Una mattinata a parlare di disabilità visiva come risorsa, come diversa percezione e mai come limite, un’esperienza che ha fatto sorridere, applaudire, ha scosso e ha fatto commuovere gli alunni e le alunne delle classi 2^A SSAS e 2^B SSAS dell’Istituto professionale Lanino.
“Imparo al buio” è stata una sperimentazione didattica che ha assorbito totalmente le due classi, complice la bravura della tiflologa torinese Prof.ssa Elisabetta Grande che ha condiviso la sua esperienza e ha condotto i laboratori.
Il tutto grazie alla disponibilità del Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Vercelli Claudio Costa (https://www.uicpiemonte.it/sezioni/vercelli/) e della Consigliera Cristina Bozzetta, esempi del fatto che una disabilità può diventare una risorsa.
L’intervento è stato organizzato all’interno de “Il Piemonte al mio fianco” che si propone di promuovere l’inclusione sociale e di migliorare l’autonomia delle persone con disabilità visiva.
Claudio è stato un campione alle Paralimpiadi di Seul vincendo la medaglia d’argento negli 800 metri e la medaglia di bronzo nei quattrocento, a Barcellona ha ottenuto la medaglia di bronzo nella staffetta 4×400.
Cristina, scrittrice e cantante, è stata campionessa italiana di sci nordico a tecnica classica e libera, dal 2006 si è dedicata al biatlon con ottimi risultati.
È anche stata l’unica donna non vedente della Nazionale Italiana a partecipare a due coppe del Mondo di sci nordico.
Partendo dalle loro storie di successo, Elisabetta Grande ci ha raccontato parte della sua vita, incalzata dalle domande degli studenti e studentesse.
Anche Elisabetta, ipovedente fino agli undici anni e ora cieca, ha una vita piena e autonoma.
Ha tre figlie, cucina, stira, fa la spesa online, fa shopping con le amiche, va al lavoro in università senza mai pensare alla privazione di non vedere o che questo pregiudichi la qualità della sua vita.
Claudio Costa ha introdotto il lavoro dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti spiegando ai ragazzi e alle ragazze anche l’importanza del volontariato come valore personale di solidarietà, di equità e di altruismo.
Cristina Bozzetta ha esteso l’argomento all’ambito sportivo per vivere le attività come strumento di aggregazione e di inclusione, condivisione e appartenenza in grado di superare barriere fisiche, mentali e culturali.
Gli allievi hanno partecipato con bende nere agli occhi, seduti in cerchio nelle loro aule, a due laboratori gustativi, sensoriali e tattili.
Hanno assaggiato cibi salati e dolci e hanno bevuto bibite dal gusto più disparato fra loro.
Un concetto è emerso chiaramente, la vista sottrae attenzione verso quello che beviamo o mangiamo.
Da bendati è emerso che toccare il cibo, soppesarlo, annusarlo, sentirne la consistenza prima con le mani e poi con la bocca dà sensazioni diverse, più piene, diverse e, a volte, più coinvolgenti.
Gli allievi e le allieve, sempre da bendati, hanno poi manipolato degli oggetti senza poterli vedere sentendone solo le caratteristiche al tatto.
Legno, confetti, tè dall’aroma pungente, un colino, una grattugia, gomma eva, carta vetrata e crespa, una candela, una conchiglia, un finocchio di gomma e molti altri oggetti ancora.
Le sensazioni sono state molteplici, è scappato qualche urlo al tatto di una spugna ruvida che qualcuno ha, con voce soffusa e scherzando, detto essere un topo creando paura!
Anche questa burla ha comunque trovato un sorriso da parte di tutti rendendo l’attività ancora più integrata nell’ambito scolastico.
La nostra società ha bisogno di speranza e queste tre testimonianze di apertura fanno riflettere sulle fragilità e diversità che tutti noi abbiamo.
Da oggi ci auguriamo che il pensiero dei nostri allievi sia più costruttivo e sia motore di proattività e cambiamento.
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Redazione di Vercelli