IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – “Questa parola è molto vicina a te” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di Domenica 10 luglio 2022 - "Questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Don Claudio Doglio 

Chi è mio prossimo?

Dal Libro del Deuteronomio, Cap. 30, 10 – 14

Mosè parlò al popolo dicendo:
“Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica”.

Dal Salmo 18

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Colossesi, Cap. 1, 15 – 20

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 10, 25 – 37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”.
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è mio prossimo?”. Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”.

***

UN PENSIERO SULLA PAROLA A CURA DELLE SUORE CARMELITANE DEL

MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

(Dt 30,10-14; Sal 18; Col 1,15-20; Lc 10,25-37)

Per i dottori della legge, discutere di gerarchie e comandamenti era spesso più importante degli stessi precetti ricevuti e destinati a compiere veramente la volontà di Dio. È l’esempio del vangelo di questa domenica: un teologo mette alla prova Gesù per sondarne l’insegnamento. Gli pone una domanda in apparenza sincera, ma mirata a provare che Gesù è un teologo improvvisato, uno che non ha fatto nessuno studio della legge divina. Gesù non risponde alla provocazione. Resta sereno, Lui conosce il cuore umano e non si scandalizza di questi atteggiamenti. È venuto per guarirli illuminandoli con la verità di Dio. Quindi guida questo teologo a dare da sé la risposta giusta, e lo fa mostrandogli chi è il prossimo che va amato come se stesso: è quello che si trova nella miseria ed è bisognoso del nostro aiuto adesso.

Gesù evita qualunque tipo di discussione saccente attorno al problema di sapere se qualcuno che non è ebreo, oppure è un ebreo peccatore, ha il diritto di aspettarsi il nostro aiuto. La domanda da porsi non è mai questa.

Gesù va oltre i ragionamenti umani che portano ad etichettare ed escludere. Porta invece l’esempio di un Samaritano. Questi era visto dai pii ebrei come uno scismatico, addirittura come un pagano, un ateo diremmo noi. Ma solo quest’uomo in realtà è stato capace di fare del bene in modo naturale, seguendo la voce del suo cuore e la retta coscienza. Invece i due religiosi se ne sono disinteressati altamente. Per questo a chi lo interroga su chi sia il prossimo da amare, Gesù sottolinea per ben due volte: “Agisci seguendo il comandamento principale e vivrai davvero!”.

Non è questione di fare o non fare: è piuttosto una decisione personale di volere aderire nel momento presente a ciò che è bene compiere, perché è inscritto nella coscienza che il nostro Creatore ci ha donato. Questo naturale agire con compassione verso chi ha bisogno del nostro aiuto, questo chinarsi sulle necessità di chi è in una condizione momentaneamente inferiore alla nostra, questo unico sapere, che è materno e paterno al tempo stesso, ci è stato già dato e per questo lo possiamo praticare.

La pratica poi ci rende migliori nella misura in cui facciamo pratica! Questa legge naturale dell’amore è in ciascuno di noi. È un sapere innato, comune ad ogni essere umano a prescindere dalla cultura e religione che professa. Un sapere che sta sulla nostra bocca e nel nostro cuore per poterlo eseguire nella concretezza quotidiana. Saper fare la cosa giusta al momento giusto è la vita che cerchiamo, è la felicità e la pace che desideriamo. Dio vuole incontrarci proprio lì, in quello scambio vitale.

Chiunque è disposto a farsi vicino al suo vicino nell’ora del bisogno, può conoscere Dio, può fare ciò che Dio fa. Lui per primo ha fatto così, venendoci incontro nel bisogno, per donarci la vita che conta davvero.

E se conta, non muore mai!      

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

 

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