L’Istituto C. Cavour il 20 aprile ha organizzato un convegno dal titolo “Dallo Statuto Albertino alla Costituzione. Il ruolo della scuola nel processo di unificazione” con lo scopo di celebrare i 75 anni della nascita della Costituzione.
L’evento, svoltosi nell’aula magna gremita di studenti, docenti e autorità locali, è stato condotto dai professori Giulia De Santis e Robertino Giardina rispettivamente referenti d’Istituto per l’insegnamento della Legalità e per Educazione civica.
Il Dirigente scolastico prof. Paolo Massara ha ringraziato i partecipanti per aver accolto l’invito: “Saluto le autorità civili, militari e religiose che sono presenti. Sono con noi la Dott.ssa Cristina Lanini vicario del Prefetto di Vercelli, l’assessore Patrizia Evangelisti del Comune di Vercelli, il Presidente della Provincia Davide Gilardino, il Ten. Col. Ciro Natale Comandante provinciale della Guardia di Finanza, il Col. Walter Cappelli della Compagnia dei Carabinieri di Vercelli, il Maggiore Giuseppe De Pitto della Caserma Aldo Maria Scalise, Lella Bassignana presidente Confagricoltura del Piemonte, Anna Palmisano in rappresentanza della Questura di Vercelli, la Dott.ssa Maria Stabile dell’U.S.T, Mons. Giuseppe Cavallone in rappresentanza dell’arcivescovo di Vercelli, e il presidente del nostro Consiglio di Istituto, l’avv. Sandra Lodigiani. Solo due parole, che spero siano concrete: l’educazione civica è trasversale in tutte le classi della scuola e nel nostro Istituto l’insegnamento del diritto è presente in tutti i nostri corsi. I nostri allievi conoscono sicuramente la Costituzione, però il rischio grande è che si consideri la Carta Costituzionale non come un organismo vivo, ma semplicemente come un documento. Conosciamo le sue parti, i suoi principi, magari ci ricordiamo che l’anno scorso i principi fondamentali sono stati integrati con la tutela dell’ambiente, ma poi ci dimentichiamo di quelli che sono i valori che stanno alla base della Costituzione. Iniziative come queste vogliono dare importanza alla conoscenza dei valori di base: i diritti inviolabili dell’uomo. Occasioni come queste vogliono portare i ragazzi a conoscere meglio e a vivere i valori presenti nella nostra Costituzione”.
Dopo le allocuzioni delle autorità presenti è intervenuto il Dott. Quirino Lorelli, Procuratore generale della Corte dei Conti del Piemonte.
I temi trattati e le riflessioni poste all’attenzione degli studenti sono state tante, ne riportiamo alcune facendo la sintesi di una relazione molto corposa: “Qual è l’esigenza di giungere ad una Costituzione? Perché la Costituzione viene emessa da un’Assemblea democraticamente eletta? Le Costituzioni pre repubblicane erano concesse per grazia del Sovrano, la Costituzione non parla di sudditi, ma parla di cittadini e fonda il nostro Paese su alcune chiare, poche e semplici parole: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. In queste poche parole sta l’essenza dello Stato democratico. Qual è la differenza tra Stato democratico e Stato di diritto? Esiste questa differenza: da questo, mi allaccio a quello che è il cuore di questa ‘chiacchierata’. Qual è la centralità della partecipazione attiva di ciascun giovane attraverso l’esercizio del diritto di elettorato attivo, di quello che era una volta il dovere, e di elettorato passivo cioè la possibilità di essere eletti e rappresentare nelle istituzioni democraticamente elette, centrali e territoriali? In apparenza, partecipare significa semplicemente prendere parte alla vita politica della società in cui si vive, prendere parte alle attività della propria comunità. Se vi fermate a riflettere su ciò che significa prendere parte, ecco, qui le cose si complicano. Anticipo qualcosa: prendere parte a qualcosa significa tenere un comportamento attivo. Un comportamento attivo è un comportamento propositivo, di qualcuno il quale concorre a creare qualcosa. Un comportamento passivo è un comportamento secondo il quale ciascuno è bravissimo a leggere, a studiare, ha ottimi voti, ma che nulla porta di positivo alla vita sociale e politica a cui appartiene”.
Decisamente chiaro è stato il contributo sulla partecipazione, sull’associazionismo con una netta critica all’uso dei mezzi elettronici nel processo di attuazione della democrazia:
“Le Costituzioni delle moderne democrazie riconoscono a tutti i cittadini il diritto alla partecipazione della vita politica, associandosi, partecipando alle consultazioni elettorali, cercando di influenzare in un senso o nell’altro le decisioni. Il mio punto di vista è che la partecipazione dev’essere una partecipazione fattiva e che la partecipazione mediatica, telefonica, via web non equivale all’esercizio della libertà prevista dalla Costituzione”.
Particolarmente interessante è stato l’intervento sui rischi connessi all’idea del “leader svincolato” che produrrebbe un’idea anti democratica:
“La Costituzione del 1948 ha previsto che la determinazione della politica nazionale debba passare attraverso l’associazione dei cittadini in gruppi, che sono i partiti politici. L’idea progressivamente maturata – e qui mi fa piacere che ci siano i rappresentanti delle istituzioni – per cui possa esserci l’uomo solo che corra per una carica è un’idea profondamente antidemocratica. L’idea che possa emergere un leader, svincolato da un fenomeno associativo, da un’aggregazione frutto della partecipazione collettiva, è una raffigurazione che rappresenta una degenerazione di un principio costituzionale secondo il quale è attraverso i partiti politici che si concorre alle cariche elettive. Le norme della nostra Costituzione che prevedono l’eleggibilità alla Camera dei Deputati degli elettori che abbiano compiuto 25 anni e al Senato di quelli che abbiano compiuto 40 anni, non equivalgono all’affermazione del primato del leader, ma sono strumenti attraverso i quali i partiti politici indicano i propri componenti e se si svuota la partecipazione e l’esercizio della libertà di espressione, pensando di sostituirla con i social, se la libertà di riunione si ritiene di poterla assolvere con collegamenti da remoto od anche solo l’idea per cui l’esercizio della libertà di riunione passa prevalentemente e maggiormente attraverso questi strumenti, allora ci stiamo allontanando in maniera significativa dallo spirito della Costituzione e stiamo perdendo i suoi valori fondamentali”.
