VercelliOggi
Il primo quotidiano online della provincia di Vercelli
Un Dirigente nazionale delle Acli che aveva sempre conservato un rapporto diretto e non solo 'contemplativo' con il lavoro: parlavano per lui i calli che aveva alle mani -

LE ACLI PIANGONO BEPPE ANDREIS - Se n' è andato questa notte a 86 anni, nella sua casa di Piossasco, uno storico Dirigente nazionale, sempre vicino alle Acli di Vercelli - 

Pragmatico, ma illuminato da una spiritualità quasi di segno 'rosminiano'

CuneoOggi, Provincia di Vercelli, Regione Piemonte

Non ha potuto partecipare al Consiglio Provinciale delle Acli di Cuneo, convocato per questo pomeriggio, 20 dicembre nel Capoluogo della Granda, in Piazza Virginio.

Beppe Andreis (il secondo da destra, con lui la Presidenza Acli di Cuneo: al centro Elio Lingua), 86 anni, ci ha lasciati questa notte, passando dal sonno alla morte nella sua casa di Piossasco.

Nulla lasciava presagire il commiato.

Accade, però, che una morte illustri una vita, meglio di una biografia: se n’è andato in punta di piedi (taglia 46, peraltro) quasi non volesse disturbare nessuno.

Da qualche tempo, per iniziativa dell’attuale Presidente Provinciale, Elio Lingua, Beppe era stato nominato Presidente Onorario dell’Associazione.

A noi piace ricordarlo con questa immagine di apertura, che lo riprende al tavolo dei relatori al Convegno che le Acli Provinciali di Vercelli (da sinistra: Guido Gabotto, il Sen. Ermenegildo Bertola, Andreis, il fondatore della Cisl vercellese, Giovanni Abbiate) organizzarono ad Armeno nel settembre 1985 per ricordare i 40 anni dell’Associazione fondata da Giulio Pastore ed Achille Grandi, consapevoli che li attendesse “un grande compito”.

Perché Beppe era così spesso a Vercelli?

Perché è sempre stato il dirigente nazionale di riferimento per gli aclisti vercellesi.

Sempre in sintonia con loro e non soltanto per la comune interpretazione del sentimento cattolico democratico.

Lo accomunava a tanti militanti ed iscritti alle Acli un pragmatismo lucido, eppure sempre capace di una visione lungimirante; chi ha avuto il privilegio di conoscerlo bene, sa dire anche della sua discreta, ma profonda e quasi “rosminiana” spiritualità.

Beppe è sempre stato un aclista che parlava di lavoro conoscendolo bene: non ne aveva una esperienza di tipo…contemplativo.

Non aveva mai abbandonato, nemmeno negli anni dell’impegno in Presidenza nazionale Acli, con le trasferte settimanali a Roma, poi le missioni nelle varie provincie d’Italia ed all’Estero per convegni e congressi, la sua attività di agricoltore e, soprattutto, di viticoltore: potava personalmente la vite ed i calli alle sue mani parlavano per lui.

Il suo essere viticoltore e poi, necessariamente, produttore vinicolo, ne accentuava la “centralità”, soprattutto per noi che abitavamo con lui nella casa romana di Via Segneri.

Una “microcomunità” costituita da dirigenti nazionali, quasi tutti del Nord Italia, che il martedì approdavano nella Capitale, restandovi fino al venerdì.

In Via Segneri, anche altri amici e colleghi: da Camillo Monti, a Vincenzo Bonandrini, Bepi Tomai, Leonardo Cesaretti; per un periodo breve, prima di trasferirsi più vicino a Via Marcora, anche lo stesso Giovanni Bianchi.

Perché, dunque, dire di una “centralità” anche domestica?

Perché Beppe non lesinava nella dotazione della “cantina” romana, portando spesso il Dolcetto ed il Nebbiolo d’Alba di sua produzione: giunti a casa dopo le 22, al termine di giornate lunghissime, favorivano certamente la meditazione.

***

Beppe era arrivato a Roma (alla sua seconda esperienza ai massimi vertici del Movimento) in un momento cruciale della vita delle Acli, che coincise con l’elezione di Giovanni Bianchi alla Presidenza Nazionale (1987 – 1994).

Si iniziò un lungo percorso che riportò le Acli al centro della comunità ecclesiale, riuscendo a superare la stagione di una malintesa “autonomia” dalla Gerarchia, pur senza rinunciare ad una visione “adulta” della Fede e di quanto fosse necessario un “Movimento della società civile per la riforma della politica”.

La ripresa di rapporti organici tra le Acli e la Cei fu profeticamente sostenuta da Giovanni Bianchi con un’imprevedibile “salto di qualità”: ripartire dalla Parola.

Una sfida che lasciò, dapprima, sconcertati i più, ma che poi si rivelò la risposta giusta ad un’esigenza che ci interpellava, ma che non riuscivamo ad esprimere.

Per un breve periodo, il “Servizio della Parola” in Via Marcora, fu affidato proprio ad Andreis, che si rivelò capace di servire, anche così gli aclisti e la Chiesa.

Ma il grande impegno di Beppe in Presidenza Nazionale fu la responsabilità di tutta l’Amministrazione: fu il Segretario Amministrativo della Presidenza Bianchi.

La sua adamantina onestà, unanimemente riconosciuta, il suo già richiamato pragmatismo, una condotta di vita personale essenziale e sobria, gli permisero di rimettere a posto i conti, di trattare con grandi banchieri e uomini di Governo, di dire tutti i “no” purtroppo talvolta necessari, senza mai trovare opposizioni strumentali alle scelte, anche se impopolari.

Una politica della lesina che non impedì di sostenere iniziative di sviluppo dell’organizzazione, sempre con un occhio attento al rapporto tra investimenti e risultati attesi e verificati.

***

Poi il ritorno a Cuneo, che ha accolto l’ultima parte della sua militanza attiva.

Le esequie di Beppe saranno celebrate mercoledì 22 dicembre, ad ore 14,30 a Piossasco.

Posted in Cronaca, Pagine di Fede