Movimento Valledora denuncia il continuo concentrarsi di attività dannose per l’ambiente tra Cavaglià, Tronzano, Santhià e Alice Castello.
Come è noto questa zona, la Valledora appunto, è da decenni sfruttata per attività estrattive, data l’ottima qualità di ghiaia che vi si trova; questa è dovuta alla caratteristica conformazione geologica, fu, infatti, l’alveo del fiume che scendeva dal ghiacciaio Balteo.
“Non solo ci ritroviamo a dover convivere con le discariche e a dover battagliare per non avere l’inceneritore – spiega Alba Riva Presidente di Associazione Valledora – ma sono state recentemente depositate alla Provincia di Vercelli le richieste di ampliamento e rinnovo di cave a Tronzano e a Santhià”.
E’, infatti, notizia di questi giorni la presentazione di tali documentazioni da parte dell’azienda Green Cave e Bettoni 4.0, al fine di verificare se assoggettare i progetti alla procedura di valutazione di impatto ambientale da parte della Provincia di Vercelli.
“La presenza dell’attività estrattiva provoca delle criticità ambientali. A Tronzano la profondità degli scavi già fatti ha creato un lago di cava – continua Alba – e questo ha reso molto vulnerabile la falda che rifornisce i pozzi potabili a valle. L’ampliamento dell’altra cava, quella di Santhià sottrarrebbe ulteriore terreno all’uso agricolo e l’eventuale futuro riutilizzo ‘agricolo’ di quei lotti, se ci sarà, avrà, nella migliore delle ipotesi, una produttività molto minore”.
Dai cavatori viene anche richiesta la possibilità, in entrambi i casi, di portare materiale dall’esterno per utilizzarlo per i ripristini ambientali. “È tutto un fare e un disfare – spiega ancora Alba Riva – in questo caso è necessario che le aziende si mettano in testa che si devono adeguare a quanto stabilito dalla Commissione Europea. Già nel 2018, aveva raccomandato che il materiale utilizzato deve avere le stesse caratteristiche chimiche, fisiche e agronomiche del materiale estratto. Dove troveranno mai del materiale di così buona qualità per riempire gli stessi buchi da cui l’hanno estratto?”.
Il Movimento Valledora, al fine di respingere questo ennesimo abuso, ha inviato le proprie osservazioni alla Provincia di Vercelli, richiedendo che venga eseguita la Valutazione di Impatto Ambientale.
“Auspichiamo inoltre che la Regione Piemonte prenda atto della necessità di fornire una regolamentazione più stringente sulla durata, estensione e profondità delle cave – conclude Anna Andorno, presidente di Movimento Valledora – ci preme portare all’attenzione dei cittadini e delle autorità che la presenza di grandi cave, attigue all’eventuale inceneritore di Cavaglià, aumenta il rischio di vulnerabilità della falda sottostante. Infatti il materiale espulso dai camini dell’inceneritore potrebbe depositarsi ed essere portato in profondità dalle piogge, inquinando ulteriormente la falda. E tutti i cittadini a valle berrebbero, cucinerebbero e bagnerebbero gli orti con quell’acqua”.
La Valledora è una zona di ricarica della falda, che si trova a soli 30 metri di profondità. Sembra proprio che le aziende private che si insediano nella Valledora soffrano di una patologia che le porta a realizzare sempre nella medesima zona, come una coazione a ripetere, cave, stoccaggi e impianti pericolosi e così continuano a sommare sempre più fattori di rischio in un’area che, invece, dovrebbe essere bonificata e riqualificata.
Redazione di Vercelli