Crucis.

Molto toccante il momento della crocifissione e morte di Cristo, rappresentato da Andrea Zanella.

Al suo fianco i due ladroni, al secolo Roberto Piolti e Fabio Guarnera.

Maria aveva il volto di Manuela Longhi.

Pilato è stato interpretato da Simone Cipolla, mentre il capo delle guardie romane, è stato incarnato da Ugo Zanella.

La funzione religiosa è stata officiata da don Matteo Borroni.

Redazione di Vercelli

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Dalla Polizia di Stato riceviamo il seguente comunicato

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CASA DEGLI ORRORI, RAGAZZINA MALTRATTATA ED ABUSATA SESSUALMENTE. LA POLIZIA DI STATO ARRESTA I GENITORI E 5 CLIENTI.

Giovedì scorso, all’esito di una prolungata e articolata indagine diretta inizialmente dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vercelli e successivamente, per competenza distrettuale, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, la Polizia di Stato ha dato esecuzione a 5 misure cautelari (2 custodie cautelari in carcere, 2 arresti domiciliari e 1 obbligo di dimora nel comune di Vercelli), nei confronti di altrettanti soggetti per i quali sono stati individuati gravi indizi in ordine ai reati di violenza sessuale aggravata su minore infraquattordicenne, sfruttamento della prostituzione minorile e maltrattamenti in famiglia.

L’attività di indagine era partita nel mese di aprile 2021 quando la Squadra Mobile di Vercelli aveva avviato una serie di accertamenti nei confronti di una famiglia di etnia ROM residente nel centro cittadino di Vercelli poiché i genitori erano sospettati di far prostituire la figlia, una ragazzina tredicenne.

Già dalle prime fasi dell’indagine emergeva una situazione di estremo degrado nella quale la ragazzina ed i suoi fratelli, rispettivamente di 1 e 2 anni, risultavano essere totalmente assoggettati al volere dei genitori, costretti a subire maltrattamenti fisici (frustate ed altro) e ad assistere finanche ad agiti sessuali, tenuti costantemente sotto minacce del tipo “ti ammazzo, ti brucio gli occhi”.

Alla luce di questo quadro aberrante i tre minori venivano collocati in protezione, ai sensi dell’art. 403 c.c ed i genitori, un trentanovenne ed una quarantenne, entrambi di origine rumena e con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona, indagati per il reato di maltrattamenti in famiglia aggravati e sottoposti dagli agenti della Squadra Mobile alla misura della custodia cautelare in carcere emessa dal locale G.I.P., in data 5 agosto u.s., su richiesta della Procura della Repubblica di Vercelli.

Il prosieguo dell’indagine consentiva, tuttavia, di ricostruire un quadro ben più grave che portava a ipotizzare che la ragazzina, oltre ad essere costantemente maltrattata, venisse regolarmente “offerta” dai genitori a clienti fidati, spesso anziani vercellesi, in cambio di piccole somme di denaro od altre utilità tra le quali piccole dosi di sostanze stupefacenti.

Venivano quindi denunciati per il reato di violenza sessuale aggravata due clienti abituali che per cifre irrisorie, 20 o 50 euro, pagate ai genitori, avevano abusato sessualmente della minore.

I due, un sessantottenne incensurato ed un sessantasettenne con precedenti per reati sessuali, entrambi vercellesi, venivano quindi tratti in arresto dalla Squadra Mobile, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal locale G.I.P., su richiesta della Procura della Repubblica di Vercelli.

La gravità delle condotte criminali contestate comportava il passaggio per ragioni di competenza,  alla Procura  della Repubblica distrettuale di Torino.

L’indagine permetteva successivamente di dimostrare l’abituale frequentazione sessuale con la minore di altri 4 soggetti, per lo più anziani vercellesi i quali venivano deferiti per il reato di violenza sessuale aggravata.

In particolare, gli indizi di colpevolezza raccolti dalla Polizia di Stato consentivano alla Procura della Repubblica di Torino di richiedere al G.I.P. presso il Tribunale di Torino misure cautelari per tre clienti, oltre che una nuova ordinanza cautelare per il reato di sfruttamento della prostituzione minorile a carico dei genitori, già precedentemente arrestati per i maltrattamenti in famiglia.

Il G.I.P. presso il Tribunale di Torino accoglieva la richiesta della Procura con l’adozione di una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per i genitori, agli arresti domiciliari per 2 clienti e di un obbligo di dimora per un ulteriore cliente.

Nella giornata di giovedì gli Uomini della Squadra Mobile raggiungevano in carcere i genitori e presso le loro abitazioni i clienti, rispettivamente un settantatreenne vercellese incensurato, un diciannovenne di origine rom con precedenti per reati contro il patrimonio ed in materia di stupefacenti ed un sessantunenne vercellese incensurato dove davano esecuzione alle predette misure cautelari.

Tutte le ipotesi di reato contestate dovranno essere confermate all’esito del processo di merito a carico dei presunti responsabili.

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