Martedì 26 dicembre si è tenuta, presso il Cinema Lux di Borgosesia, l’assemblea d’istituto del Liceo Ferrari di Borgosesia, dedicata alla Giornata della Memoria.
La mattinata è iniziata con la proiezione del film JoJo Rabbit, vincitore dell’ Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, che tratta in modo satirico del periodo della resistenza tedesca contro il nazismo e ha introdotto i ragazzi all’evento focale dell’incontro: l’intervento del professor Nicolò D’Oria, docente che collabora con l’Istituto Storico della Resistenza di Varallo.
Per prima cosa, il relatore ha spiegato le differenze e le sfumature di significato delle parole usate per descrivere lo sterminio nei confronti di ebrei e altre minoranze, perpetrato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ha poi proseguito illustrando le tappe del percorso che caratterizzano un genocidio, di cui la Shoah è stata modello perfetto: infatti essa comprende in primo luogo la stigmatizzazione ideologica, cioè la creazione di un clima d’odio e sospetto nei confronti di una minoranza etnica, seguita dalla creazione di meccanismi di esclusione giuridica, ovvero la concretizzazione delle ostilità nelle istituzioni; un esempio calzante è costituto dalle leggi di Norimberga pubblicate nel 1935, che proibirono, per citare due esempi, i matrimoni misti e bandirono gli ebrei da numerose professioni. Successivamente si verifica la ghettizzazione, che consiste nel confinamento del gruppo minoritario in zone circoscritte, appunto i ghetti; seguono poi omicidi collettivi mirati a colpire una parte del gruppo vittima e infine l’ultimo passaggio, che consiste nello sterminio di massa, in cui si procede all’eliminazione sistematica di tutti i soggetti.
Il docente ha successivamente spaziato sull’argomento, trattando delle possibili motivazioni parziali che hanno portato all Olocausto, e che tuttavia non soddisfano del tutto gli storici; della datazione e delle modalità di costruzione delle varie tipologie di campi di concentramento come quelli di lavoro, destinati alla schiavizzazione, o di quelli di sterminio, in cui invece venivano uccise giornalmente decine di migliaia di persone tra cui ebrei, sinti, disabili, oppositori politici e omosessuali.
Spiega poi che negli stessi anni si era realizzato anche il progetto eugenetico T4, volto alla sterilizzazione e uccisione di categorie di persone affette da svariate disabilità. Il numero totale stimato di vittime dell’Olocausto è compreso tra i 12 e i 17 milioni in un lasso temporale di 4/5 anni.
Il professore ha concluso l’intervento dicendo che ciò che oggi ci resta è un promemoria attivo e la speranza: ciò significa che bisogna imparare dal passato per non dimenticare e quindi non ripetere lo stesso errore, né ricadere nel riduzionismo o addirittura nel negazionismo.
La speranza si riconduce a quanto fece anche Anna Frank che, nonostante tutto, decise di non rinunciare ai suoi ideali e alla fiducia nella bontà dell’uomo. Lei stessa scrisse: “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.
Elisa Galletti e Tommaso Ranghino, 4B
Redazione di Vercelli