IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – Compi le tue opere con mitezza - VercelliOggi.it VercelliOggi
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quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di Domenica 28 agosto 2022 - "Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - Video omelia di Don Fabrizio Centofanti

Compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso

Dal Libro del Siracide, Cap. 3, 19 – 21. 30 – 31

Dal libro del Siracide.
Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

Dal Salmo 67

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio.

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Ebrei, Cap. 12,  18 – 19. 22 – 24

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 14, 1. 7 – 14

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.

***

UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANTE DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

All’ultimo posto con cuore mite

(Sir 3,17-20.28-29; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24; Lc 14,1.7-14)

In questa domenica sembra che Gesù ci voglia portare con sé a questo pranzo, per insegnarci uno degli atteggiamenti importanti sia nelle relazioni umane che spirituali: l’atteggiamento dell’umiltà del cuore. Un modo di vivere che ci permette di stare insieme come fratelli. L’umiltà ci aiuta a valutare noi stessi in modo più giusto.  Dice Gesù: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te”.

Gesù come commensale era molto attento, non distratto dalla festa, non è andato per passare il tempo, ma per vivere in fraternità e far arrivare a noi il messaggio del regno di Dio. Egli dopo aver osservato accuratamente quello che avveniva intorno a sé, dice una parabola sulla necessità di essere miti e umili di cuore. Solo il riconoscimento della nostra umanità, come uomini e donne salvati dall’ umiltà e dall’ abbassamento di Cristo, ci colloca nella nostra giusta posizione. E qual è questa nostra posizione? Non è altro che accogliere la vita di Cristo in noi, il suo esempio di vita. Lui da ricco che era, si è fatto povero per noi, da Dio immortale si è fatto uomo mortale, per elevarci alla sua vita. Ecco perché Gesù ci invita a camminare con cuore umile e mite. Una delle nostre armi di battaglia è proprio l’umiltà del cuore, un cuore mite, queste armi ci aiutano a metterci nella nostra giusta posizione durante il nostro pellegrinare terreno.

Gesù ci rivela tra le righe che la nostra vera posizione che ci si addice ora, è quella dell’ultimo posto, come lui ha vissuto, perché quando verrà il giorno del vero banchetto nel regno di Dio con Abramo, Isacco, e Giacobbe, egli ci chiamerà dall’ultimo posto accanto a lui a condividere la sua gloria. Allora sarà lui ad esaltarci alla dignità di figli di Dio.

Gesù disse poi a colui che lo aveva invitato e a tutti i presenti: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio”. Ecco dove ci porta il nostro essere piccoli, a non sedere ai primi posti, per negoziare come far fruttare la propria vita sulle spalle di chi è già debole, ma di essere custodi dei nostri fratelli, soprattutto dei più svantaggiati, di portarli alla nostra tavola anche della preghiera,  di condividere le loro angosce e speranze, di donare il nostro amore benevolo, di aprire il nostro cuore.

Gesù ci fa capire che questo vangelo è più che mai attuale per applicarlo alla nostra terra, alle molteplici situazioni che ci accompagnano ogni giorno. Da oriente a occidente, da settentrione a mezzogiorno, in ogni nazione ci sono poveri, storpi, zoppi, ciechi che non hanno nulla con cui ricambiare la nostra attenzione verso di loro, ma il Signore ci assicura la sua ricompensa che supera ogni altra paga. In questa collaborazione e vicinanza tutti insieme possiamo proseguire con serenità verso quel banchetto della risurrezione finale.

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza     

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