(elisabetta acide) – Un tuffo al cuore…no non sto parlando di insufficienza cardiaca, valvulopatia, ipertrofia ventricolare, infarto del miocardio e neppure di extra-sistole, palpitazioni, tachicardia…il cuore…protagonista della nostra vita, per gli antichi la “sede dei sentimenti”.
Il battito del cuore, quello che è la “chimica del cuore”, delle emozioni, che dal cuore passa al cervello…il cuore è quello che batte nella fase dell’innamoramento, dell’amore stabile e maturo, dell’amore della famiglia, degli amici, dei propri cari vicini o lontani, vivi o defunti, quelli che abbiamo amato e quelli che amiamo nel segreto…
Per gli antichi era considerato la sede dell’Anima, come testimoniano alcune pitture, scritti e manufatti rinvenuti nelle tombe di popoli del passato come gli Egizi o i Sumeri.
Nel “Libro dell’uscita al giorno” (libro dei morti), obbligatorio per ogni egiziano, vi era la “pesatura del cuore”, al cospetto della dea Maat, con accanto pronta “la divoratrice”, nel caso in cui il defunto non avesse il cuore “puro e leggero” come la dea-piuma, simbolo della probità.
Anche gli aristotelici filosofi della Grecia classica, sostenevano che il cuore era il luogo dei sentimenti ed il cervello altro non fosse che il “radiatore” deputato al raffreddamento del sangue.
Il concetto di cuore come sede del sentimento è tanto radicato in noi che ancora oggi il simbolo di un dispiacere è il “cuore spezzato” o l’innamoramento è costellato di numerosi “cuoricini”.
È solo con l’avvento della medicina del periodo greco classico che il cuore comincerà ad essere considerato in relazione allo studio della sua funzione.
Galeno fu uno dei primi studiosi che descrisse varie parti anatomiche, tra cui il cuore.
Il cuore batte…nella Bibbia è protagonista, percorrendo la via del cuore possiamo meglio comprendere qualcosa del mistero di Dio, per vivere con più fiducia nel suo amore.
La parola cuore compare quasi mille volte nella Bibbia.
Perché, per chi e per che cosa ci batte il cuore?
Diremmo tutti: per amore, Dio ci ha dato il cuore perché, a sua “immagine”, anche noi imparassimo ad amare.
Alla stessa domanda l’uomo biblico risponderebbe: «Dio ci ha dato un cuore per conoscere, per pensare» (Sir 17,7) e il Deuteronomio spiega: «Il Signore non vi ha dato un cuore per comprendere, …?» (Dt 29,3).
Il termine “cuore” nella Bibbia viene utilizzato in contesti diversi: a volte usato nel senso proprio e letterale per indicare l’organo fisico del cuore, altre in senso metaforico o simbolico, per indicare altre realtà.
«Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore… Non dovranno più istruirsi gli uni agli altri, perché tutti mi riconosceranno…dice il Signore» (Ger 31,33-34).
Con il cuore siamo in grado di “pensare, conoscere, comprendere, sapere…”
L’adesione di fede non deve essere qualcosa di superficiale e caduco, le parole dell’alleanza devono essere scolpite e conservate nel cuore del credente come un tesoro.
Solo a questa condizione diventano alimento per la vita di fede, argomento frequente di preghiera, fondamento della speranza…
Nel Nuovo Testamento, coloro che ascoltano le meraviglie operate da Dio per la nascita di Giovanni Battista, le serbano «nel loro cuore» (Lc 1,66), così Maria “da parte sua, serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Il cuore appartiene alle prime esperienze della vita umana, ognuno lo sente palpitare nel suo petto, ognuno sa che cosa vuol dire: avere il cuore pieno di gioia o di tristezza, essere ferito, avere il cuore contento o straziato, donare il proprio cuore…
Ognuno di noi comprende immediatamente le parole di Gesù nel Vangelo: «Dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34)
«Il mio cuore esulta nel Signore» (1 Sam 2,1), l’immagine del “cuore” come persona: l’amore non è solo fantasia o un’idea, un’attrazione, ma è la forza che ci permette di sentire, di provare emozioni, di vivere in modo più intenso, di espanderci oltre noi stessi.
“L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore” (1 Sam 16,7), nulla può sottrarsi al suo sguardo, che «scruta i cuori” (1Re 8,39; Sal 7,10).
Una trasformazione del cuore: dal “cuore di pietra” al “cuore di carne”.
Da Dio impariamo ad avere “un cuore puro” per saper amare, ma non basta: con il cuore impariamo a “leggere” le emozioni e le relazioni con Dio, con noi stessi e con gli altri.
Sentiamo il battito del nostro cuore, ne leggiamo i ritmi, i sussulti, i colori, i suoni, impariamo a leggerne le aritmie e la pace tranquilla del suo scorrere vitale.
In una tristissima pagina di storia, Etty Hillesum dice di voler essere “il cuore pensante della baracca” (Diario 1941-1943).
Le tristezze e le sofferenze del cuore, le sue lacerazioni e ferite, non devono farci dimenticare la speranza, la “scuola del cuore di Dio”.
“Dio è amore” (Gv 1,12). Dio si è rivelato proprio come l’Amore infinito, eterno, personale e misericordioso.
Dio sorgente della vita e sorgente dell’amore.
Ma in cosa consiste la “scuola del cuore di Dio”? Amare, tutti, incondizionatamente, amici, nemici, vicini, lontani, simpatici o meno, perché il cuore di Dio è un cuore che ama e insegna ad amare. “Amatevi come io vi ho amato”: (Giovanni 15,9-17) come io vi ho amato amatevi, non amate me, ma amatevi tra di voi, ed amandovi mi amerete. Da “cuore a cuore”.
“Voi siete miei amici. Non più servi, ma amici. Parola dolce, musica per il cuore dell’uomo. L’amicizia che non si impone, non si finge, non si mendica, dice gioia e uguaglianza. Amicizia, umanissimo rito che è teologia, che parla di Dio, e nel farlo conforta la vita, allo stesso modo in cui ne parlava Gesù: amico è un nome di Dio”
Ermes Ronchi