Un tempo, si sarebbe detto che sono “esplose le contraddizioni del sistema”.
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Leggi cliccando qui la prima lettera.
Leggi cliccando qui la seconda lettera.
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E’ proprio quello che sta succedendo nella Lega vercellese e valsesiana, dove ormai sembrano venute allo scoperto le contraddizioni di un “sistema” arrivato al capolinea.
Chi scrive non si permette giudizi di sorta sulla vicenda umana (di nessuno e nemmeno) di Gianluca Buonanno: su quella politica tanto hanno detto le cronache e molto dirà, un giorno, la Storia
E’ comunque certo che la sua morte abbia trovato la società civile e la comunità politica di questa provincia, in particolare della sua componente valsesiana, tanto impreparata, quanto nella condizione, inaspettata, di doversi cercare una nuova leadership.
La soluzione si chiamò Paolo Tiramani, ma l’epilogo di questi ultimi sei anni fa capire che si dovrà cercare ancora.
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Per non rischiare di banalizzare ciò che sta capitando nella Lega dove (non va dimenticato ed ammesso che la modesta opinione di chi scrive interessi a qualcuno) vi sono tante persone e Amministratori perbene, capaci ed in buona fede, non si può omettere di partire da qui: da giugno 2016.
Nelle mani di Riccardo Molinari e di Matteo Salvini (se a loro importa qualcosa di Vercelli e della Valsesia) sta ora un problema: come “ricostruire” il partito in provincia.
Partito che, come abbiamo visto, può contare (anche) su molti validi ed onesti Amministratori.
Per un paradosso solo apparente, la Lega in provincia di Vercelli presenta, all’esame di chi voglia tentare una non improvvisata ed obbiettiva analisi politica, una disponibilità, forse anche una “abbondanza” di quadri: e proprio sulla necessità di non disperdere (ulteriori) energie, talenti, risorse, cercando di conciliarle tutte verso una nuova prospettiva di convivenza, progettualità politica e collaborazione, si misurerà la lungimiranza e la capacità dirigente dei responsabili regionali e nazionali del partito.
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Per chiunque dovrà politicamente giudicare, il problema sta tutto qui, inevitabilmente partendo dalla valutazione delle due lettere di cui parliamo in questo articolo: lettere quasi uguali, ma recanti istanze opposte.
Ed anche questa inedita “specultarità” dei due documenti non fa che accrescere la necessità di una lettura approfondita di entrambi, come della diagnosi sugli ambienti in cui ne è maturata la stesura.
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Scorrendo le firme in calce ai due testi si vedono, anche quelle, appunto, di Amministratori onesti e capaci.
Prendiamo ad esempio alcuni di questi nomi, pur consapevoli di correre un rischio, quello di essere fraintesi: non è che gli altri siano nomi meno presentabili. Non sta a noi dire e giudicare.
Ma serve qualche esempio, crediamo, per capire.
Nel primo gruppo, ci sono Amministratori Locali da tutti stimati e certamente idonei a ricoprire incarichi di responsabilità politica come, appunto e ad esempio, Claudio Tambornino, Alessandro Montella, Maurizio Tascini.
Nel secondo, Michele Pairotto, Carlo Stragiotti, Alberto Mocca.
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Vogliono, però, cose opposte.
I primi (lettera di Daniele Baglione ed Eraldo Botta) chiedono che sia nominato un Commissario “terzo” rispetto ai protagonisti della spaccatura, ormai insanabile, venutasi a creare.
I secondi, al contrario, chiedono che resti Commissario del partito, fino ad un imminente (forse, non è detto) Congresso, lo stesso Tiramani.
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Vedremo poco oltre gli altri motivi di discordia o di imbarazzo: tutti hanno un fondamento proprio nei trascorsi degli ultimi sei anni.
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IL CONGRESSO, TRA VOGLIA E PAURA
Ora tentiamo di capire perché entrambi gli schieramenti sembra abbiano soprattutto paura di una cosa: quale sarà la base elettorale di iscritti che voterà al prossimo Congresso?
Cioè hanno paura di una cosa (di una pre-condizione) di cui hanno anche voglia (il Congresso che consegni il partito ad un nuovo gruppo dirigente).
E’ un problema solo apparentemente tecnico, invece è di sostanza.
