IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – “Sono venuto perchè abbiano la vita” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella IV Domenica di Pasqua - "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video catechesi di P. Fernando Armellini

«Sappia con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

Dagli Atti degli Apostoli, Cap. 2, 14. 36 – 41

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

Dal Salmo 22

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

Dalla Prima Lettera di San Pietro Apostolo, Cap. 2, 20 – 25

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca;
insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.
Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 10, 1 – 10

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Tu ci condurrai alle fonti delle acque della vita

(At 2,14.36-41; Sal 22; 1Pt 2,20-25; Gv 10,1-10)

Cristo si definisce il buon pastore, nell’originale greco si trova il termine “Kalòs”, bello, quindi il pastore bello. Bontà e bellezza si richiamano. L’immagine evangelica del pastore evoca uno dei temi più significativi della cultura biblica. Dio stesso nell’Antico Testamento  si rivela come pastore del suo popolo, si può pensare al famosissimo salmo 23 dal titolo: “Il buon pastore”, come pure ai profeti che annunciano la venuta di un vero pastore scelto da Dio che guiderà e avrà cura di tutte le sue pecore.

Gesù definendosi buon Pastore offre una similitudine comprensibile e allo stesso tempo rivela la sua identità di Messia, inviato, scelto, il figlio prediletto che il Padre dona come guida al popolo della Nuova Alleanza.

Il pastore, figura famigliare in Palestina, passava buona parte della vita con il gregge. Ogni gregge aveva il proprio pastore e le pecore sapevano riconoscere la sua voce e lui solo seguivano e obbedivano.  Gesù ci dà delle indicazioni per riconoscere il vero Pastore da chi si presenta come pastore, ma in realtà è un ladro e un mercenario. Il vero pastore entra dalla porta, non cerca entrate nascoste, secondarie, non si fa strada nelle tenebre; al mercenario non importa delle pecore, al pastore invece importa a un punto tale da dare la sua stessa vita per loro. Il ladro viene con l’intento di rubare e distruggere, il pastore viene per condurre al pascolo, per difendere dalle bestie feroci, per dare la vita in abbondanza. Il mercenario quando vede arrivare il pericolo fugge e abbandona il gregge, il vero Pastore veglia all’ingresso del recinto senza dormire ne prendere sonno (Sal 121,4) per custodire le sue pecore.

Quando, poco prima della morte di Gesù, nell’orto degli ulivi arriveranno  Giuda con i soldati per arrestarlo, lui dirà: “Se cercate me lasciate che questi se ne vadano” (Gv 18,8), riferendosi ai discepoli che erano con lui. Il Pastore sarà percosso e il gregge si disperderà. Il vero pastore conosce le pecore una ad una e se qualcuna si perde la cerca finché  non la ritrova e quando la vede non la conduce a forza di spintoni e grida minacciose, ma se la mette sulle spalle tutto contento e dimentico della fatica,  la riporta in salvo nell’ovile. Il vero Pastore poi diventa il più piccolo del gregge, nell’Apocalisse il libro della Rivelazione, leggiamo che l’Agnello sarà il pastore che guiderà alle fonti delle acque della vita il nuovo popolo dei redenti (Ap 7,17).

Il Pastore invita ad uscire a prendere il largo, anzi in questo vangelo spinge addirittura una ad una le pecore per far conoscere loro orizzonti di vita impensati, non indica semplicemente la via … armiamoci e partite…, ma lui stesso apre la strada quasi come uno scudo, lui per primo percorre la via e diventa la via da percorrere. Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo, il vangelo è un dinamismo continuo, dove si finisce solo per ricominciare ad accogliere e condividere quell’abbondanza di vita che già ora è pronta per noi. Venite e mangiate senza denaro e senza spesa vino e latte (Is 55,1); Dio ci invita alla festa e alla gioia che la sua presenza da adesso ci dona.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

 

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