TRIPPA PER I GATTI / 841 – Uscite dai Municipi con le mani in alto! - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Ma si può stare sicuri che Baglione e Rizzi declineranno l'invito

TRIPPA PER I GATTI / 841 - Dimissioni, unica strada - Due anni di divisioni e contrapposizioni fomentate nelle comunità locali per uno scopo sgamato e bocciato dalla gente

NON conFONDIAMOCI invita i Sindaci della discordia a trarre le conseguenze della sconfitta

Uscite dai Comuni con le mani in alto!

Sembra essere questo il messaggio che il Comitato “NON conFONDIAMOCI” manda ai due Sindaci (uno ancora in carica, l’altro lo è di fatto, Vicario delegato praticamente a tutto) Pino Rizzi e Daniele Baglione.

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Ma andiamo con ordine.

Prima ancora, però, il testo integrale del comunicato che, a botta “tiepida” hanno diramato.

Diciamo “tiepida” e non “calda” perché è stato ponderato per una buona mezza giornata.

Sicchè è chiaro quello che pensano:

Prendiamo atto con soddisfazione dell’esito referendario circa la fusione tra i Comuni di Lenta e Gattinara, dove la prevalenza schiacciante dei NO impedirà la cancellazione dei due Comuni così come sono sempre esistiti.

Lenta continuerà la sua storia e anche Gattinara potrà progredire liberamente nel futuro.

La visione miope del duo Pino e Daniele (Sindaci Rizzi e Baglione) è naufragata clamorosamente sotto il giudizio popolare.

La loro visione del futuro non corrisponde a quella della gente, un grande bagno di umiltà che li riporta con i piedi per terra a leccarsi le ferite.

Per chi come loro, ha investito tutto in questa sciagurata e non voluta fusione, l’unico passo ancora possibile sono le

dimissioni di entrambi.

Non interessa che ruolo in questo momento ricoprano, ma interessa il fatto che si facciano da parte.

Vedremo se avranno il coraggio di assumersi le responsabilità per aver portato e diffuso un clima di astio e tensione nei rispettivi paesi.

Il futuro ha un’altra strada e un’altra visuale.

Noi abbiamo cambiato la visione del futuro.

La sconfitta al referendum ha una risonanza regionale, la nostra vicenda è seguita da tutte le forze politiche e dagli organi istituzionali ad ogni livello.

I tempi per una modifica sostanziale della Legge Regionale che regola le fusioni sono maturi.

La modifica di tale norma è già in itinere e ci auguriamo che tutte le forze politiche regionali la possano condividere, in modo da garantire sempre il rispetto della volontà popolare.

Per ciò che ci riguarda restiamo in attesa della decisione finale regionale che ponga termine alla nostra vicenda.

Abbiamo piena fiducia negli organi istituzionali regionali, che da tempo ci hanno dimostrato la loro vicinanza.

NON conFONDIAMOCI”

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Leggi qui l’articolo preparato per dare conto dei risultati, nella notte tra domenica 8 e lunedì 9 maggio.

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Dunque, Pino e Daniele “a casa”.

Pacifico che non aderiranno all’invito.

Semmai ci fosse bisogno di un indizio in tal senso, la diretta Facebook che ieri, lunedì, il Vice Sindaco di Gattinara ha diffuso

– reperibile cliccando questo link

(15) Facebook Live | Facebook

offre piuttosto l’idea di una protervia che nulla pare concedere all’insegnamento dei fatti: e, del resto, dare torto ai fatti è sempre un rifugio consolatorio, tanto più se ci si ripara entro i confini del rassicurante “metaverso” di Facebook.

Se si ha la pazienza di rivedere il comizietto di Baglione rivolto ai suoi followers, si intuisce o, almeno, si può ipotizzare un’interpretazione: il referendum è andato come è andato perché sono passati due anni da quando l’iniziativa è partita.

Poi viene introdotto l’argomento – che richiama quelle merende a base di cavoli – di una querela mossa da non si capisce chi e poi archiviata: insomma, si è sfiorato l’eroismo.

Nulla lascia trapelare la minima resipiscenza: sarebbero arrivati 11 milioni di euro!