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Per quello che abbiamo capito, tutti (entrambe le “correnti”) danno per archiviata l’esperienza Tiramani.
Ci torneremo, come detto, poco oltre.
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Vediamo, quindi, dapprima, perché sia gli uni che gli altri hanno timori circa la composizione della base elettorale che potrebbe o non potrebbe votare alla future assise congressuali.
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I seguaci di Baglione e Botta hanno un (ragionevole) timore: se si indicesse un Congresso ora, voterebbero, ovviamente, solo gli iscritti Militanti che sono “sopravvissuti” in questi sei anni di “gestione Tiramani”.
Insomma, si tratterebbe di una base congressuale in qualche modo non rappresentativa proprio perché “in continuità” con un periodo che si vuole lasciare alle spalle.
Se si fa la conta dei “morti” e degli abbandoni di questi ultimi sei anni, appare un cimitero di guerra e tra le croci spicca quella di Emanuela Buonanno, che però non è l’unica.
Ci sono (ci sono stati) anche mondi vicini, contigui: persone che erano simpatizzanti e che si sarebbero, magari, potute iscrivere, continuare un percorso dentro la Lega.
Se, per esempio, qualcuno chiedesse al Vice Sindaco di Livorno Ferraris, Franco Sandra, un tempo attivo nelle campagne elettorali a favore della Lega, se abbia cambiato strada perché non gli piacesse più Matteo Salvini o perché non gli piacesse il marketing aggressivo di qualche Cooperativa ansiosa di assumere incarichi nei servizi di pulizia degli uffici, l’interessato potrebbe dare la risposta.
Poi c’è il Gruppo Consiliare al Comune di Vercelli, letteralmente decimato dal 2019 ad oggi.
Partito con 12 Consiglieri, si ritrova con otto.
Perché?
Certo, i “miracolati” come Romano Lavarino e Gian Carlo Locarni, terranno duro.
La lettura in filigrana della lettera indirizzata a Molinari e Salvini dal gruppo di Baglione e Botta (vedremo poi come ha funzionato il “servizio postale”) pare dire proprio questo.
Abbiamo bisogno di tempo, della gestione “terza” da parte di un Commissario perché sia ricostituito un tessuto associativo che dia garanzie a tutti.
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E proprio qui sta la ragione del timore che sembrano coltivare gli altri, quelli che, stamane, hanno spedito la seconda lettera, che non è più appropriato chiamare “gruppo Tiramani”: loro per primi si rendono conto che quel periodo è tramontato.
Per convenzione e brevità, li chiameremo, dunque, della “attuale maggioranza”.
Sono quelli che, in prevalenza, non hanno responsabilità di come siano andate le cose.
Qual è il timore di queste persone?
Quello di essere fatte fuori da un ipotetico “nuovo corso”.
Di nuovo, il problema starebbe nel tesseramento.
Quelli della “attuale maggioranza”, se abbiamo ben capito, sembrano credere: se si aprisse un periodo di commissariamento di medio lungo periodo (che gli altri reputano necessario per ricostituire una credibile base elettorale) potremmo correre il rischio di essere fatti fuori. Baglione e “compagni” potrebbero sollecitare tante nuove adesioni (fare le tessere, come si diceva un tempo, ndr), che potrebbero essere accolte, mentre quelle che potremmo sollecitare noi potrebbero essere respinte.
Così, mentre ora siamo in maggioranza, allora potremmo trovarci in minoranza.
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Timori infondati?
Da un lato, una siffatta impostazione parrebbe sottointendere una sostanziale sfiducia nella imparzialità dello stesso Molinari.
Dall’altro lato, chi conosce la politica sa che queste cose sono possibili.
Non è detto che debbano accadere, ma sono possibili.
Così come è assai probabile (i numeri sono numeri) che un Congresso celebrato ora non farebbe che riprodurre la situazione attuale, “modellata” (conformata?) in questi sei anni.
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Come si vede – se questa può essere una plausibile interpretazione dei percorsi che hanno portato a scrivere le due lettere – le prossime elezioni non c’entrano praticamente niente.
Si potrebbe dire che le elezioni del 25 settembre importino ben poco, un po’ a tutti: anche perchè – come è chiaro a tutti – non ne determineranno il risultato nè Tiramani, nè Botta o Baglione, nè nessun altro in particolare in questa provincia.
