IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – Letture dalla Liturgia nella V Domenica di Quaresima - VercelliOggi.it VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli
Provincia di Vercelli
Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella V Domenica di Quaresima - "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Mons. Claudio Doglio - 

Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete

Dal Libro del Profeta Ezechiele, Cap. 37, 12 – 14

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio

Dal Salmo 129

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.

Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap. 8, 8 – 11

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 11, 1 – 45

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Credi tu questo?

(Ez 37,12-14; Sl 129; Rm 8,8-11; Gv 11, 1-45)

Nel vangelo di questa V domenica di Quaresima, la famiglia di Lazzaro è lo specchio delle comunità della fine del primo secolo. Siamo a Betania (un piccolo villaggio ai piedi del Monte degli Ulivi), nome che significa “Casa dei poveri”. Il nome Marta, la sorella maggiore, vuol dire “Signora” (coordinatrice), possiamo pensare che una donna coordinasse la comunità? Maria, l’altra sorella, ha un nome che significa “Amata di Jahvé”, è immagine della comunità. Il nome Lazzaro invece vuol dire “Dio aiuta”, indica la povertà della comunità che attende tutto da Dio. La risurrezione di Lazzaro comunica questa certezza: Gesù porta la vita alla comunità dei poveri; Lui è sorgente di vita per coloro che credono.

Molti giudei si trovano a casa di Marta e Maria per consolarle a motivo della perdita del fratello.

I rappresentanti dell’Antica Alleanza non portano vita nuova, possono appena consolare, bisogna chiamare Gesù per avere la vita. Marta, Maria e Lazzaro erano amici di Gesù, le sorelle fanno dunque sapere al Maestro che Lazzaro si è ammalato. L’evangelista ci dice che Gesù amava Marta, sua sorella e Lazzaro, sembra dunque strano che non risponda subito all’appello, ma aspetti volutamente due giorni prima di tornare in Giudea. Quando poi arriva nei pressi di Betania, Lazzaro è già morto da quattro giorni, tempo secondo il quale il corpo cominciava a decomporsi. In base a questo, sembra che Gesù abbia ritardato il suo arrivo proprio perché voleva chiamare Lazzaro dalla regione dei morti, facendo di lui il preludio di ciò che aveva annunciato: “è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno” (Gv 5, 25).

Se la storia del Vangelo è scritta non solo per essere letta, ma per essere rivissuta, possiamo domandarci come possiamo rivivere in noi la storia di Lazzaro? Se c’è una risurrezione del corpo, c’è anche una risurrezione del cuore. Lazzaro è simbolo di coloro che sono così provati da non poter più nemmeno pregare per sé, ed ecco che altri devono intervenire, per poter fare qualcosa per loro.

Quante volte possiamo sentirci senza speranza, perduti, profondamente soli e immersi nel buio come in un sepolcro. Ebbene, anche quando la morte è certa, quando sono già passati quattro giorni e tutto sembra ormai è finito, quando la speranza resta soffocata da tenebre senza ritorno, c’è qualcuno sulla cui parola si può rimuovere la pietra che impedisce il fluire della vita e sciogliere i legami che ci avvitano su noi stessi. Anche a noi, come a Marta il Signore chiede: “credi tu questo?”. Crediamo che sia sempre possibile per noi e per altri l’intervento di Colui che ha vinto ogni morte e dona la vita?

Il vangelo della risurrezione di Lazzaro è il settimo segno (l’evangelista Giovanni non parla di miracoli) che rimanda alla prossima morte e resurrezione di Gesù. Lui è colui che dona la vita per poi riprenderla di nuovo e non morire più. La morte che genera pianto, dolore, separazione, la morte per la quale Gesù si commuove profondamente condividendo il pianto dei poveri, la morte per la quale davanti al sepolcro di Lazzaro Gesù “scoppia in pianto”, avendo come un fremito davanti a questa forza distruttrice, ebbene, la morte non avrà più potere. Gesù dichiara e dimostra di essere la risurrezione e la vita, e chi crede in lui non morirà in eterno. È il significato della Pasqua, credi tu questo?

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

Posted in Pagine di Fede