Insomma, un altro brutto scherzo dello specchio fatato di Facebook.

Un’ informazione “placebo” come nemmeno nell’immagine riflessa in quello della regina Grimilde che, almeno una volta, ebbe il coraggio di dire il vero.

Daniele Baglione pare essere la prima vittima di se stesso.

Prima si persuase che sarebbe stato possibile sacrificare due Comuni con una decisione (quella assunta due anni fa dal Consiglio Comunale di Gattinara) che prevalse per un solo voto.

Sarebbe bastato questo.

Nemmeno Matteo Renzi osò tanto con il referendum Costituzionale.

Allora il popolo gli diede torto con una maggioranza, nelle urne, del 60 per cento.

Ma la stessa maggioranza (60 per cento contro 40 per cento) aveva invece confortato la decisione delle Camere, quando il Parlamento approvò le proposte di modifiche costituzionali da sottoporre, appunto, al giudizio referendario popolare.

Il popolo confutò, così, la decisione di un Parlamento, che tuttavia fu capace di un’ampia maggioranza.

Qui la decisione in Consiglio Comunale di Gattinara, sulla proposta di fusione, è passata per un voto: sette contro sei Consiglieri.

Non interessa qui andare a vedere di chi fosse quel voto in più che fece prevalere l’idea balzana della fusione.

Basta e avanza, peraltro, il Tuel (il Testo unico degli Enti Locali).

Il fatto è che una decisione epocale come quella di cancellare dalla realtà amministrativa di un territorio due Enti Locali, appunto, territoriali (e se così si chiamano, qualcosa vorrà pur dire), se prende le mosse con numeri già “tirati” e salti mortali successivi per “imporre”, invece che “proporre”, rischia, appunto, di avere la strada segnata.

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Questa esperienza, almeno secondo il Comitato, ha messo in luce non soltanto un modo di rapportarsi con la prospettiva istituzionale, ma l’illusione di credere che la verità possa essere sacrificata alla velleità.

Una vicenda persino inquietante per come il tentativo di calpestare storia e futuro di una comunità, sia stato verosimilmente concepito con lo scopo ulteriore di permettere una nuova candidatura a Sindaco del “nuovo” Comune.

Anche in ordine a quest’ultimo particolare, pare essersi tentato di sovrapporre una realtà apparente alla verità vera.

Non ci sarebbe stata, infatti, nessuna “fusione” tra Gattinara e Lenta.

Se l’idea fosse stata approvata, si sarebbe, al più, trattato di una “incorporazione” del Comune minore in quello maggiore: al di là delle parole, Gattinara sarebbe rimasta, Lenta no.

Basterebbe questo particolare, peraltro “confessato” nel “progetto” di fusione: se è vero che i nomi sono la conseguenza delle cose, come si sarebbe chiamato il “nuovo” Comune?

Forse “Gattinara con Lenta”?

Forse in un modo del tutto diverso, come è successo, ad esempio, per “Alto Sermenza”, oppure per “Valdilana”?

No, si sarebbe chiamato sempre “Gattinara”.

E arvedzi: non si sarebbe dovuto nemmeno sostituire il cartello in uscita dalla città, alla Madonna di Rado.

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La differenza tra le due cose?

Molto semplice: se si fa una “fusione”, ciò che ne deriva è un Comune nuovo, che prima non c’era (ad esempio, come detto, Valdilana) e, così, un Sindaco che abbia già fatto due mandati può candidarsi di nuovo, perché nuovo è il Comune.

Se, invece, si parla di “incorporazione”, allora il Comune principale resta quello di sempre, così come la regola del doppio mandato: resta anch’essa e non ne è permesso un terzo.

Varallo Sesia ha, sempre per esemplificare, non certo per dare giudizi di valore, incorporato Sabbia e, dopo, non si è di nuovo votato per eleggere il nuovo Sindaco.

Ma la cosa più imbarazzante è che tutto ciò sia stato  “venduto”  (si sia tentato di vendere) come un’opportunità, quella di incamerare, nel tempo, i contributi erariali previsti per queste operazioni.

Che sarebbero serviti non già a sanare il passivo di bilancio della (attuale) Gattinara, ma a ridurre le tasse dei cittadini.

