IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – “Mio Signore e mio Dio” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Il suo amore è per sempre

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di Domenica 24 aprile 2022 - "Mio Signore e mio Dio" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Padre Riccardo

Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre

Dagli Atti degli Apostoli, Cap. 5, 12 – 16

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.
Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro.
Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.

Dal Salmo 117

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!
Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli ci illumina.

Dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, Cap. 1, 9 – 11.12 – 13.17.19

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù.
Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese».
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.
Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito».

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 20, 19 – 31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Credi con semplicità!

(At 5,12-16; Sal 117; Ap 1,9-11.12-13.17-19; Gv 20,19-31)

La domenica è il giorno del Signore, giorno che Lui stesso ha preparato perché è l’inizio e la mèta di tutta la creazione. E’il primo giorno della settimana: qui inizia l’oggi e il domani. Noi siamo giunti alla seconda domenica. Ma non esiste una sola domenica? Il primo ad averla vissuta per la gioia del passaggio (pasqua) dalla morte alla vita è stato proprio Gesù! Lui ha visto l’alba di quel giorno nuovo preparato da Dio Padre. Ora è un dono per ognuno di noi. Ecco perché nasce il bisogno di fare memoria di domenica in domenica di quell’unica e sola domenica a cui siamo invitati! In dono riceviamo di poter entrare in quest’unico giorno, tra migliaia di giorni che compongono la nostra esistenza. Eppure ne esiste soltanto uno in tutta la nostra vita per cui vale la pena ora di cercare, pregare, vivere, sperare, lottare, aspettare e costruire. E’ il giorno che appartiene a Dio; tutti gli altri sono nostri, ma uno solo ha realmente valore, come una perla nascosta tra tutte quelle del nostro scrigno. Nessuno si stupisca, perciò, se molti fratelli e sorelle a Pasqua non sanno gioire e non vedono la luce del Risorto, ma faticano a credere, proprio come il discepolo Tommaso. Questi fratelli vogliono credere, e credono già come possono. Ma vorrebbero che ciò che la Chiesa annuncia loro sia la loro stessa esperienza! Qual è la bella e sconvolgente notizia che turba gli animi? Una sola parola: «Abbiamo visto il Signore Gesù! E’ vivo ed è in mezzo a noi!» Chi può diffondere un simile messaggio? Solo chi è testimone di un fatto a lui realmente accaduto. Anche Tommaso crede nel Maestro come gli altri. Ma Tommaso non ha visto quello che loro hanno detto di aver visto: questo lo tormenta! Tommaso non lo vede, non lo sente, eppure non smette di cercarlo con sincerità e caparbietà. Raccoglie perfino testimonianze tra i romani convertiti, quei soldati che furono a guardia del sepolcro, che ora è spalancato e vuoto. Tommaso, a differenza di chi è stato reso credente, vede solo una tomba profanata. Perciò i suoi amici lo esortano a non dimenticare le parole che Gesù diceva loro promettendo che sarebbe ritornato e lo avrebbero visto. Lo stesso Tommaso chiese a Gesù come mai egli avesse scelto di manifestarsi ai discepoli e non al mondo! Ma ora Tommaso non ricorda più quel suo giorno, né la risposta di Gesù: «Mi rivelerò a quelli che mi amano e ascoltano la mia voce» (Gv14,23). Tommaso non può vedere il Risorto perché ha dimenticato la promessa. Senza far memoria, pian piano anche la fede viene meno, e senza fede alla fine viene meno anche il cuore! Tommaso perse la fede e con essa anche i suoi reali sentimenti. Tale smarrimento infine lo gettò nella confusione del dubbio, tanto da fargli vedere come reale, prima la folle pretesa della propria fede, poi la disperazione del proprio buio! Gesù non abbandonò Tommaso quando si accorse di aver bisogno di perdono per aver diffidato: e allora vide la Sua misericordia sul volto di pace dei suoi amici ritrovati.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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