IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – Letture dalla Liturgia nella III Domenica di Quaresima – “Dammi quest’acqua” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia nella III Domenica di Quaresima - "L'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Mons. Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea

La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Dal Libro dell’Esodo, Cap. 17, 3 – 7

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!».
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

 

Dal Salmo 94

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, Cap. 5, 1 – 2. 5 – 8

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

Dal Vangelo secondo San Giovanni, Cap. 4, 5 – 42

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

***

UN PENSIERO DALLA SUORE CARMELITANE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

La tua è sete di Gesù!

(Es 17,3-7; Sal 94; Rm 5,1-2.5-8; Gv 4,5-42)

Ti è mai capitato di trovarti solo con uno sconosciuto sentendoti “diverso” per nazionalità, religione o estrazione sociale? Questo ci mostra il Vangelo di oggi.

Lasciati trovare lì dove sei  e come sei, ferito nel cuore, forse con sentimenti increduli o svuotato di senso autentico, in lotta contro un vuoto interiore, sete di altro o di un altrove, senza sapere però da dove venga realmente la sete che hai.

Immagina che senti il bisogno di startene da solo per qualche motivo che non hai ben chiaro, ma che ti spinge a ritagliarti uno spazio di anormalità per ritrovare la tua normalità. È ciò che accade a questa donna samaritana dal cuore inappagato, che ricade sempre in relazioni affettive instabili: il fallimento dell’amore. Si reca al pozzo nell’ora più calda del giorno, certa di non incontrare nessuna donna; pensa che evitare il confronto con le altre sia meglio per non sentirsi mancante.

Sì, meglio vivere fuggendo, sperando in una svolta nella vita, o cercare nuove relazioni in nuovi ambienti, cambiare paese, fare un’esperienza nuova…la samaritana pensa così dentro di sé: cercare fuori la felicità! Intanto è giunta al pozzo. Ma c’è un uomo giudeo sedutovi sopra e le chiede da bere! E ora come evitare questo imprevisto!? Il coraggio non le manca, il suo passato travagliato l’ha corazzata, perciò decide di entrare in dialogo con questo tale, restando però sulle sue. Se fosse stato per lei non si sarebbe mai intrattenuta con l’opposto e il paradosso! Mentre pensa così, non sa minimamente chi ha davanti. Sa però che si tratta di qualcuno lontano dai suoi canoni e che desidera parlarle, al punto da dipendere da lei per un sorso d’acqua!

Chi legge sa che Gesù sceglie di ritrovarsi in quella circostanza segnata dall’ignoranza e da vecchie ferite. Trovarsi solo con il diverso è per Lui una necessità; ecco perché stavolta permette ai discepoli di cercare cibo altrove. Considera questa compassione di Dio per aggiustare la tua visione di Lui! Non la tua opinione, ma ciò che Lui dice di essere è ciò che ti guarisce!

Ecco, i poli opposti si attraggono inevitabilmente. Gesù dà sempre inizio al desiderio, lo guida e lo compie. La donna viene guidata a ricevere il dono di giustizia che la libera dal giudizio e non la condanna per la sua situazione. Anzi, Gesù la loda quando dice il vero! Aprendo il cuore a Gesù, lei confessa che Dio è giusto e buono, così scopre con stupore d’aver incontrato l’Atteso, il cui unico desiderio è che chiunque crede in Lui può già ora regnare sul peccato e le sue manifestazioni mortifere. Dio chiama a regnare nella vita sopra tutto ciò che depista dall’esperire l’abbondanza del Suo dono. Gesù è il dono di Dio, il prezzo pagato per la tua giustificazione! Più ricevi la rivelazione di questo amore e del dono della Sua giustizia, più prospererai in ogni tua area. Perché la fede nasce dall’ascolto continuo della parola predicata: è Dio che chiama in Gesù. Ogni giorno attingi a questa Grazia! Più l’ascolti, più ricevi la vita del Risorto.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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