Insomma: una giulebbe.

Nessuno ha spiegato mai, peraltro, perché la vagheggiata fusione non sia stata – ad esempio – progettata tra Gattinara e Lozzolo che, quanto meno, da un punto di vista dell’appartenenza ad una medesima enclave territoriale, si sarebbe presentata come ipotesi con un capo ed una coda.

Forse perché (sia concesso celiare) non si sarebbe più potuto “mandare a quel paese” qualcuno avvalendosi della pittoresca locuzione (ricordata anche dal Gibellino): “Va a stè Losciu!”.

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L’istanza centrale del comunicato di “NON conFONDIAMOCI” però, sembra ancora un’altra.

La responsabilità più grande che i vincitori del referendum addebitano ai perdenti è che, in questi due anni di litigi, si è fomentato un clima di contrapposizione e divisione nelle due comunità.

Sacrificando la concordia e l’armonia sociale ad una bufala.

Di nuovo, su Facebook si è dato il peggio.

Che forse è arrivato non tanto dalle “televendite” di Daniele Baglione (talvolta accompagnato da Rizzi, seduto lì a mo’ di spalla), ma da qualche cortigiano.

Che, con il passare del tempo, si concede sempre di più nel tentativo goffo di porre in ridicolo gli avversari.

Finchè, forse il più sfigatto

di tutti, scivola sulla sua stessa bile, paragonando  coloro che sono contrari alla fusione ai protagonisti della saga di Tolkien, il Signore degli anelli.

Male gliene incoglie.

Leggendo l’articolo qui linkato, non si tarderà a capire perché.

Ma è proprio quella riunione di cui si parla nell’ articolo appena sopra richiamato, quell’incontro alla palestra di Lenta, che pone gli osservatori di fronte ad una realtà a suo modo confortante.

Se è vero – come insegnavano gli antichi Maestri – che la politica sempre nasca da ciò che politico non è, allora c’è speranza.

I fatti dicono, a saperli osservare, che, sulla scena politica di una parte rilevante della provincia di Vercelli, si è affacciata, in quella occasione, una nuova figura che in futuro potrà avere un ruolo importante.

A Lenta si è udito l’appassionato ed intelligente discorso di una Signora, mai (che si sappia) prima d’ora impegnata nel ruolo essenziale e distintivo del politico: capire, interpretare e rappresentare le istanze della gente.

Capire. Interpretare. Rappresentare.

Fedelmente, con verità.

Sono in molti a sperare che questa Signora possa continuare.

Si chiama Maria Grazia Bellomo ed in questo video con cui vi lasciamo, c’è tutto il suo intervento: le parole di una persona colta e intelligente, che ama il proprio territorio, la propria gente.

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Da lei molti politici di professione potrebbero trarre elementi per riflettere.

I leghisti, prima di tutti: sono essi stessi vittime dell’avventura di Baglione, che li ha trascinati verso una sconfitta memorabile, assolutamente estranea alla Lega stessa.

Tanti ricordano i big provinciali, dall’On. Paolo Tiramani fino ad Eraldo Botta, arrivati a Lenta, nell’ottobre 2020 (leggi qui),  per sostenere, nel corso di un’assemblea disertata da molti, l’idea della fusione.

Oggi sono sconfitti anche loro.

Poi, l’ineffabile On.le Andrea Delmastro, di Fratelli d’Italia che, in questi due anni, non una sillaba ha proferito, nonostante in molti, soprattutto a Lenta, sperassero in un suo intervento, per difendere l’autonomia del territorio.

Forse non gli ha giovato la comune radice lozzolese, né la consonante militanza politica con il Sindaco del piccolo centro alle porte di Gattinara, Roberto Sella.

Che è parso, anche in occasioni pubbliche, il più baglioniano di tutti (leggi qui):

solo che è troppo comodo fare il fuso con il Comune degli altri.

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Ora che accadrà?

La Regione potrà prendere atto del risultato della consultazione referendaria di domenica.

E il sistema politico potrà riflettere sui fatti di questi ultimi due anni; in alternativa, i politici potranno comportarsi come sembra vogliano fare Pino e Daniele: dando torto ai fatti.

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