IN PRINCIPIO ERA IL VERBO – “Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi” - VercelliOggi.it VercelliOggi
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Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO - Letture dalla Liturgia di Domenica 13 febbraio - "Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi" - Commento delle Suore Carmelitane di Biella - 

Provincia di Vercelli

Dal Libro del Profeta Geremia, Cap. 17, 5 – 8

Così dice il Signore:
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti”.

Dal Salmo 1

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 15, 12. 16 – 20

Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?
Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

Dal Vangelo secondo San Luca, Cap. 6, 17. 20 – 26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
“Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti”.

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UN PENSIERO DALLE SUORE CARMELITANE

DEL MONASTERO MATER CARMELI DI BIELLA

Beati perché ricchi di Dio

(Ger 17,5-8;   Sal 1;   1Cor 15,12.16-20;   Lc 6,17.20-26)

Gesù discende con i Dodici, insieme a una grande folla di discepoli e una gran moltitudine di gente proveniente da diverse parti e si ferma in un luogo pianeggiante.

Tutta la vita di Gesù è un discendere fino a noi, la sua missione è arrivare a noi, là dove ci troviamo, nella nostra terra, per condividere con noi le nostre azioni quotidiane! Egli è disceso dal cielo fino a noi, incarnandosi nel seno della Vergine per essere nostro fratello, nostro compagno di viaggio; da allora non cessa di fare questo movimento di discesa per comunicare a noi la sua Parola di vita. Continuamente si ferma in mezzo a noi, si ferma lì dove c’è l’uomo per raccontargli le Parole di vita eterna.

Ecco che Gesù apre la bocca e proclama queste Parole di vita. Le beatitudini ci dicono che l’oggetto della nostra sofferenza su questa terra sarà causa della nostra gioia in cielo!  Gesù osa dire: “Beati voi poveri perché vostro è il regno di Dio”. 

Nel nostro modo di ragionare non definiamo mai un povero come un uomo o una donna felici. Come può essere beato chi ha lo stomaco vuoto, chi è senza mezzi di sussistenza?

Da dove gli viene questa beatitudine? Così anche chi piange per la morte di un caro o per l’ingiustizia subita, come può gioire? 

Eppure Gesù ribadisce: “Beati voi! Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete”.

Come a dire: ora siete nella povertà più nera, ma siete beati, perché vostro è il Regno del Padre mio e Padre vostro!

Quelle cose che ora non riuscite a vedere sono per la vostra gioia. Ora siete nella miseria della fame, ma sarete saziati dai cibi migliori anzi, vi siederete a tavola e Io passerò a servirvi! Ora voi piangete, ma sarete consolati di una consolazione eterna, non ci saranno più pianti né lamenti, perché il vecchio mondo è passato.

Gesù ci trasmette che la beatitudine della povertà è condizione per accogliere la vita di Dio in noi. Egli per primo si è fatto povero per noi per donare a noi la sua ricchezza, l’unica vera ricchezza.  La povertà è una condizione che tocca noi tutti.

Nessuno di noi è nato ricco, come dice Giobbe: “Nudo uscii dal seno di mia madre e nudo vi ritornerò”. E’ il Signore che dà.

Per questo dobbiamo condividere con gli altri, perché il vero padrone di tutto è Dio stesso, che ci ha messo a disposizione ogni cosa.

Alcuni sono nella povertà materiale, come Luca ci trasmette in questo vangelo, mentre Matteo ci offre una sfumatura diversa: “beati i poveri in spirito”.

La bellezza della Parola di Gesù possa portare un vento di speranza e di umiltà in tutti noi per accogliere questa grazia e questa benedizione di Dio, poveri e ricchi insieme!

Gesù nella sua predicazione ha visto che solo le persone semplici hanno potuto recepire la sua presenza di messia, di profeta in mezzo a loro. Fa l’elogio di chi si apre a questa novità spirituale senza pregiudizi. Se ci guardiamo bene siamo tutti poveri.

Riconosciamoci dunque in questa categoria dei bisognosi così da poter aiutarci a vicenda. E Dio poserà i suoi occhi su di noi.

Scopriamo la bellezza della condivisione, del soccorso vicendevole, dell’amore universale, per non cadere nei “guai” che oggi Gesù ci annuncia per la mancanza della condivisione e dell’amore fraterno. Gesù termina questo discorso delle beatitudini dicendo: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa e grande nel cielo”. Questa beatitudine è la vita di Gesù stesso, come  è anche la vita di tutti quelli che seguono le sue orme!

Le Sorelle Carmelitane

Monastero Mater Carmeli – Biella Chiavazza

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