E finalmente il giorno è arrivato! Il giorno in cui noi, studenti della classe vincitrice del Concorso “Varcando le soglie del tempo” 2021, bandito dal Museo Leone, per la sezione Scuola secondaria di secondo grado nello scorso anno scolastico, possiamo ritirare uno dei nostri fantastici premi: la partecipazione a un laboratorio predisposto dalla sezione didattica del Museo. (A Maggio avevamo già ricevuto e apprezzato lo splendido dipinto di Paola Cameriano).
Così, grazie anche ai nostri green pass, possiamo accedere al Museo Leone per entrare nella “Vecchia Vercelli tra ospedale e farmacie”: un percorso di grande interesse per noi ragazzi che frequentiamo il corso a indirizzo socio-sanitario dell’Istituto Professionale “Lanino”.
Così, dopo aver ascoltato la storia del museo e del suo illustre fondatore, veniamo introdotti nelle sale occupate da vetrine e scaffali dove sono custodite ed esposte alcune collezioni di vasi da farmacia. I vasi hanno varie forme e sono per lo più in ceramica artisticamente decorata con i nomi latini di erbe o di prodotti medicinali.
Federica e Francesca, le gentilissime referenti del Museo Leone, ci accompagnano in un viaggio nel passato, fatto di fragranze e aromi di antica erboristeria, e mettono alla prova il nostro olfatto, invitandoci a riconoscere il profumo di quelle erbe che un tempo erano preziose per la preparazione di salvifici medicamenti. Così scopriamo che fino a non molto tempo fa ci si curava con “olio di lombrico di terra” oppure con “acqua di sperma di rana”!
Scopriamo anche che l’unguento, la teriaca, di cui parlava già anticamente Galeno e che pare fosse usato da Mitridate come antidoto contro i veleni, è stato utilizzato fino all’Ottocento.
Mentre ci lasciamo avvolgere dagli olezzi di camomilla, iperico, sambuco, veniamo attratti da un quadro che campeggia su una parete, il dipinto settecentesco “Interno di farmacia” di Francesco Antonio Mayerle che rappresenta probabilmente l’antica farmacia ospedaliera a Vercelli, con il suo corredo di barattoli e una folla di avventori intenti all’acquisto di medicamenti.
Ci sembra di entrare nel quadro, quando veniamo accompagnati a visitare anche il museo dell’antica Farmacia Picciòla.
Guidati dal dottor Carlo Bagliani, ci addentriamo nelle sale dove, tra mobili sette-ottocenteschi, vengono conservati oggetti come bilancini, mortai, pestelli di marmo di ogni misura, alambicchi, pilloliere. Ogni oggetto ha una storia interessante che il dottor Bagliani ci racconta senza annoiarci, descrivendo il lavoro dei farmacisti di una volta, esperto nelle tecniche di preparazione di pillole e cachet, abile nella conservazione di erbe ed impasti di varie sostanze.
La storia della Farmacia Picciòla è veramente affascinante e sorprendente.
Quasi i tutti i suoi oggetti, circa duemila, sono stati rilevati e trasferiti, grazie al dottor Bagliani, con un viaggio avventuroso da Trieste fino a Vercelli dove il museo è stato inaugurato nel 2014.
Spostandoci nella ricchissima sala, arredata da laboratorio di un’antica farmacia, il nostro sguardo vola al soffitto da dove “ci osserva” un incombente coccodrillo impagliato, appeso alla volta con una possente corda.
E’ lui che forse fa da guardia a queste sale… Ma noi non lo temiamo e concludiamo una visita davvero speciale, ringraziando il Museo Leone, la Farmacia Picciòla e la Prof.ssa Assunta Grasso per averci dato la possibilità di scoprire i “tesori” del passato della nostra città.
Classe IV A SsaS – Istituto professionale “Lanino”
Redazione di Vercelli