C’entrano, semmai, le prossime elezioni del Consiglio Provinciale (2023) e dei maggiori Consigli Comunali, a partire da quello di Vercelli (2024).
E’ chiaro che la candidature saranno decise dalla Segreteria provinciale o dal Commissario provinciale.
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Ma è anche questa un’evidenza (la prima, dal punto di vista della “vita” del partito) che conferma una cosa: la responsabilità sta tutta nelle mani di Riccardo Molinari in particolare.
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Sarà lui, in caso di commissariamento, a dover garantire che il tesseramento assicuri agli uni ed agli altri le medesime possibilità, la parità dei punti “di partenza”.
Proprio perché sarà necessario assicurare alle tante persone valide, una piena agibilità politica.
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C’E’ POSTA PER VOI
Veniamo, ora, ai contenuti espliciti delle due missive.
Anzitutto, occorre riprendere l’articolo della riunione tenutasi ad Arborio,
lo scorso martedì 30 agosto – leggi qui -.
Quando è stato respinto al mittente l’invito rivolto da Daniele Baglione a Paolo Tiramani per fare un passo indietro e rassegnare il mandato di Commissario.
C’E’ POSTA PER VOI / 1 – La prima lettera
Subito dopo (?) si sono messi al lavoro per compilare la lettera, allegata all’inizio, in pdf.
I firmatari (oltre a Botta e Baglione: Alessandro Montella, Claudio Tambornino, Denis Cazzadore, Franco Bercellino, Maurizio Tascini, Roberto Carelli) sono tutti leghisti della prim’ora; inutili le presentazioni.
Quando è stata consegnata la lettera a Molinari e Salvini?
Nel corso della cena tenutasi ieri sera a Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, a conclusione del tour elettorale del Segretario.
I “postini”, in quella occasione, non si sono limitati alla mera consegna del “plico”.
Sarebbe emerso (di nuovo, perchè aleggia da tempo e pare abbia avuto un peso nelle recenti decisioni di Fratelli d’Italia, per non accogliere nuovi arrivi) un ulteriore problema di opportunità politica, che avrebbero riassunto come segue.
Da tempo ormai lo stesso Tiramani non fa mistero (anche con post su Facebook, assai eloquenti riferiti a suoi impegni di lavoro, per esempio a Vigevano) di avere nuove prospettive di lavoro.
Oltre a quelle ben note a molti Amministratori Locali del territorio: dall’attività di Direttore Tecnico e Amministratore nella Coop. Egida, a quella di Socio della Società Accounting srl.
Da qualche tempo l’orizzonte si estende a Vigevano, sede delle due Cooperative Alemar di cui è, rispettivamente, Legale Rappresentante o magna pars l’imprenditore Claudio Sempio.
Negli ultimi due anni la Coop. Alemar ha mietuto successi in provincia di Vercelli, acquisendo contratti tanto al Comune di Borgosesia, quanto presso quello di Vercelli
(ex multis, leggi cliccando qui).
L’imprenditività di Sempio è giunta al punto di costituire una società di Capitali con lo stesso Tirmani, nel luglio 2021 per la gestione di strutture residenziali, con sede proprio a Vigevano: la Villa San Gaudenzio srl, con sede legale in Vigevano.
Se bisogna dare per acquisita e fino a prova del contrario, la buona fede di tutti, la legittimità delle gare che hanno visto aggiudicataria la Coop. Alemar a Borgosesia e Vercelli, pare si rilevino ora caratteri di opportunità politica, bisognosi di valutazione anche da parte degli Organismi superiori del partito.
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C’E’ POSTA PER VOI / 2 – La seconda lettera
Nella prima mattina di oggi arriva la seconda lettera, quella inviata agli stessi destinatari (Molinari e Salvini) proprio dal gruppo della “attuale maggioranza”.
Si tratta di: Michele Pairotto, Francesco Pietrasanta, Alberto Mocca, Margherita Candeli, Carlo Stragiotti, Paolo Ferrari, Leonardo Falcetta, Davide Tagliabue.
Chiedono una cosa diversa ed opposta dai primi: che sia confermato Tiramani alla carica di Commissario e si vada al più presto al Congresso.
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Una cosa è chiara: si tratta di posizioni inconciliabili.
E non c’è dubbio soltanto su una cosa: i vertici della Lega hanno di fronte un problema di non facile soluzione.