Gli allievi hanno posto alcune domande, tra le quali una risulta legata al tema dell’attualità o meno dello Statuto e della Costituzione, l’altra all’autonomia differenziata:
“Se mi chiedete se le disposizioni dello Statuto Albertino sono attuali potrei dire si, ma se mi chiedete se tali norme potrebbero trovare applicazione adesso, vi dico assolutamente no. Perché è diverso il modello di Stato. Cosa compone uno Stato? Un popolo, un territorio e un governo. Cosa componeva lo Stato nei regimi autoritari, che numerosi esistono ancora oggi e cosa connota la nozione di Stato? Solo l’esistenza del governo e del territorio, ma non quella del popolo. Si connotano per essere entità che non risalgono alla volontà popolare. Da ciò perché è importante celebrare la Costituzione e perché è importante attuare nei comportamenti quotidiani i principi della Costituzione. L’attuazione dei principi costituzionali non è qualcosa che compete solo alla magistratura, alle forze dell’ordine o alla scuola o all’università: l’attuazione passa attraverso le vostre scelte quotidiane, apparentemente per voi banali. La scelta di pagare o meno il biglietto dell’autobus è una bravata, la scelta di mettersi alla guida di un veicolo senza aver conseguito la patente, apparentemente è una bravata. La scelta di prevaricare i vostri pari, la scelta di discriminare soggetti, sulla base di idee politiche, di religione o razza… queste scelte in apparenza banali, la banalità del male. L’idea della centralità della Costituzione per quanto riguarda l’affermazione dei principi di libertà, come quelli scolpiti nella prima parte della Carta, è affatto scontata. I diritti di libertà li scolpiti non sono stati scontati per migliaia di anni. Pensate a qualcosa di relativamente semplice: l’articolo 13 della Costituzione apre il titolo I: i rapporti civili. La libertà personale è inviolabile: non è scontato come si pensa. Pensate che fino alla meta del ‘600, si andava in galera per debiti. Il fatto di non aver assolto all’obbligazione civile costituiva motivo per una restrizione della libertà personale. Pensate alla legge del taglione. Il principio della sacralità della vita che è un principio fondante la nostra Costituzione ci sembra scontato ma non è affatto così. Allora quando mi chiedete se ci sono parti rimaste inattuate della nostra Costituzione, io vi dico che tutta la Costituzione, al 90% è inattuata, ma è inattuata non perché mancano scelte dei nostri governanti, non perché non sono state fatte le leggi, ma perché ciascuno di noi probabilmente dovrebbe tenere comportamenti concludenti rispetto ai principi costituzionali, adempiere ai doveri, pretendere i diritti”.
L’ultimo punto trattato è stato quello dell’autonomia differenziata, un tema sul quale è ricaduta la curiosità degli studenti rispetto al dibattito tuttora aperto nel nostro paese:
“Ultima questione: l’autonomia differenziata. Intanto, bisognerebbe capirsi su cosa intendiamo per autonomia differenziata. Se intendiamo autonomia differenziata come il ritorno all’Italia di Dante e Petrarca, cioè all’Italia dai mille campanili, devo dire che questo discorso non mi appassiona e non mi riguarda. Se l’autonomia differenziata è l’Italia in cui ogni comune usa nelle proprie scuole il proprio dialetto, quest’autonomia non mi interessa. Se l’autonomia differenziata rispetto alle libertà fondamentali come l’istruzione, la sanità, la ricerca ma anche la sicurezza, è quella di dare trattamenti diversi in parti diverse del territorio, allora mi pongo qualche problema. L’Italia nasce con un principio: che la Repubblica è una e indivisibile e che riconosce le autonomie locali. Se, l’autonomia differenziata è invece costruita com e qualcosa di diverso, e cioè se essa viene attuata creando un sistema premiale dei capaci e meritevoli, questa nozione non può che essere accolta con favore. Se l’idea è quella che era sorta anche nell’ambito del dibattito dell’Assemblea Costituente di garantire alle collettività locali il potere di auto amministrazione sulla base delle peculiarità della collettività stessa, allora nulla si obietta. Tuttavia, ciò di cui bisogna essere consci è questo: che esistono beni fondamentali come la difesa nazionale, che non possono mai essere perseguite dal singolo ente territoriale. Esistono valori come ad esempio il diritto generale alla salute, o il diritto alla sopravvivenza fisica che non possono essere garantiti se non in un ambito territoriale vasto. Esistono invece, libertà e diritti che possono essere efficientemente organizzati anche a livello territoriale come le Province. Allora il problema è capire cosa si intende per autonomia differenziata. Non può essere la bandiera di questo o quest’altro schieramento politico per attirare in maniera altalenante masse di voti. L’autonomia differenziata ha una sua logica nei limiti in cui sia funzionale ad un miglioramento, ad un innalzamento del livello di attuazione dei principi costituzionali previsti dal 1948 e garantiti sull’intero territorio nazionale. Al di fuori di questo, ogni altra idea francamente è cosa che non mi interessa e alla quale non mi appassiono. Grazie.”
Redazione di Vercelli